Comprata - 2
di
Tacco12
genere
dominazione
Mi fa un cenno col capo che è un ordine. Vuol dire sali in macchina, e non ammette repliche. Mi ha aperto la portiera. Essendo ancora imbavagliata e con le mani legate doveva aprirmi la portiera, ma lo ha fatto con galanteria, e non posso non notarlo. Mi fa sedere dietro. Vetri scuri, bella macchina, sedili di pelle. Non dirà una sola parola per tre ore. L'ultima delle quali interamente in strade secondarie in montagna. I cartelli sono scritti in una lingua straniera immagino nord europea c'è molta neve.
La musica. Sceglie la musica con aria divertita. Spazia. Passa audacemente da David Bowie a Bach, da un jazz ai Dire Straits. Quando sovrappensiero sento partire la gimpnopedia e fra me e me dico Satie, forse si capisce nonostante il mio bavaglio, mi guarda nello specchietto e inclina appena la testa.
Arriviamo a una casa deserta letteralmente in mezzo al nulla e sepolta di neve. Mi apre la portiera, fa un freddo allucinante io sono sempre vestita si fa per dire da un micro vestitino a fiori tinta corallo, senza maniche. Mi prende in braccio con delicatezza, mi porta in casa, in casa c'è molto caldo. Fa un piano di scale, apre la prima porta. Mi posa seduta su un letto matrimoniale con lenzuola bianche, le gambe giù. Mi slega, mi toglie il bavaglio, facendomi segno di stare zitta. Mi sfila l'abito. Con il ginocchio mi apre le gambe e mi si piazza davanti. Mi scosta i lunghi capelli biondi dietro le spalle. È alto, è grande. Mi guarda serio. Occhi neri, determinati.
"Tu sei mia"
Lo guardo. Di nuovo l'indice davanti alle labbra, shhh. Non ho diritto di replica. Mi slaccia e sfila il reggiseno. Vedo i miei seni la pelle bianca come il latte i capezzoli turgidi. Sfila le mutandine. Mi riallarga le gambe con il ginocchio. Si spoglia, rapidamente. Spalle grandi, muscolose. Clavicole perfette. Collo robusto ma lungo. Pomo d'adamo prominente. Non guardo più giù non ne ho veramente le forze. Mi guarda. Lo guardo. In un attimo mi è sopra e inizia a fottermi. Il dolore è indescrivibile. Un dolore che pian piano, colpo dopo colpo, diventa inspiegabilmente piacere. Inatteso sconvolgente e bruciante piacere.
Così si prende la mia prima verginità.
La musica. Sceglie la musica con aria divertita. Spazia. Passa audacemente da David Bowie a Bach, da un jazz ai Dire Straits. Quando sovrappensiero sento partire la gimpnopedia e fra me e me dico Satie, forse si capisce nonostante il mio bavaglio, mi guarda nello specchietto e inclina appena la testa.
Arriviamo a una casa deserta letteralmente in mezzo al nulla e sepolta di neve. Mi apre la portiera, fa un freddo allucinante io sono sempre vestita si fa per dire da un micro vestitino a fiori tinta corallo, senza maniche. Mi prende in braccio con delicatezza, mi porta in casa, in casa c'è molto caldo. Fa un piano di scale, apre la prima porta. Mi posa seduta su un letto matrimoniale con lenzuola bianche, le gambe giù. Mi slega, mi toglie il bavaglio, facendomi segno di stare zitta. Mi sfila l'abito. Con il ginocchio mi apre le gambe e mi si piazza davanti. Mi scosta i lunghi capelli biondi dietro le spalle. È alto, è grande. Mi guarda serio. Occhi neri, determinati.
"Tu sei mia"
Lo guardo. Di nuovo l'indice davanti alle labbra, shhh. Non ho diritto di replica. Mi slaccia e sfila il reggiseno. Vedo i miei seni la pelle bianca come il latte i capezzoli turgidi. Sfila le mutandine. Mi riallarga le gambe con il ginocchio. Si spoglia, rapidamente. Spalle grandi, muscolose. Clavicole perfette. Collo robusto ma lungo. Pomo d'adamo prominente. Non guardo più giù non ne ho veramente le forze. Mi guarda. Lo guardo. In un attimo mi è sopra e inizia a fottermi. Il dolore è indescrivibile. Un dolore che pian piano, colpo dopo colpo, diventa inspiegabilmente piacere. Inatteso sconvolgente e bruciante piacere.
Così si prende la mia prima verginità.
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