Elisabetta e il prof......il naufragar cì è dolce in questo nuovo amore........20°e ultimo capitolo/scritto insieme a Davide Sebastiani

di
genere
dominazione




ULTIMO EPISODIO
ELISABETTA





Quando mi sveglio, la prima cosa che faccio è guardare sul cellulare l’ora. E’ così che faccio anche stamattina e mi rendo conto che è ancora presto. Ho tutto il tempo per farmi la doccia, vestirmi e aspettare Flavia che mi accompagnerà con Daniele all’aeroporto. Allungo le gambe per sentire il suo corpo vicino a me. E’ una piacevole sensazione intrecciare le mie gambe con le sue ma stavolta le mie gambe trovano il vuoto. Mi rigiro e mi rendo conto che Daniele non c’è. Mi sveglio del tutto e mi guardo intorno. Sul comò vedo il vassoio della colazione. Forse è andato in cucina. Lo chiamo ma la mia voce rimbomba nella casa senza alcuna risposta. Voglio che la colazione mi venga portata sul letto e sono indispettita. Poi però la mia mente comincia ad elaborare pensieri più articolati e comincio ad avere il sospetto. Mi alzo e mi avvicino al comò. All’interno del vassoio, la colazione è completa, come mi ha abituato Daniele durante questo mese. Ci sono i cornetti caldi che sono ancora tiepidi segno che non è molto che l’ha portata. E poi un biglietto. Lo afferro con il cuore in gola e le mani tremanti
< Mi dispiace molto padrona. Devo sbrigare una commissione e devo correre per diversi uffici. Pertanto non potrò accompagnarla. So che lo farà sua figlia. Se farò in tempo ci vedremo al gate altrimenti ci sentiremo per telefono. Faccia buon viaggio. La amo con tutto il cuore. Un bacio, Daniele>
Un cuore stilizzato completa il biglietto. Vorrei rovesciare il vassoio per terra e devo fare ricorso a tutto il mio autocontrollo per non farlo. Non può fare una cosa del genere senza il mio permesso. Non può lasciarmi sola proprio quando io ho un terribile bisogno di lui. Quando lo incontrerò di nuovo, giuro che glie la faccio pagare. Gli toglierò la pelle con il mio frustino e con lo strap-on lo penetrerò con violenza per fargli male. Non può lasciarmi con un biglietto insipido. E perché mi viene da piangere come una donnetta abbandonata? Devo rimanere calma e cerco di comprendere questa decisione. E’ la prima volta che lui fa un’azione senza il mio permesso e l’ha fatta perché ben sapeva che quel permesso non glie lo avrei accordato. E’ chiaro che non se la sente di accompagnarmi all’aeroporto mentre mi accingo a fare un viaggio che cambierà le nostre vite. Perché le cambierà, inutile girarci intorno. La telefonata del mio agente intanto mi desta dai miei pensieri
“ Ciao Claudio, sei pronto?”
“ Quasi. Ci vedremo come d’accordo all’entrata dell’aeroporto. Poi andremo insieme. Emozionata?”
Emozionata io? No, per niente. L’assenza di Daniele mi ha evitato di pensare che sto per firmare per una delle più forti squadre europee di rugby femminile.
“ No, non lo sono” gli rispondo infatti
