Double face

di
genere
tradimenti

Siamo una coppia che vive a nord di Milano. In uno delle tante cittadine che hanno la desinenza in “ate”, come potrebbe essere Novate, Cesate, Limbiate, Bollate, Garbagnate e molte altre.
Io sono il secondo marito di mia moglie. Lei ha cinquantadue anni e io cinquantasette.
Ci siamo sposati due anni fa ma siamo insieme da dieci anni e abbiamo, ad eccezione del primo anno, sempre convissuto.
Mia moglie ha avuto dal precedente marito due figli, che ora hanno trentaquattro e ventisei anni. Lei ruppe la relazione con il suo ex dieci anni fa tanto che alcuni pensarono che fosse a causa mia, essendo coincisi i tempi in cui lei lo lasciò e il mio arrivo.
Circa nove anni fa, quando finalmente il marito le concesse la separazione, (per un anno, nel tentativo di riconquistarla, si era ostinato a negarla) andammo a vivere insieme.
La mia all’epoca compagna (e futura moglie) nell’anno in cui non visse insieme al marito si trasferì dall’anziana madre quindi, quando decidemmo di convivere lei trovò un appartamento nello stesso cortile della casa di mamma. Giusto per stare vicina alla anziana donna.
In realtà casa di mamma confina con la zia di mia moglie (la sorella della mamma) la quale convive con il figlio (cugino di mia moglie). Ad essere precisi anche nello stabile dove viviamo attualmente vive un'altra cugina di mia moglie con la sua famiglia.
Siamo, quindi, circondati da parenti di mia moglie!!!
Lei è conosciutissima in paese in quanto, finché non ebbe la separazione, lavorò con l’ex marito nel negozio del medesimo. E non era una gioielleria in cui entra un cliente ogni tanto, bensì un negozio di generi alimentari quindi molto, molto frequentato.
La casa di mamma dista poche centinaia di metri da quel negozio (ora gestito da altri) e all’epoca, quando mia moglie doveva percorrere i pochi passi che la separavano da casa al negozio, non c’era persona che non accennasse a un saluto. Il tutto accadeva in pieno centro della cittadina, tra palazzi, banche, la posta e i vari uffici comunali.
Anche il suo aspetto fisico contribuisce a non farla passare inosservata: discretamente alta, giunonica e con una chioma biondo platino. In realtà veste in modo per niente sexy, perennemente in jeans e comode scarpe da tennis, se è inverno indossa ampi maglioni e comodi giubbotti, che poco fanno trasparire. Nelle altre stagioni ampie maglie e anche larghe felpe che privilegiano la comodità rispetto all’eleganza.
È possibile che qualche residente da tempo si ricordasse di mia moglie in versione ragazzina, perché lei (come io d’altronde) siamo nati nello stesso paese di cui sto raccontando.
Io me ne andai, trasferendomi in una altra regione, per oltre vent’anni. Fu un caso che lo stesso accadde per mia moglie, grosso modo nello stesso periodo. Lei aveva diciotto anni quando si sposò con l’ex marito e si traferirono a Milano. Quindi dopo vent’anni il ritorno alle origini con tanto di attività commerciale in vista.
Ma torniamo a nove anni fa. Quando decidemmo di vivere insieme. Per circa un anno (causa il marito che non si decideva a concederle la separazione) abbiamo dovuto gestire la situazione con cautela, anche se la mia presenza era nota a molti ma, come capita in queste situazioni, pareva che il marito fosse l’unico a non essersene informato!
In ogni caso erano a conoscenza della mia presenza le amiche di mia moglie, i figli di mia moglie, anche i suoi parenti, madre inclusa che mi ospitava volentieri ogni qualvolta la raggiungevo.
Dico questo perché quando iniziammo la relazione io vivevo lontano ben quattrocento chilometri da lei. Galeotto fu un incontro a Venezia, ma di questo parlerò in seguito.
È arrivato il momento di darci dei nomi: Anna è mia moglie e io sono Luca.
Durante quel primo anno Anna ebbe il supporto dell’anziana madre nonostante alcune amiche la avessero fortemente sconsigliata di mollare il marito.
