Cronaca familiare 2 Cap. 1 – Il lupo perde il pelo ma

di
genere
etero

No tranquilli cari lettori, la saga non è finita (vi rimando però alla lettura di tutti i capitoli precedenti di Cronaca Familiare).
Come vi avevo detto alla fine del 18 capitolo, la vita della famiglia di Paolo pareva essere tornata alla normalità di un tempo: sua Madre Viviana era tornata ad essere un'integerrima casalinga tutta casa e chiesa e lui si ero fidanzata con la bellissima, bravissima e dolcissima Benedetta.
L'aveva conosciuta nel treno per Bologna, visto che anche lei, come Paolo, faceva la studentessa universitaria (psicologia) pendolare.
Benedetta, 22 anni, era la classica brava ragazza, acqua e sapone, tutta presa dagli studi e dai suoi impegni nella vita di parrocchia e nel volontariato; era infatti animatrice dell'ACR nonché insegnante di catechismo per i bambini, e volontaria nel pensionato del paese.
Malgrado non facesse nulla per metterla in mostra (vestiva infatti a metà tra l'intellettuale di sinistra e la suora laica) la sua bellezza balzava agli occhi, o quantomeno ad un occhio attento.
Capelli mossi neri corvini, labbra carnose, occhi azzurri incastonati in un viso d'angelo ma al tempo stesso conturbante, e poi un corpo …. ragazzi un corpo da sballo (quarta di seno sodo e naturale, fianchi stretti, sedere a mandolino, e gambe lunghe ed affusolate; era alta circa 1.73).
Ahimè, tutto questo ben di Dio, era un taboo persino per il suo fidanzato ufficiale Paolo, in quanto lei era religiosissima ed osservante (al limite del bigotto), e “no no carino .non se ne parla fino al matrimonio … ” era la frase con cui quotidianamente frenava i suoi slanci amorosi durante i pomeriggi di studio ; tentativi che non andavano mai oltre la limonata e qualche fugace palpata tetta-culo ….. solo una volta Paolo era riuscito ad arrivare a slacciarle il reggiseno ed a palpare per bene le sue meravigliose zucche ma tale ardore gli era costato una sonora cinquina in faccia. Malgrado ciò gli andava bene così, era follemente innamorato di Lei, e Lei lo era di Lui, o almeno così pareva.
Del resto l'educazione impartitale dai suoi genitori (Ada e Maurizio) era stata sempre improntata a far di lei ciò che era esattamente diventata: “l'incarnazione della brava ragazza”.
Non a caso le malelingue del paese avevano soprannominato Benedetta e la sua famiglia: i “Flanders” (ovvero la famiglia super religiosa della nota serie cartoon dei Simpsons).
Maurizio classico borghesotto sessantacinquenne brizzolato ancora in forma per via dei vari sport che praticava con passione, aveva una piccola azienda che si occupava di spedizioni; Ada (46 anni), era la fotocopia matura della figlia Benedetta (…. il seno era addirittura più grosso se possibile di quello della mia Betta… da quello che si poteva immaginare pareva addirittura una quinta; stessa bellezza ma anche stessa indole “suoresca” nei modi, negli atteggiamenti e nel vestire) era insegnante di religione alle scuole medie del paese nonché la colonna portante dell'intera vita parrocchiale (insegnate di catechismo, volontaria, organizzatrice dell'ACR locale ecc... ec....), mentre Angelo (18 anni, il classico biondino carino ma un po' effemminato; agli occhi dei compagni/compagne poi era considerato uno sfigato ) era il “fratellino” di Benedetta nonché studente al liceo scientifico.
Le rispettive famiglie di Paolo e Bendetta strinsero amicizia, in particolar modo Viviana e Ada vista la loro comune dedizione per la “causa” della vita parrocchiale.
Tutto procedeva come in un libro delle favole, Paolo e Bendetta stavamo già iniziando a parlare di matrimonio, quand'ecco che, come un fulmine a ciel sereno, nelle loro vite irruppe una nuova presenza destinata a rompere i delicati e preziosi equilibri che si erano venuti a creare.
