Eli e Silvi due sorelle ed un'estate calda 11 -14

di
genere
orge

Finalmente fece scivolare la sua mano destra tra le mie gambe.
Mi accarezzò dolcemente la fica, i suoi movimenti erano dolci, mi fece spalancare le gambe incrociando le sue sopra le mie ero costretta da quella dolce presa mentre le sue mani si rituffavano tra le mie gambe.
La sua mano sinistra mi accarezzava dolcemente i seni stingendo i miei capezzoli tra le sue dita mentre con la sinistra continuava ad esplorare mia fica, avevo voglia che mi penetrasse, ma sembrava non volesse mai farlo, continuava ad accarezzare le grandi labbra arrivando fino al mio sedere, per lungo tempo aspettai che mi penetrasse.
Stringeva nelle sue mani il mio seno riuscendo a trattenerlo tutto nel suo palmo, le sue dita stringevano il mio capezzolo avvolte anche troppo forte tanto da sobbalzare per il dolore, questo invece che farmi male mi eccitava ancora di più.
Di tanto in tanto levava la sua mano dal mio seno e mi chiedeva di leccarle le dita, chiedendo di bagnarle il più possibile, poi la riportava sul mio seno dove iniziava a ruotarle sul’areola e a tintinnare il capezzolo.
Non ce la facevo più, il suo respiro caldo sul mio collo, le sue mani sul mio seno e sulla mia fica, io tenevo le mani sulle sue gambe che intrecciate alle mie mi impedivano ogni movimento, sentivo di impazzire, la pregai di farmi sua, la supplicai di farmi sua, ma lei ostinatamente non lo faceva, fin quando presi la sua mano nella mia e la spinsi dentro di me.
Spinsi la sua mano nella mia fica cosi facendo mi ritrovai ad essere penetrata non solo dalle sue dita ma anche dalle mie.
S:” come sei bagnata”
Io:” ti prego continua”
S:” vuoi solo me?
Io:” fammi impazzire”
Silvì continuava a torturarmi le sue dita entravano ed uscivano dolcemente dentro di me, sentivo il suo respiro caldo che accarezzava il mio collo ogni volta che parlava, le sue parole insieme al suo respiro scivolavano sulla pelle del mio collo come se mi accarezzasse dolcemente, poi senza alcun preavviso iniziò a urlare
S:” Matteoooo”
Io sobbalzai
Io:” ma che fai?”
S:” non hai detto che lo pensavi prima?”
Io:” si, ma cosi?”
S:” Matteo vieni??”
Io:” daiii”
Silvì non smetteva di chiamare Matteo, io avevo paura, la mia eccitazione se mai possibile si intensificava dalla paura di essere vista in quella posizione.
Sentii bussare alla porta e Matteo chiedere se poteva entrare Silvì disse:”certo”.
Vidi la porta aprirsi, Matteo entrò e rimase fermo a guardare la scena.
Ero completamente nuda seduta tra le gambe di mia sorella che mi teneva le cosce aperte con le sue gambe, Matteo poteva vedere la mia fica completamente nuda mentre mia sorella mi masturbava.
Non so in quei secondi Matteo cosa pensò rimase semplicemente immobile sull’uscio della porta.
Io rimasi di sasso non ebbi neanche l’impulso di coprirmi con le mani ero completamente assoggettata a mia sorella.
S:” entra cosa aspetti”
Matteo semplicemente ubbidì, entrò ed accostò la porta alle sue spalle.
Non so cosa volesse fare mia sorella, ma io ero disposta a tutto purché non finisse, sentivo le mie guance bruciare, ero imbarazzata, ma infondo essere vista mi eccitava.
S:” avvicinati”
Matteo si avvicinò fino ad arrivare davanti a me, non sapevo cosa fare ero nelle mani di Silvì.
S:” ti piace?”
M:” si”
Silvì allungò una mano sul pantalone di Matteo era palese l’erezione che nascondeva nei pantaloni, poi tirò il cordoncino del pantaloncino e gli chiese di levarsi i pantaloni.
Vidi Matteo levarsi i pantaloncini rimanendo in boxer, Silvì prese la mia mano mettendola sull’asta di Matteo, era dura anche se costretta dal boxer, si intravedevano in rilievo le vene e la cappella.
Matteo si levò anche la maglietta mostrando i suoi addominali scolpiti.
Silvì accarezzo gli addominali facendo scivolare la mano verso la mia ancora intenta ad accarezzare l’asta, prese un lembo dei boxer e cercò di tirarli giù, non riuscendoci Matteo l’aiutò.
Ero nuda con mia sorella che per tutto il tempo non aveva mai smesso di torturarmi la fica sentivo gli umori colarmi sull’interno coscia diventare freddi a causa del vento che entrava dalla porta accostata.
Matteo era davanti a me totalmente nudo il suo scettro era a pochi centimetri dalla mia faccia.
S:” cosa aspetti?”
Io:” che devo fare?”
S:” non lo sai?”
Silvì mi mise una mano dietro la nuca e mi spinse in avanti.
Mi scontrai con l’asta di Matteo l’afferrai con una mano e iniziai a leccarlo, mia sorella ancora con il viso appoggiato sulla mia spalla guardava la scena.
S:” brava leccalo”
Stringevo in mano l’asta e con la lingua lo accarezzavo lentamente partendo dalla base gustandomi tutta l’asta fino alla cappella.
