La mia prima volta
di
Elisabetta Grandi
genere
etero
Una piccola cittadina in una regione del nord, tante montagne attorno, ho lavorato e vissuto lì per tanto tempo, avevo 26 anni e prima di allora non avevo mai avuto alcun tipo di contatto fisico con un uomo...qualcuno di voi non ci crederà, figuriamoci direste, a 26 anni ti sarai già fatta scopare dal mondo intero...e invece no, sarà stata l'educazione che mio papà mi ha impartito, molto rigida, molto pudica io... sarà che davvero ero una ragazza bruttina, si, con le tette grosse, ma goffa, cicciottina...e imbranata, timida, ma più imbranata che timida. Comunque, avevo 26 anni e non avevo mai visto un uccello...dire pene mi sa di medicina, un uccello non sapevo neppure come fosse fatto. Una sera di dicembre, il giorno dopo sarai tornata giù a casa per le vacanze di Natale. Lui un mio paziente, che una sera, a sorpresa, suonò al mio campanello (ancora oggi non so come abbia fatto a sapere dove vivessi)
...ed ecco che me lo ritrovi sulla porta di casa, si chiamava (e credo si chiami ancora) Giuseppe, ai tempi una 35ina di anni, un mio ex paziente...si, quando era stato ricoverato da noi eravamo un pochino entrati in confidenza, ma cose tipo "cosa fai nella vita?", poco altro. Quindi vedermelo lì in quel momento mi fece un sacco strano. Cmq, 35ina, bruno, fisico robusto, quasi tozzo direi, basso e ben piantato a terra, muscoloso...di viso però 4 meno meno, bruttino. Anche un po' pelatino...della serie: quanto di più lontano ci sia dal mio prototipo di uomo ideale. "Ciao Elisabetta, ci tenevo tanto a farti gli auguri di persona, ecco un pensiero per te, sei stata così carina con me quando ero ricoverato"...un panettone corredato da bottiglia e un paio di salsicce di cinghiale, ricordo ancora. Sorrisi, più per l'imbarazzo che per altro, lui parlava e io gli sorridevo, imbarazzata, ero in difficoltà...evidente...mi capita quando non so bene come comportarmi, quando sento di non avere il controllo assoluto della situazione...e di me...lui parlava, mi raccontava della sua vita, del lavoro e della famiglia...e io gli sorridevo, annuivo....ed eccolo a raccontarmi della sua storia finita, aveva un'ex moglie, e dei figli, più di uno. "Aspetta, tagliamo il panettone" riuscii a dire, interrompendo il suo monologo...andai in cucina, per prendere il coltello, lui mi seguii, perché improvvisamente me lo ritrovai dietro di me, io di schiena e lui appoggiato a me...frazioni di secondo, forse secondi...il cuore mi si fermò...le sue mani sui miei fianchi...io fissavo il muro, non respiravo, sentivo il suo respiro, sul mio collo...e le sue mani a cingermi i fianchi...non parlava più e io non sorridevo più, forse perché sapevo che non poteva vedermi
...quel giorno indossavo una tuta, sapete quelle tutone antisesso, larghe, sgualcite e consumate ma che tengono un gran caldo...ecco, una tuta così, immaginatela rossa, bande bianche...Giuseppe mi abbracciò da dietro e le sue mani dai fianchi salgono, salgono fino a cingermi i seni, uno con una mano ed uno con l'altra...intorno a noi un silenzio assoluto...io immobile, sentivo che in quel momento gli avrei permesso di fare qualsiasi cosa, non avevo la forza per oppormi...non che volessi oppormi in realtà, ero impaurita ma allo stesso tempo curiosa...attendevo quel momento da una vita...con le mani mi strinse le tette, le strapazzò attraverso la tuta, cercò i miei capezzoli, che nel frattempo si erano irrigiditi, li trovò, cercò di afferrarli. Io immobile, braccia lungo i fianchi, a penzoloni, come una bambola gonfiabile, senza reazioni...a parte i capezzoli, duri come chiodi
