I racconti di nonna Chica -Federica – Promettimi di farlo tu Cap 12 – il ritorno alla “normale monotonia”

di
genere
dominazione

Com'è finita? Ma è davvero finita?

A casa era tornata la normalità. Era riuscita la nostra cara, dolce, casta e fedele nonnina a scongiurare il pericolo che le voci di un suo completo coinvolgimento in torbide vicende erotiche che ormai da tempo giravano nel paese di sua residenza e nei centri vicini si rivelassero fondate? Foto e video di lei e delle altre donne sue amiche e/o conoscenti mentre si concedevano, esistevano veramente? Era servita a qualcosa la”fuga” in città?
Sembravano essersi ripristinate la vita con il suo Michele, da anziani nonni, le telefonate quotidiane ai figli, i rapporti intimi sempre rari e fugaci, come in una vita era successo, anche se in quei momenti la mente di lei si accendeva di ricordi delle esperienze, alimentando la voglia di piacere per spegnersi però di nuovo sempre troppo in fretta.

Era arrivato il momento di capire veramente se il suo Michele sarebbe riuscito a farsi bastare da lei, da sua moglie, dalla donna costretta a provare piaceri decisamente più intensi, costretta a scoprire livelli di appagamento sessuale che neanche immaginati prima per un essere umano. Per una donna.

Una settimana dopo, la visita ad un'amica, ha rivangato i ricordi di Federica, le sue esperienze, gli episodi vissuti come sfogatoio sessuale per maschi più o meno sconosciuti.

Complice in percorso del bus che passava proprio nella via dove abitava Paride e di cui lei aveva visto il cognome sul biglietto da visita in macchina aspettandolo mentre lui saliva a casa sua a prendere delle carte, l'istinto l'ha portata a scendere dal mezzo, avviarsi verso la palazzina e cercare il cognome sui citofoni, premere e al – chi è-, rispondere: - sono Federica-. La voce gracchiante di Paride al citofono: - ad essere sincero, pensavo ci mettessi meno tempo a farti viva. Sali, secondo piano-
Mentre facevano di tutto, lei gli ha detto di aver conosciuto un certo Franco in ospedale. Allora lui: - sarà qui domani pomeriggio verso le 16.00-. Sapeva . Sapeva di sicuro tutto. Poi lui ha aggiunto; - sono sicurissimo che ci sarai anche tu. Lei non ha risposto facendo un gesto come molto infastidita

L'indomani, alle 15,55, Federica stava premendo il citofono sotto casa di Paride.

Non la conoscevo bene, amica di amici in una gita fuori porta , in campagna con pranzo e visita al nuraghe. Scambio di numero di cellulare e dopo una settimana, dieci giorni circa ad uno squillo del telefono mi compare il suo nome; - ciao, ti va di venire a casa nostra? Così potete discutere con mia figlia di eventuali progetti di lavoro, visto che le vostre professioni sono non le stesse ma molto vicine e alla fine, mentre mi riaccompagnava alla macchine le è squillato il telefonino, ha risposto ed è sbiancata, pallida come un cadavere si è sostenuta a me per non cadere e il volto le si è scurito quasi in pianto.

Ti va di parlare-? Lei, un po' titubante. - si-. Ha avvisato in casa che mi avrebbe accompagnato da una sua amica che aveva un problema con il figlio e che ci saremmo trattenuti lì un po' di tempo. Il lungo giro in macchina è servito perché mi spiegasse tutto nei dettagli. Alla fine mi ha fatto promettere che se non ci fosse riuscita lei, avrei io dato un seguito al suo racconto “Federica e le sue amiche”. Alla mia domanda – perché-? E perché io?- la sua risposta mi ha colpito: -perché non sei di famiglia e della cerchia. Non posso permettermi di ammettere che non ho denunciato perché provo piacere. E in più, ha proseguito, la paura che chi in quel momento mi sta vicino, sappia perché leggendo ha capito che sono io, mentre non so che lui/lei sa e che da un momento all'altro possa farmi sentire senza via di scampo, mi atterrisce ma aumenta l'adrenalina a livelli assurdi. Se poi capita che il maschio mi vuole, beh.... provo enormemente maggior soddisfazione nel rapporto. Lo so, magari mi giudichi male e completamente contraddittoria rispetto al mio stile di vita “ufficiale”, ma non posso farci niente-

