Il desiderio attraverso la siepe
di
Alessia89
genere
etero
Ad agosto inoltrato la mia pelle era ormai completamente abbronzata. Le ore passate a prendere il sole in topless in giardino o in spiaggia avevano annerito quasi ogni cm quadrato del mio corpo, lasciando solo le sottili righe del perizoma ancora chiare sotto di esso.
Mi chiamo Alessia, ho 32 anni e voglio raccontarvi di come ho conosciuto D. Non voglio fare il suo nome per tutelarne la privacy, dato che si tratta di un imprenditore di successo.
Durante l’agosto del 2019 mi trovavo nella seconda casa di famiglia in una nota località balneare del nord-est, dove vivo anche. La villetta, acquistata dai miei genitori molti anni addietro, si trova in un quartiere immerso in una pineta secolare, dove nel corso dei decenni sono state costruite molte case e palazzine. Accanto a casa nostra si trova la villa di D appunto, separata da una siepe alta circa un metro e mezzo. I miei genitori sono amici di D e famiglia da molti anni. Io e i suoi figli, che hanno qualche anno meno di me, abbiamo giocato insieme per anni nella pineta e in spiaggia. D e sua moglie hanno divorziato alcuni hanni fa e la casa di cui sto parlando è rimasta a D. (la ex moglie si è presa quella in Sardegna, mica scema). D negli anni ha fatto carriera ed è diventato a sua volta un imprenditore di successo. Possiede una azienda in regione e alcune filiali sparse per l’Italia e addirittura in Asia. E’ un uomo molto indaffarato e, immagino, un capo molto esigente. Ma è anche un uomo divertente,simptatico, affettuoso e, devo ammettere, piuttosto sexy. La cura del corpo, a differenza della sua ex moglie, non gli è mai venuta a mancare. Si è mantenuto in forma ed è di conseguenza più giovanile di lei. All’epoca dei fatti, quando io avevo appena compiuto 30 anni, lui ne aveva 55.
Io mi trovavo a casa da sola per alcune settimane, mentre i miei genitori erano in vacanza altrove. In città (al mare si intende) ho diversi amici che a loro volta possiedono una seconda casa, perciò non è insolito per me trascorrere tempi anche piuttosto lunghi al mare senza i imiei genitori. Negli anni scorsi ci ho trascorso dei periodi anche con i miei ex fidanzati, ma quell’estate ero single.
Non vedevo D da qualche anno, perchè nei turbolenti anni della separazione non si era mai fatto vedere. Avevo avuto modo di vedere la sua ex moglie e i suoi figli di tanto in tanto. Quell’estate invece, a divorzio concluso e quindi anche a separazione dei beni stabilita, lo trovai lì, solo, a trascorrere le ferie. Di fatto le giornate le passava al telefono, mentre la sera aveva spesso amici a cena. La sua griglia era sempre accesa la sera e le voci delle chiaccherate con i suoi amici arrivavano spesso alle mie orecchie. Durante le giornate ci salutavamo e basta, oppure scambiavamo quattro chiacchere attraverso la siepe, ma nulla più. Giorno dopo giorno cresceva in me la curiosità nei suoi confronti. Spesso prendevo il sole in giardino nel primo pomeriggio, mentre lui se ne stava sulla sua sdraio in costume al telefono. Mentre ero distesa sulla sdraio potevo intravederlo attraverso il fogliame della siepe. Era semrpe in costume a slip, e io non potevo non apprezzare le sue forme instriganti e il suo corpo aitante. Pensieri peccaminosi cominciarono a conquistare il mio cervello. Un uomo che potrebbe quasi essere mio padre, così lontano da ogni canone erotico che avevo avuto fino ad allora, mi provocava qualche senso di colpa. Ma io fantasticavo e, senza rendermene troppo conto, spiavo e spiavo. Mentre prendevo il sole lo guardavo attraverso la siepe. Mentre era in casa cercavo, da dentro casa mia, di vederlo attraverso la finestra.
