Gang Bang cap. 2

di
genere
dominazione

Sarah entrò e vide l’AD, lo fissò con la bocca socchiusa, era imponente… ed affascinante. Sarah era intimidita, non era abituata al potere, non lo conosceva, ma in questo caso era evidente. In un angolo vide anche il suo amante. Era in ginocchio e aveva due fascette, una ai polsi e una alle caviglie. Impotente e legato. Aveva anche una ball gag in bocca, non poteva parlare. A parte questo era in buone condizioni, la guardava con gli occhi spalancati e muto.

Sarah stava per protestare.
Lui allungò una mano verso di lei, l’attirò a sé e la baciò. Il bacio le tolse il fiato, era stato invasivo ed invadente, l’aveva tramortita e non le era dispiaciuto. Lui la lasciò e le disse - spogliati - mentre andava al telefono schiacciava un tasto e diceva – Greta, per cortesia, non voglio essere disturbato. –
Sarah guardò Federico che le fece un segno di assenso, era avvilito e sottomesso, ma era d’accordo, voleva andare avanti.
Mentre Sarah stava sfilandosi il vestito sentì Greta dall’altra parte rispondere. – Va bene dottore. – Intanto lui la osservava, era piccola, ma ben fatta ed il seno, anch’esso piccolo, era delizioso.
Era nervosa, quando le aveva ordinato di spogliarsi era arrossita ed aveva pensato che tutto si stava svolgendo troppo in fretta, ma era in trappola, cosa poteva fare e cosa ci faceva lì?
Ma ormai era entrata dentro un meccanismo di cui non controllava niente, impossibile sfuggire al suo destino, già segnato. Soggiogata aveva ubbidito e a quel punto aveva pensato che forse era meglio andare di fretta e finirla, anche se sapeva che era appena iniziata e che quello era solo l’antipasto.
Lo Squalo era di nuovo in piedi e si era avvicinato alla sua preda mentre terminava di spogliarsi. - Bene. – Sorrise compiaciuto. Poi le ordinò senza scomporsi. - Le mani dietro la nuca ed allarga le gambe. – Lo Squalo usava un tono tranquillo, ma che non ammetteva repliche. Sarah ubbidì, non aveva niente da dire, lui aveva il potere di farla sentire piccola e senza parole. L’unico potere che pensava di avere era che in quel momento lei lo eccitava, ma capiva che non sarebbe durato molto, era carina, ma non era una modella, lo sapeva. Era cosciente che era solo un passatempo. Dopo l’avrebbe buttata via come uno straccetto, era un prodotto usa e getta, la sua segretaria era molto più bella, la stessa cameriera era più avvenente di lei.
Ora era nuda, tranne per le scarpe e le autoreggenti, si sentiva allo stesso tempo eccitata e a disagio, esposta e intimorita. La percezione di sé era intensa. Sentiva il viso rosso, il respiro ansante, il seno gonfio ed i capezzoli duri e puntuti. Lui la fissò tra le gambe, lei fu tentata istintivamente di chiuderle. Lui lesse nella sua mente. – Non ci provare. – Lei tremolò sulle gambe e rimase aperta, offerta. Diversamente dalla moda, che voleva tutte le donne depilate, lei aveva un triangolino scuro, curato ed elegante. Lui si concesse un sorriso beffardo e l’accarezzò tra le cosce con tutta la mano, la strinse sulla vulva gonfia e palpitane, poi la penetrò con un dito. Lei gemette e fremette ondeggiando sui tacchi, ma mantenne la posizione. – Sei già bagnata. – Poi quasi sussurrando aggiunse - come una cagna in calore. – Lei deglutì, ma non riuscì a dire una parola, d’altra parte non era richiesto. Era aperta e sottomessa come lui la desiderava. Lui si attardò qualche attimo accarezzandola intimamente ed in profondità, poi fece risalire la mano con cui l’aveva violata fino al seno. Le strinse un capezzolo tra le dita, prima delicatamente, poi forte. Lei gemette di nuovo, un po’ di piacere, un po’ di dolore. La mano risalì ancora, fino alle labbra. Il dito che l’aveva penetrata in basso ora era sulle labbra di Sarah e le accarezzava percorrendone il contorno. Lei sentiva il suo sapore. Non la forzava, ma non desisteva. Lui non chiedeva e neanche dava ordini, ma la fissava negli occhi, implacabile. Sarah cedette alla volontà del suo Padrone e socchiuse le labbra. Lui la penetrò e poi la perlustrò nella bocca come aveva fatto in basso. Il dito passò sulla chiostra dei denti, di sopra e di sotto, quindi si soffermò sulla lingua. Solo quando lei strinse le labbra attorno al dito e lo succhiò con devozione lui fu soddisfatto e la lasciò. Estraendolo, indolente, dalla bocca, l’accarezzò sulla guancia, dove disegnò una striscia umida di saliva. Sarah pensava che le gambe non l’avrebbero retta ancora a lungo. Non aveva nessun controllo sugli avvenimenti, era nelle sue mani. Non sapeva neanche come si chiamava. Pensò che quello non fosse il momento opportuno per chiederlo. Si rese conto che fino a quel momento non aveva parlato.

