San Silvestro, Silvia e Daniele
di
Elisabetta Grandi
genere
trio
"...ascoltami Betta, tu a San Silvestro verrai a cena da noi e da noi resterai anche a dormire, non voglio sentire ragioni, non provare a rifilarmi le tue solite scuse...così è deciso, punto e basta!"..."ma Silvia..."..."ma Silvia niente, non ti ci lascio a casa da sola, tu, se ti ci lasciassi, saresti capace di andar a letto alle 10 come le galline della peggior specie!"...ha ragione, la Silvia mi conosce fin troppo bene, fossi davvero rimasta a casa da sola sarei andata a letto alle 10, saltando a piedi pari il brindisi televisivo...ed il rumore sordo dei fuochi d'artificio nulla avrebbe potuto contro il mio potentissimo sonno arretrato.
La mattina di San Silvestro 2020, il lockdown, mio marito lontano per lavoro, i bimbi dalle nonne per qualche giorno...e la mia mente che lavora a ritmo serrato per elaborare una scusa più che valida da presentare a Silvia, ero in cerca della scusa perfetta, quella inattaccabile, la liberatoria firmata per la mia serata divano, amadeus, tozzi, raf, piumone e addio al 2020!...non fraintendetemi, ci stavo e ci sto bene con Silvia, la adoro, è una parte del mio cuore...è solo che...dopo quello che c'era stato tra noi a Bologna, appena un mese prima, non mi sentivo più totalmente a mio agio con lei, forse perché mai più avevamo parlato di quanto accaduto...quelle rare volte che ci avevo provato a tirar fuori l'argomento mi scansò buttando lì sul piatto qualcuna delle sue cretinerie strappa sorriso e addio dialogo costruttivo...ecco, io son una di quelle persone che al dialogo crede, credo nel confronto, cazzo avevamo scopato, insomma, diciamo più o meno, comunque avevamo condiviso un'esperienza unica, intima...dovevamo parlarne...poi a dirla tutta, quel Daniele (il suo storico fidanzato) non mi è mai andato a genio, l'ho sempre trovato odioso nel suo essere così introverso, scostante, freddo. Ecco, e l'idea di dover condividere la cena, il dopo cena e chissà cos'altro anche con lui non mi piaceva per niente...Ecco arrivato il pomeriggio di San Silvestro 2020 ed io ancora alla ricerca di una scappatoia, no, mai e poi mai sarei andata a quella cena. Mi addormentai.
Ore 19:30, casa di Silvia e Daniele.
"Finalmente sei arrivata Betta, ti stavano aspettando, entra...".
Entrai.
La cena filò via liscia liscia, allietata da una piacevole atmosfera conviviale, molto buono il cibo, Silvia è un'ottima cuoca, dovesse rinascere un'altra volta la vedrei bene nella cucina di una trattoria per camionisti, porzioni abbondanti e ben condite...proprio come piacciono a me. Mangiai e mi rilassai, svuotai la testa da tutti i cattivi pensieri, mentre sullo sfondo correvano le espressioni facciali di un Daniele afflitto da cronico mutismo e anche quelle di un Mattarella loquace ma silenziato, rimbalzate per tutta la stanza da uno spettacolare TV 60 pollici, perfettamente proporzionato alle porzioni da camionisti. "Aspetta che ti aiuto", raccolsi posate e piatti sporchi e seguii Silvia in cucina..."Betta ma sai che stasera sei proprio bbona, bbona con 2 B!"...effettivamente aveva un sacco ragione (modestamente!), mi ero anche un pochino truccata (addirittura!), capelli fatti e in perfetta piega, rimmel un accenno e rossetto quel poco che fa un sacco chic, avevo osato sfoderando un vestitino lungo rosso, scollato sul petto così profondamente da non riuscire a nascondere il pizzo del reggiseno nero che strabordava in più punti, i miei piedini intrappolati in scarpe rosse fiammante con tacco vertiginoso (fu quella la prima volta che le indossai, disgrazia! non ricapiterà più)..."grazie Silvia, anche tu non sei niente male", le replicai sorridendo, Silvia, fasciata in un vestito lungo, molto attillato sul petto e sul sedere, che disegnava perfettamente il contorno delle sue forme generose..."Betta, sei davvero uno schianto, ti dirò, sei sprecata a star qui con noi, tutto quel ben di Dio che sei e che ti porti dietro avrebbe meritato serata migliore", "sto benissimo qui con te e Daniele, mi sto divertendo, mi sto rilassando, sai, son contenta di esser venuta, stasera l'unica persona che sarebbe potuta riuscire a strapparmi dal divano e dal plaid sei tu, solo tu"...Silvia mi guardò, accennò un sorriso, mi prese la mano con dolcezza, prima una, poi entrambe, le accarezzò...poi mi tirò verso di lei, con forza, e mi abbracciò, un abbraccio di quelli stretti stretti, i corpi appiccicati, le mie tette schiacciate contro le sue, guancia contro guancia...mi sussurrò all'orecchio: "Betta, c'è una cosa che voglio fare, e la voglio fare da tanto tempo, da quella sera a Bologna"...feci mezzo passo indietro, la guardai negli occhi, era seria, non rideva..."falla Silvia, falla quella cosa!" le dissi...il tempo si fermò...
