Elisabetta e il prof........il naufragar cì è dolce in questo nuovo amore........9capitolo/scritto insieme a Davide Sebastiani
di
Idea Clito
genere
dominazione
Nono episodio
ELISABETTA
Mi sento una dea. Questa è la mia vera anima e questa tuta rossa aderentissima, questi stivali dal tacco chilometrico a spillo, il mio frustino, mi rappresentano perfettamente. Mi sento perfetta. La tuta di lattice non lascia niente all’immaginazione e ho quasi la sensazione che si possano notare i miei nei più intimi. Ma non ho alcuna vergogna. Il mio corpo è scolpito da tanti anni di allenamenti e so di piacergli. Avanzo verso Daniele che ha la bocca aperta dallo stupore. Adesso vediamo se tutte le mie sensazioni sono giuste oppure ho preso un abbaglio. O mi obbedirà e allora è uno schiavo nell’anima oppure scapperà il più lontano possibile da me. Sono agitata per questo tremendo dubbio amletico ma ormai siamo giunti al momento cruciale e devo agire
“ In ginocchio” gli ordino. Se lui mi obbedisce, è fatta. Lo vedo alzarsi pian piano e poi inginocchiarsi ai miei piedi
“ Sì padrona, come lei ordina”
Sospiro ebbra di gioia. Lo sapevo, lo sentivo dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Mi ha dato addirittura del lei e questo dimostra perfettamente le sue sensazioni
“ Ti sei mosso dal divano?” gli chiedo. Sono impacciata anche io anche se fingo la massima naturalezza. Ma questo è un momento che ho atteso da una vita e quasi non riesco a crederci
“ No padrona. Lei mi aveva ordinato di non muovermi e non l’ho fatto”
Anche lui lo aveva capito. Mi ha lanciato un bel po’ di messaggi che ho faticato a raccogliere più che altro per paura di perdere un uomo che mi piace tantissimo ma poi ho dovuto rompere gli indugi. Sono io l’elemento dominante ed è giusto che toccasse a me fare la mossa decisiva
“ Adesso alzati” gli ordino e Daniele obbedisce. Con questi tacchi chilometrici mi arriva al mento e posso bearmi anche di questa mia superiorità. Ho voglia di fargli tante cose e di sfogare la mia indole sadica su di lui ma so che devo andarci cauta
“Ora spogliati” aggiungo dopo alcuni secondi. Si toglie tutto rimanendo solo con gli slip. Mi avvicino a lui e gli mollo una potente sberla
“ Ho detto ,TUTTO, devi togliere TUTTO"
“ Mi perdoni padrona”
E’ imbarazzato. Non deve essere uno schiavo provetto. Chissà se per lui sono la prima donna dominante. Sarebbe meraviglioso per entrambi. Si toglie anche gli slip e ancora una volta il suo cazzo mostra una potente erezione e questo mi tranquillizza. Se avevo ancora qualche dubbio, adesso quei dubbi sono fugati del tutto. Solo un uomo che ama quello che sta vivendo potrebbe eccitarsi in questo contesto. Gli afferro il cazzo
“ Da questo momento, tu mi appartieni. E mi appartiene anche questo affare”
“ Sì padrona, sono suo, le appartengo e non mi sembra vero. Mi sembra di sognare”
Sospiro. Queste parole non fanno altro che accrescere il mio desiderio.
