Gli odori e i sapori di un bellissimo diciannovenne

di
genere
gay

PREMESSA
Racconto di sesso very dirty e scat senza limiti. Si pregano coloro non amanti del genere di astenersi dalla lettura. Grazie.


Sei giorni di route, senza potersi lavare, senza più cambiarsi non solo la camicia, intrisa di sudore ormai rancido per il caldo afoso di quell’estate torrida, ma anche i calzini, madidi del sudore dei suoi piedi chiusi in quegli scarponi dalla mattina alla sera, e soprattutto le mutande...

Sì perché Daniele, 19 anni, moro, bono da farmi impazzire e assai peloso per la sua giovane età, un bellissimo ragazzo mascolino che mi eccitava oltre ogni limite e che mi era stato assegnato come compagno scout nella route di quell’anno, si era fatto fregare lo zaino con la biancheria intima dentro e da ben sei giorni non aveva di che cambiarsi.

Io non avevo potuto (e voluto) prestargli un paio di slip o calzini puliti, un po’ perché ne avevo davvero pochi di ricambio, un po’ perché volevo annusare gli odori intimi del suo corpo sempre più forti e meravigliosamente schifosi, la sera, quando ci ritiravamo nella piccola tenda da due posti. Avevo addotto scuse sulla misura diversa e sul fatto che non ne avevo nemmeno per me. Ogni volta che passavamo vicino a un paese, lo convincevo a non deviare per andare a comprarsi “almeno un paio di slip che non stessero in piedi da soli”, come diceva lui.

Lo tranquillizzavo dicendo che la sua puzza era sì intensa, ma soprattutto puzza di sudore e quello sarebbe stato comunque inevitabile, senza una doccia quotidiana, visto il caldo afoso, e che non mi faceva schifo, che comunque gli scout devono saper sopportare le puzze dei compagni, anche quelle più intime.

La sera, nella tenda da due, decisi di uscire definitivamente allo scoperto e di rivelargli i miei desideri e fantasie da frocio amante del dirty più spinto che coltivavo nei suoi confronti ormai da mesi.

Lo aiutai a sfilarsi gli scarponi e subito l’aria della piccola tenda si saturò dell’odore acido, pungente, di formaggio dei suoi piedi sudatissimi. Il fetore era così intenso che si vergognò e sì schernì chiedendo di aprire la cerniera della tenda. Gli dissi subito di no, che come scout dovevamo conoscerci intimamente e che soprattutto non potevamo avere nessun pudore l’uno nei confronti dell’altro. Anzi: “proprio per dimostrarti che le puzze delle parti più intime del tuo corpo non mi fanno affatto schifo, ti massaggerò i piedi sudati e sporchi, te li annuserò profondamente”.

In pochi attimi gli sfilai un calzettone letteralmente fradicio di sudore e mi avventai sul suo bellissimo piede sudato, palesemente ombreggiato tra le dita di cricca grigiastra mista a sudore: il fetore avrebbe schifato la puttana più depravata, ma non me.

Aprii la bocca e inizia a ciucciargli le dita dei piedi, frugando con la lingua fra un dito e l’altro dove si annidava la cricca umida, acidula e calda. Aveva le unghie abbastanza corte, ma sporche, prima con gli incisivi, cercai di scaccolargli l’unghia dell’alluce, poi presi una limetta e raccolsi con la punta un bel grumo di cricca giallina dalle unghie dei suoi piedi, l’avvicinai al naso: l’odore era fetido, di formaggio marcio; mi misi quel bel grumetto sulla lingua schiacciandolo contro il palato perché sprigionasse tutto il suo schifosissimo sapore di piede di maschio. L'odore acido dei suoi bellissimi piedi sudati mi riempiva le narici, i polmoni... e il cervello, mi eccitava a dismisura, non potevo toccarmi, altrimenti sarei venuto all'istante, ancor prima di fare le altre mille porcate che mi ero ripromesso di sperimentare con quel bellissimo ragazzo sudato e puzzolente.

“Ma no che fai, faccio schifo! Ma non ti viene da vomitare?” Era rosso dalla vergogna, ma non fece mai il gesto di ritrarre i suoi piedi fradici dalla mia bocca, se li lasciava leccare, anzi se li faceva ciucciare avidamente.