Nella parrocchia retta ormai da anni dal vecchio Don Pino, infatti, arrivò un giovane prete nigeriano, Don Alfred, con il compito di adiuvare il vecchio prelato.
Tutti, nell’ambiente parrocchiale (in primis Benedetta e la sua famiglia), furono entusiasti dell’arrivo del giovane parroco poiché lo stesso pareva aver portato con sé l’energia e la vitalità africana di cui si sentiva il bisogno in un ambiente ormai stantio e refrattario ai cambiamenti.
Non so perché ma sin da subito invece a Paolo non convinse appieno, gli pareva nasconder qualche oscuro segreto ben celato dentro le tenebre dei suoi profondi occhi, neri come la notte; questa sensazione poi era accompagnata dal timore che la sua presenza potesse ridestare strane sensazioni in sua madre; la stessa però si era limitata a dirgli che avrebbe preferito un prete italiano: pareva davvero essere tornata la vecchia genitrice di un tempo, tutta casa e chiesa, un pelo bigotta e razzista.
Paolo e Bendetta: Era finalmente arrivata l’estate, ed io passavo i miei pomeriggi a casa di Benedetta a studiare e a cercare, in assenza dei suoi genitori, di carpire qualcosa in più della sua sessualità, ovviamente con scarsissimi risultati e così mi accontentavo di languidi baci e limonate.
Eravamo proprio intenti a baciarci sul divano del salotto quand’ecco che sentiamo un rumore provenire dalla stanza di Angelo, il fratello di Benedetta, posta al piano superiore.
Per un orecchio esperto come il mio, non vi erano dubbi, Angelino si stava guardando un pornazzo, ma anche per quello casto di Benedetta dopo poco non vi furono incertezze di sorta.
Ed ecco che la mia bella session di limonata era andata a farsi fottere, dal momento che l’integerrima Benedetta mal sopportava le piccole “perversioni” del fratello (non era la prima volta che si faceva beccare), anzi la trasformavano letteralmente in una sorta di furia purificatrice da santa inquisizione.
“Maddai Betta è un ragazzo è normale alla sua età … anzi”.
“Anzi cosa … Ma mi sorprende sai che dici certe cose, vuoi dirmi che la pornografia non è un peccato mortale? Oddio Paolo a volte mi sembra che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda”
“Ma no è che …”
“Ma no un cavolo …. Ora vado su e lo sistemo io per bene, questa cosa deve finire una volta per tutte.”
A volte era davvero una bigotta incredibile, ma che volete farci, ne ero follemente innamorato, e dunque le perdonavo anche questi eccessi.
“Angelo che porcherie stai guardandooooooo!”
L’efebico Angelo, seduto sulla poltrona studio della sua camera, era intento a guardarsi il suo filmino ma non si era accorto che il jack delle cuffie si era staccato e pertanto il rumore degli amplessi virtuali anziché rimanere confinato nel chiuso delle cuffie si era liberato nell’etere della casa.
Al sentire l’urlo della sorella, si voltò di scatto con il viso scolpito dalla paura e dal senso di colpa, pareva che gli stesse per pigliare un infarto.
“O mio Dio Angelo ma …. O mio dio … ma quello …. Oddio che schifo non riesco nemmeno a guardare”.
Eh si le immagini non mentivano, e quello che la bocca immacolata della mia casta fidanzata non riusciva nemmeno a esplicare, era la scena di due transessuali di colore super dotati che stavano fottendo un ragazzino esile e biondo (un po' come Angelo) in tutti i suoi orifizi.
Eh già, Angelo evidentemente aveva questi gusti, io del resto non avrei scommesso un franco sulla sua “ortodossia etero”.
Apriti cielo, alla voce cazziatone apocalittico inserirei la descrizione della scena cui fui involontario spettatore.
