Il Signor Gino

di
genere
etero

Quel giorno ero tanto felice, perché dopo tanti e vani tentativi era arrivata finalmente la mia occasione, qualche tempo prima vinsi un concorso, pubblico, senza barare, e stava per cominciare per me una nuova vita, in una nuova città, meglio, paesino, in mezzo alle montagne. E la nuova vita cominciò, e fu tutto entusiasmante, la nuova casa, i nuovi mobili, il panorama mozzafiatante, i nuovi colleghi che avrei conosciuto, ma più di tutto il sapere di poter ricominciare, sapere di potermi costruire il mio sogno. Un sogno semplice in un posto speciale. Quel giorno ero tanto felice, era il mio primo giorno da infermiera. Me lo ricordo bene, potrei riviverlo oggi, ricordo perfettamente tutto ciò che feci, ricordo i gesti, ricordo le emozioni. Ricordo la sveglia la mattina all'alba, il messaggio che i miei mi fecero trovare la mattina sul cellulare, il trucco sugli occhi, (gli occhi azzurri vanno esaltati), il ghiaccio sui vetri dell'auto, la strada in salita e tutta curve che si arrampica su su fino a quel vecchio monastero riconvertito in casa di riposo, una casa di riposo che somigliava più ad un albergo 5 stelle piuttosto che ad un ospizio (almeno così mi dissero tutti coloro che avevano avuto modo di vederla). Le pennellai quelle curve, da novella pilota di montagna, e arrivai puntuale all'appuntamento con il timbro del cartellino...timbrai e tutto cominciò per me.
...
"Betta, ora quando ti rivedrò?" mi disse Gino sorridendo e salutandomi con la mano..."Ohi Gino, non hai ancora mandato a memoria il tabellino dei miei giorni e dei miei orari? E pensare che poi vai in giro a dire a tutte le mie colleghe che son la tua infermiera preferita, allora forse non dovrei più crederci?...su su, che giorno sarà domani?", "domani? venerdì!", "...e il venerdì che orario faccio?"..."fai 15-22?", "bravo, vedi che se ci rifletti un po' su le cose le sai"..."ehm...sai Betta, son quelle tette che ti porti a passaggio che mi distraggono e non mi fan capire più niente! Tu sei la mia prediletta tesoro, nessuna ti può scalzare, tu hai quel qualcosa in più che alle altre manca..."..."si, le tette, l'ho capito...se non le avessi così grosse mi avresti già bollato con il nomignolo che hai dato alla Francesca e a quell'altra..."fighe di legno?", "ecco, quel nomignolo lì"..."solo che il camice che porti non le valorizza abbastanza, sai, ed è un gran peccato, dovresti sbottonarti un po'...dai, un bottone, concedimi un bottone, fammi vedere di che colore è il reggiseno che indossi"..."Gino su su, fai il bravo"...Gino, il mio Gino, era un paziente, o meglio, un ospite, di quella casa di riposo, godeva di ottima salute in realtà, sia fisica che mentale, "mi si drizza ancora" ci teneva sempre a ribadire a tutte noi, non dimostrava l'età che aveva, era un nonnino dalla sguardo dolce, un po' sboccacciato forse, ma con un gran cuore...
..."e dai Betta, un pezzettino di reggiseno, ti prego. Fammi questo regalo, così andrò a letto felice..."...un gran cuore Gino, tanto amore da dare ma nessuno a cui darlo, provavo (provavamo tutte noi in realtà) tanta tenerezza per lui, non riceveva mai visite, non ho mai saputo nulla riguardo la sua famiglia, quello della famiglia era sempre stato un argomento tabù, forse aveva interrotto i rapporti con i suoi famigliari o più semplicemente magari era solo al mondo..."nero Gino, il mio reggiseno è nero" dissi guardandolo negli occhi e sorridendo..."non ci credo, io sono come San Tommaso, se non vedo non...", "ma va, ma quale Santo, tu tutto sei tranne che un Santo"...ancora oggi se ripenso a quel giorno, a quel momento, non so perché lo feci, probabilmente fu istinto, forse una combinazione di emozioni, la tenerezza, la dolcezza, la simpatia, e un po' di sano desiderio di trasgressione...fatto sta che mi guardai attorno, era sera, silenzio tutto attorno, i pazienti erano già tutti nelle loro stanze, la mia collega, che era appena arrivata per darmi il cambio, era in cucina al piano sotto..."è il tuo giorno fortunato" gli dissi. Sorrise, sorrise perché capii bene cosa stava per accadere...