Le dicevano:” Mollarlo per chi? “
Per stare insieme a me che ero distante centinaia di chilometri e chissà che vita avevo? Senza nessuno che potesse controllarmi! Una frase ricorrente che Anna si sentì dire: “Magari sei piena di corna mentre tu aspetti che lui abbia il tempo per venirti a trovare!”
Eh sì, perché la distanza era considerevole e Anna continuando a lavorare comunque nel negozio del marito non disponeva del tempo, soprattutto in giorni consecutivi, per potermi raggiungere.
Quindi le amichette e i parenti la immaginavano nelle sere solitaria in camera sua (o meglio in quella che le aveva riservato sua madre) a guardare la tv e a sentirci in infinite telefonate che si protraevano fino all’ora del sonno. E Anna confermava questa versione.
Ricordo che in quegli anni WhatsApp era ancora da venire, almeno nella sua diffusione attuale e Anna in termini di tecnologia era un vero e proprio disastro.
Anna, dicevo, venne fortemente sconsigliata di mollare il marito e in parte parve seguire quel consiglio. O meglio, lo fece a metà, perché continuò la relazione con me, ma contemporaneamente non faceva niente per sollecitare il marito a darle la separazione. Lei si giustificava con la consapevolezza che, una volta separata, avrebbe sicuramente perso il lavoro.
Però questa situazione era pesante anche per gli aspetti legali. Infatti, quando lei consultò un legale la sua prima raccomandazione fu di far in modo che non giungesse all’orecchio del maritino la relazione che aveva con me, pena il rischio di una separazione con colpa.
Come accennavo le amiche, almeno in parte, sconsigliavano Anna di mollare il maritino. Tra di loro si dicevano che, in fin dei conti, sarà sicuramente stato il suo primo grande amore essendosi fidanzata a diciassette anni e sposata subito dopo. Ed era un peccato buttare via venticinque anni per una crisi che poteva solo essere momentanea.
Le dicevano, infatti: “Fai bene, ora. Prenditi un periodo tutto per te, stai da tua madre ma rifletti se è il caso di continuare. Magari su altre basi!”
Anna invece evidenziava come stesse facendo da decenni una vita da schiava, priva di soddisfazioni in quanto il marito non la aveva mia esentata da alcuna fatica lavorativa. Le aveva imposto i medesimi suoi orari, con la differenza che a lei, al rientro a casa, la aspettavano le incombenze domestiche.
Se a quello si aggiunge che i due figli maschi avevano una mentalità maschilista fatta da “lavori da donna “e “lavori da uomo” si capisce bene cosa potesse aspettare Anna una volta rientrata a casa dopo la chiusura del negozio.
Le amiche avevano avuto varie volte la prova che Anna non stesse raccontando frottole, in quanto il bar dove Anna usava farsi un veloce caffè con loro era a pochi passi dal negozio e non raramente il marito si fiondava nel bar sollecitando Anna a rientrare velocemente in quanto c’era bisogno della sua presenza.
Quando le amiche facevano discretamente cenno al possibile sesso tra Anna e suo marito lei stessa alzava la testa al cielo dicendo che spesso lui si addormentava sul divano mentre lei ultimava i mestieri domestici.
A qualcuna delle amiche non quadrava il fatto che il marito fosse molto geloso di Anna, tanto da seguirla in ogni suo spostamento, anche nel caso andasse solo a prendere i figli a scuola.
Anna disse, in varie circostanze, che in venticinque anni di matrimonio non avevano mai passato una notte distanti. Neanche in caso di vacanza in campeggio con i figli lui la avrebbe lasciata da sola.
“Gliene avessi dato modo, almeno, di essere geloso!” si affrettava a giustificarsi Anna. “E come potrei fargli le corna? E con chi? Che sono sempre con lui ventiquattro ore al giorno! E poi la sera sono talmente sfinita che vedo solo il letto. Ma per dormire!! Non per fare sesso!!”
E le amiche infatti convenivano con lei. Il marito era proprio uno stronzo.
Quindi, dicevo, l’argomento sesso non era certo il piatto forte che Anna poteva usare come argomento con le amiche; in particolare una di queste amiche aveva una relazione extra matrimoniale e non perdeva occasione per tenere banco con allusioni pepate sui suoi incontri in motel e i vari intrecci che la situazione creava.