Benedetta riversò sul povero fratellino una serie di anatemi che pareva un esorcista in azione.
Alla fine era talmente arrabbiata e scioccata che non volle nemmeno sentir parlare di limonare con me, anzi, io stesso fui congedato e me ne dovetti tornare a casa con le pive nel sacco.
Ma le cattive notizie si sa non vengono mai da sole e così una volta rincasato venni a sapere che per il corso serale di catechismo per le coppie sposate (tradizionalmente tenuto da don Pino, ora sostituito da don Alfred, e dalla sig.ra Franca – una frigida megera sessantenne –) era stato chiesto a mia madre di sostituire la suddetta Franca che si era data per malata ormai da alcune settimane.
Ovviamente mia madre aveva accettato la richiesta rivolatale da Ada e Don Pino.
All’inizio mille pensieri mi affollarono al mente, andando ovviamente al delirio sessuale con la gang di malavitosi nigeriani di cui mia madre era stata la protagonista principale (ovviamente volevo che quel capitolo della ns vita rimanesse super segreto, poiché diversamente sarebbe stata la fine dei miei sogni con Benedetta che mai e poi mai mi avrebbe perdonato tante e tali perversità), ma alla fine li scaccia via convinto che la mia cara genitrice aveva veramente voltato pagina: la vidi infatti intenta a ripassare il libro dei catechisti al fine di non farsi trovare impreparata per il compito assegnatole.
“Don Alfred é molto colto sai e per di più è fresco dei suoi studi di teologia …. Non vorrei far brutte figure”. Don Alfred era effettivamente molto colto e parlava fluentemente in italiano, inglese e francese oltre che nella sua lingua natia.
Ma si dai … Mia mamma è davvero cambiata, pensai tra me e me e me ne andai a ninna tranquillo come un angioletto.
Il giorno dopo Benedetta pareva essersi rasserenata e così passammo ancora un pomeriggio di studio e romanticherie assieme. La sera io avevo la partita di calcetto con i miei amici mentre lei doveva preparare del materiale per il campeggio dell’ACR locale che si sarebbe svolto di lì a poco.
Questo è quello che accadde quella sera.
Don Alfred e Viviana: Le coppie partecipanti se ne sono appena andate, Viviana sta riordinando il materiale sul tavolo e don Alfred la sta guardando da dietro, non solo da dietro, le sta guardando proprio il di dietro fasciato da un vestito leggero di seta (tuttavia molto casto, come da nuovo stile della stessa Viviana), con un sorriso sornione stampato in bocca ed una luce famelica negli occhi.
“Viviana …” la voce di don Alfred era profonda e aveva sempre un non so che di autoritario anche quando era gioviale “… volevo farti i miei complimenti per la preparazione che hai dimostrato …”
“Oh grazie don Alfred”
“Non è da tutti sai credere davvero in qual che si fa, in quello che si dice, molti pretendono di essere buoni cristiani solo perché frequentano la parrocchia e vengono a messa, ma non è affatto così, non sai quanta ipocrisia vi è sotto l’aspetto di molti integerrimi fedeli, non puoi immaginare quanti cerchino di nascondere la loro perversione morale sotto l’abito del bigottismo ….”
“Oh davvero Don Alfred io …”
“Shh … lasciami finire … “ e nel dire ciò dona Alfred si era avvicinato a Viviana, “… prendi la sig.ra Franca per esempio, tutti la consideravano un esempio di brava donna tutta dedita alla parrocchia e invece …”
“Invece ?” chiese Viviana rapita dalla favela del prete.
“… e invece è una fornicatrice della peggior specie …”
“Oh mio Dio Don Alfred ma cosa dice …”
“Perdona la violenza delle mie parole Viviana ma sai certe cose vanno chiamate con il loro nome … ho scoperto il male in Lei, la depravazione più assoluta, ed è bastato un niente, alla prima prova ha ceduto subito al peccato, rivelando la sua vera natura da sgualdrina.”.