“ Meglio così. Bene Betta, allora confermiamo il nostro appuntamento. Per qualsiasi cosa ci sentiamo per telefono”
“ Ok” gli rispondo troncando in fretta la comunicazione.
Mi vado a fare una doccia dopodiché inizio a vestirmi e a truccarmi. Devo essere perfetta senza essere sensuale. E quindi indosso un tailleur pantalone grigio spigato da donna in carriera e uso un trucco minimalista. Niente rossetto, tanto per chiarirci. Stivaletti col tacco di pochi centimetri e sono pronta proprio quando mia figlia Flavia bussa alla porta
“ Dai mamma che l’aereo non ti aspetta”
“ Sono pronta tesoro”
“ Ok, ricontrolla tutto”
Lo faccio e sembra tutto a posto. Afferro il trolley e lo trascino con me. Prima di uscire da casa controllo il gas e poi chiudo la porta dietro di me. Dopo pochi minuti siamo in direzione dell’aeroporto. Sospiro nervosamente mentre Flavia sembra avere il piede troppo pesante sull’acceleratore
“ Vai pieno. Voglio arrivarci tutta intera a prendere quell’aereo” Mia figlia scoppia a ridere
“ Lo sai che ho una guida piuttosto sportiva. Piuttosto, come mai Daniele non era in casa? Mi sembra di ricordare che aveva detto che ti avrebbe accompagnata anche lui”
“ Si è ricordato che aveva delle cose da fare. Se fa in tempo ci vedremo al gate altrimenti ci telefoneremo”
“ Sicura che non c’è altro? Non è che mi stai nascondendo qualcosa?”
“ No tesoro. Probabilmente non se l’è sentita di accompagnarmi e ha messo una scusa”
“ Dai su, non vai in Antartide”
Annuisco.
Non vado in Antartide ma mi mancherà tantissimo. Mi mancheranno tutti quei gesti d’amore e di devozione, mi mancheranno tutte quelle sensazioni dominanti che avevo dentro di me, mi mancherà tanto il sesso. No, non un sesso normale. Quello che facciamo noi è diverso. Con lui mi eccito solo a guardarlo, a vedere il suo cazzo perennemente in erezione per me, per la sua padrona. Con la dominazione, il desiderio mi pervade il corpo intero, mi scombussola, mi fa sempre essere bisognosa di lui, mi fa essere perennemente un lago per quanto ne sento un bisogno spropositato. Un bisogno che lui riesce a colmare come solo uno schiavo innamorato può fare. Accidenti a me. E accidenti a lui che mi è entrato così prepotentemente nel cuore, nell’anima e nella carne. Ma non posso perdere l’occasione della vita. Non posso.
L’aeroporto comincia intanto a stagliarsi di fronte a noi. In pochi minuti lo raggiungiamo. Mia figlia posiziona la macchina dove non possa dare fastidio e si ferma. Scendiamo entrambe ed è lei a prendermi il trolley
“ Ciao amore. Appena arrivo mando un messaggio a te e a tuo fratello in modo che non stiate in pensiero” le dico cercando un sorriso che però credo non mi riesca del tutto
“ Mi raccomando. Lo sai che altrimenti mi agito” Ci abbracciamo e poi prendo il mio trolley e mi allontano da lei andando in direzione del luogo dove ho l’appuntamento con Claudio. Lo vedo che è già lì ad aspettarmi. E adesso non resta che andare a fare il check-in.




