Gita a tangeri
di
Porcoalparco
genere
gay
Fabio è sposato, ha 32 anni, la sera sul divano guarda un film ambientato in marocco.
La giovane moglie lo vede come pensieroso, distante, come spesso gli accade. Lei è abituata a questo modo di essere del marito, sin da fidanzati lo considerava interessante, aveva un che di misterioso, come avesse un suo mondo parallelo privato, dove a volte lei poteva affacciarsi.
Lei lo accarezza, la sua mano leggera sulla coscia di lui, nota sotto la tuta il turgore via via più corposo del pacco. È contenta, le sue carezza fanno il loro effetto, lei è una donna fortunata, pensa, non come tante amiche che già nei primi anni di matrimonio soffrono di calo del desiderio.
Fabio quasi non sente la mano di Elena. Si immedesima nel film e le immagini si confondono con quelle della sua memoria. Aveva 16 anni, era in gita con i genitori, una delle ultime volte. Un bel viaggio al quale era difficile rinunciare. Con i suoi aveva pattuito di avere dei momenti liberi, e loro avevano volentieri acconsentito. Un viaggio organizzato, il gruppo era accompagnato da due guide locali. Due giovani intorno ai 30, molto educati, eleganti nei modi. Abdul lo aveva preso in simpatia, si era stabilita tra loro una sorta di complicità, visto che era il solo ragazzo giovane del gruppo. Spesso si trovavano nella hall dell'albergo a chiacchierare di musica bevendo cocacola o the. Fabio faceva molte domande ad Abdul e lui a Fabio, sulla vita nei rispettivi paesi, gli usi e i costumi, e ovviamente sulle ragazze.
Una sera chiesero il permesso ai genitori di andare ad una discoteca, dove i due ragazzi marocchini conducevano qualche altro del gruppo, tra i meno anziani.
Si ritrovarono quindi in questo grande locale all’occidentale. Splendide ragazze alte e snelle, vestite con minigonne e tacchi, cosa assolutamente mai vista in giro per le città del Marocco, giravano per il locale, e di tanto in tanto venivano abbordate da qualche uomo.
Giravano alcolici, sopratutto wiskhey, altra cosa del tutto impensabile in un normale bar.
Fabio chiese ad Abdul se potevano conoscere qualcuna di quelle belle ragazze, avendo in risposta dei sorrisini e infine una spiegazione: sono puttane.
Fabio rise della propria ingenuità e chiese come facevano lì a conoscere ragazze per mettersi insieme. Abdul spiegò che non andavano in discoteca per quello. Continuarono a parlare di sesso e Fabio vedeva che il giovane magrebino si scioglieva sempre di più, parlandogli della sua ragazza, di qualche avventura con le straniere dei gruppi e così via. Per raccontargli le cose, si avvicinava sempre di più, doveva parlargli nell’orecchio, sia per la musica forte, sia perché secondo lui era meglio se queste cose non le avesse ascoltate qualcuno del posto, che magari conosceva lui e la sua famiglia.
Abdul aveva alzato un po il gomito, Fabio se n’era accorto, e ad un certo punto gli chiese se usciva a prendere una boccata d’aria. Il locale aveva un grande parco attorno.
Fabio uscì volentieri, anche perché lì dentro senza una ragazza si era annoiato.
Era bello il parco alla luce fioca di qualche raro lampioncino, con i grandi alberi esotici, cespugli di palma nana, angoli da piccolo paradiso, con erba o sabbia, piccole radure profumate di fiori e foglie di banani e ananas.
Abdul volle sedersi in una di queste radure. Era poco illuminata, ma gli disse che era meglio, perché non voleva far vedere di aver bevuto troppo.
Era vestito con la,jallaba, la tunica tipica, azzurra, molto bella, ornata d’oro.
Sedutosi se la sollevò lasciando libere le,gambe, nude.
Fabio si meravigliò che non avesse pantaloni sotto. Lui gli disse che era caldo e l estate spesso non li portava. E poi aggiunse, e sai un segreto?
Fabio lo guardò con aria interrogativa, e lui sornione, si sollevò ancora di più la palandrana.