“Ma che prova Don Alfred, non capisco …” Viviana era a metà tra lo spaventato e il rapito dalle parole sempre più autoritarie e dure di Don Alfred che incalzava:
“Che prova mi domandi? La prova della rettitudine morale, questa prova che invece tu son sicuro supererai a pieni voti vero Viviana?” e dicendo ciò Don Alfred calò i pantaloni facendo fuoriuscire un pene d’ebano di proporzioni equine, ritto e pulsante.
“Ma Don Alfred ma che sta facendo io … io …”
“Io cosa sig.ra Viviana, io cosa? … sei in grado di respingere questa tentazione o no? Sei in grado di non inginocchiarti ai miei piedi supplicandomi di prenderlo tutto in bocca o no ? La sig.ra Franca ha ceduto in men che non si dica … e ti assicuro che quella puttana non lo ha preso solo in bocca”.
Viviana era ora atterrita, ma uno strano calore le stava inondando il corpo e la mente.
“Io …. Io ….”
“Io cosa Viviana, sei una donna retta o una peccatrice immonda ….”
“Io ….” Le parole di Viviana e così la sua forza di volontà erano ormai più flebili della luce di una candela al vento.
“Hehehe, ho capito sai, l’ho capito dal primo momento che sei tutta apparenza ma nella sostanza sei una lurida troia, ora inginocchiati e succhiami il cazzo per bene peccatrice”.
Viviana era come in trance, le parve che tutto quel tempo passato a ripulire la sua coscienza e la sua esistenza parevano non essere serviti a nulla, ne era sinceramente dispiaciuta ma la sua vera natura da maiala sembrava essere riaffiorata in un attimo, come ridestate dalle parole di quel misterioso uomo che le si parava dinnanzi con un cazzo enorme (come mai ne aveva visti prima, neppure nel covo di Hassan) che le fini ben presto in bocca.
“Ecco brava dai succhialo bene …. L’insegnate di catechismo vuol fare sta succhiacazzi … ma pensa te … succhia succhia succhiacazzi”, e ciò detto Don Alfred prese la nuca di Viviana e iniziò letteralmente a scoparla in bocca con foga.
Poi prendendola rudemente per i capelli e sputandole in faccia in segno di disprezzo e dominazione, la fece alzare, non senza esimersi dallo strappare la cucitura di bottoni del vestito di modo da far fuoriuscire il suo seno prosperoso che iniziò a leccare voluttuosamente.
“Che pere che hai maiala … uhmmmm … va che pere che si sei fatte proprio da maiala” in effetti erano veramente due bombe esagerata (il dott. Lanfranchi non si era risparmiato).
“No Don Alfred no … la smetta … io … io …”
“Io cosa puttana, maddai che non vedi l’ora di essere trapanata per bene, che quel frocio di tuo marito mi sa che non ti soddisfa come meriti, vero o no?”.
“No … non dica così …”
“Ah ma allora se non vuoi io smetto subito eh … è che mi sembrava che il mio cazzo ti piacesse eccome prima … ma se non sei una puttana come io credo che tu sia basta che tu me lo dica eh… vuoi che ti scopi o no? Dimmelo troia”
“Io … io … oddio …”
Nel frattempo Don Alfred non aveva smesso di sditalinare abilissimamente la figa della povera Viviana.
“Io cosa Viviana si o no, vuoi che ti scopi per bene o vuoi tornare da quel cornuto di tuo marito, dimmelo!”
“Si … oddio”
“Si cosa? Dillo per bene … sii onesta con te stessa, il lupo perde il pelo ma …., devi dire si voglio che mi scopi Don Alfred”
“Siiii siii voglio che mi scopi Don Alfred” ormai ogni freno inibitore era rotto, ormai dentro di se appariva chiaro a Viviana che tutta quella manfrina della brava donnina di parrocchia era solo una messa in scena ma che lei in realtà era una ninfomane che andava ogni notte in bagno a masturbarsi.