“No non mi viene da vomitare, la puzza e il sapore sono davvero schifosi, sai? Ma mi eccitano a dismisura e ho il cazzo durissimo, perché sono i tuoi bei piedi e tu sei un gran bel pezzo di ragazzo, sei bbono e puzzi! Sono pronto a qualsiasi cosa; nutrimi con i tuoi umori più intimi, asfissiami con i tuoi odori corporali più intensi e schifosi, riempimi la bocca di sborra densa e grumosa. Anzi… chissà quanto tempo è che non fai una bella cagata?”

“Cosa vuoi fare??”

“Da quanti giorni è che non caghi? In giro per boschi e campagne ti sarai trovato in difficoltà, non mi sembra che tu abbia cercato un posto defilato e ti sia appartato tutti i giorni per cagare, ti ho tenuto d'occhio sai? Hai pisciato varie volte in mia presenza mostrandomi il tuo bel cazzo grosso e peloso e qualche volta ne ho sentito l'odore pungente, quando l'aria girava dalla parte giusta, ma non ti ho mai visto cagare, anche se ti sei appartato per farlo, in sei giorni lo avrai fatto due volte... non di più!"

“Beh, la tengo da almeno due giorni, sai non potermi lavare...mi inibisce”

"Ma sei stitico?"

"No... non proprio... La tengo proprio stretta...."

"Mmmhh... ci penso io, vieni qui... so come stimolarti in modo irresistibile. La farai qui nella tenda, nelle mia mani e io ti guarderò il buco del culo mentre si dilata e tu spingerai fuori il tuo bello stronzo odorosissimo... sono arrapatissimo”

“Ma no dai! Basta! Anche la cacca no! E poi non riesco a cagare mentre mi guardi ... il buco del culo... non è pulito... puzza di sicuro...”.

“Lo so, non ti lavi da sei giorni! Te lo pulirò io e come puoi immaginare, non certo con la carta igienica!”

“No, dai con la lingua, no! Mi vergogno!”

"Sì, ti devi vergognare, la tua intimità di maschio sarà azzerata, condividerai con me le tue puzze più schifose"

Aveva capito al volo le mie voglie da infoiato: respirare la puzza del suo buco del culo sudato, peloso e sporco, leccarglielo, anzi, ciucciarglielo senza ritegno, penetrandolo con la punta della lingua per suggerne gli umori vischiosi, quel liquido che le ghiandole anali secernono quando sei eccitato e stimolato senza limiti, quel sapore di panna acida misto a a quello di merda… della sua merda di diciannovenne arrapato e al tempo stesso intimidito; nei giorni precedenti se lo era pulito solo con della carta, dopo aver cagato, e a volte solo con delle foglie.

Dopo tutti questi discorsi osceni, in batter d’occhio gli sfilai le mutande… lerce… che schifo… sulla patta ampie macchie giallastre di piscio erano sovrapposte a macchie di sborra rappresa: “ma ti sei masturbato tenendo la bega nelle mutande?”

“Beh una volta o due sì… ma di solito poi mi lavo e mi cambio…”

“Altro che una volta o due: sembra che non ti cambi gli slip da un mese!!! Che puzza!" "Non ti preoccupare, te lo lavo io con la lingua il tuo bel cazzo sugoso e sudato… Madonna, se puzza di pesce andato a male!!! È tremendo… aspetta te lo scappello per bene.. Mi eccitano i cazzi non circoncisi, il prepuzio copre tutto e il glande puzza di più e, soprattutto, è molto più saporito… uuhhh ma è letteralmente bianco di smegma!!! Che fetore… fammelo annusare per bene…”

Gettai un occhio all'interno delle sue mutande che teneva a livello delle caviglie... Avrebbero inibito il frocio più infoiato della terra! Una sgommata marrone che aveva tutta l'aria di essere un buona parte "fresca", nel senso di merda non ancora rinsecchita, delimitava la posizione del suo solco intergluteo, l'odore di merda si faceva sempre più penetrante. All'interno della patta, le macchie di sborra rappresa erano annegate in macchie giallastre di piscio e anche qui gli odori di coglioni sudati, di sborra e di piscio mi inebriavano ai limiti dell'orgasmo.

Presi in bocca la sua cappella letteralmente impastata di smegma cremoso e dalla sua uretra sgorgavano gocce dense di umore prostatico, che filavano sulle mie labbra. Con il naso affondato fra i suoi peli pubici sudatissimi e odorosi di piscio e sborra rappresa, ciucciavo il suo glande pulendoglielo con la lingua da quello schifosissima ricotta grumosa e acidula: avevo la bocca impastata del suo smegma, reso più viscido e fluido dall’umore prostatico, incredibilmente abbondante. Lui ansimava come una bestia e gemeva fino a quando non iniziò ad urlare letteralmente: “sborroooo... ti sborroooooo in boccaa.. ti sborro in boccaaa”.

