La scelta di Sara
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mamo.b
genere
dominazione
Rimasi orfano quando avevo 17 anni. Venni accolto in famiglia da mia zia, che si occupò, insieme al marito, della crescita e dell'educazione mia e della mia sorellina, Sara, di 4 anni più giovane di me.
Dal giorno in cui un incidente si portò via i nostri genitori, Sara cominciò a legarsi a me in modo quasi morboso. Giorno dopo giorno Sara continuava a vedere in me l'unico punto di riferimento della sua vita. Con me si confidava, a me raccontava la sua vita e a me chiedeva consiglio. Non perdeva occasione per farsi abbracciare da me e quasi tutte le sere mi si rannicchiava vicino, mentre guardavamo la tv.
All'inizio questa ricerca di attenzione da parte sua mi piaceva e non mi creava nessun tipo di problema, ma gli anni passavano e Sara cresceva, trasformandosi da ragazzina affettuosa a splendida ragazza. Ormai quando si rannicchiava al mio fianco e si metteva il mio braccio sulla spalle, per essere abbracciata e cominciava a darmi baci sul collo, come faceva fin da ragazzina, le sensazioni che mi suscitavano erano assai differenti. Spesso mi sorprendevo, intimamente inorridendo di me stesso, a sbirciarle la gambe; quando capitava che i suoi seni, che intuivo perfetti, si appoggiavano al mio braccio, o al mio petto provavo sensazioni che avrei preferito non vivere.
Cominciai quindi a cercare di evitare certe effusioni affettuose, anche con decisione in quanto Sara continuava a cercare il contatto con me. Mi resi conto che provava per me, suo fratello, una autentica venerazione, un attaccamento che andava ben oltre l'amore fraterno.
Una sera decisi di affrontare l'argomento con lei. Ero in camera mia a guardare la tv e come succedeva quasi tutte le sere, Sara entrò e si stese di fianco a me, chiedendomi che la coccolassi.
Mi scostai e lei rimase un attimo perplessa: “Cosa c'è?” mi chiese.
“Nulla”, risposi, “ma questa cosa penso sia meglio che finisca”
“Quale cosa?” chiese guardandomi con gli occhioni blu sgranati.
“Questa! Questo fatto che mi stai sempre addosso! Che ti ho sempre intorno! Non sei più una ragazzina. Hai quasi 18 anni e devi smetterla di sbaciucchiarmi il collo, d'infilarti nel letto con me!”
“Ma perchè?” Chiese, “cosa c'è di male? Sei il mio fratellone, l'unica persona rimasta della mia famiglia e io ti amo!”
“Ho capito! Ma siamo cresciuti, tutti e due. Dobbiamo smetterla con certi atteggiamenti”.
Con mia sorpresa Sara cominciò a ridere; si alzò e mi buttò le braccia al collo, “Ma smettila di dire sciocchezze”, disse cominciando a baciarmi sul viso. All'inizio cercai di allontanarla, ma poi cominciai a ricambiare abbraccio e baci, finché comincia ad avvertire che stavo avendo una erezione potente. Mia sorella se ne accorse e la cosa sembrò renderla felice: cominciò a prendersi gioco di me, ma intento mi accorsi che cercava la mia bocca con le sua labbra. Cercai di resistere, ma Sara era bellissima: indossava solo una maglietta di cotone e delle mutandine ridottissime. Sentivo i suoi seni premere contro di me, il profumo e il contatto della sua pelle setosa mi soggiogarono totalmente e ci trovammo riversi sul letto. Sara si mise a cavalcioni sopra di me continuando a cercare la mia bocca. Le sua lingua si fece strada: sapeva di mela, era dura e morbida allo stesso tempo e il suo sapore era dolcissimo. Spostò la sua mano verso il mio inguine e una volta raggiunto il mio sesso lo strinse nella sua piccola mano, premendo forte.
Io allora avevo 22 anni e avevo già esperienze con altre ragazze, ma la situazione particolare mi fece avere un orgasmo quasi immediatamente.
Sara sorrise, poi si accucciò al mio fianco, continuando ad accarezzarmi il pene, ormai flaccido. Io avrei voluto scomparire per l'imbarazzo, ma lei aveva gli occhi che brillavano: “Non sai quanto mi hai reso felice, questa sera” Mi baciò ancora e poi mi sussurrò “Grazie”.
Rimanemmo in silenzio ancora per un po' di tempo, poi Sara, senza dire più nulla, si alzò e tornò in camera sua.
Il giorno dopo e quelli successivi mia sorella si comportò come se nulla fosse successo, mentre io vivevo le pene dell'inferno: non sapevo davvero come gestire la situazione e non potevo ovviamente confidarmi con nessuno.
Il caso mi venne in soccorso, quando venni a sapere che con gli studi fatti potevo candidarmi per un impiego in Spagna, a Barcellona. Inviai immediatamente la mia candidatura, nella speranza che questa soluzione avrebbe risolto anche il guaio che era successo con Sara.
Informai mia zia della mia decisione, d'altronde ormai ero maggiorenne e indipendente, ma non dissi nulla a Sara, in attesa di sapere l'esito della possibilità.
Passarono alcuni giorni e una sera Sara venne ancora nella mia camera. Sembrava che nulla fosse successo e lei si comportava come sempre: si sdraiò al mio fianco cercando il mio abbraccio. Io non sapevo che fare, né cosa dire, per cui rimasi in silenzio e immobile.
Fu Sara a parlare per prima: “Pensi di fare coma l'altra sera?”
“Cosa vuoi dire?” chiesi.
“Non mi hai nemmeno toccata! Ti piaccio davvero cosi poco?!
Dicendo queste parole si era sollevata la maglietta e potei vedere mia sorella nuda per la prima volta. Non mi sbagliavo sui seni: erano perfetti, con i capezzoli rosa scuro, pronunciati e grossi. Il pube era ricoperto da una leggera peluria biondo chiaro, che non riusciva a nascondere le lebbra del suo sesso, molto carnose e dello stesso colore dei capezzoli.
“Ti piaccio almeno un pochino?” chiese. Ma vedendo la mia erezione le si illuminarono gli occhi e scoppiando in una risata felice, si rispose da sola: “Si! Un pochino ti piaccio!”
