Il mio Dottore – SECONDA PARTE – Lei è UN CASO CLINICO

di
genere
prime esperienze

“Preferisco questo salottino alla solita e tetra scrivania proprio per avere un rapporto più diretto con la paziente. Spero apprezzerà.
Orbene, nulla da dire sullo stato fisico riscontrato nella visita. Per le analisi – come le ho detto – occorre attendere qualche giorno, ma posso scommettere qualcosa di valore che i referti saranno negativi. Ora però devo farle una domanda, una domanda cattiva. Se vuole può non rispondermi, non la voglio mettere in difficoltà, ma devo chiederle………”
Lo interrompo, come una stupida lo interrompo. Ed ancora più stupidamente dico: “Prego faccia pure, sono pronta per la domanda in cabina e alla occorrenza scelgo la busta numero due”.
Il Dottore sorride e con molto garbo mi dice:
“Ecco, volevo sapere quale è il suo rapporto con la masturbazione. Se si masturba e, eventualmente, con quale frequenza.”
Divento di pietra. Ho appena fiato per rispondere:
“Ma cos, che caspit….mah, boh…..”
“Signorina, se vuole, non risponda. Non è indispensabile.”
Non voglio che il Dottore pensi che non abbia carattere. Prendo il coraggio a due mani e decido di “vuotare il sacco”.
“E invece voglio rispondere!!”
“Vede Dottore, in tutta lealtà le dico che sono gelosa del mio corpo. Seguo il mio corpo con molta attenzione, anche nella alimentazione, nella ginnastica che pratico quotidianamente per almeno venti minuti e altro ancora, persino nella scelta degli indumenti, preferisco quelli che esaltano di più le mie qualità. Sono attenta anche nella scelta della biancheria intima anche se ho un solo vero amore in vita mia, che è il mio compagno e quindi in teoria la scelta della biancheria intima potrebbe passare in second’ordine. Cerco costumi da bagno firmati che mi nascondano la cicatrice sulla pancia dovuta a un intervento, ma compero anche dei costumi da bagno al mercato rionale se hanno disegni e forme idonee a celare lo sfregio. Sono sempre più gelosa del mio corpo e non tollero neanche uno sguardo di troppo sul mio sedere, specialmente d’estate quando sono costretta ad indossare indumenti leggeri. Mi sposto regolarmente in auto; alla occorrenza chiamo un taxi ma non ho mai preso un autobus per il timore di essere per così dire: “palpata”. Spero di aver superato l’impatto della prima visita ginecologica ma non può capire quale sia stato il mio sforzo nel superare questo ostacolo.”
Lui mi tranquillizza. “Sì, posso capirla. In tutta sincerità il suo corpo è decisamente attraente: E’ raro vedere una così bella ragazza. E le dico “vedere” da uomo, non “visitare” da medico. Può capire la differenza quantitativa. Ma mi dica: è sempre stata così?”
Rispondo: “Sì, da tempo immemorabile, esattamente quando ebbi il primo ciclo e capii che ero diventata signorina. Anche da ragazzina preferivo le amicizie femminili a quelle maschili, proprio per non mettere a rischio la mia integrità fisica. Il mio corpo costituisce tutto per me. Quando avevo ventitré anni venni ricoverata in Clinica per un intervento di appendicite e in quella occasione mi sembrava di aver CEDUTO il mio corpo ad un analista, ad una infermiera professionale, ad una caposala, ad un infermiere uomo ed alla intera equipe operatoria. ( ° ° °)
(° ° ° Questo racconto è reperibile in “Prime esperienze- Esperienza in Clinica del 20 giugno 2021).
Quando tornai in Clinica per togliere i punti, decisi di fare un presente sia alla infermiera professionale VERDINA sia alla Caposala ROSSASTRA. Questa non era di turno e fu la VERDINA che mi strappò le suture. E tra un discorsetto e l’altro, casualmente mi disse: “Questa è una operazione che potrebbe essere fatta anche da un infermiere uomo. Tutte le terapie e le somministrazioni che ti sono state già eseguite per l’intervento, per la legislazione in corso, ti sarebbero state potute eseguire legalmente anche da un infermiere uomo. In questa Clinica c’è personale a sufficienza e garantiamo a tutti un servizio di qualità e tu oltretutto eri raccomandata dal Prof. GRIGIO. Però sarebbe potuto anche accadere in un reparto di “non solventi”. Calcola che per ciò che attiene la depilazione, solo per darti una idea, ho perso il conto, per gli interventi all’intestino, alla prostata o alla vescica, di quanti uccellini ho spennato!”
“Quelle parole mi lasciarono di ghiaccio. Se fossi capitata tra le grinfie di un infermiere uomo non avrei retto e avrei pensato al suicidio.”
“Occorsero oltre due anni per rimuovere dalla mia mente le frasi udite, le immagini viste e in genere tutti i ricordi di quei giorni maledetti.”
Sono in uno stato di forte agitazione.
Il Dottore dice:
“Signorina si calmi, per cortesia, si calmi. Altrimenti deve assumere una pillola di ansiolitico”.