Detto fatto.
“Mettiti a quattro zampe cagna, che adesso ti impalo”.
Don Alfred prese a scoparla con inesauribile energia sia in figa che in culo, con Viviana che si contorceva dal piacere abbandonandosi al suo consueto turpiloquio da delirio sessuale a lungo soffocato: “Siii siiii scopami cazzo siiiii , sono la tua troia siiii sono una peccatrice succhiacazzi rottainculo siiiiii”.
Nel frattempo Benedetta aveva finito i suoi compiti nella stanza parrocchiale dell’ACR, aveva spento le luci e si stava dirigendo verso l’uscita quando era stata attratta dai rumori provenienti della sala del catechismo poco lontana.
Preoccupata che stesse succedendo qualcosa di grave era tuttavia rimasta sull’uscio semiaperto (di modo da rimanere nascosta), letteralmente impietrita.
Il da Lei tanto ammirato Don Alfred era in piedi, nudo in tutta la sua possenza, e stava inculando la madre del suo fidanzato, la rispettabilissima (ai suoi occhi) sig.ra Viviana De Rossi, con una furia animalesca, con una mano tenendole schiacciata la testa sul tavolo e con l’altro sculacciandole le chiappe ormai totalmente arrossate.
“Cazzo troia che culo sfondato che hai … persino il mio cazzone è entrato come il burro ma quanti ne hai presi baldracca?”
E sempre tenendola per i capelli le faceva alzare il viso giusto per sentirsi rispondere:
“Tanti tanti …. Adoro prenderlo nel culo … sono una rotta in culo ….” .
Il viso della sig.ra Viviana era tutto arrossato, e gli occhi parevano quelli di una pazza.
“Adesso cagna inginocchiati e bevi il mio nettare … d’ora in avanti e per sempre sarai la mia cagna ubbidiente ed io il tuo padrone”.
Viviana si mise in ginocchio e tirò fuori la lingua e posizionò le braccia mimando la gestualità dei cani e si fece sborrare addosso una quantità indescrivibile di sperma.
“Brava cagna … molto bene … ci vediamo domani a casa di quell’altra troia peccatrice della sig.ra Franca … che bisogna continuare la vostra punizione”.
“Si padrone non vedo l’ora!”.
Le gambe di Benedetta le tremavano, il cuore batteva all’impazzita, ed un calore improvviso e mai provato prima le avviluppava tutto il corpo come fossero state le fiamme dell’inferno.
Giusto il tempo di riprendersi, perché Don Alfred stava per avvicinarsi alla porta, e il più silenziosamente ma velocemente possibile se ne andò certa di non essere stata vista.
Don Alfred spalancò la porta congedando Viviana, la sua nuova schiava sessuale.
Nel corridoio non vi era nessuno, ma Don Alfred sogghignò dicendo tra se e sé “Questi muri hanno gli occhi hehehe”.
BENEDETTA: Benedetta nel frattempo era nel suo letto a fissare con sguardo vacuo il soffitto.
Quella sera aveva risposto bruscamente al solito sms della buonanotte di Paolo, e, udite udite, non aveva neppure effettuato i suoi soliti esercizi spirituali.
Benedetta era frastornata, spossata, svuotata, si sentiva come se un tir l’avesse investita, ma non solo, si sentiva strana, quasi in colpa per aver assistito a quella scena ed aver provato, un malcelato piacere materializzatosi in una pulsione nelle sue parti basse, bagnate come non lo erano mai state prima d’ora.
Era mai possibile che avesse provato piacere anziché ribrezzo a vedere la sua futura suocera sodomizzata da Don Alfred ? Benedetta cacciava via subito quel pensiero oscuro e peccaminoso nei meandri nascosti del suo essere.
Nel cuore di quella notte, tuttavia, si svegliò madida di suore, scostò le mutande da educanda e prese a masturbarsi via via più energicamente finendo col godere come mai aveva fatto prima.


di
scritto il
2021-08-13
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