Elisabetta e il prof...........il naufragar cì è dolce in questo nuovo amore...............18capitolo/scritto insieme a Davide Sebastiani

di
genere
dominazione




Diciottesimo episodio 

                                                               

                                                                 DANIELE

Sono trascorsi tre giorni da quella maledetta telefonata. Non abbiamo più parlato di quella faccenda. D’altronde, cosa dovremmo dirci? La capisco, per carità. Come si fa a rinunciare a qualcosa che hai anelato per una vita? Ma non posso fare a meno di essere triste. E a quella tristezza si sta aggiungendo anche un po’ di preoccupazione per il mio nipotino Giulio, appena nato. Ha 38 di febbre da un paio di giorni e mia figlia Sara è giustamente preoccupata. Ha sentito il suo pediatra che però le ha consigliato di andare al pronto soccorso. E io dovrò tenere la piccola Martina. Sara mi ha appena telefonato e devo correre. Corro in camera dove Elisabetta sta per entrare in doccia. Era sembrata una mattinata come tutte le altre ma purtroppo non è così. Le spiego la situazione. Sembra anche lei in ansia

 “ Dammi dieci minuti. Vengo anche io. Il tempo di cambiarmi”

 “ Non è il caso. Grazie comunque. E poi lei deve organizzare il viaggio e ci sono un sacco di cose da fare. Bagagli, documenti” Vedo che non è molto d’accordo. E’ la prima volta che oso andare contro un suo desiderio ma so che mi sarebbe d’impaccio in questo momento. Ma è una donna intelligente e capisce che non è il caso di insistere

 “ Ok, ti romperò un po’ le scatole ma voglio sapere come sta Giulio” 

 “ Sono sicuro che starà bene molto presto ma è giusto che lo portino al pronto soccorso pediatrico considerando che ha poco più di un mese di vita. Probabilmente starò con loro un paio di giorni. Almeno spero che in due giorni si risolva tutto” Mi abbraccia e mi bacia

 “ Ok, va’ da loro e… Non preoccuparti per tutto il resto. Mi riferisco alla mia partenza. A volte la distanza rende più forte un sentimento. Tu sei mio anche se staremo a migliaia di chilometri di distanza. E… E anche io rimango tua. Al diavolo, l’ho detto”

 L’abbraccio. E’ meraviglioso sentire la propria padrona parlare di sentimenti ma noi non siamo solo padrona e schiavo. Noi siamo anche e soprattutto un uomo e una donna che si amano. In modo particolare ma intensissimo. E non posso resistere. Alcune lacrime scendono dai miei occhi ma stavolta vedo che anche a lei le lacrime stanno scendendo lungo quel bel viso. Mi soffermo a baciarle e penso che non vorrei mai sciogliere quest’abbraccio. Ma devo andare.


Per fortuna il piccolo Giulio sta bene. Sara mi ha avvertito nel primo pomeriggio. Si tratta di un banale virus che sarà curato con un semplice antibiotico ma è stato necessario comunque un ricovero per monitorarlo. Ho tranquillizzato anche Elisabetta e adesso devo attendere che Sara e mio genero tornino a casa. Lo faranno a sera tarda perché fino alle dieci possono trattenersi con il bimbo ma la notte non possono farlo e soprattutto temo che per Sara sarà un grosso problema psicologico allontanarsi da suo figlio e non poterlo allattare. Ma domani mattina alle sette saranno di nuovo all’ospedale. I medici hanno detto che in un paio di giorni la febbre dovrebbe scomparire grazie all’antibiotico che gli stanno dando e con la febbre anche il virus. Io intanto ho fatto come al solito il nonno pagliaccio con la mia adorabile Martina. E se penso che proprio grazie a lei ho conosciuto Elisabetta, mi sembra di amarla ancora di più. Abbiamo giocato prima al parco e poi a casa. E’ una bambina piena di fantasia e ama inventare giochi dal nulla. Ha voluto essere lei la maestra e io il piccolo ed è uno spasso. Le ho fatto la doccia, le ho preparato la cena e poi è crollata dal sonno. 