Fabio rimase a bocca aperta: “ma!… non hai le mutande!” Esclamò vedendo i genitali nudi emergere da un cespuglio di peli scuri, sulla pelle olivastra e liscia delle cosce del marocchino.
Ahahah, rise Abdul. Sai, in discoteca e ancora più caldo che fuori e poi…non si sa mai. A volte capita che anche noi povere guide locali abbiamo bisogno di una scopata con qualche puttana.
Sai con noi c è una specie di convenzione, portiamo loro clienti stranieri facoltosi e loro ci concedono qualche scopata gratis ogni tanto.
Fabio ride, che porco sei! Non l’avrei mai detto!
Abdul non si ricopre, come per far prendere aria ai genitali rimane con la tunica tirata su, e lo sguardo di Fabio inevitabilmente cade sul grosso uccello scuro.
Abdul lo guarda: ehi, mi sembri interessato! E ride.
“Ma no, mi ci va lo sguardo, per forza lo tieni di fuori!”
“Ma guarda Fabio che non c è niente di strano sai. A tutti i maschi interessano i cazzi. E poi da noi, è normale che fino ad una certa età, che uno non si sposa, si possa fare qualche esperienza tra maschi. Anche per imparare, per divertirsi. Mica vuol dire essere gay”.
“Veramente? Non lo sapevo. Però hai ragione, mi piace guardare i cazzi ai compagni, non so perché, non mi piacciono, non mi sono mai eccitato a guardare un maschio, mentre sempre a guardare delle femmine, anche vestite, figuriamoci nude! Ahahahah”
“Ecco vedi? Allora guarda pure, tu sei sicuramente etero e quindi anche per me non ci sono rischi e problemi”
“Si si, siamo proprio due maschi porci noi! Amanti della,figa” dice Fabio come per rassicurarsi.
“Hai proprio ragione Fabio. Per quello ti ho detto che puoi guardarmelo quanto ti pare. Dirò di più, da uno come te me lo farei anche toccare…”
“Ma dai, perché dovrei toccarlo?”
“Non ti sei mai segato in compagnia? Guarda che è una bella esperienza” dice il marocchino prendendosi il grosso batacchio in mano, e iniziando a segarlo piano.
“Fabio se vuoi segarti, possiamo segarci insieme, senza problemi, io ne avrei bisogno, guarda come mi si è inturgidito!”
Fabio guarda, il grosso cazzo e quasi ipnotico per lui, ma è indeciso sul segarsi insieme.
“Dai, ti aiuto, altrimenti tu non ti decidi mai. Si gira verso di lui e con abilità gli slaccia i pantaloni e tira giù tutto, mutande comprese. “ ehi ma è cresciuto anche il tuo!”
Fabio è frastornato, non ha avuto la forza di sottrarsi, forse neppure lo voleva in fondo.
Il suo cazzo è assai più piccolo, ma non si sente imbarazzato con Abdul, forse perché è più grande, è pur sempre africano e non sottolinea la cosa, anzi gli ha subito fatto notare la,sua erezioncina.
Abdul però non si limita a spogliarlo e poi segarsi, ma glielo tocca e con poche manovre glielo fa indurire ancora di più.
“Hai un bel cazzo sai. Magro ed elegante, molto reattivo”
Abdul non si imbarazza a toccarlo e fargli i complimenti. Questo fa decidere Fabio a pd allungare la mano sul cazzo del marocchino.
È caldo, duro dentro ma dalla morbida fodera di pelle ambrata. Ha un odore piuttosto accentuato, misto, di cazzo eccitato, di maschio, di piscio rappreso. Intenso, ma in qualche modo perverso attraente per i sensi del ragazzino.
Il marocchino si china sul giovane membro e lo prende in bocca con naturalezza. Lecca la cappella dentro la bocca, il filetto, la punta, il contorno. Anche il cazzo di Fabio ha un odore accentuato, anche se non a livello del marocchino, ma Abdul non sembra farci caso, se non in positivo, dando mostra di apprezzarlo. Infatti mugola mentre glielo pompa, respira forte, come per assorbirne l aroma appieno. Ogni tanto gira il viso per guardare Fabio negli occhi, sempre con il suo cazzetto in bocca. È il primo vero pompino che Fabio riceve e infatti in poche decine di secondi, inizia ad emettere la sua sborrata in bocca del magrebino, il quale la inghiotte senza problemi, deglutendo velocemente.