La risposta arrivò dopo una settimana. Venivo convocato a Milano per un colloquio conoscitivo, ma i miei titoli di studio mi consentivano di poter esser assunto presso la sede di Barcellona.
Ero felice di questa occasione che avrebbe risolto i miei problemi di coscienza e quella stessa sera lo dissi a Sara.
“Vado via!” Esordii: “mi hanno offerto una bellissima possibilità lavorativa in Spagna”.
Sara non parlava; mi guardava in silenzio.
“E giusto cosi, Sara. Io ti voglio bene, ma non possiamo continuare cosi. Tu devi pensare alla tua vita, farti delle amicizie, avrete le tue storie, i tuoi fidanzati. E' meglio cosi, so che te ne rendi conto anche tu”
Gli occhi di mia sorella si riempirono di lacrime: “ma io cosa farò, senza di te?”
“Farai la tua vita, semplicemente. Guarda che non muoio mica” dissi sorridendo.
“Ma io ti amo” esclamò Sara.
Cercai di dissuaderla, le dissi che si trattava probabilmente solo di una semplice cotta, che era comprensibile che avesse idealizzato il fratello maggiore, ma che il vero amore lo avrebbe trovato altrove.
Sara si alzò di scatto e fece per andarsene, ma arrivata alla porta si fermò e voltandosi con le lacrima agli occhi mi indicò con il dito puntato: “Io sono vergine, lo sai e non sarò mai di nessun altro. Io ti amo e non m'importa niente se sei mio fratello, o no!” Uscì chiudendo la porta dietro di se.
Quasi un anno era passato. Mi ero sistemato molto bene: ottimo e soddisfacente lavoro, un bel appartamento, nuovi simpatici amici, qualche avventura con qualche caliente señorita.
Solo una cosa turbava la mia tranquillità: le continue asfissianti lettere supplicanti di mia sorella Sara, che chiedeva assiduamente che la prendessi con me.
In alcune lettere in particolare si diceva disposta a servirmi letteralmente come una schiava: testualmente mi supplicava “Prendimi con te, ti prego. Sarò la tua serva, la tua schiava. Non ti sarò di disturbo e non interferirò in nessun modo con la tua vita, le tue abitudini. Potrai disporre di me come preferisci: potrai perfino prostituirmi se ti diverte, ma prendimi con te. Io, lontana da te, non vivo più!”
Quando mia zia mi confermò che Sara stava veramente male presi la decisione di farla venire da me per qualche tempo e credevo che facendole per un po' provare quanto mi chiedeva sarebbe velocemente rinsavita. Credevo...
Decisi, lottando non poco contro la mia volontà, che avrei dovuto essere estremamente duro con lei. Quando mi vide all'aeroporto mi si gettò fra le braccia, piangendo di felicità, coprendomi di baci: “Grazie, grazie. Sarai contento di me, lo prometto. Farò tutto quello che vuoi e ti ubbidirò. Mi cercherò un lavoro e...”
Nonostante avessi una gran voglia di abbracciarla anch'io la interruppi bruscamente: “Silenzio! Ti dirò dopo cosa e come fare!”
Sara si zittì immediatamente e accortasi che non avevo nessuna intenzione di aiutarla, raccolse le sue valigie e mi segui verso l'auto.
Durante il tragitto non parlammo, ma non potei non notare che era diventata ancora più bella: la corta gonna lasciava scoperte le belle cosce tornite, dalla pelle setosa e ambrata. Il golfino aderente disegnava perfettamente i suoi seni.
Arrivati al mio appartamento la feci entrare e le intimai “Rimani qui in piedi e ferma!” Sara obbediente fece come le era stato ordinato e volutamente, contando i minuti, la lasciai da sola, in attesa, mentre io ero in un altra stanza, più agitato che mai, non sapendo bene come procedere. Ma avevo deciso d'essere molto duro con lei e quindi mi feci coraggio e tornai da Sara convinto a farle comprendere quanto fossero assurde le sue intenzioni.
“Stai zitta! Puoi parlare solo quando ti do il permesso! Mi hai scritto che sei disposta a diventare una schiava pur che ti tenga con me. Quindi ho deciso di accontentarti. Se non dovessi essere soddisfatto di te anche solo una volta ti manderò via e non mi vedrai più! Hai capito bene?”
Sara fece di si con la testa e io non capii subito che era stato io a ordinarle di non parlare. Mi venne quasi da ridere ma mi trattenni. Mia sorella mi guardava con i suoi grandi occhioni blu, con attenzione ma non vedevo la paura che avrei sperato di vedere.
“Primo: nessuno deve sapere che sei mia sorella! Sarai solo Sara, la mia serva! Non so ancora come usarti ma sia chiaro che non voglio scandali! Chiaro?”
Di nuovo fece si con la testa. “Senti, quando ti faccio una domanda puoi rispondermi a voce, per adesso. Comunque, ti rivolgerai a me chiamandomi sempre e solo padrone. Hai capito bene?!
“Si padrone”.
“Bene! Adesso spogliati e poi apri la valigia per farmi vedere i vestiti che hai portato. Sceglierò quelli che potrai tenere e usare. Avanti!”
Mi misi comodo su una poltrona a gustarmi lo spettacolo di mia sorella che si spogliava. Quando fu nuda aprii la valigia e cominciò a mostrarmi gli abiti.
“Questo no!.. No!... No!...” Aveva portato jeans, magliette, qualche gonna, un paio di camicette. “Questo non è abbigliamento adatto a una schiava! Per questa sera resterai nuda. Nei prossimi giorni provvederemo a renderti più interessante! Adesso vai in bagno: troverai la mia schiuma da barba e il rasoio. Rasati quei peli: ti voglio con la figa rasata, ben visibile e comoda da ispezionare. Fila!”
Sara rispose “Si padrone” e si avviò verso la porta che le avevo indicato.
La guardai camminare, nuda, bella come una dea e contro ogni mia volontà mi venne il pene duro al punto di farmi male.
Avevo deciso di usare anche un linguaggio umiliante e volgare, sebbene fosse contrario alla mia natura e questo comportava un certo impegno mentale da parte mia. Quando mia sorella ritornò dal bagno la feci avvicinare e in piedi davanti a me le ordinai di allargare la gambe. Era meravigliosa e moriva dalla voglia di accarezzarla, ma il mio piano d'azione prevedeva che la facessi sentire umiliata, quindi la guardai fingendo indifferenza, come se valutassi un pezzo di carne dal macellaio.
