Storia vera: Il muratore rumeno. Pt. 1
di
Fiore di Maggio
genere
gay
Storia vera: Il muratore rumeno. Pt. 1
Questa storia che vi vado a raccontare è una storia che mi è capitata davvero. Una storia di sesso e passione, ma anche un amore segreto durato anni. Solo i nomi per privacy saranno diversi, tutto il resto pura verità. Decido di scrivere questa storia perché sento il bisogno di raccontarla, ma soprattutto spero di farvi rivivere le sensazioni che io ho provato in quel periodo.
Mi chiamo Angelo ed iniziò tutto a settembre del 2010.
Avevo da pochi mesi compiuto 18 anni, ed iniziai il 5° superiore. Sono sempre stato un ragazzo tranquillo senza grilli sulla testa: alto 1,67m (un po’ bassino lo so) fisico snello ma tonico, capelli castani, occhi maroni, viso ovale, lineamenti morbidi, non eccessivamente mascolini. Sono cresciuto in campagna e quindi, per andare a scuola alle superiori, prendevo l’autobus. Non ebbi modo durante la mia prima adolescenza di vivere la mia sessualità sia per il contesto sociale che altro. Passai quindi i miei anni, fino ai miei 18 anni, a farmi le pippe ed a nascondere la mia omosessualità
L’ultimo anno di liceo, mi alternavo tra autobus e macchina per andare a scuola. Questo perché mio padre che faceva il muratore, andava a lavorare per una ditta in città, e quindi a volte ne approfittavo. Proprio nel mese di settembre, si era traferito in un paese vicino casa nostra un ragazzo rumeno di nome Bogdan, di 35 anni. Si traferì in paese vicino al mio perché venne a lavorare come manovale per la ditta dove lavorava mio padre, e cercava una casa per se, ma voleva anche pagare poco. E nella mia zona gli affitti costano pochissimo, ovviamente a discapito di un po’ di distanza da fare dalla città. Così mio padre gli consiglio. Bogdan è un uomo con la U maiuscola: alto circa 1,90m, spalle larghe, collo taurino, petto possente, polsi che sembrano due bastoni e mani grandi e robuste. Uno sguardo felino, con due occhi che rapiscono. Pelle olivastra. Classico fisico da uomo che fa il muratore, che fa un lavoro di forza: muscoloso ma robusto (non so se mi spiego). Lo vidi la prima volta una mattina che andai con mio padre a scuola, perché andavano insieme a lavoro per dividersi le spese. Mio padre mi chiese di salire dietro e passammo a penderlo, ed io rimasi stupito dalla sua bellezza. Un uomo grosso, possente, maschio, un toro.
Salì e mi salutò con un sorriso, stringendomi la mano (la mia sembrava minuscola confronto la sua).
Non parlava bene l’italiano, aveva il classico modo di parlare dei rumeni in Italia. Io, che sono una persona socievole, gli feci semplici domande, e mi raccontò di avere 38 anni, e di essere venuto in Italia da 10 anni per cercare di vivere meglio. Disse di aver sempre fatto questo lavoro, anche in Romania, e di aver girato varie ditte, prima di andare nella ditta dove lavorava ora. Raccontò di non essere sposato, per via di una delusione che ebbe in Romania, e che quindi al momento preferiva divertirsi.
Chiese anche di me, e gli racontai che stavo finendo il liceo e decidere sul futuro.
Scesi dalla macchina e andai a scuola, salutando, ma rimasi tutto il giorno distratto pensando a quell’uomo.
Ogni mattina mi svegliavo contento sapendo che l’avrei visto in viaggio. Passavano i giorni, le settimane si alteravano e anche lui era quello che passava a prenderci con la macchina. Aveva la classica macchina da rumeno, una BMW 320 del 2004 grigio metallizzato. Rimasi nel vedere quella macchina, ma raccontò che la prese usata l’anno prima, da un conoscente in Romania. Comunque vedere quel toro su quella macchina sportiva, aumentò il mio desiderio. I giorni passavano, ogni tatto ci si scambiava qualche parola in macchina, ma cercavo di evitare, perché non volevo destare sospetti. E quindi il mio sfogo erano le pippe pensando a lui quando tornavo a casa.