...in un attimo mi ritrovai petto a petto con lui, con la sua lingua che cercava di infilarsi tra le mie labbra e con la zip della mia tutona rossa da zitella abbassata fino in fondo. Sotto la tuta indossavo solo un reggiseno con ferretto, di pizzo, color carne, oltre alla mutandine, anche loro color carne e anche loro di pizzo, in quel momento però ancora nascoste dai pantaloni della tuta. Quello fu il mio
SB i miei racconti, [06/01/21, 14:22]
primo bacio, eh già, anche quello arrivato a 26 anni, un bacio passivo, accolsi la sua lingua nel calduccio della mia bocca, la sentii esporare, con foga...fu un bacio bagnato, la sua saliva mi colava dalle labbra e alcune goccioline caddero sui miei seni, ancora intrappolati nella rigidità del reggiseno con ferretto...ma non più coperti dalla felpa della tuta, che ora giaceva a terra...la sua lingua nella mia bocca, la sua saliva sui miei seni...in quel momento mi sentii completamente sua, di un semi sconosciuto che fino a un quarto d'ora prima era pressoché un estraneo...
I suoi movimenti si fecero più frenetici, io immobile, una statua, lui sempre più frenetico, chissà cosa avrebbero pensato vedendo questa scena surreale dal di fuori...mi leccò il collo salendo su fino alle orecchie, sentii la sua lingua entrare ed uscire dalle mie orecchie, le sentii bagnate e mi sentii bagnata sotto, mentre con le mani tentò di slacciarmi il reggiseno (impresa non facile perché l'elastico era talmente teso da lasciarmi il segno rosso sul corpo). Ci riuscì, mi sollevò le braccia e mi sfilò via il reggiseno, fece poi un passo indietro e si allontanò per un attimo da me, forse per godere appieno della scena: le tette erano libere, grandi, sudate e bagnate della sua saliva...e completamente nude di fronte a lui, le fissò, io fissai lui ma poi per paura di incrociare il suo sguardo tornai a fissare il vuoto...sorrise, si riavvicinò, tornò a stringermi i seni, ad allontanarli l'un dall'altro e a spingerli con forza fino a toccarsi, per sentire che rumore fanno quando sbattono tra loro...e li riallontanò per infilarci il viso in mezzo, fino a leccare lo spazio della pella tra i seni, e poi leccare i seni, ricordo che ci sputò sopra, su entrambi per poi passarci sopra il viso perdendosi lì in mezzo...io mi bagnavo, ero eccitata, da matti, impaurita ma eccitata e cmq immobile, spettatrice non attrice.
Mi mordeva i capezzoli, li stringeva con le dita, prima uno e poi l'altro, e poi li faceva sparire nella sua bocca, mi piaceva quello che mi stava facendo, anche se lo odiavo per il modo in cui lo stava facendo, o forse no, semplicemente odiavo il mio imbarazzo, la mia incapacità di lasciarmi andare, il mio essere ancora bambina, una bambina, nuda di fronte a lui, lui che nel frattempo aveva fatto sparire anche i pantaloni della mia tutona rossa da zitella; ed eccole le mutandine di pizzo color carne, la mia ultima difesa di fronte al diventare una donna sotto tutti i punti di vista. Si inginocchiò di fronte a me...con le dita allargò l'elastico delle mutandine e me le tirò giù, sfilandomele poi da sotto le gambe. Il mio sesso nudo ed il suo viso davanti, la mia foresta, perché davvero a quel tempo tale era, una foresta nera e incolta...tremavo, temevo si sarebbe accorto di quanto mi ero bagnata...ricordo perfettamente che tirò fuori la lingua e avvicinò il viso alla foresta...quando sentii la sua lingua sul mio clitoride urlai a bassa voce, dopo minuti e minuti di silenzio reciproco un piccolo urlo...le mie braccia improvvisamente si rianimarono e poggiai le mani dietro alla sua testa, accarezzandogli i capelli. La sua lingua entrava, sempre più in profondità, sentivo che non avevo più alcun tipo di controllo su di me...ero arrabbiata, perché stava assaggiando il mio sapore, la mia parte più intima, la sua lingua si muoveva velocissima, entrava