Big Bang inverso
di
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genere
etero
La sera del 18 Dicembre ero poggiato, su una panca tecnica, intento ad allenare i miei pettorali. Mancava ancora una settimana al Natale, ed uscivo da un venerdì lavorativo, mentalmente stancante. Stavo sudando copiosamente. Ma ero di buon umore perché facevo passi avanti in termini di potenza muscolare e resistenza fisica.
L'ampio stanzone della palestra, mostrava un ambiente promiscuo, con signori e signore, ragazzi e ragazze e altri individui dal genere indefinito.
Io sono Alessandro, avvocato di 48 anni. Un Capricorno che si potrebbe definire di bell'aspetto. Non sono un amante della forma fisica esasperata, ma ho rispetto del mio corpo e mi piace mantenermi in forma.
Quella sera, poco distante da me, in mezzo ad un noioso viavai di gente, si stava allenando una ragazza mai vista prima d'ora. Non saprei definire se bella o brutta, se alta o bassa, se bionda o.... era una tipa fisicamente anonima, nascosta da una fascia per capelli e una tuta molto scura, comoda. Forse, di una misura più grande del necessario, tanto da lasciare le sue forme nascoste oltre il dovuto.
Non so spiegarne la ragione ed anche se impegnato con i miei esercizi, sentivo il bisogno di andare oltre con i pensieri e con lo sguardo. Ed oltre, c'era lei.
La sentivo ansimare mentre forzava con i pesi. Il suono della sua voce era mieloso, ritmico, a tratti sembrava addirittura un semplice miagolio che io trovavo tremendamente sexy. Ne ero attratto.
Ad esercizio concluso, le accennai un sorriso.
Visto che, per una qualche ragione, continuavamo a rimanere l'uno accanto all'altra, mi presentai: sono Alessandro, piacere.
Io Claudia, ciao.
Lo sguardo che ci scambiammo fu simile ad un colpo di frusta e diede impulso alle mie fantasie. Una vera e propria scossa chimica.
Fu uno sguardo ambiguo, pungente. Seguito da un sorriso vagamente capriccioso e inaspettato. Capivo che Claudia mi stava toccando con la mente, desiderandomi in quel preciso attimo in cui, i nostri sguardi si erano incrociati.
Ma, no! Non poteva essere vero. Deliravo. Il mio era un pensiero folle. Ero certamente stanco ed era il momento di concludere sotto la doccia. Fredda, magari.
Una volta fuori dalla palestra, quasi a ridosso della mia auto parcheggiata, esitai un istante, voltandomi verso l'ingresso della palestra e... Claudia era lì. Mi fissava. Maliziosa, anche.
- Se ti serve un passaggio, non fare complimenti. Ti accompagno.
Lo dissi tanto per dire. Senza reale convinzione. Ritenevo improbabile che Claudia potesse accettare un invito del genere. Da uno sconosciuto, poi.
E invece....
- Abito qui vicino. Comunque si, accompagnami pure.
Non mi resi nemmeno conto, di come eravamo finiti sulla mia Jeep.
Metto in moto e chiedo: da che parte?
- Di qua, dietro l'angolo. Al civico 99. Novantanove, come il mio anno di nascita.
Vado, ma divento improvvisamente nervoso perché realizzo troppo tardi che Claudia è davvero una ragazzina. Chissà cosa mi è passato per la testa mentre le offrivo il passaggio. Però quello sguardo, quel sorriso, il pensare al suo sforzo fisico mentre lavorava coi pesi, mi hanno messo addosso una euforia improvvisa, una particolare eccitazione. L'ultima cosa che vorrei avere adesso è una erezione... mio malgrado però, sono costretto a farci i conti, perché i pantaloni della tuta che indosso, non riescono più a nascondere il cazzo, ormai duro all'inverosimile.
E Claudia, accanto a me, colse fulminea il dettaglio.
Stavo accostando davanti al numero 99, ma lei fece un cenno: andiamo più avanti, disse.
Fuori era buio. Neanche il tempo di fermare l'auto e la mano destra di Claudia mi abbassa il pantalone della tuta, dimostrando tutto il mio desiderio.
Dopo un attimo, la sua lingua stava già massaggiando con cura la mia cappella. Ero duro a tal punto che già sentivo di dover esplodere, ma Claudia si dimostrò quasi ingenua con le sue carezze morbide. Lente. Un po' mi leccava, un po' provava a succhiare, un po' accennava una sega con movimenti decisi... Alternando i movimenti, senza nessuna fretta. Dava la sensazione di non essere coinvolta più di tanto. Nessun apparente piacere se non quello di stuzzicarmi, manifestando piuttosto la curiosità di andare oltre quello scenario, come se il tutto, fosse la banale continuazione di un ordinario allenamento in palestra.