Io: - assolutamente non sta a me giudicare e sfido chiunque a non essere stato contraddittorio nella propria vita, ma poi, dicendoti la verità, questa tua visione delle vicende che ti sono capitate, non mi lascia indifferente, anzi sinceramente mi eccita moltissimo e portandomi la sua mano sul pene gliel'ho fatto constatare . L'ha ritirata subito con un: -ma che fai-! Abbiamo lasciato la strada asfaltata imboccando una delle tante stradine bianche del percorso e dopo alcune centinaia di metri abbiamo dato sfogo agli istinti con lei che all'inizio opponeva resistenza. Sedile passeggero abbassato con lei che cercava di respingermi (benzina sul fuoco), la mia mano tra le polpe delle sue cosce, il suo capezzolo tra le mie labbra ….. una volta avviati i motori mi ha portato in mondi sconosciuti.

Com'era iniziata?

Lei stessa aveva iniziato a scrivere questa sue esperienze, ma l'eccitazione, la voglia di arrivare subito al dunque, cioè rendere note le proprie sensazioni per far capire a chi legge, cosa significa scoprire la propria repressione sessuale, ma doverla ancora nascondere perché l'ambiente ti giudica, la portavano a trasferire la confusione che aveva in testa, nel modo di scrivere che lei stessa rileggendo dopo pubblicati o racconti, molto confuso e per niente chiari. Ecco perché la ripubblicazione chiesta ad una terza persona.

Lei racconta.

PRIMA PARTE

quello che mi è capitato alla bella età di 66 anni, dopo 40 di matrimonio tranquillo e, perché no, felice con il mio Michele, imprenditore agricolo e produttore di vini in un paesino dell’interna provincia di una delle due isole maggiori italiane, credo abbia dell’incredibile o almeno, io lo reputo tale.
Io, del nord Italia, famiglia importante della maggior città del nord ho sposato lui, emigrato, accettando un posto da insegnante presso le scuole medie del paesino dove ora abitiamo. La scommessa di mio marito in agricoltura ha dato frutti eccellenti. Tre figli adulti, sposati, tra alti e bassi, e siamo nonni. Profondamente legati alla realtà parrocchiale, siamo conosciutissimi in paese, in zona e la pubblicità dei vini a volte ci fa conoscere anche un po’ altrove.

Ho perso il mio vitino fine di giovane età, ho sempre avuto fianchi generosi, sedere e cosce proporzionati ad essi. Assolutamente non grassa, ma la polpa c’è, per la gioia di mio marito. Seno, una terza abbondante, per l’età un po’ calante ma, a quanto mi ha insegnato l’esperienza che ho citato all’inizio e che tra un po’ comincerete a leggere in questo scritto, ancora capace di calamitare mani maschili e altro. Capelli bianchi corti, occhiali a lenti quadrate su un viso rotondo capace di mostrare due guance che arrossiscono per la fatica o per altro.