S:” infilalo in bocca”
Non mi sembrava vero mia sorella mi invitava a fare un pompino al suo ragazzo.
Leccai ancora un paio di volte partendo dalla base poi presi coraggio e lo accolsi nella mia bocca.
Iniziai a giocare con la lingua sulla cappella, la facevo roteare attorno alla punta di quel magnifico arnese.
Ero bagnatissima, nella stanza si sentiva il rumore delle dita di mia sorella che ogni volta che entravano ed uscivano dalla mia fica creavano un suono di sciacquettio, i mugugni di Matteo ed il rumore che la mia bocca faceva sull’asta bagnata della mia saliva.
Silvì mi mise una mano dietro la testa dettandomi i ritmi del pompino.
S:” cosi gli piace di più”
Io ero in preda agli spasmi stavo per avere un orgasmo non resistevo più e mia sorella se ne accorse tanto che intensifico la magnifica tortura nella mia fica.
Le sue dita entravano ed uscivano forsennatamente dalla mia fica in più con l’altra mano iniziò a torturarmi il clitoride questo fu il colpo di grazia, ebbi un orgasmo, Silvì premeva il suo corpo contro il mio impedendomi cosi di levare il cazzo di Matteo dalla mia bocca, urlai il mio piacere con quel palo di carne spinto nella mia gola.
Mi abbandonai tra le braccia di mia sorella che non smise di scoparmi la fica per tutto il tempo del mio orgasmo, urlai mi contorsi, fu fantastico.
Ci volle qualche minuto prima di riprendermi, appena mi ripresi mia sorella
S:” che facciamo lo lasciamo cosi?”
Guardai Matteo ancora in piedi davanti a noi, i suoi occhi erano fissi su di me, mi persi in quello sguardo cosi pieno di voglia, girai il viso verso Silvì e dissi
Io:” no voglio continuare:”
Riafferrai il palo di carne di Matteo ed iniziai a succhiare, mentre lo accoglievo nella mia bocca misi la mano alla base dell’asta ed iniziai a fargli una sega, Silvì si levò dalle mie spalle, il distacco dal suo corpo mi provoco un brivido di freddo. Si alzò e si mise a fianco di Matteo e lo baciò.
Non mi staccai dal palo di carne, volevo farlo godere volevo sentire il sapore del suo succo.
S:” hai visto com’è brava”
M:” è straordinaria”
Silvì si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia poi mi sussurrò all’orecchio:” ti amo”.
Lasciai Matteo mi girai e le diedi un bacio.
Silvì si inginocchiò sul letto vicino a me, vidi Matteo allungare una mano e toccarle i seni, poi pian piano giungere alla sua fica ed iniziare a masturbarla.
S:” non trovi cha ha un cazzo magnifico?”
Io continuai a succhiare.
Silvi mise una mano sulle palle ed iniziò ad accarezzarle.
Sentii Matteo irrigidirsi stava per venire, iniziai a succhiarlo sempre più velocemente.
S:” non ingoiare subito”
Ripresi fiato per un secondo e feci un cenno di assenso, continuando a masturbarlo con la mano.
Mi rituffai sul cazzo, a qual punto Matteo si irrigidii, mi mise entrambe le mani sulla testa e spinse il bacino verso la mia bocca per infilare se possibile ancora di più il suo cazzo nella mia bocca, iniziò a schizzare nella mia gola fiotti di succo caldo, lottai contro di me per non ingoiare, ma ce la feci.
Matteo svuotò il suo orgasmo nella mia gola, io tenni il suo succo nella mia bocca appena levò le mani della mia testa mi staccai e guardai Silvì.
Silvì si avvicinò e
S:” chiudi la bocca, ma non ingoiare”
Si avvicinò sorridendo caccio la lingua e mi leccò le labbra del poco succo che era uscito dalla mia bocca
S:” te ne usciva un po’”
S:” lascialo cadere sui tuoi seni”
Mi inginocchiai sul letto tenendo le gambe divaricate, inarcai all’indietro la schiena ed aprii la bocca lasciando crollare sui miei seni l’orgasmo di appena ricevuto, Silvì con la mano lo spalmò sui miei seni ed iniziò a leccarmi per raccogliere il succo di Matteo, il quale era in piedi in silenzio a gustarsi la scena.
Il succo di Matteo colava sui miei seni, un rivolo era scivolato sul mio seno pendendo dal mio capezzolo, Silvì si affrettò a leccarlo accogliendo alla fine il mio capezzolo in bocca.
Silvì risalii baciandomi il collo fino a giungere alla mia bocca, ci baciammo, nelle nostre bocche la nostra saliva si mischiava al seme di Matteo questo rese il bacio ancora più eccitante.
Mi stringeva a sé i nostri seni strusciavano tra di loro, il succo di Matteo spalmato sul mio seno unito alla saliva di mia sorella avevano reso la mia pelle appiccicosa, cosi ogni volta che ci allontanavamo sentivo la mia pelle spiccicarsi da quella di Silvì.
Caddi sulla schiena, Silvì si sdraiò con me sul letto, Matteo si inginocchio al lato opposto di mia sorella.
Ero sdraiata al centro, Silvì poggiata su di un fianco giocava a far scivolare le sue dita dal mio mento fino all’ombelico poi si avvicinò e mi bacio dolcemente sulle labbra, staccata da me rivolse lo sguardo a Matteo si sporse e gli diede un bacio, poi le vidi fare un cenno verso di me invitando Matteo a darmi un bacio.