- Uhm, hai sapore di menta...
I suoi occhi in quel frangente, erano languidi e ingenui ma allo stesso tempo, carichi di una animalesca fame erotica. Riprese a farmi una sega, accarezzandomi con tutte e due la mani.
- Si, ho appena fatto la doccia... dissi ormai al limite del piacere.
Nonostante la mia banale considerazione non rendesse giustizia all'eccitazione del momento, non ce la facevo davvero più ad andare oltre e... accadde!!!
In un attimo, diversi spruzzi bagnarono tutto. A più riprese. Senza alcun controllo.
Claudia forse non se lo aspettava, capì in ritardo... non fece in tempo a prepararsi.
Le sue mani, leggins, maglia... nulla era stato risparmiato dal mio getto.
Riuscii soltanto a sussurrare: non ho resistito.
Claudia con un sorriso accennato, aggiunse semplicemente: torno a casa.
Andò via, lasciandomi insieme alla mia vergogna.
Per tutto il fine settimana, non riuscii a pensare ad altro. Mi sentivo mentalmente incapace di metabolizzare quanto accaduto. Poi, la voglia di rivedere Claudia, tornò improvvisa. Violenta, anche.
Lunedì ero di nuovo in palestra. L'ho cercata, guardando tutti gli angoli centimetro per centimetro. Ma Claudia non mi aspettava affatto. Mi sono allenato senza convinzione, con la testa da tutt'altra parte. Apatico, distratto, molliccio. Con lo spirito assente.
Per la delusione, decido di andar via senza nemmeno passare dalla doccia.
Appena fuori, proprio davanti l'ingresso c'è lei. La guardo. Mi sorride. Mi trasporta in un'altra dimensione. Inimmaginabile fino ad un attimo prima.
Senza dire una parola, andiamo verso la Jeep. Non riesco nemmeno a mettere in moto che Claudia punta direttamente il mio cazzo, senza alcun freno inibitorio. Si trova già a suo agio in quell'ambiente.
Mi abbassa la tuta con padronanza di sé, e con la bocca inizia a muoversi andando su e giù, a ritmo regolare. Mi diventa duro subito. Questa volta, voglio guidarla nei movimenti, così le afferro i capelli, e decido il ritmo che preferisco.
Era la prima volta che la toccavo da quando l'avevo conosciuta.
Se non associamo ad alcuna forma di carezza, il pompino e la sega della volta scorsa.
Era una sensazione nuova, eccitante, perversa. Qualcuno avrebbe potuto notarci mentre eravamo in auto. Ma una sorta di barriera emozionale ci escludeva dalla realtà esterna, proteggendoci in qualche modo. Per questo mi sento libero di fare ciò che voglio.
Mi rendo conto di avere una perfetta sconosciuta accanto. Di Claudia ignoravo tutto, persino il suo corpo era ancora rimasto completamente ignoto. I suoi spazi, le sue vibrazioni erano assolutamente distanti dal mio essere.
Eppure le stavo venendo addosso per la seconda volta. Ma desideravo rimanere dentro di lei... Così quando arrivò il momento, forzai appena appena la presa, tenendole la testa contro il cazzo. Claudia accennò una impercettibile forma di resistenza, fece come per allontanarsi. Ma io, non volevo che andasse via mentre venivo. Nemmeno lei lo voleva veramente... così, dopo i fremiti iniziali, arrivò la quiete.
Andò via, in silenzio. Se pure avesse provato qualcosa non lo diede a vedere, in ogni caso non sarei stato in grado di capire niente... ero vuoto, mentalmente paralizzato. Rimasi in quello stato catatonico, per un tempo indefinito, incapace di qualsiasi iniziativa.
Il giovedì successivo, tornai ad allenarmi. Incrociai Claudia, con un sorriso di circostanza. Lei ricambiò, sembrando oltremodo serena. Divertita, anche.
Era la vigilia di Natale, ed eravamo immersi in una atmosfera per noi inconsueta.
Andai a fare la doccia. Poi, mentre preparavo il borsone, Claudia entrò nello spogliatoio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Forse per lei lo era, ma io ero imbarazzato e innervosito dalla sua presenza.
Lei finse di non accorgersi di essere fuori luogo, visto che eravamo in uno spogliatoio maschile, ma per nulla turbata.
- Vieni da me?
- Da te?!?
Ero quasi ipnotizzato. Confuso.
