Chiamami

di
genere
etero


L'estate porta con sè una valigia piena di sorprese. Una di queste fu Michele. Non lo vedevo da quindici anni. Da quando aveva deciso di intraprendere l'avventura all'estero, non era più tornato. Perciò decidemmo di organizzare un gran banchetto in suo onore. Io e Giovanni ci prendemmo l'onere della spesa avendo, più di tutti , una certa predisposizione culinaria. Deciso il menù raggiungemmo la pescheria del porto per il pescato di giornata. Gio entrò mentre io restai fuori per finire una sigaretta appena accesa. Su di una panchina, tra la pescheria ed un negozio di articoli da pesca, evocavo ricordi d'infanzia che mi provocavano una gioia puerile. Fui distratto dal suono delle porte del negozio, quello che segnala l'entrata di un cliente. Una donna in canottiera ne uscì , si sedette e si rinfrescò con un sorso di acqua e limone. In un primo momento non feci caso a lei assorto com'ero nei ricordi. Un auto si fermò, il conducente spense la neomelodica napoletana e salutò la signora. Parlarono di come il caldo gli levava il sonno. Lei aveva rimediato con un ventilatore e propose all'amico di adottare la medesima soluzione. Questi, però, ne era sprovvisto e lei gli propose di prestargliene uno visto che ne aveva un paio.
-Segnati il mio numero- disse lei prendendosi la briga di pronunciarlo lentamente e con chiarezza.
-Chiamami verso le sette; appena chiudo il negozio sono libera.-
Gio uscì col bottino e ripartimmo verso casa. Durante il tragitto mi risuonava in testa la sequenza del contatto come un mantra. Lo salvai sul telefono. Non so esattamente perchè lo feci. Un'intuizione? Di li a poco me ne dimenticai concentrandomi sul buon esito della rimpatriata. Ci mettemmo subito ai fornelli aspettando che i commensali arrivassero. Erano le sette. Michele arrivò e fu una lunga serata tra un sautè di vongole ed un racconto, tra un polpo alla griglia e tanta amicizia. Non poteva mancare un limoncello fresco a fine cena e Michele propose di andarlo a consumare al bar. Nei tavoli del dehor la gente condivideva la magia dell'estate.
-Mica mi ha chiamato, sto stronzo!- Una voce sovrastò le alte tanto da indurmi a girarmi per associarla ad un volto.
Era la signora del negozio. Appena i nostri sguardi si incrociarono mi fece il gesto della cornetta con la mano. Girai il capo per aver conferma che il destinatario fossi io e svuotai il bicchiere d'un fiato. L'indomani , alle sette in punto, scesi al porto. Il negozio era chiuso.
-Signora mi scusi l'ora ma avrei un urgente bisogno di acquistare una muta.-
Il suono della porta mi provocò un'erezione che dovetti nascondere con le mani appena lei esclamò un "sono chiusa" prima che alzasse lo sguardo. Mi fece entrare assicurandosi di aver serrato la porta a doppia mandata. Indossava la stesso modello di canottiera del giorno prima ma di colore diverso. Un bianco avorio avvolgeva un seno prosperoso e libero. Un paio di jeans tagliati stringevano delle cosce lunghe ed abbronzate. E appena mi girò le spalle le afferrai il petto riempiendomi le mani. Mi porse il collo e lasciai scivolare la mano verso il basso mentre la sua stringeva forte il centro delle mie bermuda. Restò muta tutto il tempo.
scritto il
2021-10-12
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