Poi una sera, rientrando dalla spiaggia, ci ritrovammo l’uno accanto all’altra sul vialetto di rientro. Allora prendemmo a chiaccherare e, con un certo imbarazzo da parte mia, notai che mi stava squadrando da cima a fondo. E’ un uomo molto carismatico e perciò molto sicuro di sè. Non sembrò curarsi del mio imbarazzo (solo momentaneo) e mi invitò a cena, così su due piedi, senza darmi il tempo di rendermene conto. Per cena si intendeva griliata nel suo giardino. Quella sera era da solo anche lui, così colse l’occasione per avere me come suo ospite.
Andai a casa a lavarmi, fanstasticando su cosa sarebbe successo quella sera. Indossai un vestitio bianco, informale e molto leggero. La mia pelle scura risaltava enormemente; il vestito era corto in ogni direzione, lasciando spazio ai miei lunghi arti e al mio corpo snello. Ho giocato a pallavolo per anni e ho un fisico molto longilineo e asciutto. Fu una cena molto tranquilla e piacevole, in cui tirammo fuori dal cassetto molto ricordi d’infanzia e degli anni passati. Mi raccontò a fondo la vicenda della separazione e di come stava cercando di ricostruirsi una vita privata.
La sintonia tra noi era forte, ma quella sera non successe nulla di più. Fu un gentiluomo che, a mia grande sorpresa, era capace di ascoltare a fondo e di mostrare grande empatia. Qualità queste che non sono scontate in un capo d’azienda.
Il giorno dopo ci incrociammo molte volte, chiaccherammo e parecchio e bevemmo qualcosa insieme all’ora dell’aperitivo. Il suo sguardo era intenso e penetrante, e non si scollava più dai miei occhi. Iniziavo a scorgere il suo desiderio verso di me e, allo stesso tempo, il senso di colpa per provarlo. Sentivo di essere il suo frutto proibito, che non avrebbe mai potuto cogliere senza una mia mossa. Una qualsiasi altra donna se la sarebbe presa per sè all’istante, ma io era la figlioletta dei suoi vicini, dei suoi amici, che aveva giocato con i suoi figli, e lui era troppo un Signore per sporcare questo quadretto immacolato.
Così si limitò a farmi dei complimenti; prima uno ogni tanto, poi sempre di più, finchè mi resi conto del “pasticcio” che avevo combinato.
Nel frattempo anche in me cresceva un desiderio sempre più acuto nei suoi confronti. La sera giravo per casa cercando di capire la situazione e se avrei dovuto/potuto fare qualcosa. La cosa più logica sarebbe stata lasciar perdere tutto, andarmene l’indomani e spegnere quel desiderio. Ma non ci riuscivo, l’esperienza mi stava caricando di un’energia nuova che volevo assolutamente fare mia.
L’indomani pomeriggio, dopo pranzo, nella calura dell’estate, D se ne stava disteso sulla sdraio nel patio della sua villa, all’ambra e il riparo da sguardi indiscreti. Io potevo vederlo attraverso la siepe: studiai il suo corpo da cima a findo, alimentando il fuoco dentro di me. Notai che stava dormendo dal respiro profondo. Era la prima volta che dormiva invece di stare al telefono. Passarono dei minuti che sembrarono ore, poi mi decisi a fare qualcosa; non è chedecisi, di fatto il mio corpo si avviò verso di lui spinto da una forza ancestrale, come la gravità che attira due corpi celesti. Mi alzai dalla sdraio, percorsi il mio giardino fino al cancelletto d’uscita. Ero scalza e in costume, sentivo le mattonelle incandescenti sotto i piedi. Non volevo svegliarlo, volevo avvicinarmi a lui mentre dormiva. Il cancelletto di casa sua era aperto come sempre, entrai senza far rumore e percorsi il vialetto in silenzio, come un gatto che si avvicina alla preda ignara. Mi ritrovai accanto a lui, che non si era svegliato per fortuna. Mi inginocchiai ed ebbi il suo corpo dinnanzi a me, a pochi centrimetro dal mio volto. Mi sporsi in avanti per sentirne l’odore. Poi le mie labbara sfiorarono la sua pelle all’altezza dell’addome. Lo baciai in lungo e in largo, delicatamente, con l’intenzione di non svegliarlo. Quando le sue palpebre iniziarono a tremare preannunciando il risveglio, portai il mio volto davanti al suo. Quando aprì gli occhi ero lì davanti a lui. Prima che potesse dire qualunque cosa lo baciai delicatamente, mentre la mia mano sinistra gli accarezzava i capelli e la destra il petto. Il bacio continuò incessante, alternando la sensualità delle labbra al calore della lingua. Il suo braccio destra, forte e muscoloso, mi avvolse la schiena e mi strinse a sè. La mia mano destra scese dal petto alla pancia, poi al pube, appena sopra i suoi slip. Due dita andarono a tastare il pene da sopra il costume. D mi strinse più forte, invitando la mia lingua a stazionare definitivamente accanto alla sua. Così anche la mia mano destra si fece coraggio e avvolse il pene. Poi essa andò sotto lo slip e potè finalmente sentirne il calore e le venature che lo propagavano.
