LA Doctora
di
Ivan Montero
genere
trio
La Doctora
La dottoressa teneva le mani nel camice. Senza scomporsi, diede un'occhiata veloce flettendo il busto quel tanto che bastava per confermare l'esito della panoramica. I pantaloni della divisa si incastravano in un sedere rotondo. Ebbi il dubbio che non avesse intimo addosso. Fu un pensiero fugace rotto dallo spasimo che mi martellava la gengiva. Vestì i guanti. Sorrideva di un sorriso abbozzato, consapevole della sua sicurezza professionale.
" Possiamo salvarlo. Gli faccio l'anestesia, ci vediamo tra cinque minuti."
L'effetto fu istantaneo.
Tornò, prese lo sgabello e si sistemò accanto alla poltrona. La mascherina le copriva la bocca. L'abbassò per un istante.
"Se sente dolore, mi tocchi la spalla."
Accese il trapano. Appena fu a contatto con il dente, la fermai appoggiandole la mano come d'accordo. La strinsi forte come per scaricare il mio timore su di lei . Ricominciò. L'interruppi ancora.
"Mecedes!" -chiamò l'assistente- "chiuda la porta e mi dia una mano."
Mercedes si sistemò sul lato opposto pronta ad eseguire i compiti che le venivano assegnati. Mi guardò con uno sguardo di compassione rassicurandomi con un occhiolino.
" Facciamo un altro goccio di tronculare."
Mercedes abbandonò la sua postazione e si diresse verso l'armadietto. La sua statura non le permetteva di raggiungere il ripiano più in alto e chiese aiuto alla dottoressa.
"Siamo due nane Mercedes; nemmeno se ci mettessimo una sull'altra ci arriveremmo"- aggiunse divertita.
"Doctora jo tiengo uno metro i sinquenta, en mio pais soi la mas alta." esclamo tentando di allungarsi il più possibile.
"E come fai con gli uomini europei?" chiese la dottoressa con un pizzico di malizia.
"A letto somos el mismo!" disse guardandomi e percorrendo con la mano la mia figura.
La dottoressa notò il gesto, si voltò verso di me ed aggiunse:
" Su di lui ce ne vorrebbero un paio come te."
"Como nos!"
Si fissarono. Mi fissarono.
La dottoressa avvicinò lo sgabello alla poltrona e fece segno col capo a Mercedes di raggiungerla. Con gli occhi le indicò la zip dei pantaloni. Arrivata a fine corsa introdusse la mano nella fessura, afferrò l'asta e la strinse con vigore cominciando ad esplorarla . Lo estrasse con due mani, ne tolse una lasciando scoperta la cappella che circondò con le labbra carnose. Sfilò la mano alla base dell'asta e fece sparire il pene in bocca. La dottoressa , col pollice della mano sinistra, abbassò i pantaloni all'altezza dell'inguine. Fece roteare la punta del medio dell'altra mano su un clitoride gonfio. Ruotò il polso in avanti penetrandosi le labbra della vagina mentre Mercedes accelerava il ritmo. Spostò lo sgabello ai piedi della poltrona, appoggiò la nuca e calò i pantaloni di Mercedes. Si aggrappò alle sue natiche affondando la lingua nel suo buco . Mercedes allentò la presa in balia di uno piacere che la fece sussultare. Si voltò. Si alzò a mezzo busto afferrandosi con le mani ai bordi della poltrona offrendomi il suo rasato che accolsi con la lingua. Sentii allentare la pressione della cinta e del bottone dei pantaloni ed il calore di una vagina calda e lubrificata sprofondare nel mio pene duro come marmo.
L'anestesia perfetta!
La dottoressa teneva le mani nel camice. Senza scomporsi, diede un'occhiata veloce flettendo il busto quel tanto che bastava per confermare l'esito della panoramica. I pantaloni della divisa si incastravano in un sedere rotondo. Ebbi il dubbio che non avesse intimo addosso. Fu un pensiero fugace rotto dallo spasimo che mi martellava la gengiva. Vestì i guanti. Sorrideva di un sorriso abbozzato, consapevole della sua sicurezza professionale.
" Possiamo salvarlo. Gli faccio l'anestesia, ci vediamo tra cinque minuti."
L'effetto fu istantaneo.
Tornò, prese lo sgabello e si sistemò accanto alla poltrona. La mascherina le copriva la bocca. L'abbassò per un istante.
"Se sente dolore, mi tocchi la spalla."
Accese il trapano. Appena fu a contatto con il dente, la fermai appoggiandole la mano come d'accordo. La strinsi forte come per scaricare il mio timore su di lei . Ricominciò. L'interruppi ancora.
"Mecedes!" -chiamò l'assistente- "chiuda la porta e mi dia una mano."
Mercedes si sistemò sul lato opposto pronta ad eseguire i compiti che le venivano assegnati. Mi guardò con uno sguardo di compassione rassicurandomi con un occhiolino.
" Facciamo un altro goccio di tronculare."
Mercedes abbandonò la sua postazione e si diresse verso l'armadietto. La sua statura non le permetteva di raggiungere il ripiano più in alto e chiese aiuto alla dottoressa.
"Siamo due nane Mercedes; nemmeno se ci mettessimo una sull'altra ci arriveremmo"- aggiunse divertita.
"Doctora jo tiengo uno metro i sinquenta, en mio pais soi la mas alta." esclamo tentando di allungarsi il più possibile.
"E come fai con gli uomini europei?" chiese la dottoressa con un pizzico di malizia.
"A letto somos el mismo!" disse guardandomi e percorrendo con la mano la mia figura.
La dottoressa notò il gesto, si voltò verso di me ed aggiunse:
" Su di lui ce ne vorrebbero un paio come te."
"Como nos!"
Si fissarono. Mi fissarono.
La dottoressa avvicinò lo sgabello alla poltrona e fece segno col capo a Mercedes di raggiungerla. Con gli occhi le indicò la zip dei pantaloni. Arrivata a fine corsa introdusse la mano nella fessura, afferrò l'asta e la strinse con vigore cominciando ad esplorarla . Lo estrasse con due mani, ne tolse una lasciando scoperta la cappella che circondò con le labbra carnose. Sfilò la mano alla base dell'asta e fece sparire il pene in bocca. La dottoressa , col pollice della mano sinistra, abbassò i pantaloni all'altezza dell'inguine. Fece roteare la punta del medio dell'altra mano su un clitoride gonfio. Ruotò il polso in avanti penetrandosi le labbra della vagina mentre Mercedes accelerava il ritmo. Spostò lo sgabello ai piedi della poltrona, appoggiò la nuca e calò i pantaloni di Mercedes. Si aggrappò alle sue natiche affondando la lingua nel suo buco . Mercedes allentò la presa in balia di uno piacere che la fece sussultare. Si voltò. Si alzò a mezzo busto afferrandosi con le mani ai bordi della poltrona offrendomi il suo rasato che accolsi con la lingua. Sentii allentare la pressione della cinta e del bottone dei pantaloni ed il calore di una vagina calda e lubrificata sprofondare nel mio pene duro come marmo.
L'anestesia perfetta!
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