- Si. Abbiamo poco tempo. I miei genitori saranno presto a casa.
Non capivo più niente. I genitori?!?
Bhè, ovvio... Claudia era ancora una ragazzina. Normale che vivesse con i genitori. Normale cavalcare l'eccitazione di avere casa libera. Normale che avesse voglia di approfittarne per scopare.
Era la notevole differenza d'età che ci forniva prospettive diverse, esigenze diverse e distanti tra loro, pur essendoci un unico denominatore comune. In ogni caso, i nostri incontri sessuali mi avevano fatto superare facilmente, ogni resistenza emozionale.
Uscimmo insieme. Ma sembrava più una casualità, nessuno avrebbe mai immaginato ciò che era già successo. Nemmeno io ero perfettamente cosciente della situazione. Non avevo ancora focalizzato chi fosse Claudia. Sembrava essere figlia delle mie personali e più intime perversioni. Claudia non esisteva ancora.
Ma io ero lì con lei. Ed ero diretto a casa sua. In camera sua. Una camera ancora adolescenziale dalle tinte accese, con appesi i poster di una qualche rockstar contemporanea.
Claudia si spoglia come se fosse sola in camera. E' molto naturale nei movimenti. E' rilassata. Nessun ammiccamento, nessuna volgarità. Nessuna bramosia. Io la sento vicina. E' la prima volta da quando la conosco. Sono catapultato in una percezione delle cose, diversa. Assurda, anche.
Mi spoglio anch'io.
Ci ritroviamo nudi, vicini, non esiste altro attorno a noi.
- Aspettami un attimo...
Claudia esce dalla stanza, torna subito dopo con un preservativo in mano.
- E' di mio padre. Lui.... cioè i miei, li usano ancora.
Voglio indossarlo subito, perché non reggo più la fisicità che esiste tra noi.
Accompagno Claudia sopra il piumone azzurro elettrico. Nessun preliminare. La faccio mia. E' già mia. E' un assoluto di corpi, forme, movimenti, respiri, umori. E' stata una vibrazione all'unisono e per un impercettibile attimo, ogni nostra singola particella e le nostre esistenze intere, si sono fuse insieme. Come in un BIG BANG che procede in senso inverso.
--------------------------
Sono a casa. E' il momento del Natale. E' festa, l'albero, le luci, i regali... i bambini per casa, mia moglie indaffarata con gli ultimi preparativi prima che arrivino gli ospiti. La tavola apparecchiata. Il buon vino. La musica in sottofondo.
Claudia è lontana.
Claudia è parte di me....
L'ampio stanzone della palestra, mostrava un ambiente promiscuo, con signori e signore, ragazzi e ragazze e altri individui dal genere indefinito.
Io sono Alessandro, avvocato di 48 anni. Un Capricorno che si potrebbe definire di bell'aspetto. Non sono un amante della forma fisica esasperata, ma ho rispetto del mio corpo e mi piace mantenermi in forma.
Quella sera, poco distante da me, in mezzo ad un noioso viavai di gente, si stava allenando una ragazza mai vista prima d'ora. Non saprei definire se bella o brutta, se alta o bassa, se bionda o.... era una tipa fisicamente anonima, nascosta da una fascia per capelli e una tuta molto scura, comoda. Forse, di una misura più grande del necessario, tanto da lasciare le sue forme nascoste oltre il dovuto.
Non so spiegarne la ragione ed anche se impegnato con i miei esercizi, sentivo il bisogno di andare oltre con i pensieri e con lo sguardo. Ed oltre, c'era lei.
La sentivo ansimare mentre forzava con i pesi. Il suono della sua voce era mieloso, ritmico, a tratti sembrava addirittura un semplice miagolio che io trovavo tremendamente sexy. Ne ero attratto.
Ad esercizio concluso, le accennai un sorriso.
Visto che, per una qualche ragione, continuavamo a rimanere l'uno accanto all'altra, mi presentai: sono Alessandro, piacere.
Io Claudia, ciao.
Lo sguardo che ci scambiammo fu simile ad un colpo di frusta e diede impulso alle mie fantasie. Una vera e propria scossa chimica.
Fu uno sguardo ambiguo, pungente. Seguito da un sorriso vagamente capriccioso e inaspettato. Capivo che Claudia mi stava toccando con la mente, desiderandomi in quel preciso attimo in cui, i nostri sguardi si erano incrociati.
Ma, no! Non poteva essere vero. Deliravo. Il mio era un pensiero folle. Ero certamente stanco ed era il momento di concludere sotto la doccia. Fredda, magari.