Mi sbottonai...un bottone, poi un altro, Gino, disteso sul letto con le coperte rimboccate, mi fissava, non diceva una parola, improvvisamente divenne serio, come se dentro di lui si fosse acceso qualcosa, cambiò espressione, quasi per un attimo stentai a riconoscerlo...con le mani cercai di allargare il camice sbottonato così da fargli intravedere il reggiseno, che era nero, a fascia, sportivo, con ferretto (ovviamente!)...ma non ci misi molto ad accorgermi che, per quanto potessi tentere di allargare quella scollatura e per quanto potessi premere e pressarmi il seno così da cercare di farlo saltar fuori, due soli bottoni sganciati non sarebbero mai stati sufficienti per riuscire nell'impresa...allora sbottonai il terzo...Gino trattenne il fiato, lo guardavo senza più sorridergli, mi ero fatta seria anch'io, forse di riflesso, forse non mi sentivo più totalmente a mio agio. Ora si che lo spacco del camice arrivava giù, sino a scoprire il ferretto, i seni erano quasi totalmente esposti agli occhi di Gino, coperti da un reggiseno sportivo per nulla traspirante, sentivo le tette sudate, appiccicate l'un l'altra...vedevo Gino muoversi sotto le coperte, non ci misi molto a capire che si stava accarezzando, tentando di regalarsi il piacere. Per un momento rimasi immobile, non sapendo più bene cosa fare, cercavo il suo sguardo, cercavo un appiglio, una risata, una battuta cui aggrapparmi per proseguire quel gioco...non me ne diede, lo sentii allontanarsi, il movimento sotto le coperte si attenuò...Gino imprecò, strinse il pugno e colpì forte il letto..."Betta, non ce la faccio, non mi si rizza"...mi sentii persa, dispiaciuta, istintivamente mi avvicinai a lui, avrei voluto accarezzarlo. Mi sentivo come sconfitta mentre mi riabbottonavo il camice...gli poggiai la mano sul viso, gli accarezzai la guancia...Gino tirò via la coperta, è allora che vidi il suo sesso, grande, senza peli....ma tristemente moscio..."Betta, guarda, ho perso, la parte migliore della vita è irrimediabilmente andata..." mi disse invitando il mio sguardo a posarsi sul suo uccello a riposo...in quel momento ricordo che avrei voluto abbracciarlo forte..."Gino, ci vediamo domani", gli dissi mentre gli baciavo la fronte...
Il pomeriggio del giorno seguente (15-22 il mio turno di quel giorno) fui molto presa nel seguire i nuovi ricoveri, ed inevitabilmente non ebbi modo di passar del tempo con Gino, lo vidi di sfuggita, mentre accompagnavo i nuovi pazienti nelle loro stanze e lo salutai da lontano con la mano...mi guardò ma non diede cenno di risposta..."ma cos'ha oggi Gino?" mi chiese Francesca, "non spiccica parola e a pranzo non ha toccato cibo"...Io sapevo. Cercai di non pensarci, di concentrarmi sul lavoro...ero dispiaciuta e covavo dentro di me uno strano ed anomalo senso di colpa, ma colpe obiettivamente non ne avevo e non me ne riconoscevo...sta di fatto che quel pomeriggio mi ritrovai ad evitarlo, ad evitare di passare dinnanzi alla porta aperta della sua stanza, perché affrontarlo mi avrebbe messo a disagio. Riflettevo, meditavo, sbagliavo a sentirmi così e lo sapevo, ma mi ci sentivo comunque. In fondo avevo voluto solamente regalargli un'emozione bella, una distrazione...non pensavo di certo che ne sarebbe scaturito tutto questo velo di tristezza che ora era calato su noi..."Betta, lui ha un debole per te, vacci a parlare tu...", "no, ora non ho tempo, devo andare da quello della 103, ha suonato il campanello", "tranquilla, vado io, tu vai da Gino"..."No no, vado io dal 103, Gino può aspettare..."