ed usciva e quando usciva cercava di penetrarmi con il naso, forse per sentire ogni mio profumo...improvvisamente si alzò nuovamente in piedi, si tirò giù prima i pantaloni e poi le mutande...ecco il suo uccello, mai ne avevo visto uno, dal vero intendo...era strano, non era dritto, era curvo, ma grande, e ciccio, non bello direi oggi che un po' più di esperienza ce l'ho, però sicuramente il più grande che abbia mai toccato...perché lo stavo per toccare, per la prima volta nella mia vita, stavo per toccare un uccello. Lo fissai per qualche secondo...e qualcosa repentinamente cambiò dentro di me, come quando azionando un interruttore si accende una lampadina. Improvvisamente mi venne una gran
SB i miei racconti, [06/01/21, 14:22]
voglia di possederlo, lo volevo far mio, in quel momento sentii che quel pene curvo e grosso mi apparteneva...le mie braccia smisero improvvisamente di star a penzoloni e si animaromo, eccome se si animarono! con le mani gli agguantai il cazzo, lo accarezzai, lo strinsi, dalla base alla punta, e mentre gli stringevo l'uccello la mia lingua rispose (finalmente) alle sollecitazioni della sua e ci scambiammo il primo bacio vero, reciproco, passionale ora dico. Mentre ci baciavamo la punta del suo pene si perdeva nella mia foresta, strisciava sui miei peli e sentivo che gli diventava ancora più duro...non so quanto durò quel bacio, so che per un tempo indeterminato la mia lingua perlustrò ogni angolo della sua bocca...e so anche che senza smettere di baciarlo mi ritrovai distesa a terra, nella cucina della mia casetta tra le montagne, nuda, eccitata e pronta ad essere penetrata dal suo grosso uccello curvo...ma prima di possedermi e farmi sua per sempre si sedette sulla mia pancia e poggiò il suo uccello in mezzo alle mie tette, proprio nel punto in mezzo ai seni che prima leccò abbondantemente...io lo accolsi, presi i seni e glieli strinsi attorno, soffoncandolo. Improvvisai, muovevo i seni attorno al suo uccello, che scompariva per poi ricomparire, e con i capezzoli andavo a cercare la sua cappella, stuzzicandola...mi venne voglia di assaggiarlo con la bocca, provai a prenderlo con le labbra ma non ci riuscii...forse lui non se ne accorse, non colse il mio desiderio...anzi, si tirò indietro, si inginocchiò tra le mie gambe distese e con le mani mi allargò le cosce, capii allora che voleva penetrarmi, non feci alcun tipo di opposizione, assecandai la sua richiesta, allargai bene...ed ecco la sua cappella pronta ad entrarmi in figa...fradicia, ero davvero fradicia, come poi rarissimamente mi capitò...paura? Non ne provai, forse perché l'eccitazione la sovrastò. Una piccola spinta ed era dentro di me, la sua lingua sul mio collo e con la mano sinistra mi stringeva una tetta, a sangue, me la stringeva tanto, tantissimo...si muoveva sopra di me, prima lentamente e poi più forte, ed il mio corpo rispondeva: l'altra tetta, quella libera dalla sua morsa, ballava sbattendo in tutte le direzioni...lui era dentro di me..."ancora" gli dicevo, "ancora"....ancora qualche colpo e poi lo tirò fuori, non so esattamente per quanti secondi mi penetrò, non credo superò il minuto, ma non mi importò...ero felice...stavo bene...poggiò il pene sui seni e venne istantaneamente in una copiosa sborrata...le tette erano interamente coperte dal suo seme e luccicavano illuminate dalle luci di natale dell'albero...mi guardò negli occhi prima di alzarsi dal mio corpo e stendersi per terra al mio fianco. Restammo lì, lui per qualche secondo, perché poi si alzò e si diresse in bagno...io invece restai lì in terra, sorridevo guardando il soffitto, sentivo l'odore del suo seme mischiato ai miei umori mischiati al sangue della vergine che ero...fui felice.
