Storia vera: Il muratore rumeno. Pt. 4
di
Fiore di Maggio
genere
gay
La settimana passò allo stesso modo della precedente, era oramai fine febbraio, avevo festeggiato 19 anni, e il venerdì sera, dissi ai miei che sarei rimasto a casa di una amico per uscire la sera in città. La fortuna e che la mia famiglia si fida molto di me, così non ci furono problemi a lasciarmi andare. Dissi che sarei rimasto il sabato notte e che domenica sarei ritornato con l’unica corsa pomeridiana che c’è. Preparai il borsone con i vari panni e il sabato mattina salutai i miei genitori. (Le bugie non sono belle, ma vanno detto in certi casi per non far soffrire).
Così sabato dopo scuola aspettai che Bogdan mi venisse a prendere, e mi portò a casa sua. Nel viaggio mi disse:«sta sera fa festa» io:«Come festa?» lui:«tre giorni fa è stato tuo compleano, è io voglio festegiare» risposi:«Che vuoi fare?» lui:«andiamo a mangiare fuori, a ristorante carino che conosce io, lontano, nessuno ci conosce» risposi:«grazie, ma io non ho così tanti soldi dietro, non penso di permetti una cena fuori» e lui:«Pago io a te, tu sei mi dona, e mia dona non paga mai co me. Pago io» io rimai stupito. Lui mi prese la mano e me la bacio, e me la mie sulla sua patta, facendomi sentire la sua potenza.
Andammo come al solito a casa sua, ma non facemmo nulla, perché voleva caricarsi per la sera che sarebbe venuta, ed anche io. Verso le 7:30 partimmo, ed andammo a mangiare in questo ristorante carino. Tornammo a casa verso le 11 e senza perdere tempo ci sposiamo preparammo a fare l’amore. Questa volta lui non si fece scrupoli, inizio subito a lubrificarmi e e a montarmi, mi incubò in tutte le posizioni possibili, in piedi, allungato, lui sopra di me, io sopra lui. IO ero suo e lui mio, e nulla sarebbe più tornato indietro. Poi io gli chiesi sottovoce:«voglio che vieni dentro di me» e lui senza farse ripetere, tiro fuori il suo cazzo e levò il preservativo. Mi butto sul letto, si mise sopra di me e con il suo cazzo mi penetrò in fondo come non era mai accaduto. Non so quant tempo durò ma mi sembra tutto rallentato. I miei sensi erano amplificati il dolore forte ma il piacere immenso. Io gemitavo e lui con la sua possente mano mi chiuse la bocca per farmi stare zitto:«Zita putanela, zita!!!». Dopo poco disse:«eco, sboro, sboro!!!» appena disse così senti un fiume pieno e caldo che riempi il mio intestino e senza fare nulla io venni con un orgasmo da capogiro. Eravamo un solo corpo ora.
Piano piano lui tirò fuori il suo arnese e ci allungammo. Fu la cosa più bella di tutte quelle fatte. Quella notte scopammo 3 volte e tutte e tre le volte sempre con lo stesso vigore. Lui era un toro, ed io un puledro pronto ad essere montato.
Dopo l’ultima scopata, prima di addormentarci lui mi sussurrò:«Te iubesc prinț dulce» gli chiesi cosa significasse, e lui:«Ti amo, dolce principe» io stupito, risposi:«ti amo, mio Re».
Potrei raccontavi storie infinite tu me e lui, ma sarebbero troppe. Questo perché dopo alcuni mesi, io non potevo continuare a dire bugie alla mia famiglia, e quando, dopo ave parlato tanto con lui, gli feci capire che io sentivo il bisogno di dire ai miei di me e di noi. Lui aveva paura, ma io lo assicurai che ero sicuro che la mia famiglia avrebbe capito. Mi amava ed accettò
Parlai con la mia famiglia, non fu facile, prima dissi di me, dopo che la mia famiglia capì e mi accetto, piano piano raccontai di questo uomo. Non dissi subito che era lui, ma gli feci prima capire che l’amavo. Alla fine, con tutta la forza in me, dissi il suo nome. La mia famiglia rimase incredula, ma alla fine accettarono perché volevano la mia felicità.