Accendo la televisione ma riesco a concentrarmi ben poco. Mi sono tranquillizzato riguardo a Giulio ma non posso non pensare che fra tre giorni Elisabetta prenderà il volo e si allontanerà da me. Forse non per sempre e saremo ancora una coppia ma io ho bisogno di lei, della mia padrona. Ne ho un bisogno fisico e non basteranno poche ore a settimana per placare questo bisogno. L’arrivo di Sara e di suo marito mi distolgono da quei pensieri. Lei mi abbraccia

 “ Per fortuna non è niente di grave. Si tratta di un banale virus e la febbre è già scesa. Se domani non l’avrà per tutta la giornata, dopodomani in giornata ce lo portiamo a casa. Martina come è stata?”

 “ Come vuoi che sia stata? Quando sta con nonno Daniele lei sta benissimo” le rispondo un po’ tronfio conoscendo l’amore che la piccola nutre per me”

 “ Ok. Ma per Giulio stai tranquillo. Hai una faccia…”

 “ No, per Giulio mi sono rassicurato. Il problema è che Elisabetta parte fra tre giorni”

 “ Lo so. Le hanno offerto un contratto in Francia”

 “ Proprio così. Tutto a causa di quel suo strano hobby, il rugby”

 “ Sì e sono rimasta di sasso quando l’ho saputo. A vederla così bella e femminile, non mi aspettavo che avesse una passione per uno sport così duro”

 “ Beh, quella passione sta per diventare un lavoro. Le hanno offerto di allenare una squadra francese e lei ha accettato. Fra tre giorni andrà a firmare il contratto” Si corruccia

 “ E tu non riesci ad accettarlo” Scuoto la testa

 “ Non lo so, Sara. Da una parte dovrei essere orgoglioso e farle fare la sua vita ma dall’altra… Sara, io mi sono innamorato perdutamente di lei. Lo so, sembro il solito idiota di mezza età che perde la testa ma… E’ complicato ma lei è la donna per me. Laura, tua madre, è stata una buona moglie e un’ottima madre ma Elisabetta è il vero amore”

 “ Me ne sono accorta subito e devo dire che anche lei sembra amarti. L’ho visto dal suo sguardo. E ho anche fatto amicizia con sua figlia. Ci sentiamo spesso al telefono. Quando siamo andati a cena tutti insieme ci siamo scambiati i numeri e abbiamo scoperto di avere molte cose in comune. Ormai, le famiglie allargate fanno parte del nostro modo di vivere e sono felice del vostro amore. Certo, questa cosa non ci voleva”

 “ Io non so che fare, Sara. Sono giorni che ci sto riflettendo e sono sempre più convinto che la nostra storia avrebbe ripercussioni gravi dovute alla lontananza”

 “ Ma dai papà, non sareste la prima coppia che è costretta a vivere separatamente”

 “ Lo so ma… Noi abbiamo un modo particolare di essere una coppia. Io ho bisogno di lei. Scusa tesoro, non sono cose che un uomo dovrebbe dire alla propria figlia” Sara mi abbraccia

 “ Invece mi fa piacere che tu mi stia facendo queste confidenze”

 “ Sto pensando seriamente di seguirla e mandare al diavolo il mio lavoro. So che potrebbe essere una pazzia ma Elisabetta è la donna per me e non sono più un ragazzino. Non posso posticipare la mia felicità a data da destinarsi. Devo prendere tutto e subito. Però qui ci siete voi e non posso vivere nemmeno senza di te e senza i bambini. Sono davvero confuso” Vedo Sara allargare le braccia

 “ Solo tu puoi saperlo. Posso solo dirti che qualunque sarà la tua scelta io ti starò vicina. Mi domando però cosa farai se lascerai l’insegnamento”