La feci girare su se stessa più volte, facendole assumere posizioni che mi consentissero di valutare al meglio la qualità delle sue parti intime.
Volevo umiliarla più che potevo e feci qualche commento veramente volgare, ma Sara non cedeva di un passo e scorgevo nei suoi occhi una strana espressione di felicità. Dopo la lunga ispezione io non ne potevo più: avevo bisogno di godere o sarei potuto scoppiare, ma non volevo avere rapporti con Sara. Quindi la portai, sempre nuda, nello stanzino sottoscala dove avevo pianificato astutamente di rinchiudere mia sorella. Avevo messo un semplice materasso sul pavimento e le dissi: “Tu starai qui! Non puoi uscire senza permesso. Non voglio sentire il minimo rumore. Dovrai imparare a fare i tuoi bisogni a comando e solo quando deciderò di tirarti fuori. E' tutto chiaro?”
“Si padrone”. Mi sentivo un po' in colpa e aggiunsi:”Hai domande? Vuoi dire qualcosa?”
Sara mi guardò in un modo che non avrei dimenticato per un pezzo, un misto di sottomissione e di fierezza, di eccitazione e di felicità”
“Si padrone. Volevo ringraziarti per tutto questo e giurarti che non ti deluderò. Sono felice di appartenerti. Ti amo da morire e non vedo l'ora di venire usata da te. Grazie ancora”. S'inginocchiò a baciarmi la scarpe. Chiusi la porta senza dire altro e andai in camera mia a masturbarmi, prima di esplodere.
Per poter attuare il mio piano di redenzione di Sara avevo preso una settimana di permesso dal lavoro, cosi da potermi dedicare totalmente alla mia sorellina.
Quel primo giorno la lasciai chiusa nel suo stanzino tutto il giorno. Andai a prenderla verso sera e vedendola in difficoltà per il bisogno di andare in bagno le permisi di uscire. Mentre era in bagno io preparai qualcosa per cena. Quando tornò vide che la tavola era preparata per un solo commensale. Seguii il su sguardo e le dissi: “Tu devi servirmi! Mentre ceno rimani in piedi di fianco a me, pronta a servirmi o a essere toccata, se me ne viene voglia. Quando ho finito di mangiare e mi sono alzato da tavola potrai mangiare tu. Ma restando in piedi, senza sederti.” Cosi fu e dopo cena e dopo che Sara aveva cenato a sua volta e sistemato la cucina la feci inginocchiare davanti a me, che sedevo su una poltrona e cominciai a darle le istruzioni.
“Allora, mi hai chiesto di prenderti come schiava e ho deciso di accontentarti e fare una prova. Dovrai imparare a fare i tuoi bisogni a comando! Dovrai imparare a godere a comando e mai, in nessun caso, ti sarà permesso godere senza permesso! Hai capito?” “Si padrone”.
“Durante il giorno io sono in ufficio. Tu resterai chiusa in casa a pulire e riordinare. Se deciderò ti darò ordini relativi a cose che voglio che tu faccia durante la giornata. Ciò che ti piace, quello che preferisci, i tuoi gusti, i tuoi desideri, i tuoi bisogni non hanno nessuna importanza. Tu esisti per soddisfare il mio piacere e il mio divertimento! Queste sono le sole due cose che hanno importanza per te. E' chiaro?”
“Si padrone”
“Dovrai imparare a subire la frusta e qualsiasi altra forma di punizione o di tortura per il mio divertimento. A volte sarai legata, ma voglio che impari a soffrire anche senza bisogno di legarti, perchè può essere che mi venga voglia di farlo in luoghi dove non è possibile incatenarti: all'aperto, in un ristorante, ovunque insomma.”
Mentre parlavo guardavo la mia sorellina nuda inginocchiata davanti a me e il pene mi divento durissimo. Lei se ne accorse e allungò timidamente una mano appoggiandola sulla mia coscia. Le rifilai subito un ceffone che la fece cadere di lato e per un attimo abbi la visione chiara del suo sesso socchiuso e fremente.
“Non permetterti mai più di toccarmi senza permesso!”
Massaggiandosi la guancia arrossata Sara disse: “Chiedo scusa, padrone, ma desidero tanto che tu mi prenda. Mi sono conservata vergine e non ho permesso a nessuno di toccarmi per potermi dare a te totalmente.”
Le diedi un altro ceffone: “Quando sei in mia presenza devi incrociare le braccia dietro la schiena e non ti è permesso di toccarti da sola!”
“Si padrone”.
“Non mì interessa minimamente quello che vuoi! Devi meritare d'essere usata sessualmente da me! Per te dev'essere un premio: devi meritarlo!”
Mentre Sara riprendeva la posizione continuai: “Hai mai preso in bocca un cazzo?”
“No, padrone”.
“Allora dovrai imparare e velocemente. Per adesso ti accontenterai di guardare”.
La mandai, a quattro zampe, a prendere un piatto in cucina: quando ritornò di fronte a me le ordinai di tenere il piatto con le mani. Tirai fuori il pene e cominciai a masturbarmi davanti al suo viso. Ero talmente eccitato che venni quasi subito, cercando di far colare il mio sperma nel piatto sorretto da mia sorella. Quando mi fui liberato, mi pulii il pene con una ciocca dei capelli biondi di Sara e le ordinai: “Lecca e pulisci il piatto!” Lei obbedì, pulendo perfettamente il piatto. “Avevi già assaggiato lo sperma di un uomo?” Chiesi. “No, padrone”. “Ti piace?” “Non so: E' strano”
Subito le rifilai un altro manrovescio: “Lo sperma del tuo padrone per te deve essere la cosa che più ti piace al mondo! Mettitelo in testa! E devi essere felice ogni qualvolta decido di di dartelo!” “Si, padrone, chiedo scusa. Sono stata stupida”.
La portai, sempre a quattro zampe, ne suo sottoscala e la rinchiusi dentro per la notte.