Sembra assurdo. Due sconosciuti non più giovanissimi che si incontrano per motivi banali, un uomo e una donna che non sanno niente l’uno dell’altra ma che si rendono conto di essere complementari. Fin da prima che ci scambiassi due parole fantasticavo sessualmente su di lui tanto da essere costretta a masturbarmi più volte con i miei giocattolini. Anche in questo istante il mio desiderio è alle stelle. Sento che mi sto bagnando e non portando intimo sotto questa tuta, c’è il rischio che possa chiazzarla proprio in quel punto. Ma sì, chi se ne importa! Accada quel che accada, io vado avanti. Mi guardo intorno e noto ancora le due tazzine di caffè. E’ un ottimo motivo per fargli capire cosa voglio da lui. Il mio schiavo dovrà essere sempre al mio servizio e le pulizie della casa toccheranno a lui. Almeno questa è la visione che ho sempre avuto di un rapporto del genere. Sarà così anche per lui? Devo scoprirlo pian piano sperando che sia così. Non voglio perderlo per niente al mondo. Lo afferro comunque per un orecchio
“ Cosa ci fanno ancora qui le tazzine? Pensi che ci vadano da sole nel lavandino? O peggio, pensi che debba essere io ad occuparmi di queste cose?” Scuote la testa vigorosamente
“ No padrona, queste sono mansioni che toccano allo schiavo. Non le ho portate in cucina perché lei mi aveva ordinato di non muovermi” Faccio volteggiare la mia frusta e poi con violenza vado a colpire il divano. Mi osserva con timore mentre io ho avuto la sensazione di essere una domatrice che insegna il comportamento ai tigrotti
“ Porta le tazze in cucina. Dopo ti occuperai di pulire tutto ma per il momento torna qui”
“ Sì padrona, subito” Lo vedo scomparire e sospiro chiudendo gli occhi. Sto vivendo quello che ho sempre sognato. Vorrei urlare dalla felicità ma siamo appena all’inizio e la nostra compatibilità non è assolutamente certa anche se io sono sicura che lo sia. Ho avuto questa sensazione dal primo momento che ho posato il mio sguardo su di lui. Non faccio in tempo ad approfondire troppo queste mie sensazioni perché Daniele riappare in una frazione di secondo, con quel pene eretto che dovrebbe dargli un bel po’ di fastidio nei movimenti ma che per me è un gran bel vedere
“ Adesso mettiti a quattro zampe”
“ A quattro zampe?” Gli mollo una frustata sul suo sederone che lo fa sobbalzare
“ Cosa sei? Un pappagallo? Quando ti do un ordine tu obbedisci in silenzio e apri la bocca solo per rispondermi o se ti do il permesso” E’ chiaro Daniele?”
“ Sì padrona. E’ chiarissimo” Gli mollo altre frustate. So che sono dolorose ma so anche che sono completamente innocue. Voglio testare la sua resistenza e mi auguro che non sia un piagnucolone. Non lo è. Malgrado lo colpisca con forza, non fa uscire un solo grido. Si mordicchia il labbro ma accetta le mie frustate in silenzio. Mi fermo a dieci per poi accarezzarlo sulla testa per dimostrargli che ho gradito il fatto che non si sia lamentato. Lo lascio lì per alcuni secondi per andare nella mia camera. Ecco qualcosa che sognavo di mettere al mio schiavo. Torno nel salone e naturalmente Daniele è ancora nella stessa posizione di prima. Prendo l’oggetto che ho in mano e glie lo faccio vedere. Socchiude gli occhi e lo vedo sorridere. So che è anche lui, come me, è al settimo cielo
“ Prima ti ho detto che tu mi appartieni. Come un cagnolino appartiene alla sua padrona. E come un cagnolino, devi avere il collare. Questo sarà il tuo e lo porterai ogni qualvolta io te lo ordinerò”
“ Sarà un onore, padrona. Sarà il mio segnale di appartenenza”
Non replico. Il collare non è il massimo della comodità. Ha degli anelli all’esterno e dei piccoli spuntoni all’interno che rendono complicato indossarlo ma io voglio che lui lo faccia. Dopodiché aggancio il collare a un lungo guinzaglio
“ Vieni, andiamo a farci una passeggiata” Lo trascino di peso nella camera e mi accorgo che fatica a seguire il mio passo e la cosa mi fa un po’ ridere. Mi siedo sul bordo del letto
“Vai a prendermi una sigaretta”
“ Subito padrona” Pochi istanti dopo ho la sigaretta in mezzo alle mie labbra rosse. Me l’accende
“ Prendi un posacenere e mettiti in ginocchio accanto a me con il posacenere in mano”
“ Come lei vuole, padrona”
Non faccio in tempo a contare fino a cinque che il mio schiavo è, come gli avevo ordinato, in ginocchio accanto a me. Ho proprio bisogno di questa sigaretta che spero riesca a calmare i miei bollenti spiriti. Non è facile. Per la prima volta in vita mia sto vivendo quello che avrei voluto vivere da sempre. Per di più Daniele è interamente nudo e vedere quel cazzo così dritto, così possente, non mi aiuta di certo a calmarmi. Ad ogni modo, gli tolgo il guinzaglio lasciandogli però il collare che testimonia il mio potere su di lui.
Lo accarezzo teneramente
“ Ti piace obbedire ai miei ordini?”
“ Sì padrona. E’ meraviglioso sentire la sua autorità”
“ Lo avevi capito, vero?”