 “ Aprirò un negozio e mi metterò a vendere centrifugati. Lo chiamerò < Chez Daniele>. Sono ironico e anche Sara lo percepisce accennando un sorriso

 “ Tu stai messo male, papà. Sinceramente mi stai facendo preoccupare”

 “ No dai, non farlo. Sono io che mi devo preoccupare per voi e non il contrario. Io me la caverò. Adesso vai a dormire che sarai stanca. Tutti il giorno all’ospedale deve essere stato tremendo”

 “ Proprio così” ammette. Ci abbracciamo e prima di andar via vado a dare un altro bacino a Martina che dorme beata. Le mie tre donne: Sara, Martina ed Elisabetta. E per ognuna di lor provo un amore diverso. E sento di aver bisogno di tutte e tre. Mi avvio verso casa. O meglio, verso l‘abitazione di Elisabetta. Ormai ho dato la disdetta per il mio appartamento e ho solo quello come posto per dormire. Lei, la mia bella padrona mi attende in camera da letto e mi tempesta di domande sul piccolo Giulio. E’ in versione donna normale e forse è meglio. Non ho molta voglia di fare lo schiavo e probabilmente lei non ha desiderio di ergersi a dominatrice. Ho solo voglia di riposare. Ci scambiamo un bacetto e mi metto a letto anche io. E’ la prima volta che andiamo a dormire senza fare sesso. Lo abbiamo fatto in tutte le salse durante questo mese. Credo di avere avuto più eiaculazioni in questi giorni che negli ultimi dieci anni di vita. Ma adesso l’atmosfera è diversa. Purtroppo è molto diversa.



                                                                          ELISABETTA


Ecco finalmente arrivato il giorno prima della partenza. E’ stata una settimana particolare, molto sofferta sia per me che per Daniele. Abbiamo dormito insieme ma senza fare sesso. D’altronde, per alcuni giorni i suoi pensieri erano giustamente indirizzati più al suo piccolo Giulio che a me. E devo dire che anche io ho avuto paura per quel piccolo frugoletto. Sia lui che Martina li sento come se fossero i miei nipoti veri anche se, soprattutto il neo arrivato, li ho visti poche volte. Ma, a parte quel problema di salute per fortuna brillantemente risolto, non c’era la solita atmosfera tra noi due. E’ vero che dovrò star fuori solamente un paio di giorni e poi rientrerò in Italia prima di partire definitivamente dopo una settimana ma è chiaro che lui pensa che lo stia abbandonando. E anche io non mi sento molto bene. Ho paura che questa non sia la scelta giusta. Tra l’altro, anche se il piccolo Giulio è presto tornato a casa, Daniele ha trascorso quasi tutti i momenti liberi con sua figlia e sua nipote in quanto il piccolo, in convalescenza dal virus, non può uscire di casa e per la piccola Martina stare tutto il giorno in casa con le belle giornate è un delitto e lui, da bravo nonno, l’ha spesso portata in giro. Dal canto mio, sono stata indaffarata per tante motivi. Documenti, vestiti e tutto ciò che mi può servire per un viaggio sia pur relativamente breve, prima di tutto. Ma in quei due giorni saranno tantissimi gli impegni. Prima la firma del contratto e poi una vista al centro sportivo che diventerà il mio luogo di lavoro. E infine i colloqui con il presidente della mia nuova squadra per valutare quali saranno le giocatrici che voglio che rimangano in squadra e quali invece io vorrei che la società acquistasse. E’ vero che in teoria le ragazze sono tutte dilettanti ma comunque, come in tutti gli sport di squadra, c’è una campagna acquisti che si dovrà fare per la nuova stagione. Per l’occasione, mi sono fatta inviare diversi filmati che ho guardato attentamente per valutare quali sono le giocatrici che potranno fare al caso nostro. Ovviamente, i prezzi non assomigliano nemmeno lontanamente a quelli degli altri sport più blasonati ma comunque ci sarà un esborso da parte della mia nuova società. Ho naturalmente divorato anche i filmati che riguardano la mia nuova squadra cercando di comprenderne pregi e difetti. E’ chiaro che si tratta di giocatrici molto forti e non per niente stiamo parlando di una squadra di un certo livello anche in Europa ma ho notato alcuni difetti che penso di poter migliorare con l’acquisto delle giocatrici giuste. E poi ci sarà la mia carica. Fare l’allenatrice significa anche essere una buona psicologa, comprendere le ragazze e stimolarle nel modo giusto e in questo non sono seconda a nessuno. 