Anna rimaneva quasi sempre in silenzio, quasi emarginata, anche perché in quel gruppetto di donne era anche, seppur solo di qualche anno, la più vecchia. Si comportava come si sarebbe detto ai tempi in cui si faceva la leva obbligatoria: a domanda risponde! In tutti glia altri casi si sta zitti.
Quindi quando Anna disse che la storia con il marito era chiusa sollevò dello scalpore tra le amiche e i parenti. L’unica (per fortuna di Anna) che capì la situazione fu l’anziana e vedova madre che si offrì di ospitarla nell’attesa che le cose potessero avere una piega ben precisa.
Lavorando insieme al marito per la maggioranza dei clienti era come se Anna fosse ancora con lui e, bisogna dire, che Anna stessa non pubblicizzava più di tanto la sua separazione. Insomma, pareva una situazione in bilico. Io distante centinaia di chilometri, il marito ignaro della mia presenza che diventa all’improvviso disponibile e galante, e Anna che lo lascia ma non si decide a chiedere la separazione.
Passò un anno in questo modo. Io la raggiungevo quando potevo, sempre ospitato da sua madre e piano piano il marito si rassegnò a concederle la separazione.
In quel periodo ci fu solo una vera e propria crisi tra noi due. Io decisi letteralmente tra la sera e la mattina di interrompere la relazione e glielo comunicai a mezzo sms. La mattina successiva Anna piangeva tra le braccia delle amiche mentre io venivo apostrofato dalle medesime come stronzo e bastardo non degno di una persona come Anna che pendeva dalle mie labbra.
Anna decise di raggiungermi il giorno successivo per affrontare il problema e la cosa ebbe un lieto fine.
Dopo un anno, nessuno si stupì più di tanto quando Anna annunciò che avrebbe trovato casa a pochi passi da mamma. Nello stesso cortile seppur diversi stabili e a piani diversi, ma talmente vicini da potersi parlare e sentire dalle rispettive finestre. Anna giustamente non se la sentiva di abbandonare la anziana madre.
Invece fece comunque notizia il fatto che io la avrei raggiunta per andare a convivere con lei. Questo fatto fece cadere le ultime perplessità sulla serietà della nostra relazione.
Ovviamente per me lo spostamento comportava a tutti gli effetti una nuova vita, compreso dovermi cercare velocemente un nuovo lavoro.
Anna dovette purtroppo, con la separazione, abbandonare il lavoro. È significativo il fatto che questo fosse un fatto noto a pochi e la dimostrazione è che veniva sistematicamente fermata per strada da clienti che le chiedevano il motivo per cui non fosse più in negozio.
Clienti che si capacitavano dell’accaduto solo nel constatare anche la mia presenza.
Anna nonostante abbia smesso di lavorare in quel negozio, a distanza di nove anni, viene salutata dai numerosi vecchi clienti.
Detto questo, per un paio di mesi, sia io che lei non lavoravamo e questa situazione aveva tra le amiche creato un effetto “due cuori e una capanna”. In quel periodo Anna era libera di scrivere sul suo profilo di Facebook (il marito le aveva sempre proibito di aprirne uno) tutto il suo amore per me fatto di cuoricini e frecce di Cupido con frasi tipo “non avrei mai pensato alla mia età di avere altre occasioni per rifarmi una vita!”
Nel corso di quel primo anno itinerante mi ero fatto conoscere sia dalle amiche che dai parenti stretti di Anna. Anche dai due figli. Che ebbero, nei miei confronti, comportamenti opposti.
Paradossalmente il figlio minore non ebbe alcun problema mentre il maggiore, fin dal primo incontro, mi prese in antipatia. In realtà questo figlio ha sempre parteggiato con decisone affinché la coppia di genitori si ricomponesse e non si rassegnò mai alla separazione della madre.
Le poche volte che ci siamo incrociati n questi anni non posso lamentarmi di qualche sgarbo ricevuto. No, lui è formale e mi saluta anche cordialmente, se non fosse che fa sempre di tutto per evitarmi.
In realtà non prova astio nei miei confronti, li prova verso l’uomo che ha portato via sia madre. Che sia stato io è solo accidentale.
Anna mi disse che, in età adolescenziale, la fece preoccupare perché in qualche domanda il ragazzino alludeva al sesso che la madre avrebbe fatto con il padre. Io la tranquillizzai dicendole che era qualcosa che aveva a che fare con il complesso edipico e che si sarebbe risolto con il tempo.