Non avevo previsto che mantenere quel tipo di atteggiamento con Sara mi sarebbe costata cosi tanta fatica! Io speravo di spaventarla e convincerla a rinunciare ai suoi propositi, ma sembrava che i miei tentativi non sortissero il risultato sperato. La mia sorellina sembrava sempre più determinata e io non sapevo quanto sarei riuscito a recitare, con lei, la parte del padrone crudele. Morivo dal desiderio i andare a prenderla, abbracciarla e coccolarla e magari, cominciavo a pensarci, fare l'amore con lei. Era cresciuta veramente bene: era di una bellezza rara, ma non era solo quello. Possedeva quella rara bellezza che mischia sensualità con un viso da bambola.
Andai in camera mia, dove passai buona parte della notte a masturbarmi, pensando alla mia sorellina nuda e chiusa nello sgabuzzino ed escogitando cosa avrei potuto inventarmi per l'indomani.
Non dormii per niente e quindi la mattina ero già in piedi di buon ora. Avevo una voglia pazzesca di vedere Sara, ma sapendo che era sicuramente in difficolta per i bisogni fisiologici, lascia trascorrere del tempo. Mi preparai un caffè, che sorseggiai con tutta la calma di cui era capace; fumai un paio di sigarette, mi feci una doccia. Sara sicuramente poteva ascoltare i miei spostamenti in casa e di certo si stava domandando perchè non andassi a liberarla. Ma ciò nonostante dallo sgabuzzino non giunse il minimo rumore, notai con soddisfazione.
Quando fui pronto andai a liberare Sara. Pensavo di trovarla in lacrime e invece i suoi occhi erano luminosi e raggianti. Mi fece capire il suo bisogno di poter andare in bagno, ma le negai il permesso: “Ti ho detto che dovrai abituarti a fare i tuoi bisogni a comando, come gli animali ubbidienti!”
Le diedi uno spolverino da indossare sul corpo nudo e le feci indossare un paio di scarpe basse. “Usciamo!” Ordinai, gustandomi le sue espressioni causate dagli stimoli fisiologici. La portai in giro per fare acquisti: prima in un porno shop presi un collare, un guinzaglio, dei frustini da cavallo, diversi falli di dimensioni differenti e un morso per la bocca. Poi la portai a comprare degli abiti in uno store: le comprai alcune minigonne veramente molto mini, qualche camicetta. Le acquistai anche due paia di sandali e un paio di scarpe da sera, tutte con un tacco altissimo. Prima di rientrare mi fermai a noleggiare alcune cassette pornografiche di sadomaso molto spinto. Rientrammo in casa che era oltre mezzogiorno. La mia sorellina non era andata in bagno dalla sera prima e con lo sguardo mi supplicava di permetterle di liberarsi. Prima la feci spogliare: “Da oggi indosserai sempre i sandali con il tacco alto. Non voglio più vederti scalza o con scarpe basse! Poi indosserai sempre il collare rigido!”
Sara fece come le avevo ordinato: la guardai qualche minuto ed era veramente stupenda. I tacchi altissimi le facevano arcuare leggermente la schiena, facendo sporgere le natiche deliziose e le gambe apparivano ancora più tornite a nervose. Il collare, leggermente brunito contrastava magnificamente con la sua pelle chiara.
Infine, dopo averla esaminata ben bene le permisi di andare a liberarsi e a lavarsi.
La settimana che avevo previsto per far cambiare idea a Sara trascorse in fretta.
Avevo cercato di umiliarla in molti modi: ogni pomeriggio le avevo imposto di guardare un porno sadomaso, in piedi contro la parete, tenendo le mani sopra la testa e le gambe allargate al massimo. Non le era consentito distogliere lo sguardo, quando le scene diventavano più violente: “Tutto quello che vedi toccherà anche a te, quindi rassegnati!” Le avevo fatto assumere le pose più assurde e più umilianti che riuscivo ad immaginare, per poterle guardare comodamente le intimità. Avevo provato i frustini su di lei: all'inizio era mia intenzione non colpirla con troppa violenza. Volevo si sentisse umiliata, ma non farle troppo male. Ma mi accorsi che colpirla sui seni, sulle natiche e sul sesso mi piaceva e molto. Involontariamente aumentavo sempre di più la forza delle frustate e mi eccitavo in modo incredibile. Ma, prestando fede ai miei propositi, non l'avevo mai toccata. Verso la fine della settimana non resistevo più. “Io esco”, le dissi una sera, mentre la chiudevo nel suo sgabuzzino. Perchè si sentisse ancora più umiliata continuai: “Ho bisogno di scaricarmi; ho bisogno di una donna!” Sara mi guardava come un cucciolo: “Padrone, farai l'amore con lei?” “Spero di si!” risposi. “Padrone, perchè non vuoi usare me? Ti prego!.
Non le risposi: chiusi la porta e uscii. In realtà passai la serata a passeggiare, pensando a cosa fare. Riflettevo che avrei potuto mandarla via e lasciare che vivesse la sua vita senza più curarmene troppo. Ma era mia sorella, le volevo comunque bene e dovetti ammettere con una certa ammirazione che tutti i miei tentativi per scoraggiare le sue scelte erano miseramente fallite. Tornai a casa a notte inoltrata, mi ritirai in camera mia e cercai di placare la frustrazione e l'eccitazione che ormai provavo continuamente da quando Sara era arrivata, masturbandomi furiosamente.
La mattina liberai la sorellina, lasciai che mi servisse come sempre e le permisi di andare in bagno. Dopo colazione la feci inginocchiare di fronte a me e le dissi: “Allora... E' passata una settimana. Hai provato come potrebbe essere la tua vita da oggi in avanti, ma devi sapere che potrebbe essere e sarà anche peggio. Sei libera di decidere”. Sara mi guardò intensamente per qualche istante. Poi si chinò a baciarmi i piedi: “Padrone, io sono tua! Non ho cambiato idea e anzi, sono sempre più convinta che questa sia la scelta giusta per me. Puoi disporre di me come preferisci!”
Da quel giorno sono passati ormai molti anni. Dopo i primi tempi in cui ero molto impacciato, ho imparato a trattare Sara nel modo che preferivo, usandola sessualmente, facendola usare in ogni modo anche ai miei amici. Torturandola quasi esclusivamente per il mio piacere, perchè non mi ha dato e mi da pochissime occasioni di meritare punizioni. Ma tutto questo è un'altra storia...