...tutto pur di non affrontarlo...le ore passarano lente mentre il mio malumore crebbe velocemente, erano già le otto e 30 ed i pazienti eran già tutti a letto, "ciao Franci, ci vediamo domani", "ciao Betta, la Manu arriverà alle 10, per un'oretta sarai sola, mi raccomando"..."tranquilla, ho tutto sotto controllo" la rassicurai. Ricordo che passai quei primi minuti passeggiando nervosamente avanti e indietro per i lunghi corridoi ora al buio...guardavo nervosamente l'orologio...poi mi vibrò il cellulare, un messaggino di Silvia, una mia amica ora lontana, lo lessi, risi per una battuta stupida (la Silvia è troppo scema)...ed evidentemente mi distrassi...perché senza volerlo mi ritrovai davanti alla stanza di Gino, guardai all'interno sperando di non incrociare il suo sguardo così da poter scappare via veloce rimediando alla mia distrazione. E invece lui era lì, a letto, con il viso rivolto verso di me, gli occhi imploranti...in quel momento capii che non avrei potuto più rimandare il confronto con lui...mi feci forza, entrai e chiusi porta dietro di me...
...senza esitare mi slacciai il camice, e con un gesto secco me lo tolsi, lo buttai a terra, sentivo i suoi occhi su di me, io lì, in reggiseno, ferma, a due metri da lui...Con gli occhi cercai i suoi, li trovai, ed ecco finalmente il sorriso che gli apparteneva, che mi fece da subito affezionare a lui, quel sorriso mi rincuorò e da lì trovai nuovo slancio per proseguire il mio spettacolo...con le mani dietro la schiena andai a cercare il gancetto del reggiseno, color carne, di pizzo. Lo sganciai, ma prima di togliermelo me lo pressai sui seni...con le mani me li massaggiavo in ogni direzione, continuando però a coprire areole e capezzoli con il reggiseno. Gino sorrideva e aveva la bocca aperta come un bimbo che assapora già ancor prima di mangiarla una barretta di cioccolato che la mamma sta scartando di fronte a lui...piano piano mi sfilai il reggiseno, continuando però a coprirmi le areole con il braccio. Glielo lanciai, lo prese e se lo portò sotto le coperte, posandolo proprio sopra l'uccello...chissà mi chiesi se in erezione o ancora moscio...vedevo chiaramente il movimento della sua mano sotto le coperte...contai fino a 3 e al 3 alzai entrambe le braccia al cielo, ridendo...eccomi in topless, Gino sussultò e rise anche lui, e anche lui alzò il braccio al cielo in segno di esultanza, un braccio solo però, perché l'altro era ancora impegnato altrove. Mi avvicinai al bordo del letto, gli presi la mano libera e gliela posai su un seno, me lo accarezzò, delicatamente, poi con le dita cominciò a esplorarlo, andando poi a stringermi il capezzolo con due dita chiuse..."Betta, sei uno spettacolo!" mi disse...mi strinsi il seno, forte, alla base, e a vvicinai il capezzolo alla sua bocca..."succhialo"...non se lo fece dire due volte, lo assaporò prima con la lingua e poi cominciò a mordicchiarlo facendolo sparire nella sua bocca...nel mentre gli accarezzavo la testa da dietro, e gliela premevo sul mio seno...non volevo che smettesse di succhiarmi...ora volevo vedere il suo pene, avevo paura, si, ma dentro di me sapevo che l'avrei trovato duro, non poteva che essere così...scansai la coperta, lo trovai imprigionato nel suo pugno, duro, lungo, in totale erezione, umido...guardai Gino, lui mi guardò, orgoglioso, con il mio capezzolo tra le labbra...