In realtà accadde qualcosa di simile appena io e Anna andammo a vivere insieme. Fu la prima visita che il figlio ci fece. Anna gli fece vedere la casa ma in realtà capì che il figlio avrebbe voluto parlare con lei da sola. Nella nostra casa la cucina è uno spazio unico con la sala ma c’era il problema della mia presenza e avendo una sola camera da letto Anna chiese al figlio di andare in camera per poter parlare con maggiore libertà.
Il figlio declinò con decisione. Quando sentii Anna chiedergli il motivo (nonostante lei avesse abbassato il tono di voce) lui rispose con un infastidito: “Beh, è facile da capire il motivo !!!”
Era evidente che al figlio la camera da letto ricordasse immediatamente il sesso che io e sua madre facevamo.
E, per lui, immaginare sua madre che faceva sesso era inconcepibile!
A me scappò da sorridere e lo stesso accadde ad Anna, seppur lo mascherò bene in quel momento.
Quindi decisi, autonomamente e con un pretesto, di uscire di casa lasciando a moglie e figlio il divano della sala.
Uscendo cercai di realizzare cosa sarebbe potuto accadere se il figlio avesse visto, solo due giorni prima, cosa accadde su quel letto!!
Anna era a cavallo di un maschio superdotato quando sentì una mano sulla spalla (e non era mia!) che le diceva: “Adesso abbassati, vacca, che ti riempio anche il culo!!!”
E fu doppia penetrazione!
E poco dopo era la voce di Anna a implorare. “Oh, che bello!! Oh, che bello!! Non smettete! Porci! Siete dei porci!!!” e aggiungeva ad un terzo, che fino a quel momento era in disparte: “Dai dammelo in bocca!! Non fartelo ripetere! Porco!”
E fu tripla penetrazione! Uno in figa, uno in culo e uno in bocca.
Una volta tranquillizzata sul fatto che fosse piena aggiunse come promemoria: “In bocca! Dopo dovete sborrarmi in bocca!” chiarendo inoltre: “Che voglio bere tutto il vostro nettare!”
E io cosa facevo? Io filmavo.
In realtà il figlio era inconsapevole anche di un’altra cosa: sul divano dove stava seduto insieme a mammina, la medesima mammina ebbe modo di inaugurarlo sessualmente non con me ma bensì con un altro porco (ovviamente diverso dai tre maiali che ho citato in precedenza) mentre io dovetti uscire per lasciare campo libero a quel porco. E il divano aveva solo pochi giorni di vita.
E il tutto accadde durante i giorni del trasloco.
Se invece del figlio il destinatario di queste informazioni fosse stato l’ex marito la sua attenzione sarebbe stata convogliata in un aspetto particolare: Anna era una rotta in culo!
Peccato che lui fino all’ultimo rapporto sessuale solo pochi giorni prima che lei lo scaricasse la nostra Anna fosse verginissima analmente!
Una di quelle verginità assolute, dove anche un dito nel culo le procurava un forte fastidio.
Qualcuno potrebbe pensare che ebbi io l’onore di sverginarla analmente, nonostante l’età di lei quando la conobbi (quarantadue anni) in genere lascia poco spazio alle sorprese.
Invece non andò affatto in questo modo.
Ricordate quando accennai all’unico forte diverbio avuto con la nostra Anna che mi portò a scaricarla dalla sera al mattino, prendendomi le contumelie delle amichette?
Beh, il litigio verteva proprio sullo sverginamento anale in quanto uscì una sera da casa di mamma ancora vergine di culo e rientrò dopo qualche ora da bella rotta in culo!
Chi fu il porco a romperglielo? In realtà bisognerebbe usare il plurale perché i porci furono ben tre!!!
Giusto per chiarire: anche questi tre porci erano diversi da quelli accennati poco fa che riempirono la troia nel nostro letto di casa.
Ovviamente ora qualcuno potrebbe obiettare che la lunga descrizione fatta di Anna possa essere falsa. Neanche per idea!
In realtà questa è la storia di una delle più incredibili puttane che si sia vista sulla faccia della terra!
(continua)

mail: paolomarta7@gmail.com









scritto il
2021-12-16
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