...ed ecco che me lo ritrovi sulla porta di casa, si chiamava (e credo si chiami ancora) Giuseppe, ai tempi una 35ina di anni, un mio ex paziente...si, quando era stato ricoverato da noi eravamo un pochino entrati in confidenza, ma cose tipo "cosa fai nella vita?", poco altro. Quindi vedermelo lì in quel momento mi fece un sacco strano. Cmq, 35ina, bruno, fisico robusto, quasi tozzo direi, basso e ben piantato a terra, muscoloso...di viso però 4 meno meno, bruttino. Anche un po' pelatino...della serie: quanto di più lontano ci sia dal mio prototipo di uomo ideale. "Ciao Elisabetta, ci tenevo tanto a farti gli auguri di persona, ecco un pensiero per te, sei stata così carina con me quando ero ricoverato"...un panettone corredato da bottiglia e un paio di salsicce di cinghiale, ricordo ancora. Sorrisi, più per l'imbarazzo che per altro, lui parlava e io gli sorridevo, imbarazzata, ero in difficoltà...evidente...mi capita quando non so bene come comportarmi, quando sento di non avere il controllo assoluto della situazione...e di me...lui parlava, mi raccontava della sua vita, del lavoro e della famiglia...e io gli sorridevo, annuivo....ed eccolo a raccontarmi della sua storia finita, aveva un'ex moglie, e dei figli, più di uno. "Aspetta, tagliamo il panettone" riuscii a dire, interrompendo il suo monologo...andai in cucina, per prendere il coltello, lui mi seguii, perché improvvisamente me lo ritrovai dietro di me, io di schiena e lui appoggiato a me...frazioni di secondo, forse secondi...il cuore mi si fermò...le sue mani sui miei fianchi...io fissavo il muro, non respiravo, sentivo il suo respiro, sul mio collo...e le sue mani a cingermi i fianchi...non parlava più e io non sorridevo più, forse perché sapevo che non poteva vedermi
...quel giorno indossavo una tuta, sapete quelle tutone antisesso, larghe, sgualcite e consumate ma che tengono un gran caldo...ecco, una tuta così, immaginatela rossa, bande bianche...Giuseppe mi abbracciò da dietro e le sue mani dai fianchi salgono, salgono fino a cingermi i seni, uno con una mano ed uno con l'altra...intorno a noi un silenzio assoluto...io immobile, sentivo che in quel momento gli avrei permesso di fare qualsiasi cosa, non avevo la forza per oppormi...non che volessi oppormi in realtà, ero impaurita ma allo stesso tempo curiosa...attendevo quel momento da una vita...con le mani mi strinse le tette, le strapazzò attraverso la tuta, cercò i miei capezzoli, che nel frattempo si erano irrigiditi, li trovò, cercò di afferrarli. Io immobile, braccia lungo i fianchi, a penzoloni, come una bambola gonfiabile, senza reazioni...a parte i capezzoli, duri come chiodi
...in un attimo mi ritrovai petto a petto con lui, con la sua lingua che cercava di infilarsi tra le mie labbra e con la zip della mia tutona rossa da zitella abbassata fino in fondo. Sotto la tuta indossavo solo un reggiseno con ferretto, di pizzo, color carne, oltre alla mutandine, anche loro color carne e anche loro di pizzo, in quel momento però ancora nascoste dai pantaloni della tuta. Quello fu il mio
SB i miei racconti, [06/01/21, 14:22]
primo bacio, eh già, anche quello arrivato a 26 anni, un bacio passivo, accolsi la sua lingua nel calduccio della mia bocca, la sentii esporare, con foga...fu un bacio bagnato, la sua saliva mi colava dalle labbra e alcune goccioline caddero sui miei seni, ancora intrappolati nella rigidità del reggiseno con ferretto...ma non più coperti dalla felpa della tuta, che ora giaceva a terra...la sua lingua nella mia bocca, la sua saliva sui miei seni...in quel momento mi sentii completamente sua, di un semi sconosciuto che fino a un quarto d'ora prima era pressoché un estraneo...