Stava diventando sempre più grosso e più duro. Io mi stavo inesorabilmente bagnando e desideravo che il corpo fosse interamente a contatto con il suo. Mi protesi fino a ritrovarmi distesa sopra di lui sullo sdraio: corpo contro corpo, con i miei lunghi capelli castani ad avvolgere la sua testa e il suo membro a spingere contro il mio slip fradicio. Le sue mani manipolavano il mio corpo senza eccezioni. Prima i piccoli seni, poi tutta la schiena fino al sedere. La sua mano destra scavalcò il mio sedere e il dito medio mi penetrò facendomi sobbalzare. Allora lo desideravo più che mai, così con la mano sinistra abbassai il costume, prima il mio e poi il suo, lasciando spazio a quel suo meraviglioso arnese. Nel giro di pochi secondi si fece strada tra le umide labbra, spalancate e ammorbidite da tanta sensualità. Il gioco dell’amore proseguù per vari, intensissimi minuti fino a farmi venire in un orgasmo potente e indimenticabile. Poi fu la sua volta, dentro di me, nel mio abbraccio e nel mio bacio che non l’aveva lasciato per un secondo.
Poi ci fu una risata liberatoria, ma niente imbarazzo.
Da quel giorno la nostra vita prese una nuova, inaspettata quanto meravigliosa piega e tutt’oggi posso definirmi la compagna di uomo straordinario, che oltre ad essere premuroso e affettuoso, riesce a farmi sentire una donna come nessun’altro prima.
Mi chiamo Alessia, ho 32 anni e voglio raccontarvi di come ho conosciuto D. Non voglio fare il suo nome per tutelarne la privacy, dato che si tratta di un imprenditore di successo.
Durante l’agosto del 2019 mi trovavo nella seconda casa di famiglia in una nota località balneare del nord-est, dove vivo anche. La villetta, acquistata dai miei genitori molti anni addietro, si trova in un quartiere immerso in una pineta secolare, dove nel corso dei decenni sono state costruite molte case e palazzine. Accanto a casa nostra si trova la villa di D appunto, separata da una siepe alta circa un metro e mezzo. I miei genitori sono amici di D e famiglia da molti anni. Io e i suoi figli, che hanno qualche anno meno di me, abbiamo giocato insieme per anni nella pineta e in spiaggia. D e sua moglie hanno divorziato alcuni hanni fa e la casa di cui sto parlando è rimasta a D. (la ex moglie si è presa quella in Sardegna, mica scema). D negli anni ha fatto carriera ed è diventato a sua volta un imprenditore di successo. Possiede una azienda in regione e alcune filiali sparse per l’Italia e addirittura in Asia. E’ un uomo molto indaffarato e, immagino, un capo molto esigente. Ma è anche un uomo divertente,simptatico, affettuoso e, devo ammettere, piuttosto sexy. La cura del corpo, a differenza della sua ex moglie, non gli è mai venuta a mancare. Si è mantenuto in forma ed è di conseguenza più giovanile di lei. All’epoca dei fatti, quando io avevo appena compiuto 30 anni, lui ne aveva 55.
Io mi trovavo a casa da sola per alcune settimane, mentre i miei genitori erano in vacanza altrove. In città (al mare si intende) ho diversi amici che a loro volta possiedono una seconda casa, perciò non è insolito per me trascorrere tempi anche piuttosto lunghi al mare senza i imiei genitori. Negli anni scorsi ci ho trascorso dei periodi anche con i miei ex fidanzati, ma quell’estate ero single.
