Una giornata difficile 1 di 4
di
MaturoIntrigante
genere
dominazione
E’ stata una giornata difficile. Dura.
Sveglia alle 6, una doccia, scendere al primo piano dell’albergo e fare una misera colazione in fretta e furia.
Andare in fiera e verificare tutti i pc, i dispositivi di rilevamento, le infrastrutture.
Poi una giornata in fiera, ben vestito, giacca e cravatta e un sorriso sempre pronto.
E’ quello che mi capita ogni anno quando da solo devo gestire gli accessi di una famosa fiera del centro italia. Unica nota felice ? Che la mia presenza durante la giornata è spesso nelle vicinanze delle stagiste addette al ricevimento visitatori.
Loro carine, giovani, ben vestite, e con qui culetti ritti in pantaloni attillatissimi che mi fanno impazzire.
Mi danno del lei. Io 50enne che li all’interno comunque ricopro un ruolo importante e lei mie richieste o parole sono ordini.
Durante il giorno faccio il mio giro degli stand. Che dire. Le standiste i pantaloni non gli mettono certo. Tutte in mini e tacchi. Bellissime. Eteree.
Ma si, io sono un po’ strano. La bellezza eterea non mi accende. La sento fredda, algida.
Detto questo me le scoperei tutte. Ovvio.
Le sere di solito vado a cena con Simone. Il direttore del servizio di gestione della fiera. Persona gentilissima che mi porta nei migliori ristoranti. Con noi spesso viene Clara.
Clara è una donna di 48 anni. Elegante, solare. Durante il giorno burbera e per niente socievole soprattutto quando tratta con le stagiste, la sera in albergo o mentre ceniamo si scioglie. Si toglie la maschera e torna sorridente e spiritosa.
Ogni anno alla fiera c’e’ una serata di gala e ogni anno Simone per quella sera non cena con noi.
Anche quest’anno la solita routine. Ceneremo da soli io e Clara. E quando siamo soli di solito è ‘pizza-birra’ sorrisi battute e a letto presto. Ne approfittiamo per abbattere i formalismi e prenderci una serata di riposo. E’ una prassi. Sarà così anche stasera, anche senza fissare.
Rientriamo in hotel e andiamo ognuno nella propria camera a farci una doccia. Senza esserci detti niente sulla serata.
Finita la doccia la chiamo al cellulare… ‘Pizza e birra e a letto veloce ?’ le dico.
- Paolo veramente stasera sto male. Non me la sento di uscire.
- Cos’hai? Serve che ti vada a prendere qualcosa in farmacia ?
- No no niente di che. Solo che con tutta la tensione di questi giorni la mia schiena è distrutta e mi si sono accavallati dei nervi al collo. Sono praticamente bloccata.
- Scherzi ?
- No Mi son fatta la doccia e mi si è bloccato il collo.
- Guarda Clara non c’entra la cena. Vado da solo. Ma se lasci tutto così domani starai ancora Peggio. Mi vesto e vengo da te.
- No no lascia stare
Non sento neppure quella frase. Avevo già riattaccato.
Passano alcuni minuti e busso alla sua porta.
Mi accoglie con un bellissimo pigiama con taglio maschile. Seta blu a righe bianche elegantissimo. Leggermente scollato.
- Ah sei venuto? Pensavo scherzassi.
- Ho chiamato prima la reception e mi son fatto comprare questa pomata riscaldante
- Ah allora te ne intendi davvero ?
- E che pensavi fosse una scusa per venire in camera tua ? – le dico scherzoso. Ma i suoi occhi comunicano qualcosa come dire ‘eh si…magari’. Ma lascio perdere.
Dai distenditi su letto pancia sotto.
Io mi levo la camicia altrimenti la sgualcisco tutta ma tu non ti metter a ridere eh che non sono un adone.
Lei si gira ‘ah ah ah no direi che non sei un adone ma visti i 50enni in giro…sei decisamente guardabile’ e mi fa un sorriso malizioso.