Un giorno però, era gennaio 2011, accadde una cosa inaspettata. Mio padre si influenzò e non potè andare a lavoro, e così ero sicuro di non dover andare in macchina ed andare con l’autobus. Però mio padre mi disse che avrebbe potuto contattare Bogdan, e chiedigli se la mattina mi passava a prendere e portarmi. Io non volevo infastidirlo, e mi faceva sentire a disagio come cosa, però mio padre chiamò, e Bogdan accettò senza problemi. La mattina seguente salì per la prima volta solo sulla sua macchia, ed una strana sensazione mi assalì: mi sentivo eccitato ma anche in imbarazzo perché non sapevo cosa dire o fare. Ad un certo punto mi disse, con il suo accento:«Scuola come va?» Io:«Bene, ora ci stiamo preparando per la maturità, vediamo come va… Tra l’altro oggi devo rimanere il pomeriggio da un mio amico, prenderò il bus più tardi, devo anche controllare gli orari pomeridiani». A quel punto avvenne una magia, lui mi disse «Io finisco lavoro alle 5. Te riporto io se vuoi». Io imbarazzato non sapevo cosa dire, ma lui insistette e disse che non dovevo farmi problemi, che ero un ragazzo educato e simpatico, e gli faceva piacere farmi anche questo favore. Io rimasi un po’ ma alla fine accettai, anche perché sembrava maleducazione. Allora ci scambiammo i numeri di telefono, così da chiamarmi quando aveva finito per riportarmi. (Io anche avevo la patente, presa un mese prima, ma papà non mi lasciava la macchina…)
Nel pomeriggio, verso le 5.30 mi chiamò, e mi passo a prendere. Al ritorno ci fu sempre un silenzio iniziale, poi lui ricominciò a farmi delle domande generiche sulla scuola finche non tornai a casa e lo ringraziai per la disponibilità. Dopo cena, mentre ero in camera a rilassarmi, arrivò un suo sms, io stupito andai a leggere: mi chiedeva se anche domani dovevo rimanere il pomeriggio in città. Risposi di no, e lo ringraziai di nuovo. Mi stupì questo suo messaggio, però pensai che magari era solo una grande disponibilità ed educazione. Lui mi rispose che gli aveva fatto piacere ed inizio a dirmi che cosa stavo facendo. Io risposi e chiesi di lui ed iniziamo a conversare per SMS. La cosa inizio ad eccitarmi tantissimo. Parlammo del più e del meno per messaggi finché lui non mi diede la buonanotte e ci salutammo. Questo suo modo di fare mi stupì, non capivo e mi feci mille idee che non mi fecero dormire. Mille idee che sarebbero a breve diventate realtà
I pochi giorni successivi, quando mi portava in macchina ed eravamo solo, la nostra confidenza era salita, e cominciai a capire, che anche lui forse era gay. Mi salutava sempre con l’occhiolino, mi faceva delle battutine, tipo se ogni tanto mangiavo qualche bistecca dato che ero così mingherlino, mentre io gli dicevo che doveva essere forzutissimo con quel fisico che aveva. Arrivammo al venerdì, e quel pomeriggio rimasi in città dopo scuola, per fare una ricerca con mio amico. Così, d’accordo con Bogdan, mi riportò a casa lui. Durante il ritorno, continuammo a dirci delle stupidaggini, fin quando, lui mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse, ad una mia battuta:«ma zitto!!» allora anche io gli risposi allo stesso modo. Cominciammo a “stuzzicarci” e stavamo ridendo. Finche lui con il suo enorme braccio, e la sua mano gigante, non mi bloccò entrambe le mani al petto (il tutto mentre guidava) con una forza disumana (o meglio avrà usato un pizzico della sua forza per bloccarmi ma a me sembrava tantissimo), e mentre ci guardavamo in modo intenso, sorridevamo. Io in quel momento ero eccitato, e lui se ne accorse. Lascio piano le mie mani, e con la sua, dolcemente scelse sul mo ventre e poi sulla mia coscia. Rimasi dapprima impietrito, ma estremamente eccitato. Levò la mano ma io gliela fermai con la mia. Accarezzai quella bellissima mano e lui accarezzò la mia. Eravamo vicino le nostre case, ma prese una via diversa, un po’ nascosta e si fermò. Era inverno, e buio e nessuno poteva vederci. Fermò la macchina e si girò verso di me. L’attrazione fu cosi forte che salì sopra di lui senza neanche pensarci. E ci iniziammo a baciare. Lui mi avvolgeva tra le sue enormi e forzute braccia e mi stringeva. Il mio corpo sembrava minuscolo in confronto al suo. Ci baciavamo con passione, era una sensazione mai provata prima, il mio corpo sussultava ed avevo perso completamente ogni controllo. Lui, più esperto con le sue mani mi accarezzava il mio culetto tondo e sodo e poteva palparlo con una sola mano. Io gli accarezzavo il petto, le braccia, che turgide facevano sentire la potenza del bicipite e tricipite. Poi scesi sotto, e sentì sotto i jeans una cosa mai sentita prima. Il suo cazzo, che era grande, (23 cm confermati da lui successivamente), che pulsava sotto il tessuto. Lui non si fece attendere e si slacciò la patta… E fece uscire la sa bestia. Io mi fermai, perché avevo paura, non avevo mai fatto nulla. Lui mi guardò negli occhi e mi disse:«Se non vuoi, fa niente.. Fai tu» e mi accarezzo il viso. Io lo baciai, e presi il suo cazzo e lo iniziai a smanettare. Lui mi mise su un fianco, mi slaccio i pantaloni e mi smanetto il mio. Io dopo qualche minuto venni, era la mia prima volta e le sensazioni troppo forti. Lui sorrise e mi disse di continuare. Lo smanettai e dopo un po’ sborrò anche lui. Un fiume uscì da quel cazzo, tanto che mi ricopri tutta la mia mano. Appena finito, prese dei fazzoletti e ci ripulimmo.