Lo munge a fondo, poi alza la testa e guarda Fabio, con le labbra bagnate di sborra e saliva, che brillano alla luce della luna crescente da poco spuntata.
Sorride. “ ti è piaciuto?” Fabio annuisce “ sei bravo. Grazie, è stata la prima volta che ho goduto così. Le poche esperienze con ragazze, due in tutto, sono state di mano.”
“Mi fa piacere. Tu sai farlo?” Fabio fa di no con la testa.
“ puoi provare”.
Gli spinge la testa sul suo inguine, il cazzo svetta adesso duro e incurvato verso l alto.
Fabio si ritrova le labbra a contatto con la cappella e apre bocca.
Anche solo per gentilezza, pensa, devo provare.
Qualche puttana deve essere stata nella sua genealogia, lasciandogli in dono il patrimonio genetico del succhiacazzi. Infatti meraviglia il marocchino per la meticolosa e appassionata energia che mette nello spompinare.
Non è facilemprendere in bocca una simile mazza, ma lui si impegna, spalanca la,bocca, cerca di rifare come ha fatto a lui il marocchino.
È dolce, ha una presa del cazzo in bocca, da vera troia, profonda, forte ma morbida.
Inizia a pompare facendosi arrivare il cazzo sempre piu a fondo nella gola ad ogni stantuffata.
Dopo una decina di minuti, che a Fabio sono parsi eterni, per lo sforzo, il nero lo stappa. “ sei fantastico, e penso che sei adatto anche a fare di più”
Si mette a pecorina e si apre le chiappe, mostrando il fondo del solco, profondo quando le chiappe sono strette, ma ora ben divaricato, con l’ano in vista che pulsa.
“Dai Fabio, mettimelo dentro, inculami”.
Il culo liscio, i coglioni ben attaccati e dallo scroto rugoso ma con pochi peli, fanno da contorno ad uno sfintere bello rotondo, dove Fabio va ad appoggiare la cappella.
Glielo spinge dentro facendo forza, e non sa che così ha prenotato la mazza del nero, che dopo lo devasterà
…continua.
La giovane moglie lo vede come pensieroso, distante, come spesso gli accade. Lei è abituata a questo modo di essere del marito, sin da fidanzati lo considerava interessante, aveva un che di misterioso, come avesse un suo mondo parallelo privato, dove a volte lei poteva affacciarsi.
Lei lo accarezza, la sua mano leggera sulla coscia di lui, nota sotto la tuta il turgore via via più corposo del pacco. È contenta, le sue carezza fanno il loro effetto, lei è una donna fortunata, pensa, non come tante amiche che già nei primi anni di matrimonio soffrono di calo del desiderio.
Fabio quasi non sente la mano di Elena. Si immedesima nel film e le immagini si confondono con quelle della sua memoria. Aveva 16 anni, era in gita con i genitori, una delle ultime volte. Un bel viaggio al quale era difficile rinunciare. Con i suoi aveva pattuito di avere dei momenti liberi, e loro avevano volentieri acconsentito. Un viaggio organizzato, il gruppo era accompagnato da due guide locali. Due giovani intorno ai 30, molto educati, eleganti nei modi. Abdul lo aveva preso in simpatia, si era stabilita tra loro una sorta di complicità, visto che era il solo ragazzo giovane del gruppo. Spesso si trovavano nella hall dell'albergo a chiacchierare di musica bevendo cocacola o the. Fabio faceva molte domande ad Abdul e lui a Fabio, sulla vita nei rispettivi paesi, gli usi e i costumi, e ovviamente sulle ragazze.
Una sera chiesero il permesso ai genitori di andare ad una discoteca, dove i due ragazzi marocchini conducevano qualche altro del gruppo, tra i meno anziani.
Si ritrovarono quindi in questo grande locale all’occidentale. Splendide ragazze alte e snelle, vestite con minigonne e tacchi, cosa assolutamente mai vista in giro per le città del Marocco, giravano per il locale, e di tanto in tanto venivano abbordate da qualche uomo.
Giravano alcolici, sopratutto wiskhey, altra cosa del tutto impensabile in un normale bar.