Dal giorno in cui un incidente si portò via i nostri genitori, Sara cominciò a legarsi a me in modo quasi morboso. Giorno dopo giorno Sara continuava a vedere in me l'unico punto di riferimento della sua vita. Con me si confidava, a me raccontava la sua vita e a me chiedeva consiglio. Non perdeva occasione per farsi abbracciare da me e quasi tutte le sere mi si rannicchiava vicino, mentre guardavamo la tv.
All'inizio questa ricerca di attenzione da parte sua mi piaceva e non mi creava nessun tipo di problema, ma gli anni passavano e Sara cresceva, trasformandosi da ragazzina affettuosa a splendida ragazza. Ormai quando si rannicchiava al mio fianco e si metteva il mio braccio sulla spalle, per essere abbracciata e cominciava a darmi baci sul collo, come faceva fin da ragazzina, le sensazioni che mi suscitavano erano assai differenti. Spesso mi sorprendevo, intimamente inorridendo di me stesso, a sbirciarle la gambe; quando capitava che i suoi seni, che intuivo perfetti, si appoggiavano al mio braccio, o al mio petto provavo sensazioni che avrei preferito non vivere.
Cominciai quindi a cercare di evitare certe effusioni affettuose, anche con decisione in quanto Sara continuava a cercare il contatto con me. Mi resi conto che provava per me, suo fratello, una autentica venerazione, un attaccamento che andava ben oltre l'amore fraterno.
Una sera decisi di affrontare l'argomento con lei. Ero in camera mia a guardare la tv e come succedeva quasi tutte le sere, Sara entrò e si stese di fianco a me, chiedendomi che la coccolassi.
Mi scostai e lei rimase un attimo perplessa: “Cosa c'è?” mi chiese.
“Nulla”, risposi, “ma questa cosa penso sia meglio che finisca”
“Quale cosa?” chiese guardandomi con gli occhioni blu sgranati.
“Questa! Questo fatto che mi stai sempre addosso! Che ti ho sempre intorno! Non sei più una ragazzina. Hai quasi 18 anni e devi smetterla di sbaciucchiarmi il collo, d'infilarti nel letto con me!”
“Ma perchè?” Chiese, “cosa c'è di male? Sei il mio fratellone, l'unica persona rimasta della mia famiglia e io ti amo!”
“Ho capito! Ma siamo cresciuti, tutti e due. Dobbiamo smetterla con certi atteggiamenti”.
Con mia sorpresa Sara cominciò a ridere; si alzò e mi buttò le braccia al collo, “Ma smettila di dire sciocchezze”, disse cominciando a baciarmi sul viso. All'inizio cercai di allontanarla, ma poi cominciai a ricambiare abbraccio e baci, finché comincia ad avvertire che stavo avendo una erezione potente. Mia sorella se ne accorse e la cosa sembrò renderla felice: cominciò a prendersi gioco di me, ma intento mi accorsi che cercava la mia bocca con le sua labbra. Cercai di resistere, ma Sara era bellissima: indossava solo una maglietta di cotone e delle mutandine ridottissime. Sentivo i suoi seni premere contro di me, il profumo e il contatto della sua pelle setosa mi soggiogarono totalmente e ci trovammo riversi sul letto. Sara si mise a cavalcioni sopra di me continuando a cercare la mia bocca. Le sua lingua si fece strada: sapeva di mela, era dura e morbida allo stesso tempo e il suo sapore era dolcissimo. Spostò la sua mano verso il mio inguine e una volta raggiunto il mio sesso lo strinse nella sua piccola mano, premendo forte.
Io allora avevo 22 anni e avevo già esperienze con altre ragazze, ma la situazione particolare mi fece avere un orgasmo quasi immediatamente.
Sara sorrise, poi si accucciò al mio fianco, continuando ad accarezzarmi il pene, ormai flaccido. Io avrei voluto scomparire per l'imbarazzo, ma lei aveva gli occhi che brillavano: “Non sai quanto mi hai reso felice, questa sera” Mi baciò ancora e poi mi sussurrò “Grazie”.
Rimanemmo in silenzio ancora per un po' di tempo, poi Sara, senza dire più nulla, si alzò e tornò in camera sua.
Il giorno dopo e quelli successivi mia sorella si comportò come se nulla fosse successo, mentre io vivevo le pene dell'inferno: non sapevo davvero come gestire la situazione e non potevo ovviamente confidarmi con nessuno.
Il caso mi venne in soccorso, quando venni a sapere che con gli studi fatti potevo candidarmi per un impiego in Spagna, a Barcellona. Inviai immediatamente la mia candidatura, nella speranza che questa soluzione avrebbe risolto anche il guaio che era successo con Sara.
Informai mia zia della mia decisione, d'altronde ormai ero maggiorenne e indipendente, ma non dissi nulla a Sara, in attesa di sapere l'esito della possibilità.
Passarono alcuni giorni e una sera Sara venne ancora nella mia camera. Sembrava che nulla fosse successo e lei si comportava come sempre: si sdraiò al mio fianco cercando il mio abbraccio. Io non sapevo che fare, né cosa dire, per cui rimasi in silenzio e immobile.
Fu Sara a parlare per prima: “Pensi di fare coma l'altra sera?”
“Cosa vuoi dire?” chiesi.
“Non mi hai nemmeno toccata! Ti piaccio davvero cosi poco?!
Dicendo queste parole si era sollevata la maglietta e potei vedere mia sorella nuda per la prima volta. Non mi sbagliavo sui seni: erano perfetti, con i capezzoli rosa scuro, pronunciati e grossi. Il pube era ricoperto da una leggera peluria biondo chiaro, che non riusciva a nascondere le lebbra del suo sesso, molto carnose e dello stesso colore dei capezzoli.
“Ti piaccio almeno un pochino?” chiese. Ma vedendo la mia erezione le si illuminarono gli occhi e scoppiando in una risata felice, si rispose da sola: “Si! Un pochino ti piaccio!”
La risposta arrivò dopo una settimana. Venivo convocato a Milano per un colloquio conoscitivo, ma i miei titoli di studio mi consentivano di poter esser assunto presso la sede di Barcellona.