...fece un passo verso di me, con la meni mi accarezzò i capelli, un altro passo, chiuse gli occhi, poggiò le labbra sulle mie, e rimanemmo così, per qualche secondo, immobili, immerse in un casto bacio...le mie mani sui suoi fianchi generosi e morbidi, ferme, forzatamente...rimasi in attesa, rimanemmo in attesa entrambe, l'una di una mossa dell'altra...non per molto però, perché a fanculo tutto, pensai, e presi l'iniziativa, con la lingua penetrai tra le sue labbra chiuse e istantaneamente sentii il suo respiro invadere la mia bocca...ed ecco la sua lingua sulle mie labbra, a percorrerne la superficie, veloce, umida, e poi ad inseguire la mia, raggiungendola per poi perderla di nuovo.. fu un bacio bagnato, ci scambiammo tanta saliva, talmente tanta che molte gocce caddero a terra, alcune si infransero sui nostri vestiti. Le nostre mani si animarono, per poi muoversi con la stessa frenesia delle lingue, le massaggiavo i fianchi, alternando movimenti delicati ad altri più vigorosi, glieli stringevo, come a volerne saggiare la consistenza. Improvvisamente persi il contatto con le sue labbra e ne approfittai per ricominciare a respirare, Silvia mi leccò una guancia, e senza smettere di leccarmi arrivò con la bocca ad assaggiarmi l'orecchio, mordicchiandolo delicatamente per poi leccarlo internamente con frenesia...mi eccitai e sentii di essere sul punto di perdere il controllo delle mie azioni. Con le mani andai a cercare la zip del suo vestito...in quel momento sentivo di aver un assoluto bisogno del contatto con la sua pelle, nuda. Dovevo toccarla, leccarla, morderla, annusarla. Le allentai la lampo ed il vestito cadde lentamente giù scoprendole le spalle ed il seno, strizzato in un reggiseno rosso a balconcino...mi piegai e istintivamente andai con la lingua a leccarle i seni, leccavo e li annusavo, e baciavo, li bagnai con la mia saliva, ci misi il viso in mezzo cercando con la lingua di arrivare a leccarle lo spazio tra i seni, senza però riuscirci talmente erano strizzati e appiccicati l'un l'altro nel reggiseno a balconcino...è qui che Silvia mi riportò in posizione eretta tirandomi per i capelli, me la ritrovai faccia a faccia, ci sorridemmo compiaciute, ed un istante dopo mi ritrovai di nuovo la sua lingua in bocca...mi baciava con passione e contemporaneamente con il corpo faceva pressione sul mio spingendomi indietro, in direzione del tavolo...un passo dopo l'altro e ci sbattei con il sedere...stringendomi forte mi sollevò da terra e mi ritrovai seduta sul tavolo, i nostri occhi, complici, a pochissimi centimetri di distanza...mi prese la testa tra le mani e capii che voleva mi sdraiassi...la assecondai..."Silvia cos'hai in mente?" le sussurrai, temendo che Daniele potesse sentirmi..."Betta, lasciami fare..."...così feci, la lasciai fare, non opposi alcuna resistenza, anzi, assecondai i suoi movimenti mentre mi faceva scorrere il vestito lungo il corpo, sollevandolo fino a scoprirmi le mutandine, nere come il reggiseno...ed eccomi lì, sdraiata sul tavolo della sua cucina, il vestito rosso arrotolato lungo i fianchi, le gambe a penzoloni fasciate in autoreggenti color carne e con ancora indosso le scarpe rosse con il tacco alto...liberai la testa da tutti i pensieri, mi sentii leggera...Silvia si inginocchiò ai piedi del tavolo...io cercai il suo sguardo, lo trovai. E allargai le gambe...
...mi sentii completamente in sua balia e amai quel pensiero, capii di potermi rilassare completamente, senza preoccuparmi più di nulla, nemmeno della presenza di Daniele in casa, non me ne fotte un cazzo di lui pensai, volevo solo godermi il momento...e, in pace con il mondo, poggiai la testa su quello che credo fosse uno strofinaccio lasciato lì sul tavolo...con gli occhi rivolti al soffitto della sua cucina sentii Silvia che con le dita allentava l'elastico della mie mutandine...io, in risposta, puntando i gomiti sul tavolo sollevai il sedere così da assecondarla nel suo volere...sentii le sue dita scorrermi lungo le gambe e chiusi gli occhi...un istante dopo la mano di Silvia cercò la mia, chiusa, la aprii e la richiusi, mi resi subito conto di stringere ora in pugno le mie mutandine, umide, me le portai vicino al viso e le annusai, senza aprire gli occhi...Sentii uno strattone, Silvia, sempre in ginocchio ai piedi del tavolo prendendomi per le gambe mi tirò ancora un po' verso di lei, verso il suo viso, verso la sua bocca...sentii la sua lingua inumidirmi i peli, li accoglieva in bocca e li inumidiva con la saliva, con pazienza, lentamente, troppo...la sentivo leccare, senza però andare con la lingua in profondità...mi sentivo bagnata, dentro, e ora lo ero anche fuori...volli di più...volevo mi affondasse, volevo sentirla entrare dentro di me...glielo feci capire infliggendole un calcio con scarpa rossa tacco 12 sulla schiena..."Betta ho capito" disse ridendo...emisi un gemito, acuto, nel momento in cui affondò la lingua tra le mie grandi labbra...poi una serie di gemiti strozzati mentre proseguì muovendo velocemente la lingua all'interno della mia passera assaporando ogni goccia del mio sapore...urlai, urlai forte e in quel momento riaprii gli occhi, il soffitto, Silvia affondò il viso, la sua lingua ancora più in profondità, poi il suo naso dentro di me, urlai di nuovo, lo sguardo dal soffitto si posò su Daniele, fermo, in silenzio, a poco più di due metri da noi...
...mi fissava, braccia lungo i fianchi, frazioni di secondo in cui lo scrutai, studiai il suo viso, la sua espressione non lasciava trapelare la minima emozione, una statua di marmo, inspiegabilmente impassibile di fronte ad una scena in cui la sua fidanzata stava leccando la figa della sua migliore amica, distesa sul tavolo della loro cucina. Mugolai, perché proprio in quel momento Silvia infilò un dito dentro la mia passera, ormai gocciolante di piacere..."Silvia, guarda..." riuscii a fatica a dire, la mia voce rotta dalle scariche elettriche che l'imminente orgasmo stava infliggendo al mio corpo...Silvia, riemerse e respirò profondamente, guardò in direzione del suo fidanzato e disse "Daniele, che cosa fai lì fermo imbambolato? Su, spogliati, animo!"...quasi lo rimproverò con tono severo..."ma Silvia!" intervenni io..."Betta, tu guarda che uccello che si ritrova e poi vedrai che sarai tu stessa ad implorarlo di scoparti!"...Daniele, da bravo soldatino, esiguì alla lettera l'ordine impartitogli dalla sua compagna, si tolse il maglione e poi la maglietta della salute, rimanendo così a torso nudo...un fisico tozzo, peli un po' dappertutto, muscoli ce n'erano, si, però i tanti kg di troppo li offuscavano, decisamente non uno di quei fisici che ti rapiscono lo sguardo. Vederlo senza maglietta non fece quindi che confermarmi l'idea che mi ero fatta di lui: amorfo e pure bruttino, no, proprio non era il mio tipo. Ma cosa ci trovava Silvia in uno così? Pensavo e mi chiedevo...mentre lui stava continuando il suo personale spogliarello senza che io potessi percepire nei suoi goffi movimenti neppure un briciolo di sensualità...e mentre la sua fidanzata stava ora muovendo due dita dentro di me, la sua lingua ad inumidirmi il buchino tra le chiappe. Chiusi gli occhi e gemetti ancora, e poi ancora...quando riaprii gli occhi capii. Capii le parole di Silvia. Capii cosa lei trovasse in lui. L'uccello di Daniele era ancora moscio, ma bello. Grande, seppur da moscio, come un uccello normale in piena erezione. Circonciso, scuro, con una cappella rosa, grande, perfetta. Le vene in vista in superficie. Istantaneamente mi venne voglia di toccarlo...