Fabio chiese ad Abdul se potevano conoscere qualcuna di quelle belle ragazze, avendo in risposta dei sorrisini e infine una spiegazione: sono puttane.
Fabio rise della propria ingenuità e chiese come facevano lì a conoscere ragazze per mettersi insieme. Abdul spiegò che non andavano in discoteca per quello. Continuarono a parlare di sesso e Fabio vedeva che il giovane magrebino si scioglieva sempre di più, parlandogli della sua ragazza, di qualche avventura con le straniere dei gruppi e così via. Per raccontargli le cose, si avvicinava sempre di più, doveva parlargli nell’orecchio, sia per la musica forte, sia perché secondo lui era meglio se queste cose non le avesse ascoltate qualcuno del posto, che magari conosceva lui e la sua famiglia.
Abdul aveva alzato un po il gomito, Fabio se n’era accorto, e ad un certo punto gli chiese se usciva a prendere una boccata d’aria. Il locale aveva un grande parco attorno.
Fabio uscì volentieri, anche perché lì dentro senza una ragazza si era annoiato.
Era bello il parco alla luce fioca di qualche raro lampioncino, con i grandi alberi esotici, cespugli di palma nana, angoli da piccolo paradiso, con erba o sabbia, piccole radure profumate di fiori e foglie di banani e ananas.
Abdul volle sedersi in una di queste radure. Era poco illuminata, ma gli disse che era meglio, perché non voleva far vedere di aver bevuto troppo.
Era vestito con la,jallaba, la tunica tipica, azzurra, molto bella, ornata d’oro.
Sedutosi se la sollevò lasciando libere le,gambe, nude.
Fabio si meravigliò che non avesse pantaloni sotto. Lui gli disse che era caldo e l estate spesso non li portava. E poi aggiunse, e sai un segreto?
Fabio lo guardò con aria interrogativa, e lui sornione, si sollevò ancora di più la palandrana.
Fabio rimase a bocca aperta: “ma!… non hai le mutande!” Esclamò vedendo i genitali nudi emergere da un cespuglio di peli scuri, sulla pelle olivastra e liscia delle cosce del marocchino.
Ahahah, rise Abdul. Sai, in discoteca e ancora più caldo che fuori e poi…non si sa mai. A volte capita che anche noi povere guide locali abbiamo bisogno di una scopata con qualche puttana.
Sai con noi c è una specie di convenzione, portiamo loro clienti stranieri facoltosi e loro ci concedono qualche scopata gratis ogni tanto.
Fabio ride, che porco sei! Non l’avrei mai detto!
Abdul non si ricopre, come per far prendere aria ai genitali rimane con la tunica tirata su, e lo sguardo di Fabio inevitabilmente cade sul grosso uccello scuro.
Abdul lo guarda: ehi, mi sembri interessato! E ride.
“Ma no, mi ci va lo sguardo, per forza lo tieni di fuori!”
“Ma guarda Fabio che non c è niente di strano sai. A tutti i maschi interessano i cazzi. E poi da noi, è normale che fino ad una certa età, che uno non si sposa, si possa fare qualche esperienza tra maschi. Anche per imparare, per divertirsi. Mica vuol dire essere gay”.
“Veramente? Non lo sapevo. Però hai ragione, mi piace guardare i cazzi ai compagni, non so perché, non mi piacciono, non mi sono mai eccitato a guardare un maschio, mentre sempre a guardare delle femmine, anche vestite, figuriamoci nude! Ahahahah”
“Ecco vedi? Allora guarda pure, tu sei sicuramente etero e quindi anche per me non ci sono rischi e problemi”
“Si si, siamo proprio due maschi porci noi! Amanti della,figa” dice Fabio come per rassicurarsi.
“Hai proprio ragione Fabio. Per quello ti ho detto che puoi guardarmelo quanto ti pare. Dirò di più, da uno come te me lo farei anche toccare…”
“Ma dai, perché dovrei toccarlo?”
“Non ti sei mai segato in compagnia? Guarda che è una bella esperienza” dice il marocchino prendendosi il grosso batacchio in mano, e iniziando a segarlo piano.