Feci leva sulle braccia e mi sedetti sul letto, Matteo mi baciò non mi aspettavo un bacio così, fu molto dolce prima mi sfiorò le labbra poi dolcemente schiuse la bocca e sentii il contatto con la sua lingua, fu molto dolce la sua lingua accarezzava la mia con molta lentezza come per assaporare ogni attimo di quel momento.
Mi girai verso Silvì ci guardammo e scoppiammo a ridere ci sdraiammo tutti e tre sul letto e restammo cosi a parlare.
CAP. 12
La mattina mi svegliai e feci fatica ad aprire gli occhi, sentivo ogni muscolo del mio corpo indolenzito come se avessi corso tutta la notte.
Mi voltai e vidi Matteo e Silvì distesi nel mio letto.
.
Non so cosa mi prese mi alzai e raccolsi a caso quello che trovai lo strinsi a me e uscii dalla stanza.
Dalle finestre della camera da pranzo entrava la poca luce del primo sole del mattino, buttai sul tavolo i vestiti che avevo preso e iniziai a metterli.
Avevo recuperato solo una gonnellina di quelle che si avvolgono in vita e si legano con il laccetto che avevo messo un paio di sere prima e un top a fascia.
Nella sala da pranzo trovai degli infradito le misi e nonostante nulla di quello che avevo messo ci azzeccava con l’altro e che nella mia fuga non avevo trovato neanche uno slip uscii di casa.
Uscii come per scappare, ma in realtà volevo stare sola per capire cosa mi stava succedendo.
Iniziai a scendere la scalinata che portano alla spiaggia, bastarono pochi metri per capire che faceva freddino e che ero mezza nuda, ma non volevo tornare a casa in quel momento la temperatura era l’ultima cosa che mi affollava la mente.
Arrivai in spiaggia in pochi minuti quasi corsi per le scale, le stradine erano deserte i raggi cosi bassi creavano dei giochi di luce unici.
Arrivata mi sedetti appoggiando la schiena ad un pattino e rimasi cosi a pensare mentre il sole finiva di sorgere.
In quei momenti la mia mente era cosi piena di domande che non sapevo a cosa pensare prima.
Mi levai gli infradito e immersi i piedi nella sabbia i raggi del sole ancora non l’avevano riscaldata, e quella sensazione di freddo mi ridesto dai miei pensieri giusto in tempo per ammirare il sole che finiva di sorgere, i raggi ancora bassi del sole allungavano le ombre sulla spiaggia e girandomi in torno sembrava irreale non vedere nessuno, tutto era immerso in un silenzio ed in una calma irreale.
Il mare era di un blu intenso, il ritmo delle onde mi tranquillizzava, quasi mi estraniavano dal mondo e dai miei pensieri.
Mi sentivo calma e i miei pensieri mi apparivano sotto una nuova luce come se i raggi del sole avesse rischiarato la mia mente.
Non volendo avevo risolto tutti i nodi che avevo in testa.
Mia sorella mi aveva trasportata in un mondo nuovo fatto di amore di passione di piacere, ma non sentivo il me di essere stata tirata ma attratta dalla sua forza, calamitata dal suo essere.
Mi sentivo nelle sue mani come una bimba che si stringe alla propria mamma per sentirsi sicura.
Sicura ed eccitata ecco come mi sentivo nonostante ero stata attratta in un mondo non mio con lei mi sentivo sicura anche di affrontare situazioni che avevo forse immaginato nelle mie più segrete fantasie solitarie.
Quella sensazione mi fece sorridere... ero in suo potere e mi piaceva…. Anzi per dire meglio mi piaceva e mi eccitava…. Mi eccitava tantissimo.
Mi alzai ripulii la sabbia dai piedi e mi diressi verso casa.
Mi fermai in un bar dove il barista ed il cameriere mi elargivano grandi sorrisi anche se in quel momento non ci feci molto caso.
Presi un caffè per me e fui cosi magnanima da prendere il caffè per Silvì e Matteo ed anche dei cornetti.
Iniziai a salire le scalette, per le strade si iniziava ad incrociare qualcuno e notavo che tutti mi guardavano e sorridevano, all’inizio credevo che fosse per il mio abbigliamento o perché era insolito incontrare una persona cosi vestita cosi presto la mattina.
Poco lontano da casa incrociai un ragazzino che scendeva le scali di corsa, forse avrà avuto quattordici anni, appena mi vide iniziò a scendere lentamente oltre a sorridere iniziò a fissarmi insistentemente tanto da mettermi a disagio.
Studiai il suo sguardo e vidi che si divideva tra il mio decolté e la parte bassa, mi passo vicino e sentii poi che si fermò.
Passai le dita sul mio decolté, ero ruvida, con le unghie staccai questa cosa che avevo addosso non capendo cosa fosse poi un flash…. Il succo di Matteo che Silvì mi aveva spalmato aveva creato delle chiazze biancastre, Sorrisi pensando a cosa avevano potuto pensare le persone che avevo incrociato.
Continuai a camminare e sentii il classico rumore delle macchinette fotografiche e dei passi veloci che si allontanavano, mi voltai di scatto e avvertii un leggero freddo sulle gambe misi una mano sul sedere e capii il perché di tanti sguardi, mettendomi la gonna di fretta il lembo di dietro si era impigliato nel lecceto lasciando scoperto il sedere.
Che vergogna non avevo neanche gli slip.