...inchiodata al tavolo distesi il braccio e allungai una mano verso di lui, verso il suo uccello, per agguantarlo e tirarlo a me...ma era fuori dalla mia portata, troppo distante...e Daniele, nonostante il mio sforzo, non fece un passo verso di me...rimase lì, fermo, il suo pene cominciava meccanicamente a sollevarsi ma lui non sembrava intenzionato a fare alcunché, lo guardavo, e non capivo...cazzo, il mio braccio preteso verso di lui, la mia mano aperta, quasi implorante di potergli toccare l'uccello...ma niente, lui fermo, immobile, distante. Le dita di Silvia ora entravano ed uscivano dalla mia figa ad una velocità doppia rispetto a quella a cui mi stava scopando quelche secondo prima, ma ancora non sufficiente a farmi schizzare, la sua lingua ancora a leccarmi lo spazio tra le chiappe..."Silvia..." quasi urlai...volevo mi finisse, ero stremata, avevo bisogno di venire, di raggiungere velocemente un orgasmo liberatorio...Silvia smise di leccarmi e mi guardò...i suoi occhi azzurri, le labbra gocciolanti del mio succo..."Daniele!" ordinò a lui, "avvicinati a Betta!...Lui eseguì immediatamente alla lettera, si avvicinò al tavolo, alla mia mano, che gli si posò immediatamente sull'uccello, lo strinsi forte, quasi a volerlo punire per avermi rifiutata poco prima...il pene aveva ormai raggiunto la massima erezione, era bello, caldo, grande, il più grande pene con cui avessi mai avuto a che fare nella mia vita, cominciai a segarlo, a muovere la mano su e giù con maggiore veemenza, troppa per un semplice preliminare, mi soffermavo poi sulla cappella, stuzzicandola con le dita aperte, volevo imparartirgli una punizione esemplare, volevo sborrasse ancor prima che io raggiungessi l'orgasmo, come un ragazzino alle prime armi, per umiliarlo...accellerai il ritmo, stringevo come una forsennata, lo accelerò anche Silvia...mugolai...una scossa investì il mio corpo..."Silvia, vengo" urlai...in quel momento persi il contatto con il pene di Daniele, che piegato su se stesso stava schizzando il suo seme a terra..."Daniele che cazzo stai facendo? sborrale in faccia" la voce autoritaria di Silvia tuonò più alta dei miei gemiti di piacere...Daniele eseguì senza batter ciglio, mi posò l'uccello sulla fronte ed il mio viso accolse il suo seme che ora usciva lentamente dalla punta della sua cappella...sopracciglia, naso, guance e bocca furono interamente ricoperte dal suo sperma...
...riaprii a fatica gli occhi (che avevo prontamente chiuso pochi secondi prima così da poterli preservare dal contatto con le gocce di sborra che colavano dalla punta dell'uccello di Daniele)...in quel momento desiderai ardentemente uno specchio, l'immagine del mio viso ricoperto di seme son sicura mi avrebbe procurato una scossa elettrica, potente. Li aprii e trovai quelli di Silvia, a pochi centimetri di distanza dai miei, il suo viso dinnanzi al mio...la sua lingua a contatto con le mie guance, con il mio naso, con la mia fronte. Mi stava leccando, ripuliva la pelle del mio viso dallo sperma del suo fidanzato...lo leccava, lo assaporava, lo ingoiava..."ingorda!" le sussurrai sorridendo; Silvia ricambiò il mio sorriso e interpretò le mie parole come un invito a condividere con me il sapore del suo ragazzo...avvicinò le labbra alle mie, tirò fuori la lingua, sulla punta brillavano ben visibili diverse gocce del liquido seminale di Daniele, io tirai fuori la mia...e ci scambiammo un bacio, umido, rumoroso, perverso....sentivo la sua saliva e lo sperma di Daniele scivolarmi giù in gola...
...la baciavo e la abbracciavo, stretta, sentivo il suo corpo premere sul mio, l'odore sua pelle sudata si mischiava a quello del mio orgasmo, dei miei umori; tutto in quel momento sapeva di sesso, di eccitazione, di sperma, di saliva, di vita...intrecciai le dita delle mani dietro la schiena di Silvia, e strinsi, strinsi con tutte le mie forze, come in una morsa, come a volerla far mia, sentii le sue tette, ancora strizzate nel reggiseno a balconcino, premere sulle mie, la sentii urlare per il dolore, ma urlò silenziosamente, e non smise di baciarmi...ricordo quel momento come il punto piu alto e più eccitante di quella serata, perché in quel momento io e Silvia fummo una cosa sola, un unico corpo e per un attimo ebbi una sensazione di perfetta completezza. Un secondo, diversi secondi, un minuto, rilassai le braccia e allentai la morsa. E con le dita andai a cercare il gancetto del suo reggiseno. Lo trovai, lo sganciai a fatica e provai a tirar via il reggiseno facendolo scorrere tra i nostri due corpi pressati l'un l'altro, senza però riuscirci. Silvia, comprese le mie intenzioni, si sollevò in piedi, poi si arrampicò sulle mie gambe e, con i piedi sul tavolo, si sedette a cavalcioni sulla mia pancia...ecco allora che le agguantai, fiera, il reggiseno, e con un colpo secco lo tirai via, gettandolo poi a terra...finalmente posi così fine alla tortura che quei seni si eran trovati a subire da ore, strizzati in un reggiseno di almeno due misure più piccole rispetto alla loro reale dimensione...ed eccole li le tette di Silvia, grandi, morbide, sudate, le areole scure ed i capezzoli grandi..."sono tue" mi disse Silvia, e stringendo i seni tra le mani li avvicinò alla mia faccia, piegando la schiena in avanti...ecco che le mie mani si sostituirono alle sue; cominciai a stringerli, con forza. Desideravo ardentemente assaggiarli, annusarne l'odore, sentirne il sapore. Li tirai a me, avvicinai i capezzoli alla mia bocca e me li mangiai, letteralmente, li strinsi tra i denti e succhiai, forte...prima uno e poi l'altro...e poi tutti e due assieme. Leccavo e annusavo, con gli occhi chiusi...dai seni poi, senza staccare la lingua dal suo corpo, scesi sulla pancia, le leccai l'ombelico riempiendolo con la mia saliva. Le mie mani intanto stavano accarezzando il suo sedere, con le dita cercavo di spostare le mutandine così da andare a trovare il buchino dietro, lo trovai e tentai di penetrarla delicatamente con un dito, le accarezzavo il sedere e lo stringevo tra le mani per tastarle la consistenza delle chiappe, e, nel mentre, facevo forza e spingevo, cercando di avvicinare il corpo di Silvia al mio viso..."Betta aspetta" mi disse Silvia, facendo così naufragare il mio tentativo...ecco che si alzò dalla mia pancia, si mise in ginocchio sul tavolo e scese giù a terra. Una volta in piedi si sfilò le mutandine e le lanciò in direzione di Daniele, che era seduto stremato a terra, in un angolo della cucina, con l'uccello ormai moscio tra le mani...approfittai di quell'attimo di pausa per risollevarmi dal tavolo così da potermi finalmente sfilare il vestito ormai completamente
arrotolato all'altezza del seno...seduta sul tavolo, con le mani in alto in direzione del soffitto e con l'aiuto di Silvia riuscii a liberarmi di quel fardello. Il gancetto del reggiseno invece me lo sganciai da sola e da sola me lo sfilai, e, imitando ciò che avevo appena visto fare da Silvia, lo lanciai a Daniele, ridendo, rise anche Silvia. Ed eccoci lì, nude, vogliose, sorridenti. Complici.