- Guardabile accipicchia sei in vena di complimenti signora fotomodella.
Ridiamo l’atmosfera è tranquilla. Neppure carica di pathos. Ci conosciamo da molti anni.
Vado in bagno a prendere un asciugamano per non imbrattare tutto il letto di crema e per pulirmi le mani quando avrò finito.
Clara aveva lasciato sul lavandino delle mutandine nere di pizzo con un bellissima macchiolina bianca al centro. Conosco quelle macchie bianche. Appena le vedo mi eccito. Non riesco a non toccarle , ad annusarle, a leccarle. Cazzo che porco che sono, penso. E il cazzo mi diventa di marmo.
Torno in camera Clara è distesa, completamente vestita.
- Pensi che possa darti la crema sul pigiama ? Credi che funzioni lo stesso ?
- dai ma il collo lo vedi.
- poche storie togli il pigiama dai
Lei si mette in ginocchio sul letto e toglie il sopra del pigiama tirando fuori un seno bellissimo.
Un po’ cadente ma una terza abbondante ma con dei capezzoli lunghissimi.
Sto fermo. Immobile. Una statua.
- che fai sei morto ?
- sinceramente credevo avessi il reggiseno
- faccio topless in spiaggia figurati se non posso stare a seno fuori in camera mia. Eppoi anche tu hai i capezzoli al vento.
Così facendo si avvicina e me ne strizza uno. Forte. AHIAAAA
Ricambia… AHIAAAA (anche lei) ma sorride.. e si distente pancia sotto.
Ho il cazzo in fiamme. Lei in pigiama, le sue mutandine macchiate, il seno esposto, i capezzoli strizzati. Sto componendo il puzzle. Clara non sta male. Clara vuole una dose notevole di cazzo.
Ma cosa faccio rischio ? E se poi avessi capito male ? Se poi rovinassi un’amicizia ?
Ho capito cosa devo fare. E decido di farlo.
-CONTINUA-
Se il racconto ti sta piacendo mi farebbe piacere ricevere un tuo commento a pratese70@hotmail.com
Sveglia alle 6, una doccia, scendere al primo piano dell’albergo e fare una misera colazione in fretta e furia.
Andare in fiera e verificare tutti i pc, i dispositivi di rilevamento, le infrastrutture.
Poi una giornata in fiera, ben vestito, giacca e cravatta e un sorriso sempre pronto.
E’ quello che mi capita ogni anno quando da solo devo gestire gli accessi di una famosa fiera del centro italia. Unica nota felice ? Che la mia presenza durante la giornata è spesso nelle vicinanze delle stagiste addette al ricevimento visitatori.
Loro carine, giovani, ben vestite, e con qui culetti ritti in pantaloni attillatissimi che mi fanno impazzire.
Mi danno del lei. Io 50enne che li all’interno comunque ricopro un ruolo importante e lei mie richieste o parole sono ordini.
Durante il giorno faccio il mio giro degli stand. Che dire. Le standiste i pantaloni non gli mettono certo. Tutte in mini e tacchi. Bellissime. Eteree.
Ma si, io sono un po’ strano. La bellezza eterea non mi accende. La sento fredda, algida.
Detto questo me le scoperei tutte. Ovvio.
Le sere di solito vado a cena con Simone. Il direttore del servizio di gestione della fiera. Persona gentilissima che mi porta nei migliori ristoranti. Con noi spesso viene Clara.
Clara è una donna di 48 anni. Elegante, solare. Durante il giorno burbera e per niente socievole soprattutto quando tratta con le stagiste, la sera in albergo o mentre ceniamo si scioglie. Si toglie la maschera e torna sorridente e spiritosa.
Ogni anno alla fiera c’e’ una serata di gala e ogni anno Simone per quella sera non cena con noi.