Mi inondò la bocca con quattro o cinque fiotti caldi, quasi violenti del suo sperma, il sugo dei suoi bei coglioni pelosi e sudati. La sua sborra era molto densa, aveva una consistenza schifosamente gelatinosa, filamentosa, quasi grumosa, sembrava catarro. Me lo feci passare fra i denti mischiandolo con quegli straccetti cremosi e acidi di smegma rappreso, lo premevo con tutta la lingua contro il palato per assaporarne ogni retrogusto e iniziai a deglutirlo lentamente per non perdere nessuna sensazione nauseabonda del sapore di pesce avariato che mi riempiva bocca, olfatto e... testa.

Scesi con la bocca e la faccia sui suoi grandi coglioni pelosi e sudati: i peli erano appiccicosi e viscidi dell’umore prostatico che gli era colato con grande abbondanza, ma puzzavano anche di piscio. Glieli presi in bocca uno a uno, gli ripulii con devozione la pelle rugosa e umida di sudore dello scroto, il fetore di piscio era fortissimo, il sapore salaticcio del sudore dei suoi genitali misto ad urina non riuscì a coprire completamente quello del suo smegma e della sua sborra gelatinosa.

Mi staccai un attimo dal suo inguine e dai sui odori, gettai di nuovo uno sguardo all’interno delle sue mutande che teneva a livello delle caviglie. Lo spettacolo era davvero rivoltante e, al tempo stesso, mostruosamente arrapante: quella amplissima sgommata marrone, in parte rinsecchita, ma nella parte centrale ancora palesemente umida e appiccicosa evidenziava che il solco del suo bellissimo culo fra le chiappe molto pelose doveva essere lercio di merda… la sua merda puzzolente, che tante volte avevo sognato di leccare, era lì per farsi assaporare da me, per segnarmi con il suo fetore in modo quasi indelebile.

Mi chinai, affondai il viso fra le sue mutande lerce, appoggiai le labbra su quella sgommata marrone...
"No, nooo, che fai!? La mia merda nooo!..."

Aveva detto "la mia merda", non semplicemente "la merda", come a sottolineare che era proprio uscita dal suo bellissimo buco del culo, mi voleva comunicare che poteva in effetti eccitarmi, proprio perché era il prodotto del suo intestino, lo scarto del suo corpo meraviglioso e tanto desiderato e che stavo violando ogni sua intimità, ogni suo pudore residuo.

Non si mosse, mentre appoggiavo le labbra dischiuse sulla sua strisciata schifosa, avvertivo l'umidità della sua cacca spalmata sul tessuto, un tempo bianco, delle sue mutande. Appoggiai la punta della lingua al centro di quella "bolletta" di merda, la leccai e il sapore misto al fetore mi provocò un conato di vomito che dovetti reprimere, ma l'eccitazione ebbe subito la meglio e presi in bocca quel pezzo di stoffa marrone e iniziai a succhiarlo avidamente sciogliendo anche la parte semisecca...

"Ma fai schifo, sei proprio un finocchio pervertito fino al midollo!"

"Con te sì, Daniele, mi fai impazzire, sei bono da morire, mi piaci, faccio qualsiasi cosa per sentire i tuoi odori più intimi, ti amo da impazzire e amo anche il tuo sudore, la tua saliva, la tua sborra, la tua piscia gialla e schiumosa, la ricotta schifosa e puzzolente che ti ricopre la cappella che non ti lavi da settimane, i peli del tuo culo sporco e... sì anche la tua merda calda e tenera, puzzolente e pastosa...".

Affondai le dita fra i peli del suo culo, fra le chiappe sudate, la peluria folta era impastata di merda tenera, umida, la rosetta del buco era bagnata: un misto di umori anali in cui si era sciolta un po' della sua merda. Mi portai le dita alla bocca e me le succhiai e lui, quasi istintivamente, si sdraiò a terra di schiena, allargò la gambe sollevandole da terra, tenendosele con le mani a livello delle ginocchia semiflesse, mi porse il suo culo peloso e fradicio di sudore e umori anali da leccare, anzi da ciucciare come un bambino può succhiare un pupazzo di cioccolata troppo grande per entrargli in bocca. Affondai il viso fra le sue chiappe. fra i suoi peli morbidi, bagnati e appiccicosi, inspirai il fetore fortissimo del suo culo lercio ed eccitato, spalancai la bocca avida e applicai le labbra a succhiotto intorno al suo sfintere anale peloso, comincia a leccare i suoi peli, le grinze della sua rosetta scura e appiccicosa, raccogliendo con la lingua il sudore e l'umore anale del suo culo, misto alla sua merda sciolta. Respiravo il fetore del suo culo lercio, i suoi umori anali vischiosi, i residui della sua cacca fetida mi impastavano la bocca... ogni tanto deglutivo la mia saliva mista ai suoi umori corporali.