DANIELE


E’ la prima volta, da quando ho conosciuto Elisabetta, che faccio una cosa senza il suo permesso. Ma proprio non ce l’ho fatta ad andare all’aeroporto. Inutile sottolineare come in realtà non avessi alcun impegno. Ci ho riflettuto tutta la notte trascorsa quasi completamente insonne e poi ho maturato questa decisione. Voglio evitare di salutarla in lacrime. Perché non potrei fare a meno di piangere. Sì, forse sono troppo sensibile ma credo che sia stato meglio così. Le ho portato la colazione a casa e poi sono uscito senza far rumore, furtivamente come un ladro. E ho cominciato a girovagare per poi mettermi ad attendere che uscisse dal portone. L’ho vista mentre saliva in macchina con sua figlia e quando ho notato che partivano mi sono deciso a salire di nuovo in casa. Eccola l’abitazione che ha visto la mia felicità. Un mese di passione, di intenso, tenerissimo, violento amore che solo chi ha le nostre sensazioni può riuscire a comprendere. Mi guardo intorno. Ma che ci faccio io qui? Io non posso stare senza di lei, senza la mia padrona, senza la donna che amo. Il mio posto è accanto a lei. Anzi, sotto di lei. Respiro profondamente ma dentro di me ho già preso la mia decisione. Non posso stare ad aspettare senza agire. Ed è il momento di agire e di farlo pure in fretta. Guardo nel mio armadio e prendo una valigia, ci metto dentro qualcosa e poi la chiudo. Guardo di avere la mia carta di credito e un documento e poi faccio quello che solo un pazzo può fare. E io sono un pazzo. Completamente pazzo d’amore per la mia padrona. Chiudo la casa di Elisabetta e trascino la mia valigia dentro l’ascensore. Eccomi sono in strada. Cerco di ricordare dove diavolo ho parcheggiato la macchina e poi ho l’illuminazione. Eccola. La apro e metto la valigia dentro il portabagagli e poi di corsa verso l’aeroporto. Devo partire con lei. Non ho nemmeno il biglietto ma qualcosa m’inventerò. Le telefonerò e le dirò che la raggiungo. Al diavolo il lavoro, l’insegnamento. Io devo stare con lei. Spingo con l’acceleratore e prego tutti i santi del paradiso di poter prendere un aereo che mi porti a Parigi. Forse non sarà il suo, forse sarà quello seguente ma io devo raggiungerla per poter stare insieme. Non so nemmeno cosa mi metterò a fare per campare. Ma qualcosa troverò. Non mi importa di niente. Quello che mi interessa adesso è solo che io devo raggiungere la mia padrona e dirle che voglio stare insieme a lei perché altrimenti non posso più vivere. Tutto il resto non conta.