“No, no, sto bene”. E riprendo:
“Oggi vivo serena ma in questo stato di fatto non posso ammettere di espletare una attività come la masturbazione che faccia male al mio corpo”.
Il Dottore interviene immediatamente: “Signorina, questo è l’errore. La masturbazione non è una attività che fa male al corpo. A meno che non crei dipendenza o altro”.
“Cosa?”
“Proprio così! Vede la masturbazione tende a far abbassare lo stress, non nuoce al sistema nervoso e nelle donne con il carattere o con quelle che hanno problemi simili al suo, aumenta la autostima. Inoltre è come se fosse un esercizio fisico per alcuni organi genitali”.
“Dottore, ma nella visita, c’è qualcosa che non andava? Perché mi ha fatto quella domanda? Io le ho risposto, ora la prego, mi risponda”.
“Certo che le rispondo. Me ne sono accorto una prima, una seconda ed una terza volta: dal prelievo dei tamponi, dalla ecografia transvaginale e per ultimo, dalla visita. Lei ha qualche organo genitale non sviluppato come di norma. In particolare il clitoride è piccolo, alla vista pare quasi atrofizzarsi. Ciò non è regolare e nel tempo è stato determinato da qualcosa. Ma la risposta me la ha già data lei, spiegandomi il suo comportamento negli anni.”
“Ma è un comportamento sbagliato, tanto tanto sbagliato?”
“Signorina, in linea di massima, direi di sì. Sembra che lei sia affetta da NARCISISMO, ma più specificatamente sembra che lei SIA PRIGIONIERA DELLA SUA BELLEZZA. Sembra che ogni azione della sua vita venga attuata o non attuata, un evento realizzato o non realizzato, una condotta mantenuta in un verso o nell’altro solo se tutto ciò può o non può essere di ausilio alla sua bellezza. All’inizio della visita mi ha parlato di aver avuto dei disturbi dopo qualche giorno in barca. C’è da scommettere che anche dietro la gita in barca c’è qualcosa che interessi la sua bellezza.”
Questa volta sono io a diventare di pietra. Comincio ad avere qualche senso di colpa. E rispondo:
“Sì, è così. Morivo dalla voglia di prendere l’abbronzatura integrale”.
“Quindi -ed azzardo una ipotesi - anche gli stessi rapporti che li ha avuto finora non erano per così dire “completi” ma erano svolti unicamente in funzione del suo corpo, magari interrotti se in lei sorgeva il minimo sospetto che la eventuale prosecuzione potesse far male al suo corpo. Signorina, da un punto di vista medico lei è UN CASO CLINICO. Bisogna rimediare. Ventisette – ventotto anni non sono pochini per farlo, ma occorre agire. Deve cambiare stile di vita. Deve mettere la sua bellezza al secondo posto e vivere nella maniera più naturale possibile. Nel questionario mi ha riferito di aver conseguito una laurea. Quale?”
“In Giurisprudenza”.
“Giurisprudenza. Che bella facoltà! Dopo aver studiato sui libri cosa è legittimo e cosa è illegittimo, si impara nella vita a distinguere il giusto dall’ingiusto, il bene dal male, l’equo dall’iniquo. Ed è proprio quello che lei deve attuare sin da ora. Le ripeto: deve vivere nella maniera più naturale possibile”.
“Ce la metterò tutta.” Rispondo.
Il Dottore prosegue: “Mi ha parlato del suo compagno. Mi ha detto che ha anni di lei. Presumo abbia qualche esperienza in più.”
“Vero. Tante volte mi ha proposto qualche alternativa, qualcosa di diverso, ma io ho sempre risposto: No, facciamo come ieri… difatti sempre la stessa musica.”
Il Dottore prosegue ancora: “Vede, credo che ci siamo capiti. E ce la metta tutta; ne va anche della sua salute. La situazione attuale a lungo andare può degenerare e le può provocare anche frigidità sessuale. E ciò sarebbe un grave danno. Nella peggiore delle ipotesi lei potrebbe di fatto rifiutare la gravidanza ed i suoi fastidi, le sofferenze del travaglio ed i dolori del parto, solo perché tutto ciò potrebbe nuocere alla sua bellezza. E, ripeto, nella peggiore delle ipotesi, diventerebbe una bambolona di carne, priva di qualsiasi stimolo; una bella bambolona con i lunghi capelli biondi ed i boccoli d’oro. Ma ciò non sarebbe assolutamente regolare. Questa è una prova di vita. Ce la deve mettere tutta.”
Mi prescrive degli ovuli, una lavanda vaginale e lo stesso antiinfiammatorio consigliatomi dal Prof. GRIGIO. Sta di fatto che tra gel e pomate varie assunte durante la visita, i disturbi sembrano quasi totalmente cessati.
Il colloquio finale è alle ultime battute. Si conclude con le frasi di rito: “Se ha bisogno di qualcosa mi chiami. Stia bene” eccetera.
Pago tranquillamente con il bancomat e scendo in strada.
Psicologicamente sono distrutta. Sembra che tutto il mio comportamento sia stato sbagliato, non solo in tempi recenti ma negli anni, e sulla mia testa sembra caduto non un masso ma una intera piramide d’Egitto.