Lui ansimava, gemeva, aveva di nuovo la bega grossa e dura che svettava verso l'alto, dall'uretra l'umore prostatico aveva ricominciato a stillare a piccole gocce filamentose, molto denso; io ero sotto con la bocca attaccata a ventosa al suo sfintere anale e al suo perineo sudato. Daniele era eccitatissimo. Gemeva, quasi gridava: "te ne prego, ti supplico... cerca di incularmi con la linguaaa..., sì inculami con la lingua!".

Era ormai fuori controllo, l'omosessualità che c'era in lui era ormai emersa e godeva come un porco, voleva essere ripulito dentro al culo con la lingua, ma io sapevo che così facendo, lo avrei stimolato moltissimo e cosa mi sarebbe accaduto.

Mi staccai un attimo dal suo culo, mi disse che facevo davvero schifo, perché avevo mezza faccia e la bocca bagnata di un liquido giallino... marroncino, la merda disciolta nei suoi umori anali e sudore di culo non doveva essere proprio poca... E in effetti il puzzo che pervadeva la stanza e il sapore disgustoso che avevo in bocca lo dimostravano.

Gli dissi:
"Sì, ti inculerò con la punta della lingua, ma tu, in cambio rilasserai il tuo buco, mi farai entrare nel tuo nido caldo, morbido e puzzolente e farai di tutto per mollarmi una scorreggia in bocca... Voglio sentire il sapore di un tuo cagotto fetido e marcio!"

"Sì.. dai ti scoreggio in bocca, ma poi non so se riuscirò a trattenermi... sai che può significare?"

"Che rischio di fare un bocchino al... tuo stronzo caldo anziché al tuo cazzo sugoso e pieno di ricotta... vero?"

"Siiiiiì, dai... se vuoi, ti cago in bocca.. poi se non ce la fai sputi la mia cacca..., ma infilami la lingua su per il buco del culo più che puoi e anche le dita... inculami..."

"Hai il culo pieno di merda, vero? Mmmmhhh che schifo meraviglioso"

"Te l'ho detto oggi è il terzo giorno che non cago... mi sono sporcato le mutande così per questo"

Gli cacciai la punta della lingua su per il buco del culo e ci infilai anche il dito indice, il suo sfintere si dilatò improvvisamente e un cagotto caldo, dal fetore e dal sapore vomitevole mi invase rumorosamente la bocca, la gola, le narici... Era davvero vomitevole, ma mi imposi di respirare il gas putrido del suo intestino a pieni polmoni. Il fetore mi diede alla testa, ero infoiato come un matto, lui gridava porcate, io succhiavo rumorosamente e affondai la lingua quasi fino alla radice nel suo ano dilatato e bagnato.

Con la punta della lingua lo penetrai più a fondo che potevo fino ad avvertire resistenza: avevo incontrato l'ostacolo di consistenza pastosa e mi sentii la punta della lingua pizzicare leggermente, ma fu un attimo..
Preceduta da un altro cagotto ancor più puzzolente e saporito di quello di prima, la mia lingua fu spinta di prepotenza fuori dal suo culo e uno stronzo caldo, sodo e pastoso mi entrò in bocca riempiendomela e quasi mi soffocò. Appena la ebbi in bocca mi accorsi che la parte che avevo leccato della sua merda era più secca e dura e costituiva quasi un tappo grumoso alla cascata soffice, calda e rivoltante di merda più tenera che mi colmò la bocca, mi uscì dai lati imbrattandomi le guance, mi finì sotto al naso e mi entrò nelle narici come se volesse che respirassi la sua puzza per il resto dei miei giorni.