Avevo mostrato a tutti il mio sedere e il ragazzino stando più in giù aveva potuto ammirare l’intero spettacolo.
Mi sistemai e velocemente raggiunsi casa.
Ero imbarazzata ed estremamente eccitata.
Rientrai in casa, nell’entrata trovai le prime valige pronte, mi ero cosi immersa in quella vacanza che mi ero quasi dimenticata che nel pomeriggio saremmo dovuti partire.
Posai i caffè e i cornetti sul tavolo, andai in camera di Matteo e Silvì che stavano preparando le ultime cose
Io:” buon giorno”
S:” ma dove sei stata ci hai fatto preoccupare!”
Io:” vi ho portato la colazione”
S:” potevi avvertirci”
Io:” stavate dormendo non volevo svegliarvi”
S:” devi ancora mettere tutta la roba in valigia, mi ha chiamato papà viene a prenderci presto”
Io:” uffa”
Andai in camera presi la valigia e iniziai a buttarci tutto, in pochi minuti la mia stanza era vuota, anche se la valigia dava l’impressione che sarebbe potuta esplodere in qualsiasi momento.
Mentre cercavo di chiudere disperatamente la lampo della valigia entrò mia sorella con un cornetto in mano per chiedermi se avevo finito cosi da andare in spiaggia.
Io:” Cavolo ho messo i costumi nella valigia!”
Silvi si mise a ridere poi guardando la valigia disse:” attenta ad aprirla che potrebbe esplodere”.
Riaprii la valigia e scavando trovai un costume che non avevo mai messo perche era eccessivamente piccolo, non avevo voglia di cercarne un altro lo presi, fortunatamente il telo e gli infradito stavano ancora fuori.
Mi spogliai di corsa e misi il costume, cavolo il triangolino di sotto era troppo piccolo, e si vedevano i peli, non avevo alcuna voglia di riaprire la valigia cosi mi levai il costume e nuda mi diressi al bagno, ormai non mi vergognavo più di essere vista nuda.
Andai in bagno, presi il rasoio e la crema mi sedetti sul piano di marmo del lavandino ed iniziai ad insaponarmi.
Mentre mi insaponavo la fica con la mano piena di crema, seduta sul lavandino completamente nuda a gambe aperte mi fermai di colpo a riflettere, che stavo facendo?
Ero uscita da camera mia nuda, ero entrata nel bagno senza neanche chiudere la porta e stavo rasando il mio pube con la massima naturalezza e spontaneità, io che prima di quella vacanza non mi ero mai fatta vedere nuda neanche da mia madre.
Non provavo vergogna di quello che avevo fatto anzi mi sembrava normale, cosa era cambiato in me?
Mentre riflettevo vidi Matteo entrare, si girò verso di me, mi guardò e disse
M:” Scusa non sapevo ci stessi tu”
Io:” non ti preoccupare”
M:” volevo farmi una doccia, ma prendo il beauty case ed esco subito”
Io:” tranquillo tanto non è la prima volta che mi vedi nuda”
Ma che stavo dicendo, invitavo il ragazzo di mia sorella a fare con comodo mentre io ero nuda con le cosce aperte?
M:” allora se non ti da fastidio posso farmi una doccia?”
Io:” fai pure”
Matteo uscì dalla stanza, io rimasi ferma in quella posizione con un piede appoggiato sul marmo e l’altro penzoloni con la mano destra piena di crema e un rasoio in mano.
Matteo rientrò in bagno dopo pochi secondi con il telo sulla spalla ed un paio di boxer, lo guardai per un paio di secondi, poi distolsi lo sguardo e continuai ad insaponarmi bagnando di tanto in tanto la mano.
Non mi ero mai rasata, solitamente andavo dall’estetista a farmi il “taglio bikini”, mentre Matteo con molta naturalezza si levò i boxer ed entrò nella doccia.
Mi stavo insaponando già da dieci minuti buoni, quando entrò mia sorella
S:” hai finito di insaponarti o speri che cadano da soli?”
Io:” scema è che non l’ho mai fatto!”
S:” vero la mamma è fissata per l’estetista, non hai il coraggio?”
Io:” ci sto facendo l’idea”
S:” ti aiuto io”
Io:” grazie”
Mi strappò di mano il rasoio poi prese dell’acqua e la buttò sopra, forse avevo ecceduto con la crema.
S:” è semplice basta essere delicati!”
Io:” vedi solo di stare attenta”
La lama scorreva lentamente sul mio pube Silvì era china tra le mie gambe attenta a non tralasciare nulla, con una mano teneva ben saldo il rasoio e con l’altra tendeva la mia pelle per far scorrere meglio il rasoio.
S:” come la tagliamo?”
Io:” non so! Volevo solo pulire i bordi per il costume!”
S:” ma dai... solo?”
Io:” perché? Sto male?”
S:” io fossi in te leverei tutto”
Io:” non so mi sentirei nuda”
S:” Matteo secondo te?”
Si spostò lasciando alla vista di Matteo le mie gambe aperte ed il mio fiore insaponato.
M:” secondo me staresti meglio senza nulla!”
S:” poi tu sei piccolina senza nulla fa più bimba!”
Io:” Scemaaa!
S:” che faccio?”
Io:” taglia tutto.”