Mi prese per mano e mi guidò dinnanzi a Daniele, ancora seduto a terra, "Dani noi andiamo in camera, quando ti sarai ripreso ci raggiungi?" gli disse, lui sguardo fisso nel vuoto non spiccicò parola; il suo uccello, che teneva stretto tra le mani, era incredibilmente lungo ed eccitante anche a riposo. Ci avviammo lungo il corridoio, "Silvia ma che ha Daniele?" le chiesi, "lui è così, non dargli peso, vedrai che tra poco ci raggiungerà", "no, non credo, sembra sfinito, possibile che gli basti una misera sega per collassare?"...Silvia scoppiò a ridere, risi anch'io, ne approfittai per abbracciarla da dietro e leccarle il collo, e poi l'orecchio, ci sputai dentro e poi lo ripresi a leccare con più veemenza, intanto con le mani cominciai a massaggiarle i seni, la mia passera coccolata dal contatto con le sue chiappe morbide...feci forza e facendo pressione con il corpo la spinsi verso il letto. Una spinta ben assestata con le braccia e ci cadde sopra, "ma Betta, che ti prende?" disse, una, qualche frazione di secondo ed ero già sopra di lei, decisa a non concederle alcuna tregua. Con le mani la agguantai per le cosce e gliele spalancai oscenamente, lo spacco della sua figa rubò subito il mio sguardo, le grandi labbra, ben visibili, sporgevano lucide. Non gliele accarezzai, perché non era più tempo per i preliminari, mi ci tuffai direttamente sopra con la testa, cominciai a leccarle e a saggiarne la consistenza stringendole tra i denti...le succhiai il clitoride prima di affondare la lingua dentro di lei per assaggiare il suo sapore, che in bocca mi sembrò così forte e intenso da inebriarmi talmente tanto che mi fece nuovamente bagnare. Cercavo di spingere la lingua ancora più in profondità, al punto di schiacciarmi il naso sulla sua figa rasata, spingevo e leccavo, in ogni direzione. Silvia gemeva, gemeva forte e mi implorava "Betta non smettere, non smettere per nessuna ragione al mondo"...stavo bene, e mi sentivo padrona della situazione, il suo piacere era appeso alla mia bocca, un filo sottile lo univa alla mia lingua; e questa sensazione di potere mi faceva eccitare sempre di più e mi bagnai, ancora...ma bastò poco, pochissimo per sgretolare tutto quanto, per farmi precipitare in uno stato di insicurezza e smarrimento. Mi sentii afferrare da dietro per i fianchi, trascorse un istante e sentii la lingua di Daniele leccare il mio buchino dietro, poi sentii le sue mani allargarmi le chiappe e la sua lingua affondare nuovamente dentro il mio sedere...esitai per qualche secondo, e smisi di leccarle la passera, come se avessi improvvisamente esaurito il desiderio di farla godere, tanto era il fastidio che provavo per quel contatto forzato che Daniele mi stava imponendo; Silvia si accorse del mio momento di smarrimento, ma l'eccitazione prevalse sulla comprensione, con entrambe le mani mi afferrò per i capelli e mi pressò il viso sulla sua figa, con talmente tanta forza che quasi per qualche secondo faticai a respirare. L'odore dei suoi umori mi rianimò e con rinnovato vigore ripresi ad infilare la lingua tra le sue grandi labbra...i gemiti di Silvia, isolati e acuti, cominciarono a mischiarsi ai miei, di alcuni toni più bassi, che iniziarono a susseguirsi con una frequenza elevata nel momento in cui Daniele infilò il naso nella mia passera, leccando voracemente tutto attorno...cominciai a godere, godevo e provavo rabbia. Rabbia perché odiavo l'idea di essere lì, gambe aperte, alla mercè di un uomo per cui da sempre, istintivamente avevo provato fastidio. Rabbia che riversai sulla passera di Silvia, cominciando a scoparla con le dita, con ancora più veemenza, quasi violenza, come quasi a volerla punire. Urlai nel momento in cui il pene di Daniele penetrò la mia vagina, ormai gocciolante di umori, urlai immaginando una scena che non vidi, quella in cui la sua grossa cappella squarciava il mio spacco, con un colpo secco, per poi sparire dentro di me, insieme alla sua lunga asta, e rimanere lì, immobile per diversi secondi, riempiendomi...mi sculacciò, una, più volte, prima di cominciare a pompare il suo uccello fuori e dentro di me, con un ritmo da subito molto sostenuto, mi sentii umiliata, godevo, tanto, ma soffocavo in bocca le grida di piacere...Silvia venne, tremando, la mia bocca si riempii del suo succo, che ingoiai, tossendo, e mi sentii realizzata ma improvvisamente stanca, esausta, "basta" trovai la forza di urlare a Daniele, e tossii ancora, i gomiti mi cedettero sotto le ultime spinte divenute molto potenti, troppo, provai dolore..."Daniele basta!", ripetei, inascoltata. Non si fermò, continuò a scoparmi senza alcuna esitazione, senza alcuna pietà, tirandomi ancora più a sé per i capelli...ero arrabbiata, delusa, cercai di opporre resistenza ma non avevo forze, ero stanca, mi rassegnai, sopportai, finché non sentii il suo petto poggiarsi sulla mia schiena, le sue braccia a penzoloni. E poi il silenzio. Sentii distintamente il calore del suo seme riempirmi la passera in profondità...e proprio in quel momento ebbi un orgasmo, potente, il più potente mai provato in tutta la mia vita. Me ne vergognai...