Non vedevo D da qualche anno, perchè nei turbolenti anni della separazione non si era mai fatto vedere. Avevo avuto modo di vedere la sua ex moglie e i suoi figli di tanto in tanto. Quell’estate invece, a divorzio concluso e quindi anche a separazione dei beni stabilita, lo trovai lì, solo, a trascorrere le ferie. Di fatto le giornate le passava al telefono, mentre la sera aveva spesso amici a cena. La sua griglia era sempre accesa la sera e le voci delle chiaccherate con i suoi amici arrivavano spesso alle mie orecchie. Durante le giornate ci salutavamo e basta, oppure scambiavamo quattro chiacchere attraverso la siepe, ma nulla più. Giorno dopo giorno cresceva in me la curiosità nei suoi confronti. Spesso prendevo il sole in giardino nel primo pomeriggio, mentre lui se ne stava sulla sua sdraio in costume al telefono. Mentre ero distesa sulla sdraio potevo intravederlo attraverso il fogliame della siepe. Era semrpe in costume a slip, e io non potevo non apprezzare le sue forme instriganti e il suo corpo aitante. Pensieri peccaminosi cominciarono a conquistare il mio cervello. Un uomo che potrebbe quasi essere mio padre, così lontano da ogni canone erotico che avevo avuto fino ad allora, mi provocava qualche senso di colpa. Ma io fantasticavo e, senza rendermene troppo conto, spiavo e spiavo. Mentre prendevo il sole lo guardavo attraverso la siepe. Mentre era in casa cercavo, da dentro casa mia, di vederlo attraverso la finestra.
Poi una sera, rientrando dalla spiaggia, ci ritrovammo l’uno accanto all’altra sul vialetto di rientro. Allora prendemmo a chiaccherare e, con un certo imbarazzo da parte mia, notai che mi stava squadrando da cima a fondo. E’ un uomo molto carismatico e perciò molto sicuro di sè. Non sembrò curarsi del mio imbarazzo (solo momentaneo) e mi invitò a cena, così su due piedi, senza darmi il tempo di rendermene conto. Per cena si intendeva griliata nel suo giardino. Quella sera era da solo anche lui, così colse l’occasione per avere me come suo ospite.
Andai a casa a lavarmi, fanstasticando su cosa sarebbe successo quella sera. Indossai un vestitio bianco, informale e molto leggero. La mia pelle scura risaltava enormemente; il vestito era corto in ogni direzione, lasciando spazio ai miei lunghi arti e al mio corpo snello. Ho giocato a pallavolo per anni e ho un fisico molto longilineo e asciutto. Fu una cena molto tranquilla e piacevole, in cui tirammo fuori dal cassetto molto ricordi d’infanzia e degli anni passati. Mi raccontò a fondo la vicenda della separazione e di come stava cercando di ricostruirsi una vita privata.
La sintonia tra noi era forte, ma quella sera non successe nulla di più. Fu un gentiluomo che, a mia grande sorpresa, era capace di ascoltare a fondo e di mostrare grande empatia. Qualità queste che non sono scontate in un capo d’azienda.
Il giorno dopo ci incrociammo molte volte, chiaccherammo e parecchio e bevemmo qualcosa insieme all’ora dell’aperitivo. Il suo sguardo era intenso e penetrante, e non si scollava più dai miei occhi. Iniziavo a scorgere il suo desiderio verso di me e, allo stesso tempo, il senso di colpa per provarlo. Sentivo di essere il suo frutto proibito, che non avrebbe mai potuto cogliere senza una mia mossa. Una qualsiasi altra donna se la sarebbe presa per sè all’istante, ma io era la figlioletta dei suoi vicini, dei suoi amici, che aveva giocato con i suoi figli, e lui era troppo un Signore per sporcare questo quadretto immacolato.
Così si limitò a farmi dei complimenti; prima uno ogni tanto, poi sempre di più, finchè mi resi conto del “pasticcio” che avevo combinato.