Io ero ancora incredulo, e mi distesi su di lui per rilassarmi. Lui mi disse:«Da primo momento, ho capito che tu era frocio» ed io:«Ti ho desiderato tanto, non ci credo che ora sono qui con te», e lui:«Tu me piaci. Io te voglio scopà. Ma io inculo, non prendo cazo. Capito? Io sono uomo» Io:«Lo vorrei anche io, ma ho paura, non ho mai fatto sesso, sono vergine. Io desidero fare sesso anale…» lui mi accarezzò il viso e mi disse:«tranquillo, io te tratto da principe. Te svergino piano piano. Si vede che tu è più dona, che ti piace cazo in culo. Domani vieni in casa mia, e facciamo amore». Io lo strinsi forte a me e lui mi strinse a se… Anche se le parole usate da lui furono dure e scurrili, erano in realtà piene di dolcezza. Parlava così perché non padroneggiava la lingua, ed anche perché è una persona rozza, ma piena di bontà…e non solo…
Continua nella parte 2
Questa storia che vi vado a raccontare è una storia che mi è capitata davvero. Una storia di sesso e passione, ma anche un amore segreto durato anni. Solo i nomi per privacy saranno diversi, tutto il resto pura verità. Decido di scrivere questa storia perché sento il bisogno di raccontarla, ma soprattutto spero di farvi rivivere le sensazioni che io ho provato in quel periodo.
Mi chiamo Angelo ed iniziò tutto a settembre del 2010.
Avevo da pochi mesi compiuto 18 anni, ed iniziai il 5° superiore. Sono sempre stato un ragazzo tranquillo senza grilli sulla testa: alto 1,67m (un po’ bassino lo so) fisico snello ma tonico, capelli castani, occhi maroni, viso ovale, lineamenti morbidi, non eccessivamente mascolini. Sono cresciuto in campagna e quindi, per andare a scuola alle superiori, prendevo l’autobus. Non ebbi modo durante la mia prima adolescenza di vivere la mia sessualità sia per il contesto sociale che altro. Passai quindi i miei anni, fino ai miei 18 anni, a farmi le pippe ed a nascondere la mia omosessualità
L’ultimo anno di liceo, mi alternavo tra autobus e macchina per andare a scuola. Questo perché mio padre che faceva il muratore, andava a lavorare per una ditta in città, e quindi a volte ne approfittavo. Proprio nel mese di settembre, si era traferito in un paese vicino casa nostra un ragazzo rumeno di nome Bogdan, di 35 anni. Si traferì in paese vicino al mio perché venne a lavorare come manovale per la ditta dove lavorava mio padre, e cercava una casa per se, ma voleva anche pagare poco. E nella mia zona gli affitti costano pochissimo, ovviamente a discapito di un po’ di distanza da fare dalla città. Così mio padre gli consiglio. Bogdan è un uomo con la U maiuscola: alto circa 1,90m, spalle larghe, collo taurino, petto possente, polsi che sembrano due bastoni e mani grandi e robuste. Uno sguardo felino, con due occhi che rapiscono. Pelle olivastra. Classico fisico da uomo che fa il muratore, che fa un lavoro di forza: muscoloso ma robusto (non so se mi spiego). Lo vidi la prima volta una mattina che andai con mio padre a scuola, perché andavano insieme a lavoro per dividersi le spese. Mio padre mi chiese di salire dietro e passammo a penderlo, ed io rimasi stupito dalla sua bellezza. Un uomo grosso, possente, maschio, un toro.