Si erano dimenticati di Federico, Sarah si sentiva in colpa, lo guardò e vide che a sua volta la stava guardando, sottomesso e con il cazzo ritto. – Lascialo perdere – le disse il Padrone, la prese in braccio, per lui era molto leggera e la portò nella camera adiacente. Una camera da letto. “Neanche mi potrà vedere” pensò Sarah di Federico mentre il Padrone la scaricava sul letto, si spogliava e le saltava addosso.
Le aveva legato i polsi uniti al letto con un morbido nastro rosso, poi l’aveva bendata e quindi l’aveva presa in tutti i modi, facendola girare e rigirare in tutte le posizioni. Era stato brutale. Non le aveva mai chiesto niente, l’aveva messa nelle posizioni che voleva come un giocattolo e se l’era goduta come gli piaceva. Lei l’aveva subito, dapprima spaventata, poi aveva cominciato a godere… come una cagna. Una cagna in calore che aveva mugolato, sospirato, gridato, ma mai parlato e chiesto niente. Federico, nell’ufficio adiacente, aveva sentito e se avesse potuto avrebbe guardato e si sarebbe segato.

Lui alzò il telefono e chiamò la cameriera. – Portaci un po’ di frutta e qualche sandwich. –
La bionda stagionata, alta e ben messa, arrivò con un vassoio, Sarah fece per mettersi sotto le lenzuola, ma lui le disse – lasciati vedere troietta, sei qui per questo e Vera, più tardi, sarà la tua assistente, è bene che ti conosca. – Sarah arrossì, strinse le cosce istintivamente, ma per il resto si lasciò guardare, la cameriera le sorrise ironica, poi andò via.
Andò via anche lo Squalo dopo aver mangiato un panino ed un po’ d’uva, si rivestì ed uscì. Ma prima le disse, - mancano due ore all’evento. Ti conviene riposare, tra due ore Vera verrà a prenderti. – Sarah annuì, poi con voce malferma chiese – e Federico. – La prima volta che parlava.
- Tranquilla, ci sarà anche lui, avrà un posto in prima fila. – Rise lo Squalo e Sarah ebbe un brivido.

Alle venti in punto la cameriera venne a prenderla. Sarah era già vestita e perfettamente truccata. – Andiamo. –
Uscita dalla camera vide che anche Federico era pronto, ma lui era avvolto solo in un accappatoio e con delle pantofole dell’albergo ai piedi, gli avevano liberato le caviglie, ma aveva sempre i polsi legati dietro la schiena, quindi l’accappatoio gli pendeva dalle spalle. Gli stava addosso solo perché allacciato sul davanti. Greta gli levò la ball gag dalla bocca in quel momento. – Stai zitto – intimò, - neanche una parola. –
Della bava scivolò giù dalle labbra e Sarah corse in suo aiuto con un fazzoletto. – Amore mio – esclamò pulendolo. Lui la guardò con desiderio, era bellissima, ma come gli era stato consigliato non disse niente.
Cameriera e segretaria si scambiarono sorrisetti complici, si stavano divertendo. Si avviarono, presero un ascensore privato che solo lo Squalo e i suoi accoliti potevano usare e scesero di sotto, alla fine la suite era risultata libera. D’altra parte era un albergo per fare affari e di sabato gli affari languivano. Succedeva altro.



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2021-12-02
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