Daniele, infoiatissimo, col cazzo gocciolante di umori, era seduto sulla mia faccia, con l'ano che eruttava merda fetida in corrispondenza della mia bocca, io non avevo ancora ingoiato, ma dovetti cominciare subito per non soffocare, spappolai la sua merda pressandola contro il palato con la lingua, me ne riempii le guance e cominciai a deglutirla, senza nemmeno doverla masticare, perché a parte il primo tappo più duro, era pastosa, anche se non tutta omogenea, ma abbastanza tenera. Nello spappolarla con la lingua, vi ritrovai anche un nocciolo di ciliegia non digerito: ne aveva mangiate tante il pomeriggio prima. Ingoiai anche quello.

Ma avevo le guance, le labbra il naso tutti imbrattati della sua merda e lui, ormai senza freni, iniziò a strofinare il suo culo pieno di merda sull'intera mia faccia, tenendosi le chiappe belle divaricate con le mani che ormai si era sporcato di cacca. Mi spalmò quel che non ero riuscito ad ingoiare della sua merda su tutta la faccia e sui capelli. Il fetore era mostruoso e non riuscivo ad abituarmici. Si alzò, si passò la mano destra tra i glutei muscolosi, immerdandosi completamente le dita e il palmo, ne raccolse il più possibile e cominciò a strinarsi lo scroto e il cazzo, il prepuzio si riempì rapidamente della sua merda, che si impastò subito con l'umore prostatico che gli colava dall'uretra in quantità. Si spalmò ben bene la bega di quell'impasto vischioso e si inginocchiò sulla mia faccia a gambe divaricate, mi spinse delicatamente il cazzo lercio in bocca e io glielo scappellai con la lingua.

In tutto quel fetore, non credevo che avrei ancora distinto il sapore di cazzo, ma quell'impasto di umore della sua prostata e di merda sciolta mi travolse e cominciai di nuovo a succhiargli avidamente la bega...
in un attimo un'altra esplosione di sborra calda mi invase la bocca... Ma come faceva? La seconda sborrata me la aspettavo più liquida, meno densa e, invece, la sua gelatina salaticcia, acidula e grumosa mi riempì di nuovo la bocca e mi risalì persino nelle narici dalla gola, mi andò di traverso, mi fece tossire prima di riuscire a ingoiare tutto il suo sugo.

Il cazzo finalmente gli si ammosciò, io continuavo a pulirglielo con la lingua, la tenda era una camera a gas tremenda, la sua merda imbrattava molte dei vestiti che ci eravamo tolti e la coperta che avevamo steso a terra. Lui grondava di sudore, il cado e la puzza erano incredibilmente intensi, penetranti: "hai sete? Devo pisciare, sai?"

Io sorrisi, nella mia maschera di merda e non smisi di ciucciargli il cazzo. Lui capì che ero disposto anche a quest'ultimo atto di ... amore e mollò il suo piscio caldo nella mia bocca ancora vogliosa.

Aveva bevuto poco e la sua piscia non era per nulla diluita; era gialla, molto acre, l'odore era fortissimo e pizzicava. Mi pisciò in faccia, mi inondò i capelli già impastati della sua merda meravigliosa e mi pisciò in gola: ne bevetti il più possibile, salata, molto acre, come se fosse pepata, disgustosa, ma sgorgava dal suo cazzo stupendo e peloso. Deglutii tutto.

Lui non mi aveva praticamente toccato: mi aveva sì masturbato, ma solo con i piedi sudati e alla fine ero esploso nell'orgasmo più intenso della mia giovane vita. Mi masturbai davanti a lui altre tre volte per riuscire a scacciare l'eccitazione e la terza volta, mi masturbò lui, ma con solo le mani, non mi sbocchinò: ero io il frocio perverso...

Fu un problema tentare di ripulire. La puzza della sua merda persisteva in modo molto intenso, mi aveva marcato in modo indelebile. Quella sera non mangiai nulla: digerire tutto quegli scarti del suo meraviglioso corpo, fu un'impresa. Ebbi molta nausea, quando ruttavo il sapore di merda mi riempiva le narici e la bocca, ma alla fine digerii la sua cacca, la sua sborra nutriente e il suo piscio.

Mi disse: "E' stato schifoso, ma molto arrapante, domani voglio rifarlo... Ma voglio essere inculato davvero e voglio prenderlo nel culo quando sto per cagare... voglio riempirti della mia cacca..."

"Daniele, sputami in bocca: non ho ancora sentito il sapore della tua saliva"

"Domani mattina, appena sveglio, senza lavarmi i denti: il mio scaraccio sarà molto più saporito..."
scritto il
2021-07-20
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