In strada trovo D. che mi ha aspettato pazientemente in auto.
Alla sua vista inizio a piangere. Mi trovo davanti l’unica persona che nella vita mi ha sempre compreso, mi ha sempre accontentato anche contro i suoi desideri e le sue aspettative, in una sola parola: mi ha sempre amato.
Alla sua domanda: “Tutto bene?” Rispondo: “Sì, certo, meglio del previsto. Ma andiamo subito a casa, devo togliermi tutto il gel di cui ho pieno il corpo. Non mi chiedere altro. Ti dirò tutto dopo”.
“OK”
Giunti a casa mi precipito nella doccia e mi libero di quello schifosissimo gel. Poi indosso un accappatoio corto, quello senza cappuccio, con maniche a tre quarti e lunghezza fino a prima del ginocchio. Sono in camera da letto e chiamo D.
D. si precipita.
Alla sua vista mi tolgo l’accappatoio e rimango nuda ai suoi occhi. Vorrei piangere ancora ma mi trattengo. E gli dico: “Quella che hai dinanzi non è la donna che ti ha sempre amato, che ti ama e che continuerà ad amarti. Quella che hai davanti a te è UN CASO CLINICO.”
“Cosa?”
E così gli racconto per filo e per segno senza omettere nulla, tutto quel che era successo.
Lui sa di essere il vincitore morale di questa battaglia. Ricorda benissimo le tante volte in cui mi aveva proposto una qualcosina di diverso, una divagazione al solito “brodo del sabato”, ma non dice nulla. Poi, FINGENDOSI stupido, mi dice:
“Però non ho capito cosa devo fare….Non so…..”
E mi adagia sul letto. Poi inizia a guardare da vicino le parti intime e dice:
“Ma cosa ha detto il Dottore? Cosa bisogna fare? Io non so nulla. Non sono un medico. Forse bisogna svegliare con un bacetto la farfallina o la cuginetta della farfallina che stanno dormendo?”
Ed inizia a baciarmi proprio lì…. Ho un primo sussulto.
Poi: “Ma cosa ti ha detto? Che il bottoncino è piccolo? Che è arretrato? Che magari non esce di casa per paura? Aspetta, vediamo se viene fuori.”
Ed inizia a succhiarmi il clitoride. Non capisco più nulla. Non mi ero mai trovata in una simile situazione. E ciò, tra una carezza ed un bacio, continua.
Poi D. mi dice con risolutezza: “Ora stai ferma!”.
Non ho mai accettato le imposizioni a voce alta. Ma non ho paura. Sono nelle braccia dell’uomo che amo e che mai e poi mai avrebbe mai pensato di farmi del male. Infatti mi apre le gambe ed inserisce il suo membro dentro di me. Ma questa volta in maniera diversa. Non direttamente nella vagina, ma in maniera quasi perpendicolare, in modo che la sua carne tocchi direttamente il mio clitoride.
Mi sento diversa. Non ho il tempo di dire: “Cosa fai?” e sento il suo membro muoversi con grande determinazione. Il mio godimento pian piano aumenta. Di fatto è il suo organo mi sta masturbando. Sto “subendo” quella pratica che avevo da sempre esclusa in quanto “impura” e dannosa per il mio corpo. Ma questa volta era diverso. Era totalmente diverso. Non erano neanche le dita o il palmo della mano del mio uomo che mi toccavano. Era la sua parte più intima che gestiva il tutto, come in gioco straordinario.
Lui rallenta un po’ il ritmo, si avvicina con la guancia sinistra e mi bisbiglia nell’orecchio: “Ora stringi, stringi le gambe!”
Faccio come mi dice ma subito dopo inizio a dimenarmi come una matta ed alla fine emetto un grido. Tutto il mio corpo sembra elettrizzato, fino alla punta dei piedi. Sì, proprio dalla punta dei piedi inizia quel tremore che ti conduce al massimo della soddisfazione.
Ero giunta all’orgasmo in maniera totalmente diversa.
Lui si accuccia vicino a me e pian piano chiudiamo gli occhi. Rimaniamo immobili e silenti per qualche minuto. Poi ci rialziamo. Nessuno di noi due accenna ad una parola, ma guardandoci negli occhi abbiamo capito che questa nuova esperienza ha rinsaldato ancor più il nostro amore.
….. E da quel giorno iniziò la mia metamorfosi. Cambiammo abitudini e stile di vita. Io nei suoi confronti alzai bandiera bianca e mi affidai come una collegiale nelle mani del suo maestro, ma notai anche che i miei orizzonti si erano allargati. Mi resi conto che la bellezza non è tutto nella vita e vedevo dinanzi a me il prossimo matrimonio in Chiesa (per far felice mia madre che detestava la convivenza) e la creazione di una vera famiglia unita.
Con l’unico cruccio: quello di aver scoperto di come si fa l’amore all’età di quasi ventotto anni!!
I fatti raccontati sono veritieri.
Ogni lettore è libero di credere o di non credere.
Un saluto a tutto il forum.
Francesca.
di
scritto il
2021-08-02
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