La mattina di San Silvestro 2020, il lockdown, mio marito lontano per lavoro, i bimbi dalle nonne per qualche giorno...e la mia mente che lavora a ritmo serrato per elaborare una scusa più che valida da presentare a Silvia, ero in cerca della scusa perfetta, quella inattaccabile, la liberatoria firmata per la mia serata divano, amadeus, tozzi, raf, piumone e addio al 2020!...non fraintendetemi, ci stavo e ci sto bene con Silvia, la adoro, è una parte del mio cuore...è solo che...dopo quello che c'era stato tra noi a Bologna, appena un mese prima, non mi sentivo più totalmente a mio agio con lei, forse perché mai più avevamo parlato di quanto accaduto...quelle rare volte che ci avevo provato a tirar fuori l'argomento mi scansò buttando lì sul piatto qualcuna delle sue cretinerie strappa sorriso e addio dialogo costruttivo...ecco, io son una di quelle persone che al dialogo crede, credo nel confronto, cazzo avevamo scopato, insomma, diciamo più o meno, comunque avevamo condiviso un'esperienza unica, intima...dovevamo parlarne...poi a dirla tutta, quel Daniele (il suo storico fidanzato) non mi è mai andato a genio, l'ho sempre trovato odioso nel suo essere così introverso, scostante, freddo. Ecco, e l'idea di dover condividere la cena, il dopo cena e chissà cos'altro anche con lui non mi piaceva per niente...Ecco arrivato il pomeriggio di San Silvestro 2020 ed io ancora alla ricerca di una scappatoia, no, mai e poi mai sarei andata a quella cena. Mi addormentai.
Ore 19:30, casa di Silvia e Daniele.
"Finalmente sei arrivata Betta, ti stavano aspettando, entra...".
Entrai.
La cena filò via liscia liscia, allietata da una piacevole atmosfera conviviale, molto buono il cibo, Silvia è un'ottima cuoca, dovesse rinascere un'altra volta la vedrei bene nella cucina di una trattoria per camionisti, porzioni abbondanti e ben condite...proprio come piacciono a me. Mangiai e mi rilassai, svuotai la testa da tutti i cattivi pensieri, mentre sullo sfondo correvano le espressioni facciali di un Daniele afflitto da cronico mutismo e anche quelle di un Mattarella loquace ma silenziato, rimbalzate per tutta la stanza da uno spettacolare TV 60 pollici, perfettamente proporzionato alle porzioni da camionisti. "Aspetta che ti aiuto", raccolsi posate e piatti sporchi e seguii Silvia in cucina..."Betta ma sai che stasera sei proprio bbona, bbona con 2 B!"...effettivamente aveva un sacco ragione (modestamente!), mi ero anche un pochino truccata (addirittura!), capelli fatti e in perfetta piega, rimmel un accenno e rossetto quel poco che fa un sacco chic, avevo osato sfoderando un vestitino lungo rosso, scollato sul petto così profondamente da non riuscire a nascondere il pizzo del reggiseno nero che strabordava in più punti, i miei piedini intrappolati in scarpe rosse fiammante con tacco vertiginoso (fu quella la prima volta che le indossai, disgrazia! non ricapiterà più)..."grazie Silvia, anche tu non sei niente male", le replicai sorridendo, Silvia, fasciata in un vestito lungo, molto attillato sul petto e sul sedere, che disegnava perfettamente il contorno delle sue forme generose..."Betta, sei davvero uno schianto, ti dirò, sei sprecata a star qui con noi, tutto quel ben di Dio che sei e che ti porti dietro avrebbe meritato serata migliore", "sto benissimo qui con te e Daniele, mi sto divertendo, mi sto rilassando, sai, son contenta di esser venuta, stasera l'unica persona che sarebbe potuta riuscire a strapparmi dal divano e dal plaid sei tu, solo tu"...Silvia mi guardò, accennò un sorriso, mi prese la mano con dolcezza, prima una, poi entrambe, le accarezzò...poi mi tirò verso di lei, con forza, e mi abbracciò, un abbraccio di quelli stretti stretti, i corpi appiccicati, le mie tette schiacciate contro le sue, guancia contro guancia...mi sussurrò all'orecchio: "Betta, c'è una cosa che voglio fare, e la voglio fare da tanto tempo, da quella sera a Bologna"...feci mezzo passo indietro, la guardai negli occhi, era seria, non rideva..."falla Silvia, falla quella cosa!" le dissi...il tempo si fermò...