Salì e mi salutò con un sorriso, stringendomi la mano (la mia sembrava minuscola confronto la sua).
Non parlava bene l’italiano, aveva il classico modo di parlare dei rumeni in Italia. Io, che sono una persona socievole, gli feci semplici domande, e mi raccontò di avere 38 anni, e di essere venuto in Italia da 10 anni per cercare di vivere meglio. Disse di aver sempre fatto questo lavoro, anche in Romania, e di aver girato varie ditte, prima di andare nella ditta dove lavorava ora. Raccontò di non essere sposato, per via di una delusione che ebbe in Romania, e che quindi al momento preferiva divertirsi.
Chiese anche di me, e gli racontai che stavo finendo il liceo e decidere sul futuro.
Scesi dalla macchina e andai a scuola, salutando, ma rimasi tutto il giorno distratto pensando a quell’uomo.
Ogni mattina mi svegliavo contento sapendo che l’avrei visto in viaggio. Passavano i giorni, le settimane si alteravano e anche lui era quello che passava a prenderci con la macchina. Aveva la classica macchina da rumeno, una BMW 320 del 2004 grigio metallizzato. Rimasi nel vedere quella macchina, ma raccontò che la prese usata l’anno prima, da un conoscente in Romania. Comunque vedere quel toro su quella macchina sportiva, aumentò il mio desiderio. I giorni passavano, ogni tatto ci si scambiava qualche parola in macchina, ma cercavo di evitare, perché non volevo destare sospetti. E quindi il mio sfogo erano le pippe pensando a lui quando tornavo a casa.
Un giorno però, era gennaio 2011, accadde una cosa inaspettata. Mio padre si influenzò e non potè andare a lavoro, e così ero sicuro di non dover andare in macchina ed andare con l’autobus. Però mio padre mi disse che avrebbe potuto contattare Bogdan, e chiedigli se la mattina mi passava a prendere e portarmi. Io non volevo infastidirlo, e mi faceva sentire a disagio come cosa, però mio padre chiamò, e Bogdan accettò senza problemi. La mattina seguente salì per la prima volta solo sulla sua macchia, ed una strana sensazione mi assalì: mi sentivo eccitato ma anche in imbarazzo perché non sapevo cosa dire o fare. Ad un certo punto mi disse, con il suo accento:«Scuola come va?» Io:«Bene, ora ci stiamo preparando per la maturità, vediamo come va… Tra l’altro oggi devo rimanere il pomeriggio da un mio amico, prenderò il bus più tardi, devo anche controllare gli orari pomeridiani». A quel punto avvenne una magia, lui mi disse «Io finisco lavoro alle 5. Te riporto io se vuoi». Io imbarazzato non sapevo cosa dire, ma lui insistette e disse che non dovevo farmi problemi, che ero un ragazzo educato e simpatico, e gli faceva piacere farmi anche questo favore. Io rimasi un po’ ma alla fine accettai, anche perché sembrava maleducazione. Allora ci scambiammo i numeri di telefono, così da chiamarmi quando aveva finito per riportarmi. (Io anche avevo la patente, presa un mese prima, ma papà non mi lasciava la macchina…)
Nel pomeriggio, verso le 5.30 mi chiamò, e mi passo a prendere. Al ritorno ci fu sempre un silenzio iniziale, poi lui ricominciò a farmi delle domande generiche sulla scuola finche non tornai a casa e lo ringraziai per la disponibilità. Dopo cena, mentre ero in camera a rilassarmi, arrivò un suo sms, io stupito andai a leggere: mi chiedeva se anche domani dovevo rimanere il pomeriggio in città. Risposi di no, e lo ringraziai di nuovo. Mi stupì questo suo messaggio, però pensai che magari era solo una grande disponibilità ed educazione. Lui mi rispose che gli aveva fatto piacere ed inizio a dirmi che cosa stavo facendo. Io risposi e chiesi di lui ed iniziamo a conversare per SMS. La cosa inizio ad eccitarmi tantissimo. Parlammo del più e del meno per messaggi finché lui non mi diede la buonanotte e ci salutammo. Questo suo modo di fare mi stupì, non capivo e mi feci mille idee che non mi fecero dormire. Mille idee che sarebbero a breve diventate realtà