Ero felice di questa occasione che avrebbe risolto i miei problemi di coscienza e quella stessa sera lo dissi a Sara.
“Vado via!” Esordii: “mi hanno offerto una bellissima possibilità lavorativa in Spagna”.
Sara non parlava; mi guardava in silenzio.
“E giusto cosi, Sara. Io ti voglio bene, ma non possiamo continuare cosi. Tu devi pensare alla tua vita, farti delle amicizie, avrete le tue storie, i tuoi fidanzati. E' meglio cosi, so che te ne rendi conto anche tu”
Gli occhi di mia sorella si riempirono di lacrime: “ma io cosa farò, senza di te?”
“Farai la tua vita, semplicemente. Guarda che non muoio mica” dissi sorridendo.
“Ma io ti amo” esclamò Sara.
Cercai di dissuaderla, le dissi che si trattava probabilmente solo di una semplice cotta, che era comprensibile che avesse idealizzato il fratello maggiore, ma che il vero amore lo avrebbe trovato altrove.
Sara si alzò di scatto e fece per andarsene, ma arrivata alla porta si fermò e voltandosi con le lacrima agli occhi mi indicò con il dito puntato: “Io sono vergine, lo sai e non sarò mai di nessun altro. Io ti amo e non m'importa niente se sei mio fratello, o no!” Uscì chiudendo la porta dietro di se.
Quasi un anno era passato. Mi ero sistemato molto bene: ottimo e soddisfacente lavoro, un bel appartamento, nuovi simpatici amici, qualche avventura con qualche caliente señorita.
Solo una cosa turbava la mia tranquillità: le continue asfissianti lettere supplicanti di mia sorella Sara, che chiedeva assiduamente che la prendessi con me.
In alcune lettere in particolare si diceva disposta a servirmi letteralmente come una schiava: testualmente mi supplicava “Prendimi con te, ti prego. Sarò la tua serva, la tua schiava. Non ti sarò di disturbo e non interferirò in nessun modo con la tua vita, le tue abitudini. Potrai disporre di me come preferisci: potrai perfino prostituirmi se ti diverte, ma prendimi con te. Io, lontana da te, non vivo più!”
Quando mia zia mi confermò che Sara stava veramente male presi la decisione di farla venire da me per qualche tempo e credevo che facendole per un po' provare quanto mi chiedeva sarebbe velocemente rinsavita. Credevo...
Decisi, lottando non poco contro la mia volontà, che avrei dovuto essere estremamente duro con lei. Quando mi vide all'aeroporto mi si gettò fra le braccia, piangendo di felicità, coprendomi di baci: “Grazie, grazie. Sarai contento di me, lo prometto. Farò tutto quello che vuoi e ti ubbidirò. Mi cercherò un lavoro e...”
Nonostante avessi una gran voglia di abbracciarla anch'io la interruppi bruscamente: “Silenzio! Ti dirò dopo cosa e come fare!”
Sara si zittì immediatamente e accortasi che non avevo nessuna intenzione di aiutarla, raccolse le sue valigie e mi segui verso l'auto.
Durante il tragitto non parlammo, ma non potei non notare che era diventata ancora più bella: la corta gonna lasciava scoperte le belle cosce tornite, dalla pelle setosa e ambrata. Il golfino aderente disegnava perfettamente i suoi seni.
Arrivati al mio appartamento la feci entrare e le intimai “Rimani qui in piedi e ferma!” Sara obbediente fece come le era stato ordinato e volutamente, contando i minuti, la lasciai da sola, in attesa, mentre io ero in un altra stanza, più agitato che mai, non sapendo bene come procedere. Ma avevo deciso d'essere molto duro con lei e quindi mi feci coraggio e tornai da Sara convinto a farle comprendere quanto fossero assurde le sue intenzioni.
“Stai zitta! Puoi parlare solo quando ti do il permesso! Mi hai scritto che sei disposta a diventare una schiava pur che ti tenga con me. Quindi ho deciso di accontentarti. Se non dovessi essere soddisfatto di te anche solo una volta ti manderò via e non mi vedrai più! Hai capito bene?”
Sara fece di si con la testa e io non capii subito che era stato io a ordinarle di non parlare. Mi venne quasi da ridere ma mi trattenni. Mia sorella mi guardava con i suoi grandi occhioni blu, con attenzione ma non vedevo la paura che avrei sperato di vedere.
“Primo: nessuno deve sapere che sei mia sorella! Sarai solo Sara, la mia serva! Non so ancora come usarti ma sia chiaro che non voglio scandali! Chiaro?”
Di nuovo fece si con la testa. “Senti, quando ti faccio una domanda puoi rispondermi a voce, per adesso. Comunque, ti rivolgerai a me chiamandomi sempre e solo padrone. Hai capito bene?!
“Si padrone”.
“Bene! Adesso spogliati e poi apri la valigia per farmi vedere i vestiti che hai portato. Sceglierò quelli che potrai tenere e usare. Avanti!”
Mi misi comodo su una poltrona a gustarmi lo spettacolo di mia sorella che si spogliava. Quando fu nuda aprii la valigia e cominciò a mostrarmi gli abiti.
“Questo no!.. No!... No!...” Aveva portato jeans, magliette, qualche gonna, un paio di camicette. “Questo non è abbigliamento adatto a una schiava! Per questa sera resterai nuda. Nei prossimi giorni provvederemo a renderti più interessante! Adesso vai in bagno: troverai la mia schiuma da barba e il rasoio. Rasati quei peli: ti voglio con la figa rasata, ben visibile e comoda da ispezionare. Fila!”
Sara rispose “Si padrone” e si avviò verso la porta che le avevo indicato.
La guardai camminare, nuda, bella come una dea e contro ogni mia volontà mi venne il pene duro al punto di farmi male.
Avevo deciso di usare anche un linguaggio umiliante e volgare, sebbene fosse contrario alla mia natura e questo comportava un certo impegno mentale da parte mia. Quando mia sorella ritornò dal bagno la feci avvicinare e in piedi davanti a me le ordinai di allargare la gambe. Era meravigliosa e moriva dalla voglia di accarezzarla, ma il mio piano d'azione prevedeva che la facessi sentire umiliata, quindi la guardai fingendo indifferenza, come se valutassi un pezzo di carne dal macellaio.
