Un dildo nel culo
di
Alessia anale
genere
masturbazione
Sono una madre di famiglia, mi si può definire una persona per bene, niente scandali, niente eccessi, ma ho un mio piccolo segreto: vivo con un dildo piantato nel culo. Mi potete incontrare al supermercato, o in farmacia, o a scuola a prendere i miei figli, potete parlare con me senza sapere che il mio culo è aperto e pieno e che mentre parlo con voi sono continuamente stimolata e sull’orlo dell’orgasmo. Potreste alzarmi la gonna e sostituire il dildo con il vostro cazzo e non avrei nulla da dire, ma voi questo non lo sapete.
La mia ossessione per il culo nasce da lontano, da quando ero piccola. Sono sempre stata stitica e mio padre mi faceva spesso dei clisteri per aiutarmi ad evacuare. Forse è da lì che ho iniziato ad amare il piacere che dà la stimolazione anale, piacere che mi ha accompagnato tutta la vita.
Ricordo che, sin da quando ero piccola, non perdevo occasione per introdurre nel mio ano oggetti di ogni tipo. Allora preferivo le biglie, che infilavo una dopo l'altra e poi dovevo farle uscire accovacciandomi in bagno col timore di essere scoperta. Oppure nei caldi pomeriggi estivi, al mare, quando staccavo le bacche dai pitosfori che costeggiavano la spiaggia e mi andavo a nascondere nella cabina per infilarmele nel culo e poi uscivo a giocare con gli altri bambini. Avevo 9 o 10 anni e già mi dava un brivido di piacere sentire nel culo la spinta di quelle palline mentre nessuno sapeva.
Era il mio piccolo segreto! certo, a volte capitava che una di quelle bacche si perdesse e non riuscissi a farla uscire. Allora iniziavano ore di preoccupazione che terminavano solamente quando, rientrata a casa, potevo chiudermi in bagno e con le dita iniziavo ad esplorare il mio retto fino a trovare la bacca mancante e a farla uscire.
Con gli anni, poi, sono diventata più audace.
Le bacche o le biglie non mi bastavano più. Non mi bastava più essere riempita, volevo anche essere aperta, avevo voglia di qualcosa che mi aprisse e che mantenesse aperto il mio culo. Le mie esplorazioni sono continuate e ho iniziato a provare tutti gli oggetti che avevo in casa.
Dai pennarelli sono gradualmente passata alle candele e al manico della spazzola ma mia vita è cambiata quando ho finalmente scoperto che una carota poteva rendermi felice in modi che non avrei potuto immaginare fino a pochi mesi prima.
Era estate, i miei erano in villeggiatura e io ero rimasta in città per gli esami universitari. La solitudine e la sicurezza di non essere scoperta mi avevano aperto ad un mondo di possibilità fino ad allora inesplorate. Avevo ricominciato a farmi i clisteri, quotidianamente, spesso facendoli direttamente dal tubo della doccia e stavo scoprendo la possibilità di utilizzare altri liquidi. Ben presto la mia routine mattutina era cambiata: un bel clistere di acqua tiepida appena sveglia, poi il caffè, per via rettale, per poi berlo dopo averlo evacuato. Poi sceglievo cosa inserire nel mio culo per tenerlo aperto, e mi mettevo a studiare: studiavo sempre nuda, seduta con qualcosa conficcato nel culo che mi stimolava ad ogni movimento.
Una mattina la mia ricerca di novità mi portò ad aprire il frigo e lì, in bella vista, giaceva una bella carota di grosso calibro. Non avevo mai pensato ai vegetali in questo modo, ma istintivamente la presi e, dopo averla lubrificata me la ficcai su per il culo. Era fredda e ruvida e infilarla non fu piacevole ma il leggero dolore dato dallo sfregamento della carota contro le pareti del mio ano mi portò dei piaceri inaspettati.
Quel giorno, dopo aver mangiato la mia prima carota anale, mi recai al supermercato a fare scorta di verdura.
La mia ossessione per il culo nasce da lontano, da quando ero piccola. Sono sempre stata stitica e mio padre mi faceva spesso dei clisteri per aiutarmi ad evacuare. Forse è da lì che ho iniziato ad amare il piacere che dà la stimolazione anale, piacere che mi ha accompagnato tutta la vita.
Ricordo che, sin da quando ero piccola, non perdevo occasione per introdurre nel mio ano oggetti di ogni tipo. Allora preferivo le biglie, che infilavo una dopo l'altra e poi dovevo farle uscire accovacciandomi in bagno col timore di essere scoperta. Oppure nei caldi pomeriggi estivi, al mare, quando staccavo le bacche dai pitosfori che costeggiavano la spiaggia e mi andavo a nascondere nella cabina per infilarmele nel culo e poi uscivo a giocare con gli altri bambini. Avevo 9 o 10 anni e già mi dava un brivido di piacere sentire nel culo la spinta di quelle palline mentre nessuno sapeva.
Era il mio piccolo segreto! certo, a volte capitava che una di quelle bacche si perdesse e non riuscissi a farla uscire. Allora iniziavano ore di preoccupazione che terminavano solamente quando, rientrata a casa, potevo chiudermi in bagno e con le dita iniziavo ad esplorare il mio retto fino a trovare la bacca mancante e a farla uscire.
Con gli anni, poi, sono diventata più audace.
Le bacche o le biglie non mi bastavano più. Non mi bastava più essere riempita, volevo anche essere aperta, avevo voglia di qualcosa che mi aprisse e che mantenesse aperto il mio culo. Le mie esplorazioni sono continuate e ho iniziato a provare tutti gli oggetti che avevo in casa.
Dai pennarelli sono gradualmente passata alle candele e al manico della spazzola ma mia vita è cambiata quando ho finalmente scoperto che una carota poteva rendermi felice in modi che non avrei potuto immaginare fino a pochi mesi prima.
Era estate, i miei erano in villeggiatura e io ero rimasta in città per gli esami universitari. La solitudine e la sicurezza di non essere scoperta mi avevano aperto ad un mondo di possibilità fino ad allora inesplorate. Avevo ricominciato a farmi i clisteri, quotidianamente, spesso facendoli direttamente dal tubo della doccia e stavo scoprendo la possibilità di utilizzare altri liquidi. Ben presto la mia routine mattutina era cambiata: un bel clistere di acqua tiepida appena sveglia, poi il caffè, per via rettale, per poi berlo dopo averlo evacuato. Poi sceglievo cosa inserire nel mio culo per tenerlo aperto, e mi mettevo a studiare: studiavo sempre nuda, seduta con qualcosa conficcato nel culo che mi stimolava ad ogni movimento.
Una mattina la mia ricerca di novità mi portò ad aprire il frigo e lì, in bella vista, giaceva una bella carota di grosso calibro. Non avevo mai pensato ai vegetali in questo modo, ma istintivamente la presi e, dopo averla lubrificata me la ficcai su per il culo. Era fredda e ruvida e infilarla non fu piacevole ma il leggero dolore dato dallo sfregamento della carota contro le pareti del mio ano mi portò dei piaceri inaspettati.
Quel giorno, dopo aver mangiato la mia prima carota anale, mi recai al supermercato a fare scorta di verdura.
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