Una volta fuori dalla palestra, quasi a ridosso della mia auto parcheggiata, esitai un istante, voltandomi verso l'ingresso della palestra e... Claudia era lì. Mi fissava. Maliziosa, anche.
- Se ti serve un passaggio, non fare complimenti. Ti accompagno.
Lo dissi tanto per dire. Senza reale convinzione. Ritenevo improbabile che Claudia potesse accettare un invito del genere. Da uno sconosciuto, poi.
E invece....
- Abito qui vicino. Comunque si, accompagnami pure.
Non mi resi nemmeno conto, di come eravamo finiti sulla mia Jeep.
Metto in moto e chiedo: da che parte?
- Di qua, dietro l'angolo. Al civico 99. Novantanove, come il mio anno di nascita.
Vado, ma divento improvvisamente nervoso perché realizzo troppo tardi che Claudia è davvero una ragazzina. Chissà cosa mi è passato per la testa mentre le offrivo il passaggio. Però quello sguardo, quel sorriso, il pensare al suo sforzo fisico mentre lavorava coi pesi, mi hanno messo addosso una euforia improvvisa, una particolare eccitazione. L'ultima cosa che vorrei avere adesso è una erezione... mio malgrado però, sono costretto a farci i conti, perché i pantaloni della tuta che indosso, non riescono più a nascondere il cazzo, ormai duro all'inverosimile.
E Claudia, accanto a me, colse fulminea il dettaglio.
Stavo accostando davanti al numero 99, ma lei fece un cenno: andiamo più avanti, disse.
Fuori era buio. Neanche il tempo di fermare l'auto e la mano destra di Claudia mi abbassa il pantalone della tuta, dimostrando tutto il mio desiderio.
Dopo un attimo, la sua lingua stava già massaggiando con cura la mia cappella. Ero duro a tal punto che già sentivo di dover esplodere, ma Claudia si dimostrò quasi ingenua con le sue carezze morbide. Lente. Un po' mi leccava, un po' provava a succhiare, un po' accennava una sega con movimenti decisi... Alternando i movimenti, senza nessuna fretta. Dava la sensazione di non essere coinvolta più di tanto. Nessun apparente piacere se non quello di stuzzicarmi, manifestando piuttosto la curiosità di andare oltre quello scenario, come se il tutto, fosse la banale continuazione di un ordinario allenamento in palestra.
- Uhm, hai sapore di menta...
I suoi occhi in quel frangente, erano languidi e ingenui ma allo stesso tempo, carichi di una animalesca fame erotica. Riprese a farmi una sega, accarezzandomi con tutte e due la mani.
- Si, ho appena fatto la doccia... dissi ormai al limite del piacere.
Nonostante la mia banale considerazione non rendesse giustizia all'eccitazione del momento, non ce la facevo davvero più ad andare oltre e... accadde!!!
In un attimo, diversi spruzzi bagnarono tutto. A più riprese. Senza alcun controllo.
Claudia forse non se lo aspettava, capì in ritardo... non fece in tempo a prepararsi.
Le sue mani, leggins, maglia... nulla era stato risparmiato dal mio getto.
Riuscii soltanto a sussurrare: non ho resistito.
Claudia con un sorriso accennato, aggiunse semplicemente: torno a casa.
Andò via, lasciandomi insieme alla mia vergogna.
Per tutto il fine settimana, non riuscii a pensare ad altro. Mi sentivo mentalmente incapace di metabolizzare quanto accaduto. Poi, la voglia di rivedere Claudia, tornò improvvisa. Violenta, anche.
Lunedì ero di nuovo in palestra. L'ho cercata, guardando tutti gli angoli centimetro per centimetro. Ma Claudia non mi aspettava affatto. Mi sono allenato senza convinzione, con la testa da tutt'altra parte. Apatico, distratto, molliccio. Con lo spirito assente.
Per la delusione, decido di andar via senza nemmeno passare dalla doccia.
Appena fuori, proprio davanti l'ingresso c'è lei. La guardo. Mi sorride. Mi trasporta in un'altra dimensione. Inimmaginabile fino ad un attimo prima.
Senza dire una parola, andiamo verso la Jeep. Non riesco nemmeno a mettere in moto che Claudia punta direttamente il mio cazzo, senza alcun freno inibitorio. Si trova già a suo agio in quell'ambiente.
Mi abbassa la tuta con padronanza di sé, e con la bocca inizia a muoversi andando su e giù, a ritmo regolare. Mi diventa duro subito. Questa volta, voglio guidarla nei movimenti, così le afferro i capelli, e decido il ritmo che preferisco.
Era la prima volta che la toccavo da quando l'avevo conosciuta.