CAP. 13
Silvì non se lo fece ripetere iniziò a far scorrere la lama sul monte di venere fin sulle labbra della mia fica, mi afferro una gamba invitandomi ad appoggiarla sul marmo, ma visto il poco spazio mi era quasi impossibile tenerla in equilibrio, dopo qualche goffo tentativo di puntellare il piede sul marmo, reso anche viscido dall’acqua e dal sapone Silvi decise di cambiare posto.
Mi sciacquò velocemente del sapone rimasto e mi disse di andare in camera mia, non capivo cosa stesse architettando, ma di certo non potevo rimanere così.
Entrai in camera rimasi in piedi al centro della stanza il pavimento freddo sotto i miei piedi risvegliò i miei pensieri, vedevo me stessa in modo diverso non più l’Elisa che aveva vergogna di mostrarsi nuda o legata dagli stereotipi di un’educazione pudica e avvolte bigotta, mi sentivo libera e felice come se avessi finalmente trovato la mia vera natura.
Silvì entrò nella stanza con un telo sotto al braccio ed una bacinella che manteneva con entrambe le mani, poggiò il recipiente sul letto e stese il telo di traverso sul letto
S:” su sdraiati sul letto”
Ubbidii divertita all’ordine di mia sorella, mi distesi rivolta verso la porta,
S:” anche l’estetista mi metto a fare”
Risi alla sua esclamazione.
Mi sdraiai sul letto con le ginocchia piegate, Silvì spalmò nuovamente la crema e continuò il suo lavoro.
Mentre denudava la mia intimità, io mi ritrovai a fissare il soffitto divertita dalla situazione, mi sentivo bene ero felice rilassata, finalmente pensavo a tutto ciò che era successo in quei giorni senza paura, angoscia o remore.
Silvì scosse il rasoio nell’acqua della bacinella, poi esordi
S:” Fatto”
Alzai la testa per guardare, il mio sguardo scorreva dal mio seno fino al monte di venere senza incontrare più quel folto ciuffo che mi aveva accompagnato nella mia vita.
Mi alzai e mi misi davanti lo specchio il monte di venere creava una leggera protuberanza per poi tuffarsi tra le mie gambe e dividersi nelle grandi labbra.
Silvì ancora seduta sul letto mi disse:” aspetta vieni qua ho mancato un punto” ritornai sul letto, ma Silvì disse:” di mettermi di schiena piegata sulle ginocchia”, passò la mano bagnata tra la mia fica e il sedere e con pochi gesti rasò l’ultimo punto.
Mi asciugò con l’asciugamano poi mi disse:” ho un costume da darti”.
Silvì usci dalla stanza, io rimasi in ginocchio sul letto, dopo qualche secondo sentii dei passi mi girai credendo fosse mia sorella ruotai il busto, era Matteo che era uscito dalla doccia, addosso aveva solo un asciugamano allacciato in vita ed i capelli ancora bagnati.
Ero di schiena inginocchio sul letto completamente nuda ed il fidanzato di mia sorella era li a guardarmi e la cosa non mi dava il minimo fastidio, Matteo restò un paio di secondi a guardami il sedere poi lanciò sul letto un tubetto dicendo
M:” Silvì sta rovistando nella valigia mi ha detto di spalmarti questa” presi il tubetto era una crema idratante, poi guardai Matteo che era rimasto sull’uscio della porta e gli chiesi:
Io: “ti piace?”
M:” si stai bene”
Io:” ma si vede da dietro?”
M:” più o meno”
Mi voltai per far vedere il mio nuovo look, Matteo rimase con gli occhi sbarrati, io lo guardavo divertita, ma volevo osare di più presi la crema ne misi un po’ sulla mano ed iniziai a spalmarla tra le mie cosce arrivando con le dita fino al culetto per poi risalire fino al monte di venere.
Mi eccitava che Matteo fosse li a guardarmi, più vedevo il telo che avvolgeva il suo busto tendersi più rallentavo i miei gesti.
Mi stavo esibendo per lui e mi piaceva da matti, ancora in ginocchio mi chinai in avanti poggiando il viso sul telo per avere entrambe le mani libere.
Ero in ginocchio con il viso poggiato sul telo con il sedere rivolto verso il fidanzato di mia sorella che mi spalmavo la crema idratante sulla mia figa completamente nuda e glabra, in quella posizione Matteo poteva godere della vista della mia figa e del mio culetto unti e lucenti della crema e dei miei umori.
Sentii arrivare Silvì, ma la cosa non mi disturbò affatto anzi volevo vedere come reagiva a questa scena, Matteo invece uscii dalla stanza forse per non farsi beccare a guardarmi chi lo sa.
Io invece misi il viso in modo da vedere Silvì entrare in camera, lei entrò già pronta con un costume lilla in mano, rimase sull’uscio della porta a guardarmi senza proferire parola.
Per mostrarmi meglio a lei avevo fatto passare una mano tra le mie gambe e con l’altra mi mantenevo il sedere se possibile più aperto cosi da mostrare lo splendido lavoro che aveva fatto.
La mia mano continuava ad accarezzarmi unta della crema che mi aveva mandato, facevo scorrere la mano lungo le grandi labbra stringendole tra le dita, ma senza mai osare penetrarmi con la mano con la quale reggevo il mio sedere iniziai a giocare con il mio forellino ormai lucente di crema.
Silvì si sedette sul letto, mi diede uno sculaccione sul sedere e disse:
S:” brava la mia sorellina, e facevi tanto la santarellina! Vestiti che mi ha telefonato papà alle due e mezza sta qua e se non andiamo al mare poi non ci andiamo più!”