...fece un passo verso di me, con la meni mi accarezzò i capelli, un altro passo, chiuse gli occhi, poggiò le labbra sulle mie, e rimanemmo così, per qualche secondo, immobili, immerse in un casto bacio...le mie mani sui suoi fianchi generosi e morbidi, ferme, forzatamente...rimasi in attesa, rimanemmo in attesa entrambe, l'una di una mossa dell'altra...non per molto però, perché a fanculo tutto, pensai, e presi l'iniziativa, con la lingua penetrai tra le sue labbra chiuse e istantaneamente sentii il suo respiro invadere la mia bocca...ed ecco la sua lingua sulle mie labbra, a percorrerne la superficie, veloce, umida, e poi ad inseguire la mia, raggiungendola per poi perderla di nuovo.. fu un bacio bagnato, ci scambiammo tanta saliva, talmente tanta che molte gocce caddero a terra, alcune si infransero sui nostri vestiti. Le nostre mani si animarono, per poi muoversi con la stessa frenesia delle lingue, le massaggiavo i fianchi, alternando movimenti delicati ad altri più vigorosi, glieli stringevo, come a volerne saggiare la consistenza. Improvvisamente persi il contatto con le sue labbra e ne approfittai per ricominciare a respirare, Silvia mi leccò una guancia, e senza smettere di leccarmi arrivò con la bocca ad assaggiarmi l'orecchio, mordicchiandolo delicatamente per poi leccarlo internamente con frenesia...mi eccitai e sentii di essere sul punto di perdere il controllo delle mie azioni. Con le mani andai a cercare la zip del suo vestito...in quel momento sentivo di aver un assoluto bisogno del contatto con la sua pelle, nuda. Dovevo toccarla, leccarla, morderla, annusarla. Le allentai la lampo ed il vestito cadde lentamente giù scoprendole le spalle ed il seno, strizzato in un reggiseno rosso a balconcino...mi piegai e istintivamente andai con la lingua a leccarle i seni, leccavo e li annusavo, e baciavo, li bagnai con la mia saliva, ci misi il viso in mezzo cercando con la lingua di arrivare a leccarle lo spazio tra i seni, senza però riuscirci talmente erano strizzati e appiccicati l'un l'altro nel reggiseno a balconcino...è qui che Silvia mi riportò in posizione eretta tirandomi per i capelli, me la ritrovai faccia a faccia, ci sorridemmo compiaciute, ed un istante dopo mi ritrovai di nuovo la sua lingua in bocca...mi baciava con passione e contemporaneamente con il corpo faceva pressione sul mio spingendomi indietro, in direzione del tavolo...un passo dopo l'altro e ci sbattei con il sedere...stringendomi forte mi sollevò da terra e mi ritrovai seduta sul tavolo, i nostri occhi, complici, a pochissimi centimetri di distanza...mi prese la testa tra le mani e capii che voleva mi sdraiassi...la assecondai..."Silvia cos'hai in mente?" le sussurrai, temendo che Daniele potesse sentirmi..."Betta, lasciami fare..."...così feci, la lasciai fare, non opposi alcuna resistenza, anzi, assecondai i suoi movimenti mentre mi faceva scorrere il vestito lungo il corpo, sollevandolo fino a scoprirmi le mutandine, nere come il reggiseno...ed eccomi lì, sdraiata sul tavolo della sua cucina, il vestito rosso arrotolato lungo i fianchi, le gambe a penzoloni fasciate in autoreggenti color carne e con ancora indosso le scarpe rosse con il tacco alto...liberai la testa da tutti i pensieri, mi sentii leggera...Silvia si inginocchiò ai piedi del tavolo...io cercai il suo sguardo, lo trovai. E allargai le gambe...
...mi sentii completamente in sua balia e amai quel pensiero, capii di potermi rilassare completamente, senza preoccuparmi più di nulla, nemmeno della presenza di Daniele in casa, non me ne fotte un cazzo di lui pensai, volevo solo godermi il momento...e, in pace con il mondo, poggiai la testa su quello che credo fosse uno strofinaccio lasciato lì sul tavolo...con gli occhi rivolti al soffitto della sua cucina sentii Silvia che con le dita allentava l'elastico della mie mutandine...io, in risposta, puntando i gomiti sul tavolo sollevai il sedere così da assecondarla nel suo volere...sentii le sue dita scorrermi lungo le gambe e chiusi gli occhi...un istante dopo la mano di Silvia cercò la mia, chiusa, la aprii e la richiusi, mi resi subito conto di stringere ora in pugno le mie mutandine, umide, me le portai vicino al viso e le annusai, senza aprire gli occhi...Sentii uno strattone, Silvia, sempre in ginocchio ai piedi del tavolo prendendomi per le gambe mi tirò ancora un po' verso di lei, verso il suo viso, verso la sua bocca...sentii la sua lingua inumidirmi i peli, li accoglieva in bocca e li inumidiva con la saliva, con pazienza, lentamente, troppo...la sentivo leccare, senza però andare con la lingua in profondità...mi sentivo bagnata, dentro, e ora lo ero anche fuori...volli di più...volevo mi affondasse, volevo sentirla entrare dentro di me...glielo feci capire infliggendole un calcio con scarpa rossa tacco 12 sulla schiena..."Betta ho capito" disse ridendo...emisi un gemito, acuto, nel momento in cui affondò la lingua tra le mie grandi labbra...poi una serie di gemiti strozzati mentre proseguì muovendo velocemente la lingua all'interno della mia passera assaporando ogni goccia del mio sapore...urlai, urlai forte e in quel momento riaprii gli occhi, il soffitto, Silvia affondò il viso, la sua lingua ancora più in profondità, poi il suo naso dentro di me, urlai di nuovo, lo sguardo dal soffitto si posò su Daniele, fermo, in silenzio, a poco più di due metri da noi...
...mi fissava, braccia lungo i fianchi, frazioni di secondo in cui lo scrutai, studiai il suo viso, la sua espressione non lasciava trapelare la minima emozione, una statua di marmo, inspiegabilmente impassibile di fronte ad una scena in cui la sua fidanzata stava leccando la figa della sua migliore amica, distesa sul tavolo della loro cucina. Mugolai, perché proprio in quel momento Silvia infilò un dito dentro la mia passera, ormai gocciolante di piacere..."Silvia, guarda..." riuscii a fatica a dire, la mia voce rotta dalle scariche elettriche che l'imminente orgasmo stava infliggendo al mio corpo...Silvia, riemerse e respirò profondamente, guardò in direzione del suo fidanzato e disse "Daniele, che cosa fai lì fermo imbambolato? Su, spogliati, animo!"...quasi lo rimproverò con tono severo..."ma Silvia!" intervenni io..."Betta, tu guarda che uccello che si ritrova e poi vedrai che sarai tu stessa ad implorarlo di scoparti!"...Daniele, da bravo soldatino, esiguì alla lettera l'ordine impartitogli dalla sua compagna, si tolse il maglione e poi la maglietta della salute, rimanendo così a torso nudo...un fisico tozzo, peli un po' dappertutto, muscoli ce n'erano, si, però i tanti kg di troppo li offuscavano, decisamente non uno di quei fisici che ti rapiscono lo sguardo. Vederlo senza maglietta non fece quindi che confermarmi l'idea che mi ero fatta di lui: amorfo e pure bruttino, no, proprio non era il mio tipo. Ma cosa ci trovava Silvia in uno così? Pensavo e mi chiedevo...mentre lui stava continuando il suo personale spogliarello senza che io potessi percepire nei suoi goffi movimenti neppure un briciolo di sensualità...e mentre la sua fidanzata stava ora muovendo due dita dentro di me, la sua lingua ad inumidirmi il buchino tra le chiappe. Chiusi gli occhi e gemetti ancora, e poi ancora...quando riaprii gli occhi capii. Capii le parole di Silvia. Capii cosa lei trovasse in lui. L'uccello di Daniele era ancora moscio, ma bello. Grande, seppur da moscio, come un uccello normale in piena erezione. Circonciso, scuro, con una cappella rosa, grande, perfetta. Le vene in vista in superficie. Istantaneamente mi venne voglia di toccarlo...
