Un giorno come tanti altri - parte 2
di
Tormenta
genere
zoofilia
Mi avviai, ancora col cazzo duro, verso il pollaio, dove la cara gallina Tina mi stava aspettando, già pronta a farsi trombare come si deve. Mi avvicinai a lei, la presi e glielo infila tutto in un colpo. Lei non fece pio, anzi sembra gradire la mia enorme nerchia su per il suo stretto buco. Me la trombai per 10 minuti buoni tirandolo fino alla cappella e ributtandolo dentro fino alle palle finché non sborrai copioso nella sua cloaca. Purtroppo il mio tempo era quasi finito, quindi mi rivestii e mi avviai verso casa. Ero un po’ triste, perché non sapevo quando mi sarebbe ricapitata una simile occasione, ma la tristezza presto svanì. Infatti il giorno dopo seppi da mia madre che il nonno si sarebbe assentato tutto il giorno, poiché aveva deciso il giorno prima di andare a fare una gita con alcuni suoi amici del circolo. Mi finsi indifferente, ma in realtà ero felicissimo, dato che avevo una giornata intera per farmi superbe trombate con tutti i suoi animali. Dopo poco mi inventai di dover uscire con alcuni amici, in modo da avere una scusa per esentarmi a lungo. Mi vestii anche ti tutto punto in modo da non far insospettire mia madre, ed uscii. Presi la bici per fare prima e mi diressi a tutta velocità verso la casa del nonno. Come previsto era deserta, ma controllai attraverso le varie finestre per accertarmene. Una volta sicuro mi diressi nelle stalla (con annesso porcile), ma stavolta scelsi io con chi cominciare: scelsi i cavalli per primi e mi apprestai ad andare da Piero che era in angolo del suo spazio, ma quando entrai nel suo recinto lui di punto il bianco, cago’ nell’angolo una quantità di merda incredibile. A quella vista mi venne il cazzo durissimo e cominciai subito a spogliarmi. Decisi che prima di farmi scopare da lui, mi sarei scopato io la sua merda, prima però mi misi dei guanti per evitare di sporcarmi le mani, che è una cosa che odio . Ne approfittai finché era calda, infilandoci il pisello e facendo dentro fuori dentro quella enorme massa di caldi escrementi, una sensazione sublime. Venni tantissimo dentro le sue feci, poi mi alzai e ancora eccitato come un porco, non persi tempo e mi misi a pecora sotto Piero; lui non si fece pregare e cominciò a incularmi come si deve. Sessanta centimetri di cazzo mi trapanavano il culo come un martello pneumatico ed io lo aiutavo seguendo i suoi movimenti con le anche. Ad un certo punto però successe qualcosa di inaspettato: comparve sulla soglia del recinto Cesare, il cane pastore tedesco di mio nonno. Diamine mi ero scordato di lui, non che fosse un problema dato che i cani non posso parlare ma avere qualcuno che mi guardava in quel momento mi faceva sentire un po’ a disagio. Ma Cesare non stette a guardare; infatti con la sua lunga e rugosa lingua cominciò a slinguazzarmi il pisello ancora coperto di merda. A quel punto non ho capito più nulla, con Piero che mi fotteva come una furia e Cesare che mi sbocchiava come una ninfomane. Un piacere indescrivibile mi travolse. Venni come un cammello in bocca al cane e nello stesso momento il cavallo mi inondò il culo di sborra. Non ricordo coma successe dopo, ricordo solo di essermi svegliato agli zoccoli di Piero, con l’orologio avanti di 1 ora e mezza. Per fortuna avevo nascosto la bici, altrimenti qualcuno di passaggio sarebbe potuto venire a controllare se ci fosse qualcuno. Vabbè, avevo perso un po’ di tempo, ma che vuoi che sia 1 ora e mezza su 10 ore.
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