La feci girare su se stessa più volte, facendole assumere posizioni che mi consentissero di valutare al meglio la qualità delle sue parti intime.
Volevo umiliarla più che potevo e feci qualche commento veramente volgare, ma Sara non cedeva di un passo e scorgevo nei suoi occhi una strana espressione di felicità. Dopo la lunga ispezione io non ne potevo più: avevo bisogno di godere o sarei potuto scoppiare, ma non volevo avere rapporti con Sara. Quindi la portai, sempre nuda, nello stanzino sottoscala dove avevo pianificato astutamente di rinchiudere mia sorella. Avevo messo un semplice materasso sul pavimento e le dissi: “Tu starai qui! Non puoi uscire senza permesso. Non voglio sentire il minimo rumore. Dovrai imparare a fare i tuoi bisogni a comando e solo quando deciderò di tirarti fuori. E' tutto chiaro?”
“Si padrone”. Mi sentivo un po' in colpa e aggiunsi:”Hai domande? Vuoi dire qualcosa?”
Sara mi guardò in un modo che non avrei dimenticato per un pezzo, un misto di sottomissione e di fierezza, di eccitazione e di felicità”
“Si padrone. Volevo ringraziarti per tutto questo e giurarti che non ti deluderò. Sono felice di appartenerti. Ti amo da morire e non vedo l'ora di venire usata da te. Grazie ancora”. S'inginocchiò a baciarmi la scarpe. Chiusi la porta senza dire altro e andai in camera mia a masturbarmi, prima di esplodere.
Per poter attuare il mio piano di redenzione di Sara avevo preso una settimana di permesso dal lavoro, cosi da potermi dedicare totalmente alla mia sorellina.
Quel primo giorno la lasciai chiusa nel suo stanzino tutto il giorno. Andai a prenderla verso sera e vedendola in difficoltà per il bisogno di andare in bagno le permisi di uscire. Mentre era in bagno io preparai qualcosa per cena. Quando tornò vide che la tavola era preparata per un solo commensale. Seguii il su sguardo e le dissi: “Tu devi servirmi! Mentre ceno rimani in piedi di fianco a me, pronta a servirmi o a essere toccata, se me ne viene voglia. Quando ho finito di mangiare e mi sono alzato da tavola potrai mangiare tu. Ma restando in piedi, senza sederti.” Cosi fu e dopo cena e dopo che Sara aveva cenato a sua volta e sistemato la cucina la feci inginocchiare davanti a me, che sedevo su una poltrona e cominciai a darle le istruzioni.
“Allora, mi hai chiesto di prenderti come schiava e ho deciso di accontentarti e fare una prova. Dovrai imparare a fare i tuoi bisogni a comando! Dovrai imparare a godere a comando e mai, in nessun caso, ti sarà permesso godere senza permesso! Hai capito?” “Si padrone”.
“Durante il giorno io sono in ufficio. Tu resterai chiusa in casa a pulire e riordinare. Se deciderò ti darò ordini relativi a cose che voglio che tu faccia durante la giornata. Ciò che ti piace, quello che preferisci, i tuoi gusti, i tuoi desideri, i tuoi bisogni non hanno nessuna importanza. Tu esisti per soddisfare il mio piacere e il mio divertimento! Queste sono le sole due cose che hanno importanza per te. E' chiaro?”
“Si padrone”
“Dovrai imparare a subire la frusta e qualsiasi altra forma di punizione o di tortura per il mio divertimento. A volte sarai legata, ma voglio che impari a soffrire anche senza bisogno di legarti, perchè può essere che mi venga voglia di farlo in luoghi dove non è possibile incatenarti: all'aperto, in un ristorante, ovunque insomma.”
Mentre parlavo guardavo la mia sorellina nuda inginocchiata davanti a me e il pene mi divento durissimo. Lei se ne accorse e allungò timidamente una mano appoggiandola sulla mia coscia. Le rifilai subito un ceffone che la fece cadere di lato e per un attimo abbi la visione chiara del suo sesso socchiuso e fremente.
“Non permetterti mai più di toccarmi senza permesso!”
Massaggiandosi la guancia arrossata Sara disse: “Chiedo scusa, padrone, ma desidero tanto che tu mi prenda. Mi sono conservata vergine e non ho permesso a nessuno di toccarmi per potermi dare a te totalmente.”
Le diedi un altro ceffone: “Quando sei in mia presenza devi incrociare le braccia dietro la schiena e non ti è permesso di toccarti da sola!”
“Si padrone”.
“Non mì interessa minimamente quello che vuoi! Devi meritare d'essere usata sessualmente da me! Per te dev'essere un premio: devi meritarlo!”
Mentre Sara riprendeva la posizione continuai: “Hai mai preso in bocca un cazzo?”
“No, padrone”.
“Allora dovrai imparare e velocemente. Per adesso ti accontenterai di guardare”.
La mandai, a quattro zampe, a prendere un piatto in cucina: quando ritornò di fronte a me le ordinai di tenere il piatto con le mani. Tirai fuori il pene e cominciai a masturbarmi davanti al suo viso. Ero talmente eccitato che venni quasi subito, cercando di far colare il mio sperma nel piatto sorretto da mia sorella. Quando mi fui liberato, mi pulii il pene con una ciocca dei capelli biondi di Sara e le ordinai: “Lecca e pulisci il piatto!” Lei obbedì, pulendo perfettamente il piatto. “Avevi già assaggiato lo sperma di un uomo?” Chiesi. “No, padrone”. “Ti piace?” “Non so: E' strano”
Subito le rifilai un altro manrovescio: “Lo sperma del tuo padrone per te deve essere la cosa che più ti piace al mondo! Mettitelo in testa! E devi essere felice ogni qualvolta decido di di dartelo!” “Si, padrone, chiedo scusa. Sono stata stupida”.
La portai, sempre a quattro zampe, ne suo sottoscala e la rinchiusi dentro per la notte.