Dopo la maturità trovai lavoro e proseguì gli studi. A quel punto insieme a Bogan ci trasferimmo insieme in un piccolo appartamentino.
Da allora, sono passati 10 anni, e ci amiamo e scopiamo come il primo giorno.
Così sabato dopo scuola aspettai che Bogdan mi venisse a prendere, e mi portò a casa sua. Nel viaggio mi disse:«sta sera fa festa» io:«Come festa?» lui:«tre giorni fa è stato tuo compleano, è io voglio festegiare» risposi:«Che vuoi fare?» lui:«andiamo a mangiare fuori, a ristorante carino che conosce io, lontano, nessuno ci conosce» risposi:«grazie, ma io non ho così tanti soldi dietro, non penso di permetti una cena fuori» e lui:«Pago io a te, tu sei mi dona, e mia dona non paga mai co me. Pago io» io rimai stupito. Lui mi prese la mano e me la bacio, e me la mie sulla sua patta, facendomi sentire la sua potenza.
Andammo come al solito a casa sua, ma non facemmo nulla, perché voleva caricarsi per la sera che sarebbe venuta, ed anche io. Verso le 7:30 partimmo, ed andammo a mangiare in questo ristorante carino. Tornammo a casa verso le 11 e senza perdere tempo ci sposiamo preparammo a fare l’amore. Questa volta lui non si fece scrupoli, inizio subito a lubrificarmi e e a montarmi, mi incubò in tutte le posizioni possibili, in piedi, allungato, lui sopra di me, io sopra lui. IO ero suo e lui mio, e nulla sarebbe più tornato indietro. Poi io gli chiesi sottovoce:«voglio che vieni dentro di me» e lui senza farse ripetere, tiro fuori il suo cazzo e levò il preservativo. Mi butto sul letto, si mise sopra di me e con il suo cazzo mi penetrò in fondo come non era mai accaduto. Non so quant tempo durò ma mi sembra tutto rallentato. I miei sensi erano amplificati il dolore forte ma il piacere immenso. Io gemitavo e lui con la sua possente mano mi chiuse la bocca per farmi stare zitto:«Zita putanela, zita!!!». Dopo poco disse:«eco, sboro, sboro!!!» appena disse così senti un fiume pieno e caldo che riempi il mio intestino e senza fare nulla io venni con un orgasmo da capogiro. Eravamo un solo corpo ora.
Piano piano lui tirò fuori il suo arnese e ci allungammo. Fu la cosa più bella di tutte quelle fatte. Quella notte scopammo 3 volte e tutte e tre le volte sempre con lo stesso vigore. Lui era un toro, ed io un puledro pronto ad essere montato.
Dopo l’ultima scopata, prima di addormentarci lui mi sussurrò:«Te iubesc prinț dulce» gli chiesi cosa significasse, e lui:«Ti amo, dolce principe» io stupito, risposi:«ti amo, mio Re».
Potrei raccontavi storie infinite tu me e lui, ma sarebbero troppe. Questo perché dopo alcuni mesi, io non potevo continuare a dire bugie alla mia famiglia, e quando, dopo ave parlato tanto con lui, gli feci capire che io sentivo il bisogno di dire ai miei di me e di noi. Lui aveva paura, ma io lo assicurai che ero sicuro che la mia famiglia avrebbe capito. Mi amava ed accettò
Parlai con la mia famiglia, non fu facile, prima dissi di me, dopo che la mia famiglia capì e mi accetto, piano piano raccontai di questo uomo. Non dissi subito che era lui, ma gli feci prima capire che l’amavo. Alla fine, con tutta la forza in me, dissi il suo nome. La mia famiglia rimase incredula, ma alla fine accettarono perché volevano la mia felicità.
Dopo la maturità trovai lavoro e proseguì gli studi. A quel punto insieme a Bogan ci trasferimmo insieme in un piccolo appartamentino.
Da allora, sono passati 10 anni, e ci amiamo e scopiamo come il primo giorno.
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