“ Ci speravo. Il suo comportamento era dominante ma non ero sicuro” Lo accarezzo
“ Devo dire che anche io lo avevo intuito” ammetto “C’era qualcosa in te che mi faceva presumere che tu fossi la persona che poteva fare al caso mio”
“ Abbiamo lanciato entrambi diversi messaggi. Avevo capito che lei è una donna autoritaria ma avevo ancora molti dubbi. Quando poi l’ho vista con questa tuta di lattice e col frustino in mano ho capito che le mie supposizioni erano giuste”
“ Ti piace questa tuta? Ho diverse cose nel mio guardaroba su questo genere”
“ Oh padrona, lei è un sogno. E’ bellissima, sensuale alla massima potenza”
Sorrido soddisfatta. Era questo che volevo sentirmi dire. Voglio essere adorata, voglio sentirmi superiore, voglio sentirmi una vera divinità e Daniele riesce a farmi sentire tutto questo. Credo che potrei innamorarmi perdutamente di lui anche se non fosse il mio schiavo ma in questo modo…è praticamente irresistibile per me. Lo osservo ancora piena di dubbi. Saprà accettare e soddisfare tutte le mie voglie? Saprà resistere ai miei desideri sadici, alla mia voglia di essere dura? Perché io ho bisogno di quel pizzico di sadismo e di durezza, oltre che di autorità e quindi in alcuni casi non potrò fare a meno di essere tremenda nei suoi confronti perché è la mia natura ma scoprirò cosa sarà giusto fargli pian piano mescolando quella durezza a momenti dolci. Ecco, come al solito la mia mente fantastica su un futuro che è ancora tutto da scrivere ma anche questo fa parte di me. Sono dominante, dura, sadica ma anche una romantica sognatrice. E spero che questo mix sia di suo gradimento perché Daniele sembra essere il mio uomo perfetto e non voglio perderlo per niente al mondo. Spengo la sigaretta dopo aver tirato la boccata verso il soffitto. Il momento di dolcezza è finito e voglio tornare ad essere la padrona dura e autoritaria
“ Bene! Adesso puliscimi gli stivali. Voglio che siano lucidi. Voglio vedere il mio riflesso, come se fossero uno specchio”
“ Sì, mia padrona” Vedo che goffamente cerca di sfilarmeli
“ Cosa stai facendo?”
“ Glie li sto togliendo per andarli a lucidare”
E’ l’occasione che attendevo. Lo faccio alzare e poi mi alzo anche io e stavolta il ceffone che gli mollo è ancora più pesante. Ma deve capire chi comanda e che non sono una che scherza. Gli vado di fronte e lui inconsciamente mette le sue mani sul viso forse pensando a un altro schiaffo. Invece gli afferro il polso sinistro. Ho calcato i campi da rugby per una vita e le mie avversarie non facevano certo complimenti. Sono forte e per me è un gioco da ragazzi torcergli il braccio per poi mandarlo giù per terra. Non si è trattato di un vero e proprio placcaggio che si effettua in partita per fermare un’azione avversaria ma è una variante ottima per immobilizzare un uomo e per ciò che stiamo vivendo direi che è meglio ancora. Con una mano quindi gli tendo il braccio dietro la schiena e con l’altro gli afferro il collo mentre col ginocchio spingo sulla sua schiena. Potrei fargli quello che voglio in quella posizione. Lo sento piagnucolare sotto di me
“ La prego padrona, mi lasci. Qualsiasi cosa abbia fatto le chiedo perdono”
Per alcuni istanti non lo sento. Voglio imporgli la mia forza, il mio dominio, il mio potere. Mi sento finalmente la donna che ho sempre voluto essere, in pieno controllo fisico e mentale nei confronti di un uomo ma poi decido di lasciarlo. Non voglio fargli male, cosa che rientra ampiamente nelle mie possibilità, ma volevo solo dimostrargli quello che sono in grado di fargli. Lo giro e poi lo afferro per il mento andandogli vicinissimo col mio volto
“ Quando ti do un ordine, esigo che tu mi capisca al volo altrimenti per te saranno guai. Ti avevo detto che ero stata una campionessa di rugby? Beh, come vedi, non ho perso lo smalto dei miei tempi migliori e ti posso garantire che posso farti molto male” Annuisce
“ Me ne sono accorto, padrona”
“ Ti posso assicurare che invece hai visto ben poco. Posso disporre di te come meglio credo e ti conviene non dimenticarlo mai. Ma spero che quello che ti ho fatto ti sia servito da lezione. Quando ti ho detto che devi pulire i miei stivali intendevo che lo devi fare con la lingua. Datti da fare” gli ordino e stavolta non si fa ripetere.