ELISABETTA


Eccomi qui ad attendere il mio volo. Accanto a me Claudio mi parla ma io riesco appena a percepire le sue parole. Daniele non c’era al gate. Non è voluto venire e lo capisco perché al posto suo avrei fatto la stessa cosa. Ho una voglia pazzesca di fumare per quanto sono nervosa ma non posso farlo. Dietro di me una coppia sta parlando dei loro programmi per i giorni che trascorreranno in Francia e io invece ho già tutto programmato. Ma senza il mio uomo. Ho atteso una vita prima di trovare un uomo come Daniele e adesso lo sto sacrificando sull’altare delle mie ambizioni sportive. Per sentirmi brava, per poter dire che ce l’ho fatta e che sarò la prima donna italiana ad allenare nel tempio del rugby europeo. E per farlo dovrò rinunciare a Daniele. Sì, ci vedremo nei ritagli di tempo ma non sarà la stessa cosa. Non può esserlo. Guardo Claudio, il mio agente e poi mi guardo intorno. Mi sembra di essere un’aliena in mezzo a un gruppo di terrestri. La voce metallica intanto ci segnala che il nostro volo è pronto. Ci alziamo tutti. Dobbiamo far vedere alla ragazza dietro il bancone il nostro biglietto e ci mettiamo in fila. Ecco, è il mio turno. Tiro fuori il telefonino per mostrare la prenotazione aerea fatta on line ma non riesco a fargliela vedere, come se una forza mostruosa mi impedisse di stendere il braccio. Vedo Claudio spazientito
“ Che c’è Betta? Hai dimenticato qualcosa? Dai, qualunque cosa sia la compreremo in Francia”
Sì, ho dimenticato qualcosa ma quello che mi serve non si può comprare. Scuoto la testa e sorrido in direzione del mio agente
“ Scusami Claudio, dì ai francesi quello che vuoi, inventati una scusa ma io non ce la faccio”
Mi osserva stralunato
“ Betta, ma che stai dicendo? Dai che stiamo rallentando la fila”
“ Io rimango qui. Non posso lasciare la persona che amo. Al diavolo tutto. Adoro il rugby, adoro allenare ma continuerò a farlo in Italia senza abbandonare la mia vita, perdonami Claudio”
Non lo lascio nemmeno controbattere e mi allontano di corsa trascinando il mio trolley. Voglio andare a casa e poi sculacciarlo per aver fatto una cosa senza il mio permesso. E poi voglio scoparmelo fino a fargli uscire il sangue al posto dello sperma. E poi voglio baciarlo come se non ci fosse un domani. E poi… E poi… Dirgli che lo amo da impazzire e che senza di lui, senza il mio adorato schiavo non posso vivere. La gente mi guarda correre e penseranno che sto per perdere l’aereo mentre io quell’aereo l’ho voluto perdere. Ci andremo a Parigi ma come coppia, come innamorati. Mi affretto sempre di più. Poi il mio sesto senso si mette in funzione. Quel sesto senso che mi ha permesso di riconoscere in Daniele il mio uomo ideale. O forse perché sento la sua voce che ho imparato a riconoscere tra milioni. Sta spiegando col suo francese arrugginito qualcosa alla ragazza della compagnia aerea. Riprendo fiato dalla folle corsa e mi avvicino. Forse si è poi deciso a venirmi a salutare. Cammino in parallelo alla fila che ha creato e mi metto di fianco a lui
“ Spostati che c’è una fila enorme e la stai bloccando”
Si volta e vedo che sbianca in volto
“ Padro… Elisabetta, io…” Gli sorrido e lo invito ad uscire da quella fila
“ Sei venuto a salutarmi?”
“ No padrona. Io voglio comprare un biglietto per Parigi. Io voglio stare con lei. Non ce la faccio a vivere senza sentire il dominio della mia padrona”
Solo adesso guardo la valigia che ha con sé. Non poteva resistere lontano da me. Era normale. Così come non sono riuscita a resistere io al pensiero di vederlo una volta ogni tanto
“ Non ti voglio con me a Parigi”
Il suo volto diventa quello di un cane bastonato. Non si capacita
“ Perché padrona? La prego, so che anche lei non è completamente soddisfatta di andare ad allenare all’estero e forse la soluzione migliore è che io venga con lei. Farò qualcosa. Darò lezioni di italiano, mi inventerò qualcosa ma mi faccia venire con lei”
“ Non è possibile Daniele. E sai perché?”
“ No padrona, me lo dica. Voglio sapere perché lei non mi vuole”
“ Perché ho deciso di non partire, scemo. Nemmeno io posso stare senza di te. Rimango in Italia”
Lo afferro per la nuca, lo spingo verso di me e lo bacio con tutta la passione che ho. Al diavolo chi ci guarda e sorride. Cosa c’è? Non avete mai visto una coppia di innamorati che hanno qualche anno in più? Ci distacchiamo e ci guardiamo negli occhi. Vedo in lui la felicità e la mia la sento dentro di me. Perché non possiamo fare a meno l’uno dell’altra. Siamo nati per stare insieme. E lo saremo per sempre, lo so. Gli prendo la mano e ci dirigiamo verso l’uscita dell’aeroporto. Ogni tanto ci sorridiamo però poi mi fermo
“ Cosa c’è padrona? Perché si è fermata?” mi chiede incuriosito
“ Mi sono fermata per dirti che ho intenzione di punirti dolorosamente. Ti farò pentire di avermi scritto quel biglietto. Ti farò pentire di aver fatto una cosa senza il mio consenso. Tu sei mio, ricordatelo. E fai una cosa solo se io ti do il permesso”
Sorride
“ Sono pronto a prendere le mie giuste punizioni, mia bellissima padrona. E ci può scommettere che non mi azzarderò mai più a fare qualcosa senza il suo consenso”
Lo bacio nuovamente. Sì, lui è mio ma anche io sono sua. In modo diverso ma lo sono. Ci riprendiamo per mano. Adesso so di aver fatto la scelta giusta. L’unica scelta che potevo compiere. Perché c’è una scala di valori e lui, il mio Daniele, il mio schiavo, l’uomo che amo con tutta me stessa è di gran lunga più importante del rugby e del mio successo personale. Il mio successo nella vita è avere avuto la fortuna di incontrarlo. E me lo voglio tenere sempre accanto a me.
Sì, ho fatto la scelta giusta, la scelta della felicità.

FINE





































scritto il
2023-12-04
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