Non avevo capito se le aveva dato fastidio il mo siparietto, ma feci finta di nulla, sbuffai e mi girai.
Silvì mi diede il costume invitandomi a metterlo d’avanti a lei, era un costume lilla con dei fiorellini stampati bianchi la mutandina era un tanga veramente imbarazzante, dietro non aveva altro che un filo sottilissimo, mentre il reggiseno era fatto da due triangolini.
Lo indossai velocemente ed andai a guardarmi allo specchio, mi voltai per vedere l’effetto, praticamente non copriva nulla, in più il mio culetto bianco risaltava tantissimo.
S:” non ti piace?”
Io:” si, ma non è troppo?”
S:” con il culetto che hai? E poi ora che sei rasata te lo puoi permettere!”
Io:” mi imbarazza un po’!”
S:” bene è quello che volevo!”
Silvì uscii dalla stanza invitandomi a fare presto altrimenti se ne sarebbero andati.
Presi un vestitino rosa e lo indossai, pronta mi presentai nell’entrata dove Silvì e Matteo mi aspettavano.
Mentre scendevamo le scale per arrivare al mare rimasi in silenzio concentrata sullo sfregamento del tessuto del vestitino sul mio sedere nudo.
Arrivati sulla spiaggia sistemammo i teli, all’inizio ero un po’ imbarazzata a mostrarmi a tutti cosi, ma ci volle poco per levarmi questa sensazione da dosso, anche se Silvì si divertiva a stuzzicarmi chiedendomi di tanto in tanto di prendere il sole di schiena o di fare una passeggiata sul bagno asciuga.
Verso l’una tornammo a casa, la telefonata di papà arrivo presto, dopo una rapida doccia mettemmo tutti i bagagli nell’entrata e ci sedemmo ad aspettare.
Alle due e mezza sentimmo bussare alla porta eravamo tutti seduti nella sala da pranzo d’avanti la tv, mi alzai per andare ad aprire Silvì mi corse dietro si parò d’avanti, mi guardò fissa negli occhi e tenendomi il viso tra le sue mani mi diede un bacio a stampo sulle labbra, le mie braccia rimasero lunghe sui miei fianchi, mia sorella si stacco un secondo dalle mie labbra prese le mie mani
S:” tra di noi non finirà mai?”
Io:” no mai”
S:” promettimelo!”
Io:” sono tua!”
Mi strinse forte e mi baciò, quel bacio sarebbe continuato per sempre se non fossimo state interrotte dal campanello.
Aprimmo
Io-S:” ciao papà!”
Nel viaggio di ritorno mio padre non fece altro che parlarmi dell’università chiedendomi cosa volevo fare, io ero seduta sul sedile d’avanti mi voltai e guardai Silvì che guardava distrattamente fuori al finestrino
Io:” ho deciso vado a giurisprudenza a Napoli cosi per farvi risparmiare potrei vivere con Silvì”
Mia sorella mi guardò, il suo viso si illumino del suo splendido sorriso.
CONTINUA

CAP 14 A

A casa le giornate passavano lentamente, l’unica conversazione era l’università.
Il caldo di quei giorni era soffocante, la notte non si riusciva a prender sonno, e di giorno le strade erano deserte per poi ripopolarsi la sera tarda.
Il Corso e Piazzetta Vari venivano invase la sera dopo le dieci quando il caldo in casa era eccessivo e l’unica possibilità per provare un po’ di refrigero era uscire.
Tra me e Silvì il dialogo era azzerato come se tutto quello che era successo e tutte le promesse fatte fossero rimaste a far compagnia alle onde del mare.
L’unico sfogo erano le mie amiche, ma a loro non me la sentivo di raccontare quanto era successo e tantomeno volevo farlo.
Mi sentivo cambiata e le conversazioni con loro mi sembravano vuote, lontano dal mio nuovo modo di essere, i loro problemi con i ragazzi con la scuola o con la scelta della facoltà mi sembravano lontani dal mio mondo.
La prima settimana passò così, tra le amiche ed il computer dove dedicavo gran parte del tempo un po’ per cercare casa a Napoli un po’ per svago.
La notizia che in casa di mia sorella non c’era posto mi aveva rattristato, ma quello che mi aveva deluso era la ben che minima reazione di mia sorella.
Decisi di ridestarmi da quello stato di apatia in cui mi ero adagiata stilando un serio piano d’attacco per cercare casa e per reperire tutte le informazioni utili per l’università.
Stampai tutti gli annunci di case che avevo trovato e chiesi a mia madre e a Silvì di accompagnarmi per andarle a vedere.
Passai tutto il pomeriggio a telefonare a tutti i numeri delle inserzioni fissando appuntamenti per il giorno dopo.
La notte non presi sonno, ma non per il caldo bensì per l’eccitazione per la ricerca della casa.
La mattina seguente fui svegliata alle 6.30 da mia madre che gentilmente mi urlò di alzarmi altrimenti avremmo perso il treno per Napoli.
La giornata passò correndo da un appartamento all’alto come delle pazze, ma capimmo che più gli annunci erano invitanti e tanto più l’appartamento o il simil appartamento era un disastro.
Alle cinque dopo non so quante visite eravamo sconsolate.
Decidemmo allora di andare a casa di mia sorella per prendere della roba che aveva lasciato li e per controllare che tutto fosse in ordine.