Anche quest’anno la solita routine. Ceneremo da soli io e Clara. E quando siamo soli di solito è ‘pizza-birra’ sorrisi battute e a letto presto. Ne approfittiamo per abbattere i formalismi e prenderci una serata di riposo. E’ una prassi. Sarà così anche stasera, anche senza fissare.
Rientriamo in hotel e andiamo ognuno nella propria camera a farci una doccia. Senza esserci detti niente sulla serata.
Finita la doccia la chiamo al cellulare… ‘Pizza e birra e a letto veloce ?’ le dico.
- Paolo veramente stasera sto male. Non me la sento di uscire.
- Cos’hai? Serve che ti vada a prendere qualcosa in farmacia ?
- No no niente di che. Solo che con tutta la tensione di questi giorni la mia schiena è distrutta e mi si sono accavallati dei nervi al collo. Sono praticamente bloccata.
- Scherzi ?
- No Mi son fatta la doccia e mi si è bloccato il collo.
- Guarda Clara non c’entra la cena. Vado da solo. Ma se lasci tutto così domani starai ancora Peggio. Mi vesto e vengo da te.
- No no lascia stare
Non sento neppure quella frase. Avevo già riattaccato.
Passano alcuni minuti e busso alla sua porta.
Mi accoglie con un bellissimo pigiama con taglio maschile. Seta blu a righe bianche elegantissimo. Leggermente scollato.
- Ah sei venuto? Pensavo scherzassi.
- Ho chiamato prima la reception e mi son fatto comprare questa pomata riscaldante
- Ah allora te ne intendi davvero ?
- E che pensavi fosse una scusa per venire in camera tua ? – le dico scherzoso. Ma i suoi occhi comunicano qualcosa come dire ‘eh si…magari’. Ma lascio perdere.
Dai distenditi su letto pancia sotto.
Io mi levo la camicia altrimenti la sgualcisco tutta ma tu non ti metter a ridere eh che non sono un adone.
Lei si gira ‘ah ah ah no direi che non sei un adone ma visti i 50enni in giro…sei decisamente guardabile’ e mi fa un sorriso malizioso.
- Guardabile accipicchia sei in vena di complimenti signora fotomodella.
Ridiamo l’atmosfera è tranquilla. Neppure carica di pathos. Ci conosciamo da molti anni.
Vado in bagno a prendere un asciugamano per non imbrattare tutto il letto di crema e per pulirmi le mani quando avrò finito.
Clara aveva lasciato sul lavandino delle mutandine nere di pizzo con un bellissima macchiolina bianca al centro. Conosco quelle macchie bianche. Appena le vedo mi eccito. Non riesco a non toccarle , ad annusarle, a leccarle. Cazzo che porco che sono, penso. E il cazzo mi diventa di marmo.
Torno in camera Clara è distesa, completamente vestita.
- Pensi che possa darti la crema sul pigiama ? Credi che funzioni lo stesso ?
- dai ma il collo lo vedi.
- poche storie togli il pigiama dai
Lei si mette in ginocchio sul letto e toglie il sopra del pigiama tirando fuori un seno bellissimo.
Un po’ cadente ma una terza abbondante ma con dei capezzoli lunghissimi.
Sto fermo. Immobile. Una statua.
- che fai sei morto ?
- sinceramente credevo avessi il reggiseno
- faccio topless in spiaggia figurati se non posso stare a seno fuori in camera mia. Eppoi anche tu hai i capezzoli al vento.
Così facendo si avvicina e me ne strizza uno. Forte. AHIAAAA
Ricambia… AHIAAAA (anche lei) ma sorride.. e si distente pancia sotto.
Ho il cazzo in fiamme. Lei in pigiama, le sue mutandine macchiate, il seno esposto, i capezzoli strizzati. Sto componendo il puzzle. Clara non sta male. Clara vuole una dose notevole di cazzo.
Ma cosa faccio rischio ? E se poi avessi capito male ? Se poi rovinassi un’amicizia ?
Ho capito cosa devo fare. E decido di farlo.
-CONTINUA-
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