Il fatto che ha scombussolato la mia esistenza, le mie sicurezze, quello che nella vita credevo fosse ormai un equilibrio stabile, si è verificato quando, in occasione della visita in città di Francesco 1° come capo della chiesa cattolica, con la nostra parrocchia io e mio marito abbiamo deciso di partecipare all’evento. Ci siamo mossi dal paese in combriccola con diverse automobili, quattro coppie più il parroco. Arrivati in città, parcheggiato praticamente in periferia, abbiamo raggiunto il luogo della messa a piedi. Non era tardi. Siamo riusciti a trovare posto vicino ad alcune transenne, non in primissima fila, ma abbastanza avanti, naturalmente in piedi.
Aspettavamo da circa un’ora, sapevamo che l’attesa sarebbe stata lunga, eravamo preparati. Era naturale che un minimo la folla ci avrebbe costretto a mantenere la posizione a denti stretti. Avevo dietro mio marito a fianco una mia amica, delle coppie con cui eravamo arrivati mentre le altre due coppie erano poco più distanti sulla nostra destra.
E’ capitato che in quell’occasione incontrassimo uno che era stato nostro cliente per il vino, che però poi, per quasi un anno non avevamo più rivisto.
Già dal tempo in cui veniva a casa nostra a me non piaceva. Sensazioni? Mah … non solo. Infatti, entrati in confidenza una sera lo abbiamo invitato a cena e tra il nostro vino, la grappa che lui in una fiaschetta si portava dietro, il mangiare, mio marito seduto di fronte a noi, era quello che subiva di più gli effetti di quei miscugli di liquori. non che fosse ubriaco, ma diciamo che i tempi di reazione e il capire cosa stesse succedendo cominciavano in lui ad essere non così immediati. L’ospite era seduto a tavola a fianco a me e con mio marito brillo, le palpate cominciavano ad essere insistenti. Io spostavo via la mano di quel porco. ma la mano sul mio ginocchio che come risaliva si portava su anche la gonna, cominciando ad infilarsi tra me mie cosce. Mi sono irrigidita, ho avuto la prontezza di bloccarlo stringendo le cosce, ma così, catturandogli la mano con la parte di cosce non coperte dalle calze autoreggenti, stavo facendo il suo gioco. Lui infatti, a quella stretta, ha risposto con un sorriso di soddisfazione mordendosi leggermente il labbro inferiore e passandosi la lingua tra le labbra. Non so come sarebbe andata a finire se con quelle dita fosse arrivato alle mutandine sicuramente con l’idea di infilare dentro la mano e se mio marito si fosse accorto di queste manovre.
Insomma, afferrandogli il polso e tirando via quella mano, mi sono alzata per togliermi da quella situazione con la scusa di preparare il caffè.

Quella notte e altre successive, in cui capitava che con mio marito facessimo l’amore, evento non più frequentissimo, lui si è stupito nel sentirmi più calda del solito e una volta che gli ho chiesto di leccarmi si è meravigliato sentendomi raggiungere più orgasmi consecutivamente. La donna anche in età avanzata può avere diversi orgasmi, uno di seguito all’altro. Durante i preliminari, la donna anziana ha la risposta clitoridea e l’erezione dei capezzoli simile a quelle che si osservano nella donna più giovane. A me capita così.
E’ anche capitato che, soprattutto in situazioni intime, guardando in faccia mio marito, mi si sovrapponesse il ricordo del viso di quel maiale e che avessi l’impressione che il membro del mio lui fosse notevolmente più duro, ma anche un po’ più grosso. E’ vero, ormai la mia vagina non rispondeva più come una volta, le piccole labbra reagivano in modo più blando, ma le contrazioni sentivo che avvenivano nello stesso modo di quando ero più giovane, anche se duravano di meno. Insomma., la mia figa stringeva e devo dire stringe ancora bene il cazzo. Dopo l’episodio a cena, quando con mio marito facevamo sesso, nei momenti di maggior intensità, quando il romanticismo lascia il posto alla fase animalesca, il mio piacere aumentava se nei miei pensieri al viso di mio marito si sovrapponeva nitida la faccia di quell’essere che in condizioni normali mi faceva seriamente ribrezzo.
Ora il mostro era lì, davanti a me, a fianco a mio marito e dopo i convenevoli, saluti e presentazione del nuovo arrivato alla coppia di amici con cui eravamo insieme, tutti abbiamo ripreso le postazioni con la faccia rivolta al palco dove da lì a poco, si sarebbe svolta la funzione. La differenza era che dietro non avevo più mio marito spostatosi all’altro fianco della mia amica, ma lui; il porco. Io, la mia amica, mio marito e il marito della mia amica, uno a fianco all’altro appoggiati alle transenne, l’estraneo dietro di me.