I pochi giorni successivi, quando mi portava in macchina ed eravamo solo, la nostra confidenza era salita, e cominciai a capire, che anche lui forse era gay. Mi salutava sempre con l’occhiolino, mi faceva delle battutine, tipo se ogni tanto mangiavo qualche bistecca dato che ero così mingherlino, mentre io gli dicevo che doveva essere forzutissimo con quel fisico che aveva. Arrivammo al venerdì, e quel pomeriggio rimasi in città dopo scuola, per fare una ricerca con mio amico. Così, d’accordo con Bogdan, mi riportò a casa lui. Durante il ritorno, continuammo a dirci delle stupidaggini, fin quando, lui mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse, ad una mia battuta:«ma zitto!!» allora anche io gli risposi allo stesso modo. Cominciammo a “stuzzicarci” e stavamo ridendo. Finche lui con il suo enorme braccio, e la sua mano gigante, non mi bloccò entrambe le mani al petto (il tutto mentre guidava) con una forza disumana (o meglio avrà usato un pizzico della sua forza per bloccarmi ma a me sembrava tantissimo), e mentre ci guardavamo in modo intenso, sorridevamo. Io in quel momento ero eccitato, e lui se ne accorse. Lascio piano le mie mani, e con la sua, dolcemente scelse sul mo ventre e poi sulla mia coscia. Rimasi dapprima impietrito, ma estremamente eccitato. Levò la mano ma io gliela fermai con la mia. Accarezzai quella bellissima mano e lui accarezzò la mia. Eravamo vicino le nostre case, ma prese una via diversa, un po’ nascosta e si fermò. Era inverno, e buio e nessuno poteva vederci. Fermò la macchina e si girò verso di me. L’attrazione fu cosi forte che salì sopra di lui senza neanche pensarci. E ci iniziammo a baciare. Lui mi avvolgeva tra le sue enormi e forzute braccia e mi stringeva. Il mio corpo sembrava minuscolo in confronto al suo. Ci baciavamo con passione, era una sensazione mai provata prima, il mio corpo sussultava ed avevo perso completamente ogni controllo. Lui, più esperto con le sue mani mi accarezzava il mio culetto tondo e sodo e poteva palparlo con una sola mano. Io gli accarezzavo il petto, le braccia, che turgide facevano sentire la potenza del bicipite e tricipite. Poi scesi sotto, e sentì sotto i jeans una cosa mai sentita prima. Il suo cazzo, che era grande, (23 cm confermati da lui successivamente), che pulsava sotto il tessuto. Lui non si fece attendere e si slacciò la patta… E fece uscire la sa bestia. Io mi fermai, perché avevo paura, non avevo mai fatto nulla. Lui mi guardò negli occhi e mi disse:«Se non vuoi, fa niente.. Fai tu» e mi accarezzo il viso. Io lo baciai, e presi il suo cazzo e lo iniziai a smanettare. Lui mi mise su un fianco, mi slaccio i pantaloni e mi smanetto il mio. Io dopo qualche minuto venni, era la mia prima volta e le sensazioni troppo forti. Lui sorrise e mi disse di continuare. Lo smanettai e dopo un po’ sborrò anche lui. Un fiume uscì da quel cazzo, tanto che mi ricopri tutta la mia mano. Appena finito, prese dei fazzoletti e ci ripulimmo.
Io ero ancora incredulo, e mi distesi su di lui per rilassarmi. Lui mi disse:«Da primo momento, ho capito che tu era frocio» ed io:«Ti ho desiderato tanto, non ci credo che ora sono qui con te», e lui:«Tu me piaci. Io te voglio scopà. Ma io inculo, non prendo cazo. Capito? Io sono uomo» Io:«Lo vorrei anche io, ma ho paura, non ho mai fatto sesso, sono vergine. Io desidero fare sesso anale…» lui mi accarezzò il viso e mi disse:«tranquillo, io te tratto da principe. Te svergino piano piano. Si vede che tu è più dona, che ti piace cazo in culo. Domani vieni in casa mia, e facciamo amore». Io lo strinsi forte a me e lui mi strinse a se… Anche se le parole usate da lui furono dure e scurrili, erano in realtà piene di dolcezza. Parlava così perché non padroneggiava la lingua, ed anche perché è una persona rozza, ma piena di bontà…e non solo…
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