I suoi movimenti si fecero più frenetici, io immobile, una statua, lui sempre più frenetico, chissà cosa avrebbero pensato vedendo questa scena surreale dal di fuori...mi leccò il collo salendo su fino alle orecchie, sentii la sua lingua entrare ed uscire dalle mie orecchie, le sentii bagnate e mi sentii bagnata sotto, mentre con le mani tentò di slacciarmi il reggiseno (impresa non facile perché l'elastico era talmente teso da lasciarmi il segno rosso sul corpo). Ci riuscì, mi sollevò le braccia e mi sfilò via il reggiseno, fece poi un passo indietro e si allontanò per un attimo da me, forse per godere appieno della scena: le tette erano libere, grandi, sudate e bagnate della sua saliva...e completamente nude di fronte a lui, le fissò, io fissai lui ma poi per paura di incrociare il suo sguardo tornai a fissare il vuoto...sorrise, si riavvicinò, tornò a stringermi i seni, ad allontanarli l'un dall'altro e a spingerli con forza fino a toccarsi, per sentire che rumore fanno quando sbattono tra loro...e li riallontanò per infilarci il viso in mezzo, fino a leccare lo spazio della pella tra i seni, e poi leccare i seni, ricordo che ci sputò sopra, su entrambi per poi passarci sopra il viso perdendosi lì in mezzo...io mi bagnavo, ero eccitata, da matti, impaurita ma eccitata e cmq immobile, spettatrice non attrice.
Mi mordeva i capezzoli, li stringeva con le dita, prima uno e poi l'altro, e poi li faceva sparire nella sua bocca, mi piaceva quello che mi stava facendo, anche se lo odiavo per il modo in cui lo stava facendo, o forse no, semplicemente odiavo il mio imbarazzo, la mia incapacità di lasciarmi andare, il mio essere ancora bambina, una bambina, nuda di fronte a lui, lui che nel frattempo aveva fatto sparire anche i pantaloni della mia tutona rossa da zitella; ed eccole le mutandine di pizzo color carne, la mia ultima difesa di fronte al diventare una donna sotto tutti i punti di vista. Si inginocchiò di fronte a me...con le dita allargò l'elastico delle mutandine e me le tirò giù, sfilandomele poi da sotto le gambe. Il mio sesso nudo ed il suo viso davanti, la mia foresta, perché davvero a quel tempo tale era, una foresta nera e incolta...tremavo, temevo si sarebbe accorto di quanto mi ero bagnata...ricordo perfettamente che tirò fuori la lingua e avvicinò il viso alla foresta...quando sentii la sua lingua sul mio clitoride urlai a bassa voce, dopo minuti e minuti di silenzio reciproco un piccolo urlo...le mie braccia improvvisamente si rianimarono e poggiai le mani dietro alla sua testa, accarezzandogli i capelli. La sua lingua entrava, sempre più in profondità, sentivo che non avevo più alcun tipo di controllo su di me...ero arrabbiata, perché stava assaggiando il mio sapore, la mia parte più intima, la sua lingua si muoveva velocissima, entrava ed usciva e quando usciva cercava di penetrarmi con il naso, forse per sentire ogni mio profumo...improvvisamente si alzò nuovamente in piedi, si tirò giù prima i pantaloni e poi le mutande...ecco il suo uccello, mai ne avevo visto uno, dal vero intendo...era strano, non era dritto, era curvo, ma grande, e ciccio, non bello direi oggi che un po' più di esperienza ce l'ho, però sicuramente il più grande che abbia mai toccato...perché lo stavo per toccare, per la prima volta nella mia vita, stavo per toccare un uccello. Lo fissai per qualche secondo...e qualcosa repentinamente cambiò dentro di me, come quando azionando un interruttore si accende una lampadina. Improvvisamente mi venne una gran