Nel frattempo anche in me cresceva un desiderio sempre più acuto nei suoi confronti. La sera giravo per casa cercando di capire la situazione e se avrei dovuto/potuto fare qualcosa. La cosa più logica sarebbe stata lasciar perdere tutto, andarmene l’indomani e spegnere quel desiderio. Ma non ci riuscivo, l’esperienza mi stava caricando di un’energia nuova che volevo assolutamente fare mia.
L’indomani pomeriggio, dopo pranzo, nella calura dell’estate, D se ne stava disteso sulla sdraio nel patio della sua villa, all’ambra e il riparo da sguardi indiscreti. Io potevo vederlo attraverso la siepe: studiai il suo corpo da cima a findo, alimentando il fuoco dentro di me. Notai che stava dormendo dal respiro profondo. Era la prima volta che dormiva invece di stare al telefono. Passarono dei minuti che sembrarono ore, poi mi decisi a fare qualcosa; non è chedecisi, di fatto il mio corpo si avviò verso di lui spinto da una forza ancestrale, come la gravità che attira due corpi celesti. Mi alzai dalla sdraio, percorsi il mio giardino fino al cancelletto d’uscita. Ero scalza e in costume, sentivo le mattonelle incandescenti sotto i piedi. Non volevo svegliarlo, volevo avvicinarmi a lui mentre dormiva. Il cancelletto di casa sua era aperto come sempre, entrai senza far rumore e percorsi il vialetto in silenzio, come un gatto che si avvicina alla preda ignara. Mi ritrovai accanto a lui, che non si era svegliato per fortuna. Mi inginocchiai ed ebbi il suo corpo dinnanzi a me, a pochi centrimetro dal mio volto. Mi sporsi in avanti per sentirne l’odore. Poi le mie labbara sfiorarono la sua pelle all’altezza dell’addome. Lo baciai in lungo e in largo, delicatamente, con l’intenzione di non svegliarlo. Quando le sue palpebre iniziarono a tremare preannunciando il risveglio, portai il mio volto davanti al suo. Quando aprì gli occhi ero lì davanti a lui. Prima che potesse dire qualunque cosa lo baciai delicatamente, mentre la mia mano sinistra gli accarezzava i capelli e la destra il petto. Il bacio continuò incessante, alternando la sensualità delle labbra al calore della lingua. Il suo braccio destra, forte e muscoloso, mi avvolse la schiena e mi strinse a sè. La mia mano destra scese dal petto alla pancia, poi al pube, appena sopra i suoi slip. Due dita andarono a tastare il pene da sopra il costume. D mi strinse più forte, invitando la mia lingua a stazionare definitivamente accanto alla sua. Così anche la mia mano destra si fece coraggio e avvolse il pene. Poi essa andò sotto lo slip e potè finalmente sentirne il calore e le venature che lo propagavano.
Stava diventando sempre più grosso e più duro. Io mi stavo inesorabilmente bagnando e desideravo che il corpo fosse interamente a contatto con il suo. Mi protesi fino a ritrovarmi distesa sopra di lui sullo sdraio: corpo contro corpo, con i miei lunghi capelli castani ad avvolgere la sua testa e il suo membro a spingere contro il mio slip fradicio. Le sue mani manipolavano il mio corpo senza eccezioni. Prima i piccoli seni, poi tutta la schiena fino al sedere. La sua mano destra scavalcò il mio sedere e il dito medio mi penetrò facendomi sobbalzare. Allora lo desideravo più che mai, così con la mano sinistra abbassai il costume, prima il mio e poi il suo, lasciando spazio a quel suo meraviglioso arnese. Nel giro di pochi secondi si fece strada tra le umide labbra, spalancate e ammorbidite da tanta sensualità. Il gioco dell’amore proseguù per vari, intensissimi minuti fino a farmi venire in un orgasmo potente e indimenticabile. Poi fu la sua volta, dentro di me, nel mio abbraccio e nel mio bacio che non l’aveva lasciato per un secondo.
Poi ci fu una risata liberatoria, ma niente imbarazzo.
Da quel giorno la nostra vita prese una nuova, inaspettata quanto meravigliosa piega e tutt’oggi posso definirmi la compagna di uomo straordinario, che oltre ad essere premuroso e affettuoso, riesce a farmi sentire una donna come nessun’altro prima.
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