In casa non c’era nessuno ed era tutto in ordine, giù di morale e stanche io e mia madre ci sedemmo ad aspettare mia sorella che prendeva delle cose da portare a casa per poi andare in stazione e ritornare a Benevento.
Dopo pochi minuti si presentò mia con un borsone mezzo vuoto cosi dopo aver chiuso le finestre, che avevamo aperto per far entrare un po’ d’aria scendemmo le scale per incamminarci verso la stazione, ma mentre stavamo scendendo incontrammo una ragazza che si fermò a parlare con mia madre e mia sorella, mentre io ero intenta ascrivere sul mio fido cellulare.
Dopo una buona decina di minuti mia madre mi richiamò dicendo che la ragazza stava lasciando la stanza e che forse ancora non era stata fittata dal proprietario. Senza perder tempo salimmo a vedere l’appartamento e la stanza.
L’appartamento era uguale a quello di mia sorella, un’entrata con una grande vetrata che fungeva anche da sala da pranzo un piccolo angolo cottura stile americano un bagno con la doccia e tre stanze da letto di cui due piccole singole già fittate e una più grande con due letti.
Ero titubante nel condividere la stanza con un’altra persona, ma data l’esperienza della giornata e la promessa da parte del proprietario che mi diede due settimane per trovare una coinquilina e non meno importante la vicinanza con mia sorella la prendemmo.
Con la sola promessa telefonica con il proprietario che avremmo preso la stanza ci dirigemmo verso la stazione.
Tornai a casa felice per la casa e intenta a cercare tra le mie amiche chi sarebbe andata a studiare a Napoli.
Passai l’intera serata a cercare di convincere una mia amica ancora indecisa se iscriversi a Benevento o a Napoli, ma dopo mille tentativi le strappai solo un “ti faccio sapere”.
La mattina dopo mi telefonò ma la sua risposta non fu affatto quello che volevo.
Passò qualche settimana e tra me e Silvì la situazione non cambiava ormai mi domandavo se tutto quello che era successo tra di noi fosse stato solo il frutto della mia immaginazione.
Era una domenica sera come tante, mi stavo preparando per la solita passeggiata per il corso con le amiche, quando sento bussare alla porta, era mia sorella, che con voce forte dal tono quasi scocciato mi disse solo “io “.
Ero in camera con solo l’intimo indosso, con quello che c’era stato tra di noi non mi sarei mai e poi mai sognata di coprirmi, ma quasi come convinta che tutto quello che c’era stato tra di noi fosse stato frutto della mia fantasia presi un telo della doccia che giaceva dimenticato dalla mattina sulla capezziera del letto e lo misi, dando poi il permesso di entrare a mia sorella.
Entrò la scivolando tra la porta socchiusa, fissandomi con un mezzo sorriso poi a bassa voce mi disse “che fai ti copri? Ti imbarazzi di me?” rimasi sconcertata, ma ero io che entravo ed uscivo da un sogno o cosa?!.
Dopo un istante di imbarazzo
Io “no che dici è che sono nuda!”
Silvì “beh ci sono più che abituata a vederti nuda, anzi quando siamo tornate ero quasi disabituata a vederti tanto vestita”
Io “a credevo ti fossi dimenticata tutto visto che quasi mi eviti”
Silvì “ma che dici? “
Io “quello che senti quasi mi eviti, non mi hai neanche rivolto una frase più lunga di …. Mi passi l’acqua”
Silvì si avvicino a me con un sorriso tenero, poggiò una mano sulla mia guancia e
Silvì “non mi sono dimenticata nulla di quello che è successo tra me e te, se mi comporto cosi è solo perché io e te ci siamo sempre comportate cosi, faccio come mi sono sempre comportata o vuoi che capiscano tutto?”
Io “si ma almeno una parola? Non sai come sono stata. Credevo di aver sognato tutto, o che tu non mi volessi più!”
Silvì non mi rispose neanche vidi il suo volto avvicinarsi al mio e le sue morbide labbra poggiarsi sulle mie.
Per qualche secondo non risposi al suo bacio lasciai che le sue labbra baciassero le mie poi sentii l’altra mano poggiarsi sull’altra guancia quasi come a costringermi a baciarla, le mie labbra si schiusero accogliendo la sua lingua nella mia bocca.
Ci baciammo a lungo un bacio che quasi non finiva mai, quando sentivo che si stava allontanando succhiavo le sue labbra e quando le sentiva che mi allontanavo succhiava le mie, la verità è che nessuna delle due voleva che quel bacio finisse.
Ci sedemmo sul letto e restammo a parlare per quasi un’ora delle mie paure in qui giorni e lei non faceva altro che prendermi in giro, interrompendo le mie lamentele ogni tanto con qualche bacio, nella stanza c’era il silenzio più totale,interrotto solo dai nostri bisbigli tanto che saltammo dalla paura quando il mio cellulare squillò.
Cavolo si erano fatte le dieci le mie amiche mi aspettavano da un’ora e mezza!!
Silvì si alzo e fece per uscire, ma mentre stava andando via la fermai per chiederle cosa mi voleva dire.
Silvì” prepara una valigia, mi raccomando piccola, che martedì mattina andiamo a Napoli a firmare il contratto e ci fermiamo per due giorni tanto per pulire bene la stanza e per farti vedere la sede dell’università”.
Il mio cuore girava a mille sarei stata due giorni con lei oltre all’emozione di diventare una studentessa universitaria!!