Mia figlia Flavia intanto mi guarda e poi scuote la testa

 “ Ma santa pazienza, ti sembra questo il modo di preparare una valigia? Io non ti riconosco più. Hai praticamente buttato tutto alla rinfusa e le cose sono due. O togli qualcosa o tiriamo tutto fuori e ripieghiamo per bene altrimenti il trolley esplode” Io abbasso gli occhi

 “ Forse non dovrei partire. Non lo so, tesoro” Flavia mi guarda stupita

 “ Cosa non sai?”

 “ Io… Ho paura” Mi scendono le lacrime. Sto piangendo come una donnetta. Non devo. Sono una dominatrice ma non c’è niente da fare e le lacrime continuano a scendere senza che io riesca a frenarle. Mi getto sul letto continuando a piangere come una bambina. Ma cosa mi sta succedendo? Mia figlia si avvicina e mi regala una tenera carezza

 “ Mamma, cosa c’è? Ne vuoi parlare con me? Non ti ho mai vista in queste condizioni” Volto il viso dalla sua parte e tiro su col naso

 “ Ho paura che lo perderò andando a lavorare in Francia. Se io firmerò quel contratto, ci vedremo una volta ogni morto di papa. I giorni feriali lui dovrà lavorare e il fine settimana ci sono le partite di campionato. Quando mai ci vedremo?” Mia figlia scuote la testa

 “ Se non fosse che stai piangendo ci sarebbe da ridere. Ti rendi conto che ti stai comportando come un’adolescente inquieta. E lui sta messo peggio di te” 

 “ Come sta messo peggio di me? Che ne sai tu?” le domando alzandomi dal letto e cercando miseramente di asciugarmi quelle lacrime che continuano invece a scendere copiosamente

 “ Io e Sara, la figlia di Daniele, siamo entrate in confidenza e ci sentiamo spesso. Le avevo telefonato quando ho saputo del problema di suo figlio e mi ha rassicurata sulle condizioni del piccolo Giulio. Siamo passate a parlare di altre cose e mi ha detto che suo padre è seriamente tentato di partire con te in Francia” Spalanco gli occhi

 “ Cosa? E che si mette a fare?”

 “ Sara mi ha riferito che vuole aprire una rivendita di centrifugati. Pare fosse ironico ma considerando come vi state comportando, non mi meraviglierebbe che ci fosse un pizzico di verità” Guardo Flavia e mi asciugo le ultime lacrime che finalmente hanno finito di scendere

 “ Ha detto proprio così? Mi stai prendendo in giro?” Mia figlia scuote la testa

 “ La cosa buffa è che sono seria. Almeno questo è quanto mi ha riferito Sara. Pare che sia completamente partito di testa. Lo hai completamente rincoglionito”

 “ Non parlare così di Daniele. Se è per questo anche io sono completamente rincoglionita e ho pensato più di una volta che sto facendo una fesseria inseguendo il successo come allenatrice. Che me ne faccio del successo sportivo se poi non ho accanto le persone che amo di più? Tu, tuo fratello, i miei nipoti e … Daniele. Sì, anche lui” Flavia si fa più seria 

 “ Mamma, se tu rinunciassi probabilmente non cambierebbe molto. Lui si sentirebbe in colpa per aver tarpato la tua carriera e tu inconsciamente lo faresti sentire colpevole di quella rinuncia. Vi logorereste l’anima. Io capisco la tua titubanza ma se decidessi di fare una scelta del genere dovrai farla per te e non per lui altrimenti, anche se non glie lo rinfacceresti con le parole, avresti un comportamento tale da farglielo pesare. Capito mamma?” Annuisco