Io mi rimetto seduta sul bordo del letto e Daniele si inginocchia di nuovo al mio cospetto e inizia a tirar fuori la lingua per pulirmi gli stivali. Non corre alcun rischio. Li ho sterilizzati io stessa prima di indossarli proprio perché l’intenzione era quella di fargli posare la sua lingua su di essi. Si dà da fare e passa la sua lingua sul mio stivale destro mentre con quello sinistro mi diverto a sfiorargli il collo col mio tacco a spillo. Lo vedo tremare. Sa che in questo momento lui dipende da me e che potrei perforarlo da parte a parte ma non dice niente. Socchiudo gli occhi mentre Daniele continua a fare il suo dovere. Sento che è passato all’altro piede e forse perdo un po’ la cognizione del tempo perché quando riapro gli occhi i miei stivali brillano, davvero lucidissimi.
Lo mando in bagno a pulirsi bene la bocca col collutorio e quando rientra mi rendo conto che è ancora in erezione. Non male davvero per un uomo non più giovanissimo come lui. E sapere di essere io l’artefice di questa prolungata erezione mi manda in visibilio. Ho voglia. Ansimo, mi mordicchio continuamente il labbro inferiore, mi tocco i capelli… Non ce la faccio più a resistere. Mi siedo di nuovo sul letto e allargo le mie cosce. La tuta che indosso non mi rende solo incredibilmente sensuale ma ha diverse comodità tra le quali quella di poter far sesso senza toglierla. C’è infatti una zip che permette di aprire la tuta proprio in mezzo alle cosce.
Non ho bisogno di dire niente perché vedo che lui capisce al volo. Sa cosa voglio e strisciando si posiziona con la testa tra le mie cosce. Inizia a leccarmi, a succhiarmi e mordicchiare la fica che cola copiosa tanto che lui inizia ad avere tutto il viso imbrattato. Respiro sempre più affannosamente. Sento l’orgasmo che sta per arrivare ma nel frattempo noto chiaramente la sua potente erezione che preme sulla mia gamba. Ma prima devo godere io e lui deve penare un po’ e solo dopo potrà avere il permesso di venirsene. Sono io che decido, sono io che comando, sono io che posso decidere di dargli o negargli il piacere. Sono io ad avere il potere su Daniele e questi pensieri di pura esaltazione contribuiscono, semmai ce ne fosse bisogno, ad aumentare il mio piacere e l’orgasmo arriva quasi sconquassandomi. La sua lingua è stata fantastica ed è evidente come sia riuscito a toccare i punti giusti. Continua a leccare e a succhiare i miei umori che stanno scendendo copiosamente e lo fa come fosse miele prezioso. E’ stato meraviglioso ma non sono sazia. Adesso sento sempre più impellente il bisogno di essere penetrata ma non è ancora il momento giusto. Ha ancora il viso tra le mie cosce e glie lo premo a ridosso della mia fica fino a renderlo zuppo di me e del mio piacere. Stringo le mie cosce sulla sua testa e lo sento dibattersi ma non può fare nulla. Le mie cosce sono potenti e può solo respirare la mia fica. Ogni tanto allento la pressione lasciandolo respirare ma poi lo rinchiudo nuovamente tra le mie gambe. E’ una sensazione inaudita di potere assoluto. Quante volte lo avrei voluto fare con mio marito? Mi avrebbe denunciata per crudeltà, per percosse e chissà per cos’altro. E invece è solo sesso. Sesso particolare ma sesso. Ci potrei rimanere ore in questa posizione ma è la prima volta e decido di non esagerare. Sto andando a istinto ma prima di forzare la mano dovrò parlarci e conoscerlo meglio sotto questo punto di vista. Pertanto, allargo le mie cosce e Daniele torna a respirare normalmente e da come mi sta guardando adesso, credo che malgrado le difficoltà di respirazione abbia gradito. Mi osserva quasi in estasi contemplativa, aspettando un mio ordine per fare qualunque cosa.