Con la mano andai a cercare il suo uccello, cominciai a toccarglielo, scansai da lì con le dita la sua mano che andò a posarsi sul seno, su quello libero dalla morsa dei suoi denti sul mio capezzolo. Gli scappellai il pene e i miei occhi si posarono rapiti sulla sua cappella, grande, rossa, lucida...la accarezzai con due dita, sfiorandola, Gino ebbe un sussulto che si propagò a tutto il corpo, lo sentii tremare...con l'altra mano invece gli stringevo lo scroto, forte, così forte da far si che i testicoli premessero così tanto sulla pelle grinzosa da lasciarne intravedere la forma...in quel preciso istante mi bagnai, cominciai a sentire dell'umido all'interno delle mie mutandine...fu in quel momento che mi piegai in avanti e con la bocca andai a cercare la punta del suo uccello...che trovai e cominciai ad assaggiare, era umida, sapeva di sperma...leccai, leccai e la sensazione di umido in me crebbe...poi cominciai a succhiare, riuscendo a far sparire una buona metà del suo pene nella mia bocca...ma non mi accontentai, l'eccitazione che provavo mi portò a spingermi quell'uccello ancora più in giù, fino a sentire la sua cappella in gola, fino a far lacrimare i miei occhi...mentre lo succhiavo le mani di Gino mi soppesavano i seni da sotto, facendoli poi sbattere l'uno contro l'altro...succhiavo, ma non mi bastava, e allora sempre piegata con la schiena in avanti e con in bocca il suo pene mi slacciai il bottone dei pantaloni, aprii la lampo ed i pantaloni caddero giù a terra, li scansai via lontano assieme alle ciabatte...questa la scena che si sarebbe presentata agli occhi di chi avesse avuto l'ardire di aprire in quel preciso istante la porta della nostra stanza: una ragazza giovane (all'epoca avevo 26 anni e qualche mese) con indosso solo un paio di mutandine color carne, misere, piegata a 90 in avanti, con in bocca l'uccello di un uomo anziano, sdraiato a letto...a questo pensavo e questo pensiero mi eccitò ancor di più...così tanto che con la mano affondai nelle mutandine, cercando il clitoride con due dita, prima di affondarne uno in figa...tornai in posizione eretta, guardai il suo pene, ora completamente bagnato della mia saliva, quasi gocciolava..."Gino, sei pronto ad entrar dentro di me?" gli dissi, fissandolo negli occhi...non disse nulla, nulla avrebbe comunque, a quel punto, potuto dire per farmi desistere dal mio proposito. Mi tirai giù le mutandine, che poi scalciai spedendole a fianco dei pantaloni. Salii in piedi sul letto, la mia figa proprio sopra il suo uccello, eretto e bagnato. Con le gambe larghe comincia a scendere giù, scesi giù fino ad agguantargli il pene con le mani...così da poterlo indirizzare proprio all'ingresso della mia passera...a quel punto scesi ancora un po' più giù con le ginocchia...la punta del suo uccello entrò dentro di me...piano piano, delicatamente, mi sedetti sul suo bacino, ora il pene era quasi completamente dentro di me...nemmeno il tempo di una spinta e venni, venni all'istante...strozzandomi un urlo di piacere in gola...rimasi per qualche istante immobile, seduta su di lui, sul suo pene. Solo per qualche istante però, perché poi Gino cominciò a spingere, con il bacino mi infliggeva colpi piuttosto forti, il suo pene usciva per metà e mi rientrava dentro con un buon ritmo...le sue mani mi stringevano forte i seni, così da frenarne la loro danza ritmata...saltavo su di lui, io novella cavallerizza penetrata dal cazzo di un vecchio...vecchio che aumentò il ritmo delle spinte, ora le tette, libere dalla morsa delle sue mani, sbattevano l'una contro l'altra per poi allontanarsi di nuovo...i capezzoli duri come chiodi..."Betta sto per schizzare" mi disse con voce rotta dall'emozione...mi alzai in piedi sul letto e saltai giù, gli strinsi il pene alla base e istintivamente mi avvicinai con il viso alla sua cappella ora ancora più rossa...gli si gonfiò la vena, una frazione di secondo ed un primo schizzo del suo sperma mi si infranse sulla fronte...poi un altro mi colpì sul mento...guardai Gino, lo sperma dalla fronte mi colò giù lungo il naso e terminò la sua corsa tra le mie labbra, lo accolsi in bocca e lo ingoiai...Mi sorrise...ma non riuscì a dire niente...gli sorrisi...non dissi niente neanche io.
scritto il
2021-11-23
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