...inchiodata al tavolo distesi il braccio e allungai una mano verso di lui, verso il suo uccello, per agguantarlo e tirarlo a me...ma era fuori dalla mia portata, troppo distante...e Daniele, nonostante il mio sforzo, non fece un passo verso di me...rimase lì, fermo, il suo pene cominciava meccanicamente a sollevarsi ma lui non sembrava intenzionato a fare alcunché, lo guardavo, e non capivo...cazzo, il mio braccio preteso verso di lui, la mia mano aperta, quasi implorante di potergli toccare l'uccello...ma niente, lui fermo, immobile, distante. Le dita di Silvia ora entravano ed uscivano dalla mia figa ad una velocità doppia rispetto a quella a cui mi stava scopando quelche secondo prima, ma ancora non sufficiente a farmi schizzare, la sua lingua ancora a leccarmi lo spazio tra le chiappe..."Silvia..." quasi urlai...volevo mi finisse, ero stremata, avevo bisogno di venire, di raggiungere velocemente un orgasmo liberatorio...Silvia smise di leccarmi e mi guardò...i suoi occhi azzurri, le labbra gocciolanti del mio succo..."Daniele!" ordinò a lui, "avvicinati a Betta!...Lui eseguì immediatamente alla lettera, si avvicinò al tavolo, alla mia mano, che gli si posò immediatamente sull'uccello, lo strinsi forte, quasi a volerlo punire per avermi rifiutata poco prima...il pene aveva ormai raggiunto la massima erezione, era bello, caldo, grande, il più grande pene con cui avessi mai avuto a che fare nella mia vita, cominciai a segarlo, a muovere la mano su e giù con maggiore veemenza, troppa per un semplice preliminare, mi soffermavo poi sulla cappella, stuzzicandola con le dita aperte, volevo imparartirgli una punizione esemplare, volevo sborrasse ancor prima che io raggiungessi l'orgasmo, come un ragazzino alle prime armi, per umiliarlo...accellerai il ritmo, stringevo come una forsennata, lo accelerò anche Silvia...mugolai...una scossa investì il mio corpo..."Silvia, vengo" urlai...in quel momento persi il contatto con il pene di Daniele, che piegato su se stesso stava schizzando il suo seme a terra..."Daniele che cazzo stai facendo? sborrale in faccia" la voce autoritaria di Silvia tuonò più alta dei miei gemiti di piacere...Daniele eseguì senza batter ciglio, mi posò l'uccello sulla fronte ed il mio viso accolse il suo seme che ora usciva lentamente dalla punta della sua cappella...sopracciglia, naso, guance e bocca furono interamente ricoperte dal suo sperma...
...riaprii a fatica gli occhi (che avevo prontamente chiuso pochi secondi prima così da poterli preservare dal contatto con le gocce di sborra che colavano dalla punta dell'uccello di Daniele)...in quel momento desiderai ardentemente uno specchio, l'immagine del mio viso ricoperto di seme son sicura mi avrebbe procurato una scossa elettrica, potente. Li aprii e trovai quelli di Silvia, a pochi centimetri di distanza dai miei, il suo viso dinnanzi al mio...la sua lingua a contatto con le mie guance, con il mio naso, con la mia fronte. Mi stava leccando, ripuliva la pelle del mio viso dallo sperma del suo fidanzato...lo leccava, lo assaporava, lo ingoiava..."ingorda!" le sussurrai sorridendo; Silvia ricambiò il mio sorriso e interpretò le mie parole come un invito a condividere con me il sapore del suo ragazzo...avvicinò le labbra alle mie, tirò fuori la lingua, sulla punta brillavano ben visibili diverse gocce del liquido seminale di Daniele, io tirai fuori la mia...e ci scambiammo un bacio, umido, rumoroso, perverso....sentivo la sua saliva e lo sperma di Daniele scivolarmi giù in gola...
...la baciavo e la abbracciavo, stretta, sentivo il suo corpo premere sul mio, l'odore sua pelle sudata si mischiava a quello del mio orgasmo, dei miei umori; tutto in quel momento sapeva di sesso, di eccitazione, di sperma, di saliva, di vita...intrecciai le dita delle mani dietro la schiena di Silvia, e strinsi, strinsi con tutte le mie forze, come in una morsa, come a volerla far mia, sentii le sue tette, ancora strizzate nel reggiseno a balconcino, premere sulle mie, la sentii urlare per il dolore, ma urlò silenziosamente, e non smise di baciarmi...ricordo quel momento come il punto piu alto e più eccitante di quella serata, perché in quel momento io e Silvia fummo una cosa sola, un unico corpo e per un attimo ebbi una sensazione di perfetta completezza. Un secondo, diversi secondi, un minuto, rilassai le braccia e allentai la morsa. E con le dita andai a cercare il gancetto del suo reggiseno. Lo trovai, lo sganciai a fatica e provai a tirar via il reggiseno facendolo scorrere tra i nostri due corpi pressati l'un l'altro, senza però riuscirci. Silvia, comprese le mie intenzioni, si sollevò in piedi, poi si arrampicò sulle mie gambe e, con i piedi sul tavolo, si sedette a cavalcioni sulla mia pancia...ecco allora che le agguantai, fiera, il reggiseno, e con un colpo secco lo tirai via, gettandolo poi a terra...finalmente posi così fine alla tortura che quei seni si eran trovati a subire da ore, strizzati in un reggiseno di almeno due misure più piccole rispetto alla loro reale dimensione...ed eccole li le tette di Silvia, grandi, morbide, sudate, le areole scure ed i capezzoli grandi..."sono tue" mi disse Silvia, e stringendo i seni tra le mani li avvicinò alla mia faccia, piegando la schiena in avanti...ecco che le mie mani si sostituirono alle sue; cominciai a stringerli, con forza. Desideravo ardentemente assaggiarli, annusarne l'odore, sentirne il sapore. Li tirai a me, avvicinai i capezzoli alla mia bocca e me li mangiai, letteralmente, li strinsi tra i denti e succhiai, forte...prima uno e poi l'altro...e poi tutti e due assieme. Leccavo e annusavo, con gli occhi chiusi...dai seni poi, senza staccare la lingua dal suo corpo, scesi sulla pancia, le leccai l'ombelico riempiendolo con la mia saliva. Le mie mani intanto stavano accarezzando il suo sedere, con le dita cercavo di spostare le mutandine così da andare a trovare il buchino dietro, lo trovai e tentai di penetrarla delicatamente con un dito, le accarezzavo il sedere e lo stringevo tra le mani per tastarle la consistenza delle chiappe, e, nel mentre, facevo forza e spingevo, cercando di avvicinare il corpo di Silvia al mio viso..."Betta aspetta" mi disse Silvia, facendo così naufragare il mio tentativo...ecco che si alzò dalla mia pancia, si mise in ginocchio sul tavolo e scese giù a terra. Una volta in piedi si sfilò le mutandine e le lanciò in direzione di Daniele, che era seduto stremato a terra, in un angolo della cucina, con l'uccello ormai moscio tra le mani...approfittai di quell'attimo di pausa per risollevarmi dal tavolo così da potermi finalmente sfilare il vestito ormai completamente
arrotolato all'altezza del seno...seduta sul tavolo, con le mani in alto in direzione del soffitto e con l'aiuto di Silvia riuscii a liberarmi di quel fardello. Il gancetto del reggiseno invece me lo sganciai da sola e da sola me lo sfilai, e, imitando ciò che avevo appena visto fare da Silvia, lo lanciai a Daniele, ridendo, rise anche Silvia. Ed eccoci lì, nude, vogliose, sorridenti. Complici.