Inutile dire che la serata trascorse con me persa nelle mie fantasie, mi sentivo già lì!
Passai il lunedì pensando a cosa portare e a cosa avremmo fatto, poi Silvì era cambiata non perdeva mai l’occasione per restare sola con me per darmi un bacio o solo accarezzarmi distrattamente un braccio.
Mi sentivo al settimo cielo!!!!!
La sera presi una valigia dove mi limitai a mettere, oltre alle lenzuola, un pigiama, qualche top, un paio di pantaloncini, slip e regi seno, oltre ad un paio di convers e una borsetta per un minimo trucco. In poche parole avevo si e no riempito la meta dello spazio.
Ero nella mia stanza con la musica ad alto volume, assorta nella decisione di quale top portare ero a dir poco tuffata nel con la testa nell’armadio a trovare qualcosa di fresco ma non di eccessivamente “da mare” quando mi sentii ticchettare sulla spalla, feci un salto in avanti dalla paura non avevo sentito la porta aprirsi era Silvì che scoppiò a ridere sedendosi sul mio letto.
Feci l’arrabbiata invitandola a smettere, ma Silvì continuava piegata dalle risate, saltai letteralmente sul letto ridendo a mia volta, misi le mie mani sui suoi fianchi per farle il solletico, Silvì non riusciva a controllarsi, ma un secondo dopo passò al contrattacco iniziando a farmi il solletico sotto le braccia, in pochi secondi eravamo entrambe sfinite ed in debito di ossigeno.
Ci ritrovammo distese l’una affianco all’altra respirando affannosamente, Silvì si alzò sui gomiti si girò verso di me e mi diede un bacio sulle labbra.
Il bacio duro pochi secondi giusto a tempo che sentimmo la porta aprirsi e mia madre invitarci a smettere di giocare e di andare ad apparecchiare la tavola per poi lasciare la porta aperta e sentirla allontanare dalla stanza lamentandosi che doveva fare sempre tutto lei.
La guardai e lei mi disse “che tempismo” poi la vidi alzarsi ed andare via, la bloccai chiedendole di vedere cosa avevo messo in valigia, si avvicinò e spostando un poco quello che c’era mi guardo e disse
Silvì:” un pantalone lungo non lo porti? Ok che fa caldo, ma almeno per il proprietario di casa?”
Io:” ma parto con il pantalone lungo”
Silvì:” e poi metti qualcosa di carino per uscire domani sera”
Io:” perché usciamo?”
Silvì:” vuoi non farti un giro?”
Io:” certo ma che mi porto?”
Silvì” qualcosa di carino, cosi se andiamo in un locale rimorchi”
Io:” ma non voglio rimorchiare nessuno”
Silvì:” allora fallo per me”
Detto questo uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Passammo la cena in modo tranquillo ascoltando le raccomandazioni di mia madre, che non smetteva di ripeterci mille e mille cose da fare e diktat sul modo di comportarci.
La notte neanche a dirlo mi sembrò la più lunga della mia vita tanto che alle sei ero più che pronta, ma per non passare per la ragazzina emozionata rimasi chiusa in camera fino alle sette e mezza quando la mia porta si apri e vidi il viso di mia madre che stupita di trovarmi già sveglia mi disse di andare perche il caffe era pronto.
Silvi ci raggiunse in pigiama, mi madre inizio a portarle fretta per che da li a poco avevamo il treno.
Non sto qui a raccontarvi le corse che ovviamente abbiamo fatto per non perdere il treno e le mille raccomandazioni che abbiamo dovuto riascoltare in macchina, ma finalmente eravamo sul treno!!!!
Arrivammo a Napoli dopo un ora e venti, dato che avevamo le valige mia madre ci aveva dato dei soldi extra per prendere un taxi che ci porto a casa in una decina di minuti.
Salimmo le scale per entrare nell’appartamento di Silvi, l’accordo era quello di aspettare il proprietario li, aprimmo la porta e con grande stupore ci aprì un ragazzo sulla trentina che mia sorella saluto, poi spunto da una camera anche una ragazza, mia sorella fece le presentazioni, la ragazza era Emilia una sua coinquilina e il ragazzo era il fidanzato, gli spiegammo che stavamo attendendo il proprietario dell’appartamento.
Aspettammo il proprietario per una ventina di minuti e non ci mettemmo nulla ad adempiere alle formalità, finalmente avevo le chiavi di casa!!!!
Io e Silvì scendemmo al piano di sotto per vedere le condizioni dell’appartamento aprimmo la porta e con grande stupore ci trovammo una ragazza che quasi si mise paura visto che non sapeva che una stanza era stata affittata lei si chiamava Elvira.
Elvira si dimostro da subito molto simpatica e alla mano, stava al secondo anno di Farmacia era una ragazza dal fisico molto simile al mio piccolina con poco seno dai capelli nerissimi e dal viso molto dolce, ci mostrò la stanza e fu molto gentile da comprare delle pizze per il pranzo visto che noi eravamo impegnate a pulire.
Io e Silvi passammo l’intero pomeriggio a pulire la stanza da cima a fondo interrotte solo per un rapido caffè preparato da Elvira che verso le cinque ci disse che sarebbe uscita per una mezzoretta.
Verso le sei eravamo distrutte, credo di non aver mai pulito tanto bene una stanza!!!!
Cosi decidemmo che potevamo finire.
Disfai le valige e faci il letto, mentre ero
scritto il
2021-02-22
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