Lo mando di nuovo a lavarsi perché è davvero tutto impiastricciato. Ho goduto tantissimo e mi sono scesi litri di umori. Non mi era mai capitato. Con mio marito poi nemmeno a parlarne. Io sapevo di avere questa strana sessualità ma mi ero intestardita nel cercare di realizzare le mie fantasie proprio con lui. E dopo la separazione… Ho sempre saputo che una come me avrebbe potuto avere tutti gli schiavi che voleva. Mi sarebbe bastato schioccare le dita. In rete era pieno di uomini che si offrivano come schiavi ma per qualche misterioso motivo non mi piaceva quella situazione. Forse perché sono nata in un tempo durante il quale gli incontri erano reali. Ma soprattutto c’erano i miei figli che all’epoca erano adolescenti e che avevano bisogno di me e poi sono venuti i miei nipoti. E quasi inconsciamente ho pensato che le mie dovevano restare fantasie e che dovevo occuparmi di tutti loro, mettendo la mia vita in secondo piano. E quelle mie voglie riuscivano fuori soltanto la sera, quando nella solitudine del mio letto, spesso ero costretta a masturbarmi coi miei giocattolini pensando a uno schiavo che esaudiva tutti i miei desideri, uno schiavo tremante di paura e di desiderio. Non fantasticavo su nessuno in particolare. Erano uomini senza volto. Poi l’arrivo di Daniele e quello schiavo aveva finalmente un viso ed era il suo. Ho capito subito che tra noi ci poteva essere qualcosa di magico. Entrambi lo abbiamo capito immediatamente, appena ci siamo incrociati con lo sguardo. E quel brivido, quell’elettricità che è intercorsa tra noi la prima volta che ci siamo sfiorati… Era destino. E io ho assecondato quel destino prendendo in mano subito il nostro rapporto. Doveva subito capire chi ero ed eccomi qui, a vivere questo sogno. E probabilmente a realizzare il suo
Lo vedo rientrare e mettersi docilmente in ginocchio di fronte a me. E’ ancora incredibilmente con il membro dritto. O si è preso una scatola di viagra prima di venire qui oppure è incredibilmente attratto da me. Sia fisicamente che psicologicamente. Non dice nulla ma so che pagherebbe qualsiasi cosa per potersene venire considerando tutto il tempo passato con quella potente erezione. Gli ordino di sdraiarsi sul letto e mi metto sopra di lui accarezzandogli l’asta. Sta tremendo e penso che possa esplodere da un momento all’altro. Lo guardo sorridendo. E’ in mio completo potere, posso farci quello che voglio e ho deciso cosa desidero da lui
“ Divarica le gambe e le braccia. Non fare nient’altro. Guai a te se ti sposti di un solo centimetro”
Obbedisce e allarga le sue gambe e mette le sue braccia sopra la testa mentre io sono ancora sopra di lui. Chino la mia testa e poi faccio quello che sento in questo momento. Con le mie labbra glie lo bacio e dopo lo accolgo tutto nella mia bocca. E’ da quando gli ho dato l’ordine di spogliarsi nudo che ho questo desiderio. Lascio da parte tutti i freni inibitori e mi abbandono a quel piacere ma vedo che Daniele inizia a fremere. Mi rendo conto che la sua resistenza è al culmine ma gli lancio uno sguardo cattivo e lui recepisce. Sa che non deve venirsene in questo momento e che lo può fare solo se io gli do il permesso ed è l’ennesima straordinaria sensazione di potere. Una sensazione cercata per tutta una vita che adesso Daniele ha fatto diventare realtà. Vedo che chiude gli occhi, probabilmente per pensare ad altro e avere quindi una durata maggiore ma voglio che lui pensi solo a me e faccio scivolare la zip della mia tuta di lattice facendo esplodere le mie tette, prepotenti come me. Le osserva come una visione ma non può toccarle. Gli ho dato un ordine e infatti continua a tenere le braccia sopra la testa mentre io continuo a succhiare e a ingoiare il suo bel cazzo duro da maschio vero. Vedo che ha delle goccioline di precum e capisco che è al limite ma anche io non ce la faccio più. Lo voglio sentire dentro di me, voglio godere sentendo la sua virilità dentro di me. A malincuore lascio con la mia bocca quel concentrato di virilità e mi impalo sopra di lui. E’ l’apoteosi. Mi bastano un paio di movimenti col bacino e godiamo insieme, facendo esplodere la nostra passione che, a dispetto della nostra età, è incredibilmente elevata. Adesso respiro soddisfatta e chino la schiena per baciarlo sulla bocca
“ Sei stato bravo, schiavo” gli dico e vedo l’orgoglio sul suo viso
“ Sono felice, padrona. Felice, di averla soddisfatta”
“ Per il momento” aggiungo sibillina. Devo rimettermi in pari di tanti anni di astinenza e lo voglio fare con Daniele, con quest’uomo che è riuscito nel miracolo di farmi sentire finalmente me stessa, senza finzione, senza freni inibitori. In fondo, siamo appena all’inizio della serata, la notte è lunga e domani è domenica.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo e voglio sfruttare ogni singolo istante.
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