Non è passato molto tempo finché ho cominciato a sentire la mano del tizio poggiarsi sul mio fianco, io facevo finta di nulla continuando a parlare con la mia amica, speravo che ignorandolo, il tizio si sarebbe stancato e sarebbe andato via. A quanto pare mi sbagliavo. La mano cominciava a stringere, palpare, scendere verso l’esterno coscia. Avevo i gomiti poggiati sulle transenna, così come un piede poggiato sul tubolare inferiore della stessa, quindi gamba piegata al ginocchio. Questo ha consentito alla mano messa a cucchiaio di palparmi la natica sfiorandomi l’intimità con i polpastrelli. Ho subito cambiato posizione sembrando un soldatino sull’attenti. Il rossore ha subito colorato le mie guance. La mia amica, vedendomi mi ha chiesto se andava tutto bene. L’ho rassicurata, nonostante l’amicizia non me la sentivo di confessare quello che mi stava capitando e siamo rimaste lì. Questo ha consentito al maiale di continuare nonostante le mie occhiatacce a lui indirizzate. Toccava, accarezzava, a volte stringeva le mie zone più polpose e delicate.
Non volevo, non volevo cedere al tizio, non volevo che la mia amica si accorgesse di nulla, non volevo mettermi al centro dell’attenzione girandomi e facendo uno scandalo, lì, davanti a tutti, in un contesto sicuramente meno appropriato che mai. Pian piano i non volevo sono diminuiti, non volevo che nessuno si accorgesse di ciò che mi stava capitando. Non volevo cedergli, ma pian piano non volevo che smettesse. Volevo raggiungere il piacere, ormai mi sentivo in ballo, ma volevo che succedesse in fretta, senza che nessuno notasse nulla e soprattutto che poi lui sparisse per sempre, ma non è andata così, la mia amica parlava con il marito e con mio marito. E’ iniziata la funzione, tutti in silenzio, sentivo le sue mani, le sue dita tra le mie cosce, mi muovevo piano, non potevo farne a meno. Ho sentito le sue dita attraverso la stoffa di pantaloni e mutandine accarezzarmi le labbra della figa che mi si stavano gonfiando. Ho sentito qualcosa di più voluminoso che si poggiava lì, al posto delle sue dita. Le ginocchia mi si piegavano, ciò non faceva altro che facilitare il mio appoggio su quell’arnese, mi ci stavo sedendo sopra, sulla punta. Quella punta tra le labbra della mia figa, strusciava, puntava, premeva. Cominciavo ad assentarmi da tutto il resto, meno male non potevamo parlare, la funzione prevedeva silenzio e raccoglimento. Tutt’al più risposte al sacerdote come preghiera. Ero completamente concentrata su quel gonfiore duro che sentivo tra le cosce. Le stringevo, cercavo, senza rendermene conto, di catturarlo meglio tra esse, di stringerlo. L’ho sentito duro come l’acciaio, poi, all’improvviso, uno, due tre schizzi. Tutto finito. Io completamente in balia della voglia. Delusa. Arrabbiata. Frustrata.
La sua bocca vicino al mio orecchio: - Tranquilla, non è finita, rimani qui e aspetta-. Dietro di me, quando lui facendosi largo in modo discreto si è allontanato ho sentito per alcuni attimi un vuoto incolmabile.
Due ragazzi sui 25 anni si sono materializzati vicino a me, hanno sussurrato qualcosa, erano slavi, occhi scuri robusti, ben piazzati, uno biondo, l’altro scuro, lo scuro dietro si poggiava sulle mie natiche, costringendomi a sporgere il bacino in avanti così da favorire l’insinuarsi della mano di colui che mi si era piazzato davanti dandomi le spalle e che con una sua mano posta tra il suo sedere e il mio pube, toccava e accarezzava la mia femminilità.
Nelle condizioni in cui ero ho raggiunto subito l’orgasmo, ma lui continuando a frugarmi mi ha costretto ad averne un altro. Gli spostamenti della folla, hanno lasciato spazi liberi che non assicuravano la stessa copertura di poco prima. E’ finita lì.

A distanza di una settimana, andando in cantina ad aiutare mio marito, stavo per svenire, vedendo l’uomo che si era soddisfatto tra le mie cosce, arrivato a suo dire, per riprendere i rapporti di acquisto del nostro – buon vino- ha detto lui. Il mio pensiero, che quasi si stava trasformando in parola e meno male non è avvenuto, è stato: - altro che vino vuoi tu! Tu vuoi carne e altro tipo di liquido, brutto porco-. Meno male sono riuscita a trattenermi.
Tra un assaggio e l’altro, sbadatamente voltandomi gli ho fatto cadere un po’ di vino sui pantaloni. Tra scuse e – non importa-, mio marito ha detto: - Fede, amore perché non provi se riesci a fare qualcosa. Lui, il tizio ha aggiunto: -sa, lascerei perdere ,ma poi devo andare in un paese qui vicino per un altro impegno. Io, malgrado non volessi non potevo dire di no, siamo saliti a casa e lui non ha minimamente accennato nessun tipo di approccio. Questo stava convincendomi che forse le cose erano cambiate
scritto il
2021-08-11
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