Non avevo previsto che mantenere quel tipo di atteggiamento con Sara mi sarebbe costata cosi tanta fatica! Io speravo di spaventarla e convincerla a rinunciare ai suoi propositi, ma sembrava che i miei tentativi non sortissero il risultato sperato. La mia sorellina sembrava sempre più determinata e io non sapevo quanto sarei riuscito a recitare, con lei, la parte del padrone crudele. Morivo dal desiderio i andare a prenderla, abbracciarla e coccolarla e magari, cominciavo a pensarci, fare l'amore con lei. Era cresciuta veramente bene: era di una bellezza rara, ma non era solo quello. Possedeva quella rara bellezza che mischia sensualità con un viso da bambola.
Andai in camera mia, dove passai buona parte della notte a masturbarmi, pensando alla mia sorellina nuda e chiusa nello sgabuzzino ed escogitando cosa avrei potuto inventarmi per l'indomani.
Non dormii per niente e quindi la mattina ero già in piedi di buon ora. Avevo una voglia pazzesca di vedere Sara, ma sapendo che era sicuramente in difficolta per i bisogni fisiologici, lascia trascorrere del tempo. Mi preparai un caffè, che sorseggiai con tutta la calma di cui era capace; fumai un paio di sigarette, mi feci una doccia. Sara sicuramente poteva ascoltare i miei spostamenti in casa e di certo si stava domandando perchè non andassi a liberarla. Ma ciò nonostante dallo sgabuzzino non giunse il minimo rumore, notai con soddisfazione.
Quando fui pronto andai a liberare Sara. Pensavo di trovarla in lacrime e invece i suoi occhi erano luminosi e raggianti. Mi fece capire il suo bisogno di poter andare in bagno, ma le negai il permesso: “Ti ho detto che dovrai abituarti a fare i tuoi bisogni a comando, come gli animali ubbidienti!”
Le diedi uno spolverino da indossare sul corpo nudo e le feci indossare un paio di scarpe basse. “Usciamo!” Ordinai, gustandomi le sue espressioni causate dagli stimoli fisiologici. La portai in giro per fare acquisti: prima in un porno shop presi un collare, un guinzaglio, dei frustini da cavallo, diversi falli di dimensioni differenti e un morso per la bocca. Poi la portai a comprare degli abiti in uno store: le comprai alcune minigonne veramente molto mini, qualche camicetta. Le acquistai anche due paia di sandali e un paio di scarpe da sera, tutte con un tacco altissimo. Prima di rientrare mi fermai a noleggiare alcune cassette pornografiche di sadomaso molto spinto. Rientrammo in casa che era oltre mezzogiorno. La mia sorellina non era andata in bagno dalla sera prima e con lo sguardo mi supplicava di permetterle di liberarsi. Prima la feci spogliare: “Da oggi indosserai sempre i sandali con il tacco alto. Non voglio più vederti scalza o con scarpe basse! Poi indosserai sempre il collare rigido!”
Sara fece come le avevo ordinato: la guardai qualche minuto ed era veramente stupenda. I tacchi altissimi le facevano arcuare leggermente la schiena, facendo sporgere le natiche deliziose e le gambe apparivano ancora più tornite a nervose. Il collare, leggermente brunito contrastava magnificamente con la sua pelle chiara.
Infine, dopo averla esaminata ben bene le permisi di andare a liberarsi e a lavarsi.
La settimana che avevo previsto per far cambiare idea a Sara trascorse in fretta.
Avevo cercato di umiliarla in molti modi: ogni pomeriggio le avevo imposto di guardare un porno sadomaso, in piedi contro la parete, tenendo le mani sopra la testa e le gambe allargate al massimo. Non le era consentito distogliere lo sguardo, quando le scene diventavano più violente: “Tutto quello che vedi toccherà anche a te, quindi rassegnati!” Le avevo fatto assumere le pose più assurde e più umilianti che riuscivo ad immaginare, per poterle guardare comodamente le intimità. Avevo provato i frustini su di lei: all'inizio era mia intenzione non colpirla con troppa violenza. Volevo si sentisse umiliata, ma non farle troppo male. Ma mi accorsi che colpirla sui seni, sulle natiche e sul sesso mi piaceva e molto. Involontariamente aumentavo sempre di più la forza delle frustate e mi eccitavo in modo incredibile. Ma, prestando fede ai miei propositi, non l'avevo mai toccata. Verso la fine della settimana non resistevo più. “Io esco”, le dissi una sera, mentre la chiudevo nel suo sgabuzzino. Perchè si sentisse ancora più umiliata continuai: “Ho bisogno di scaricarmi; ho bisogno di una donna!” Sara mi guardava come un cucciolo: “Padrone, farai l'amore con lei?” “Spero di si!” risposi. “Padrone, perchè non vuoi usare me? Ti prego!.
Non le risposi: chiusi la porta e uscii. In realtà passai la serata a passeggiare, pensando a cosa fare. Riflettevo che avrei potuto mandarla via e lasciare che vivesse la sua vita senza più curarmene troppo. Ma era mia sorella, le volevo comunque bene e dovetti ammettere con una certa ammirazione che tutti i miei tentativi per scoraggiare le sue scelte erano miseramente fallite. Tornai a casa a notte inoltrata, mi ritirai in camera mia e cercai di placare la frustrazione e l'eccitazione che ormai provavo continuamente da quando Sara era arrivata, masturbandomi furiosamente.
La mattina liberai la sorellina, lasciai che mi servisse come sempre e le permisi di andare in bagno. Dopo colazione la feci inginocchiare di fronte a me e le dissi: “Allora... E' passata una settimana. Hai provato come potrebbe essere la tua vita da oggi in avanti, ma devi sapere che potrebbe essere e sarà anche peggio. Sei libera di decidere”. Sara mi guardò intensamente per qualche istante. Poi si chinò a baciarmi i piedi: “Padrone, io sono tua! Non ho cambiato idea e anzi, sono sempre più convinta che questa sia la scelta giusta per me. Puoi disporre di me come preferisci!”
Da quel giorno sono passati ormai molti anni. Dopo i primi tempi in cui ero molto impacciato, ho imparato a trattare Sara nel modo che preferivo, usandola sessualmente, facendola usare in ogni modo anche ai miei amici. Torturandola quasi esclusivamente per il mio piacere, perchè non mi ha dato e mi da pochissime occasioni di meritare punizioni. Ma tutto questo è un'altra storia...
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Ariel
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