“Fabio se vuoi segarti, possiamo segarci insieme, senza problemi, io ne avrei bisogno, guarda come mi si è inturgidito!”
Fabio guarda, il grosso cazzo e quasi ipnotico per lui, ma è indeciso sul segarsi insieme.
“Dai, ti aiuto, altrimenti tu non ti decidi mai. Si gira verso di lui e con abilità gli slaccia i pantaloni e tira giù tutto, mutande comprese. “ ehi ma è cresciuto anche il tuo!”
Fabio è frastornato, non ha avuto la forza di sottrarsi, forse neppure lo voleva in fondo.
Il suo cazzo è assai più piccolo, ma non si sente imbarazzato con Abdul, forse perché è più grande, è pur sempre africano e non sottolinea la cosa, anzi gli ha subito fatto notare la,sua erezioncina.
Abdul però non si limita a spogliarlo e poi segarsi, ma glielo tocca e con poche manovre glielo fa indurire ancora di più.
“Hai un bel cazzo sai. Magro ed elegante, molto reattivo”
Abdul non si imbarazza a toccarlo e fargli i complimenti. Questo fa decidere Fabio a pd allungare la mano sul cazzo del marocchino.
È caldo, duro dentro ma dalla morbida fodera di pelle ambrata. Ha un odore piuttosto accentuato, misto, di cazzo eccitato, di maschio, di piscio rappreso. Intenso, ma in qualche modo perverso attraente per i sensi del ragazzino.
Il marocchino si china sul giovane membro e lo prende in bocca con naturalezza. Lecca la cappella dentro la bocca, il filetto, la punta, il contorno. Anche il cazzo di Fabio ha un odore accentuato, anche se non a livello del marocchino, ma Abdul non sembra farci caso, se non in positivo, dando mostra di apprezzarlo. Infatti mugola mentre glielo pompa, respira forte, come per assorbirne l aroma appieno. Ogni tanto gira il viso per guardare Fabio negli occhi, sempre con il suo cazzetto in bocca. È il primo vero pompino che Fabio riceve e infatti in poche decine di secondi, inizia ad emettere la sua sborrata in bocca del magrebino, il quale la inghiotte senza problemi, deglutendo velocemente.
Lo munge a fondo, poi alza la testa e guarda Fabio, con le labbra bagnate di sborra e saliva, che brillano alla luce della luna crescente da poco spuntata.
Sorride. “ ti è piaciuto?” Fabio annuisce “ sei bravo. Grazie, è stata la prima volta che ho goduto così. Le poche esperienze con ragazze, due in tutto, sono state di mano.”
“Mi fa piacere. Tu sai farlo?” Fabio fa di no con la testa.
“ puoi provare”.
Gli spinge la testa sul suo inguine, il cazzo svetta adesso duro e incurvato verso l alto.
Fabio si ritrova le labbra a contatto con la cappella e apre bocca.
Anche solo per gentilezza, pensa, devo provare.
Qualche puttana deve essere stata nella sua genealogia, lasciandogli in dono il patrimonio genetico del succhiacazzi. Infatti meraviglia il marocchino per la meticolosa e appassionata energia che mette nello spompinare.
Non è facilemprendere in bocca una simile mazza, ma lui si impegna, spalanca la,bocca, cerca di rifare come ha fatto a lui il marocchino.
È dolce, ha una presa del cazzo in bocca, da vera troia, profonda, forte ma morbida.
Inizia a pompare facendosi arrivare il cazzo sempre piu a fondo nella gola ad ogni stantuffata.
Dopo una decina di minuti, che a Fabio sono parsi eterni, per lo sforzo, il nero lo stappa. “ sei fantastico, e penso che sei adatto anche a fare di più”
Si mette a pecorina e si apre le chiappe, mostrando il fondo del solco, profondo quando le chiappe sono strette, ma ora ben divaricato, con l’ano in vista che pulsa.
“Dai Fabio, mettimelo dentro, inculami”.
Il culo liscio, i coglioni ben attaccati e dallo scroto rugoso ma con pochi peli, fanno da contorno ad uno sfintere bello rotondo, dove Fabio va ad appoggiare la cappella.
Glielo spinge dentro facendo forza, e non sa che così ha prenotato la mazza del nero, che dopo lo devasterà
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