Mi prese per mano e mi guidò dinnanzi a Daniele, ancora seduto a terra, "Dani noi andiamo in camera, quando ti sarai ripreso ci raggiungi?" gli disse, lui sguardo fisso nel vuoto non spiccicò parola; il suo uccello, che teneva stretto tra le mani, era incredibilmente lungo ed eccitante anche a riposo. Ci avviammo lungo il corridoio, "Silvia ma che ha Daniele?" le chiesi, "lui è così, non dargli peso, vedrai che tra poco ci raggiungerà", "no, non credo, sembra sfinito, possibile che gli basti una misera sega per collassare?"...Silvia scoppiò a ridere, risi anch'io, ne approfittai per abbracciarla da dietro e leccarle il collo, e poi l'orecchio, ci sputai dentro e poi lo ripresi a leccare con più veemenza, intanto con le mani cominciai a massaggiarle i seni, la mia passera coccolata dal contatto con le sue chiappe morbide...feci forza e facendo pressione con il corpo la spinsi verso il letto. Una spinta ben assestata con le braccia e ci cadde sopra, "ma Betta, che ti prende?" disse, una, qualche frazione di secondo ed ero già sopra di lei, decisa a non concederle alcuna tregua. Con le mani la agguantai per le cosce e gliele spalancai oscenamente, lo spacco della sua figa rubò subito il mio sguardo, le grandi labbra, ben visibili, sporgevano lucide. Non gliele accarezzai, perché non era più tempo per i preliminari, mi ci tuffai direttamente sopra con la testa, cominciai a leccarle e a saggiarne la consistenza stringendole tra i denti...le succhiai il clitoride prima di affondare la lingua dentro di lei per assaggiare il suo sapore, che in bocca mi sembrò così forte e intenso da inebriarmi talmente tanto che mi fece nuovamente bagnare. Cercavo di spingere la lingua ancora più in profondità, al punto di schiacciarmi il naso sulla sua figa rasata, spingevo e leccavo, in ogni direzione. Silvia gemeva, gemeva forte e mi implorava "Betta non smettere, non smettere per nessuna ragione al mondo"...stavo bene, e mi sentivo padrona della situazione, il suo piacere era appeso alla mia bocca, un filo sottile lo univa alla mia lingua; e questa sensazione di potere mi faceva eccitare sempre di più e mi bagnai, ancora...ma bastò poco, pochissimo per sgretolare tutto quanto, per farmi precipitare in uno stato di insicurezza e smarrimento. Mi sentii afferrare da dietro per i fianchi, trascorse un istante e sentii la lingua di Daniele leccare il mio buchino dietro, poi sentii le sue mani allargarmi le chiappe e la sua lingua affondare nuovamente dentro il mio sedere...esitai per qualche secondo, e smisi di leccarle la passera, come se avessi improvvisamente esaurito il desiderio di farla godere, tanto era il fastidio che provavo per quel contatto forzato che Daniele mi stava imponendo; Silvia si accorse del mio momento di smarrimento, ma l'eccitazione prevalse sulla comprensione, con entrambe le mani mi afferrò per i capelli e mi pressò il viso sulla sua figa, con talmente tanta forza che quasi per qualche secondo faticai a respirare. L'odore dei suoi umori mi rianimò e con rinnovato vigore ripresi ad infilare la lingua tra le sue grandi labbra...i gemiti di Silvia, isolati e acuti, cominciarono a mischiarsi ai miei, di alcuni toni più bassi, che iniziarono a susseguirsi con una frequenza elevata nel momento in cui Daniele infilò il naso nella mia passera, leccando voracemente tutto attorno...cominciai a godere, godevo e provavo rabbia. Rabbia perché odiavo l'idea di essere lì, gambe aperte, alla mercè di un uomo per cui da sempre, istintivamente avevo provato fastidio. Rabbia che riversai sulla passera di Silvia, cominciando a scoparla con le dita, con ancora più veemenza, quasi violenza, come quasi a volerla punire. Urlai nel momento in cui il pene di Daniele penetrò la mia vagina, ormai gocciolante di umori, urlai immaginando una scena che non vidi, quella in cui la sua grossa cappella squarciava il mio spacco, con un colpo secco, per poi sparire dentro di me, insieme alla sua lunga asta, e rimanere lì, immobile per diversi secondi, riempiendomi...mi sculacciò, una, più volte, prima di cominciare a pompare il suo uccello fuori e dentro di me, con un ritmo da subito molto sostenuto, mi sentii umiliata, godevo, tanto, ma soffocavo in bocca le grida di piacere...Silvia venne, tremando, la mia bocca si riempii del suo succo, che ingoiai, tossendo, e mi sentii realizzata ma improvvisamente stanca, esausta, "basta" trovai la forza di urlare a Daniele, e tossii ancora, i gomiti mi cedettero sotto le ultime spinte divenute molto potenti, troppo, provai dolore..."Daniele basta!", ripetei, inascoltata. Non si fermò, continuò a scoparmi senza alcuna esitazione, senza alcuna pietà, tirandomi ancora più a sé per i capelli...ero arrabbiata, delusa, cercai di opporre resistenza ma non avevo forze, ero stanca, mi rassegnai, sopportai, finché non sentii il suo petto poggiarsi sulla mia schiena, le sue braccia a penzoloni. E poi il silenzio. Sentii distintamente il calore del suo seme riempirmi la passera in profondità...e proprio in quel momento ebbi un orgasmo, potente, il più potente mai provato in tutta la mia vita. Me ne vergognai...
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