Se non associamo ad alcuna forma di carezza, il pompino e la sega della volta scorsa.
Era una sensazione nuova, eccitante, perversa. Qualcuno avrebbe potuto notarci mentre eravamo in auto. Ma una sorta di barriera emozionale ci escludeva dalla realtà esterna, proteggendoci in qualche modo. Per questo mi sento libero di fare ciò che voglio.
Mi rendo conto di avere una perfetta sconosciuta accanto. Di Claudia ignoravo tutto, persino il suo corpo era ancora rimasto completamente ignoto. I suoi spazi, le sue vibrazioni erano assolutamente distanti dal mio essere.
Eppure le stavo venendo addosso per la seconda volta. Ma desideravo rimanere dentro di lei... Così quando arrivò il momento, forzai appena appena la presa, tenendole la testa contro il cazzo. Claudia accennò una impercettibile forma di resistenza, fece come per allontanarsi. Ma io, non volevo che andasse via mentre venivo. Nemmeno lei lo voleva veramente... così, dopo i fremiti iniziali, arrivò la quiete.
Andò via, in silenzio. Se pure avesse provato qualcosa non lo diede a vedere, in ogni caso non sarei stato in grado di capire niente... ero vuoto, mentalmente paralizzato. Rimasi in quello stato catatonico, per un tempo indefinito, incapace di qualsiasi iniziativa.
Il giovedì successivo, tornai ad allenarmi. Incrociai Claudia, con un sorriso di circostanza. Lei ricambiò, sembrando oltremodo serena. Divertita, anche.
Era la vigilia di Natale, ed eravamo immersi in una atmosfera per noi inconsueta.
Andai a fare la doccia. Poi, mentre preparavo il borsone, Claudia entrò nello spogliatoio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Forse per lei lo era, ma io ero imbarazzato e innervosito dalla sua presenza.
Lei finse di non accorgersi di essere fuori luogo, visto che eravamo in uno spogliatoio maschile, ma per nulla turbata.
- Vieni da me?
- Da te?!?
Ero quasi ipnotizzato. Confuso.
- Si. Abbiamo poco tempo. I miei genitori saranno presto a casa.
Non capivo più niente. I genitori?!?
Bhè, ovvio... Claudia era ancora una ragazzina. Normale che vivesse con i genitori. Normale cavalcare l'eccitazione di avere casa libera. Normale che avesse voglia di approfittarne per scopare.
Era la notevole differenza d'età che ci forniva prospettive diverse, esigenze diverse e distanti tra loro, pur essendoci un unico denominatore comune. In ogni caso, i nostri incontri sessuali mi avevano fatto superare facilmente, ogni resistenza emozionale.
Uscimmo insieme. Ma sembrava più una casualità, nessuno avrebbe mai immaginato ciò che era già successo. Nemmeno io ero perfettamente cosciente della situazione. Non avevo ancora focalizzato chi fosse Claudia. Sembrava essere figlia delle mie personali e più intime perversioni. Claudia non esisteva ancora.
Ma io ero lì con lei. Ed ero diretto a casa sua. In camera sua. Una camera ancora adolescenziale dalle tinte accese, con appesi i poster di una qualche rockstar contemporanea.
Claudia si spoglia come se fosse sola in camera. E' molto naturale nei movimenti. E' rilassata. Nessun ammiccamento, nessuna volgarità. Nessuna bramosia. Io la sento vicina. E' la prima volta da quando la conosco. Sono catapultato in una percezione delle cose, diversa. Assurda, anche.
Mi spoglio anch'io.
Ci ritroviamo nudi, vicini, non esiste altro attorno a noi.
- Aspettami un attimo...
Claudia esce dalla stanza, torna subito dopo con un preservativo in mano.
- E' di mio padre. Lui.... cioè i miei, li usano ancora.
Voglio indossarlo subito, perché non reggo più la fisicità che esiste tra noi.
Accompagno Claudia sopra il piumone azzurro elettrico. Nessun preliminare. La faccio mia. E' già mia. E' un assoluto di corpi, forme, movimenti, respiri, umori. E' stata una vibrazione all'unisono e per un impercettibile attimo, ogni nostra singola particella e le nostre esistenze intere, si sono fuse insieme. Come in un BIG BANG che procede in senso inverso.
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Sono a casa. E' il momento del Natale. E' festa, l'albero, le luci, i regali... i bambini per casa, mia moglie indaffarata con gli ultimi preparativi prima che arrivino gli ospiti. La tavola apparecchiata. Il buon vino. La musica in sottofondo.
Claudia è lontana.
Claudia è parte di me....
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