 “ Sì lo so. E ci ho pensato. Flavia, non posso entrare nei particolari ma lui è il mio ideale. Non troverei mai da nessun’altra parte un uomo come lui. Daniele mi fa sentire…” Sto per dire che mi fa sentire grande, bellissima, una dea ma devo interrompermi “Lui mi fa sentire me stessa” proseguo dopo alcuni istanti “Tra me e Daniele c’è qualcosa di speciale. Ci siamo trovati dopo una vita che ci siamo cercati. Noi siamo esattamente la metà che ci mancava per essere felici” 

 “ Beh, che siete felici insieme è lampante. E devo anche aggiungere che è bello che tra la nostra famiglia e la sua si sia instaurato un bel feeling. Io e Sara siamo sintonizzate come se fossimo vecchie amiche o parenti. E so che ti stima molto e ti ammira. Dice che sei una strafiga e il suo sogno sarebbe quello di arrivare alla tua età ed essere giovanile come te. Insomma, sei tu che devi prendere l’ultima decisione. Se decidessi di prendere questo benedetto aereo che ti porterà in Francia, sappi che ci sono gli aerei, le videochiamate e saremmo sempre in contatto. E lo sareste anche voi due” Annuisco. Come dirle che in realtà quello che facciamo io e Daniele ha bisogno di contatto fisico? Sì, potremmo fare qualcosa che assomigli alla dominazione ma io ho bisogno di sentirlo oltre che vederlo. Io non ho intenzione di dargli ordini in chat o in videochiamata. Mi ecciterei, lo so, mi conosco. E quindi avrei bisogno di lui, della sua virilità per sentirmi femmina e dominante. Almeno per come la vedo io. Ripenso a questo mese passato, a tutte le volte che abbiamo fatto sesso, alla sua lingua sul mio corpo e alla mia sul membro eretto, al nostro bisogno quasi perenne. E poi penso a quando mi serve per la cena, così timoroso che io possa non gradire ciò che mi ha cucinato. Ripenso a quanto immensa mi fa sentire quando beve la mia urina o al piacere immenso quando lo penetro e lo sento completamente di mia proprietà. O a quando la mia dominazione si fa più all’acqua di rose e ci riempiamo di baci manco fossimo due quindicenni. No, queste cose hanno bisogno di un contatto continuo e non di poche ore a settimana che dovrei dividere tra lui, i miei figli e i miei nipoti. Accarezzo comunque Flavia

 “ Sì tesoro. In fondo con un’ora di aereo saremmo di nuovo a contatto” le dico per niente convinta

 “ Bene, adesso vai in bagno, asciugati quelle lacrime, truccati e mettiti qualcosa che gli farà uscire gli occhi dalle orbite visto che tra poco sarà qui e voi avrete la vostra serata speciale prima della partenza” 

Già, fra poco Daniele sarà qui e andremo a cena. Abbiamo prenotato un delizioso ristorante sul mare e forse poi ci andremo a fare una passeggiata sulla spiaggia. Lo so, è più da diciottenni che da persone della nostra età ma non me ne importa niente. L’amore non ha età e noi siamo solo diversamente giovani. Anzi, molto più in forma di quegli sbarbatelli considerando quante volte abbiamo fatto sesso in questo mese trascorso insieme. Sfido qualunque ragazzo ad averlo sempre dritto come il mio Daniele. E sfido qualunque ragazza a saper far eccitare un uomo come io riesco con lui. E poi stasera lo voglio di nuovo sentire mio. Sì, ha ragione mia figlia. Meglio che mi vada a fare bella perché voglio sentire il suo desiderio in ogni suo sguardo, in ogni sua frase.

 Voglio essere una dea e solo Daniele può farmici sentire.


scritto il
2023-11-01
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