SB i miei racconti, [06/01/21, 14:22]
voglia di possederlo, lo volevo far mio, in quel momento sentii che quel pene curvo e grosso mi apparteneva...le mie braccia smisero improvvisamente di star a penzoloni e si animaromo, eccome se si animarono! con le mani gli agguantai il cazzo, lo accarezzai, lo strinsi, dalla base alla punta, e mentre gli stringevo l'uccello la mia lingua rispose (finalmente) alle sollecitazioni della sua e ci scambiammo il primo bacio vero, reciproco, passionale ora dico. Mentre ci baciavamo la punta del suo pene si perdeva nella mia foresta, strisciava sui miei peli e sentivo che gli diventava ancora più duro...non so quanto durò quel bacio, so che per un tempo indeterminato la mia lingua perlustrò ogni angolo della sua bocca...e so anche che senza smettere di baciarlo mi ritrovai distesa a terra, nella cucina della mia casetta tra le montagne, nuda, eccitata e pronta ad essere penetrata dal suo grosso uccello curvo...ma prima di possedermi e farmi sua per sempre si sedette sulla mia pancia e poggiò il suo uccello in mezzo alle mie tette, proprio nel punto in mezzo ai seni che prima leccò abbondantemente...io lo accolsi, presi i seni e glieli strinsi attorno, soffoncandolo. Improvvisai, muovevo i seni attorno al suo uccello, che scompariva per poi ricomparire, e con i capezzoli andavo a cercare la sua cappella, stuzzicandola...mi venne voglia di assaggiarlo con la bocca, provai a prenderlo con le labbra ma non ci riuscii...forse lui non se ne accorse, non colse il mio desiderio...anzi, si tirò indietro, si inginocchiò tra le mie gambe distese e con le mani mi allargò le cosce, capii allora che voleva penetrarmi, non feci alcun tipo di opposizione, assecandai la sua richiesta, allargai bene...ed ecco la sua cappella pronta ad entrarmi in figa...fradicia, ero davvero fradicia, come poi rarissimamente mi capitò...paura? Non ne provai, forse perché l'eccitazione la sovrastò. Una piccola spinta ed era dentro di me, la sua lingua sul mio collo e con la mano sinistra mi stringeva una tetta, a sangue, me la stringeva tanto, tantissimo...si muoveva sopra di me, prima lentamente e poi più forte, ed il mio corpo rispondeva: l'altra tetta, quella libera dalla sua morsa, ballava sbattendo in tutte le direzioni...lui era dentro di me..."ancora" gli dicevo, "ancora"....ancora qualche colpo e poi lo tirò fuori, non so esattamente per quanti secondi mi penetrò, non credo superò il minuto, ma non mi importò...ero felice...stavo bene...poggiò il pene sui seni e venne istantaneamente in una copiosa sborrata...le tette erano interamente coperte dal suo seme e luccicavano illuminate dalle luci di natale dell'albero...mi guardò negli occhi prima di alzarsi dal mio corpo e stendersi per terra al mio fianco. Restammo lì, lui per qualche secondo, perché poi si alzò e si diresse in bagno...io invece restai lì in terra, sorridevo guardando il soffitto, sentivo l'odore del suo seme mischiato ai miei umori mischiati al sangue della vergine che ero...fui felice.
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