La sculacciata indimenticabile del parroco

di
genere
gay


Tutto partì quando avevo quattordici anni e iniziavo a muovere i primi passi come animatore della parrocchia. Un giorno facendo uno dei tanti servizi mi ritrovai in macchina col parroco con la quale ebbi una chiacchierata piacevole nella quale sfogai tutti i miei complessi adolescenziali. Il discorso poi sfociò sull’aspetto della pubertà, fin quando scherzosamente mi chiese: “il pisellino sta crescendo?” Molto imbarazzato ma anche assai divertito risposi “è già cresciuto, ho 14 anni”. Il discorso continuò per diverso tempo, parlammo anche di masturbazione e di porno fin quando preso dalla chiacchierata e percependo la sua curiosità glielo mostrai. Lui rimase molto sorpreso non dalle dimensioni, poiché il mio cazzo è nella norma, ma dalla folta peluria che lo circondava. Fini tutto lì ma da quel giorno i miei pensieri mentre mi segavo erano dedicati solo a lui ma mai avrei immaginato che 4 anni dopo avrei ottenuto tutto ciò che ho sempre desiderato, una sonora ed eccitante sculacciata da lui.
Avevo ormai 18 anni, ero un ragazzino alto, moro con occhi chiari, avevo un fisico super snello ma comunque tonico per via dell’atletica leggera. Un giorno d’inverno mi trovavo presso i locali della parrocchia, era molto freddo e mi attaccai con la pancia al termosifone per riscaldarmi. D’un tratto entró lui. “Cosa stai facendo qui?” risposi che mi stavo riscaldando. Avevo un pantalone di tuta grigia non troppo pesante che evidenziava le mie piccole e tenere natiche. Lui si avvicinò con un’aria familiare e subito mi tornò in mente quella conversazione di 4 anni prima. Mi disse:” spostati dal termosifone troppo calore fa male al pisellino e ai gioielli”. Effettivamente avvertivo molto calore li giù ma ormai ero eccitato quindi non volevo mostrare il mio pacco gonfio. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Dissi che stavo bene così. Lui insistette, mi diede due piccoli schiaffetti sul sedere per sollecitarmi “ forza muovi questo bel culetto, vai a sederti sul divano”. A quel punto la mia eccitazione era a mille mi girai con il pacco gonfio ed andai dritto sul divano allungandomi a pancia in giù. Lui aveva notato tutto venne verso di me con aria autoritaria e eccitata: “alzati subito” , io rassegnato mi alzai e già ero rosso per la vergogna e lui mi guardò il pacco gonfio. C’era una goccia proprio alla altezza della punta era visibile con tutti i pantaloni, la mia sborra era pronta ad uscire copiosamente, in parte ero già venuto solo all’idea di essere sculacciato. Disse: “Questo non dovevi farlo, sei consapevole che adesso dovrò punirti?” Io risposi con un timido si, “meriti questa punizione?” Io risposi nuovamente si. Poi si sedette sul divano e disse: “Pancia sulle mie ginocchia, testa sul cuscino, mani piegate dietro la testa, piedi incrociati!”. Non aggiunse altro, obbedii. Lui cominciò ad accarezzarmi il culetto per poi iniziare con delle sculacciate leggere, poi mi chiede di contare ogni sculacciata che ricevevo e ringraziarlo per la punizione. Quelle erano forti. Iniziai : “1 grazie padre, 2 grazie padre, 3… “ e continuai fino a 50. “Che dici abbassiamo i pantaloni?” Mi chiese accarezzandomi il culetto ormai rovente e continuò “oppure vuoi che la punizione finisca qui?” Io risposi “ Merito di essere punito ancora” preso dall’eccitazione. Mi calò i pantaloni e comincio a colpirmi di nuovo. I colpi erano molto più forti e il dolore era più intenso, dopo altre 50 sculacciate mi chiese: “Togliamo le mutandine voglio vedere il tuo culetto rosso” io risposi “si padre, grazie per la punizione” . Lui mi sfilò lentamente gli slip ormai intrisi di sborra. Il mio culetto era rosso fuoco, lui continuava ad accarezzarlo e a giocare con i peli del mio culetto, poi fece spazio e massaggio con un dito il mio buchino. La sua eccitazione la percepivo dal suo respiro e dal cazzo che pulsava sulla mia pancia. Continuò a sculacciarmi a lungo e quello che all’inizio era dolore era ormai diventato una vera e propria goduria. Più mi sculacciava più godevo e più percepivo la sua eccitazione. Poi mi disse : “adesso basta alzati e togliti la felpa.” Io obbedii, ero ormai completamente nudo, poi mi fece inginocchiare dinanzi a lui e disse: “adesso chiedi il perdono” io risposi: “ chiedo perdono padre per essermi eccitato in questo luogo”. Lui sbottò a ridere mi tirò in braccio a lui, mi mise le mani dietro la schiena e mi impose di restare immobile. Con una mano mi sfiorava i capezzoli, con la bocca respirava sul mio collo, ebbi un brivido, e mi sussurrò: “ la punizione non è per l’eccitazione, ti ho punito perché stavi venendo nelle mutande senza il mio permesso”. Nel mentre con l’altra mano mi sfiorava il cazzo dandomi dei leggeri colpi di mano e di nuovo sussurró “ora puoi venire” e appena smise di masturbarmi io sborrai in quantità industriale. Quell’orgasmo così intenso non lo dimenticai neanche nelle occasioni successive quando continuai a ricevere quelle che erano diventate le sculacciate indispensabili del mio parroco.
scritto il
2021-08-24
9 . 8 K
visite
4
voti
valutazione
2.8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.