Storia vera: Il muratore rumeno. Pt. 2

di
genere
gay

Rimanemmo a parlare qualche minuto. Mi chiese di mantenere questo segreto ed ovviamente risposi di si, anche perché lo era anche per me. Mi raccontò che questo era il motivo che l’aveva spinto ad andare via dalla Romania perché voleva cercare di rifarsi una vita in un posto diverso. Poi ci rivestimmo velocemente e mi riportò vicino casa, e lo salutai. Ai miei raccontai che ero stato con alcuni amici. Loro videro che ero strano e mi chiesero se andava tutto bene. Inventai una scusa e cercai di chiudere il discorso. Mangiai velocemente e andai in camera mia. Ero davvero incredulo di quello che era successo, pensavo fosse un sogno, che non era possibile che stesse capitando a me. Prima di andare a letto (anche se quella notte non dormì) mi scambiai alcuni messaggi con Bogdan, il quale mi stuzzicava con frasi del tipo:«Non vedo ora di farti mio…» Il solo pensiero mi eccitava così tanto che fui costretto a masturbarmi per cercare di stemperare la tensione. Passai la notte così, pensando a quello che era stato e a quello che sarebbe stato domani. Il giorno successivo mi alzai dal letto, mi preparai ed andai a scuola. Dissi ai miei che avrei preso l’ultimo autobus e sarei tornato la sera verso le 21, perché stavo con alcuni amici in città. Il sabato Bogdan non lavorava ed il pomeriggio, dopo scuola, venne in città a prendermi. Ci dammo appuntamento il un luogo lontano dalla scuola, così che la gente non potesse vederci e mi portò a casa sua. Lui oltre ad abitare in un paesino vicino casa mia, ha preso in affitto una piccola casa con un box per la macchina, dove la ripone, che comunica con la casa. Così, entrati nel box scendemmo e entrammo in casa, invisibili da occhi indiscreti.

Entrati, ci togliamo i cappotti e lui, che non va molto per le lunghe, senza pensarci due volte, mi prende con le sue braccia e mi porta in camera da letto. Mi butta sul letto e mi dice di attendere. Va in bagno e prende del lubrificante e i preservativi magnum che poggia sul comodino. Poi mi dice:«Spogliati!». Io inizio piano piano a spogliami e lo fa anche lui. Poi mi porta in bagno, e mi dice di pulirmi il sedere per bene, provvedo subito ad seguire (anche se non sapevo bene da dove iniziare). Anche se eccitato per la situazione, ero anche molto spaventato. Pensavo che ero solo, in una casa con una persona che avrebbe potuto fare di me ciò che voleva, e non avrei avuto la minima forza di contrastarlo. Però oramai ero dentro… una volta nudi, ed in piedi, si mise davanti a me ed iniziò a baciarmi e le sue mani iniziarono ad accarezzarmi tutto il corpo. Sentì un fuoco che esplose dentro il mio ventre ma iniziai anche ad avere paura, ed a tremare. Il mio corpo cominciò ad essere fuori controllo, tremava come scosso da brividi di freddo e a stento dissi con voce tremante:«Bogdan, aspetta…». Lui si fermò, e mi disse:«Tu stai a tremà, perché?? Ha paura?», annuì con la testa e lui, sempre accarezzandomi il viso e guardandomi negli occhi, mi disse:«tranquilo, fai quelo che te senti». Allora lo abbracciai a me, e lui mi alzò da terra abbracciandomi stretto. Sentì che non voleva farmi del male ed allora mi lasciai andare.

Ci allungammo sul letto, e lui mi disse se me la sentivo di ciucciarlo, io dissi di si, e scesi piano piano, baciando prima il suo enorme petto, e poi il suo ventre ed arrivando al pene. Ora avevo modo di ammirarlo. Dritto, largo, con le vene che disegnavano una ramificazione che raccontava tutta la sua mascolinità. Scesi lentamente con la bocca e cercai piano piano di far entrare quell’immensa cappella nella mia bocca. Era così grande che da sola mi riempiva la bocca, iniziai a pomparlo sempre con più foga, e cercavo i farlo entrare, ma solo a metà poi iniziava il fastidio. Cercai di resistere il più possibile pompandolo sia con la bocca che con le mie mani. Lui ansimava con la sua voce profonda, sembrava di sentire un toro. Mentre pompavo diceva:«si, così… Ti piasce? Eh putanela? Suchia il tuo uomo… dona… suchia!!!». Quelle parole mi eccitavano tanto, ma dopo qualche minuto mi fermai perché la mascella faceva troppo male. Allora lui mi prese e mi stese sul letto. Mi prese le gambe, le piegò al mio ventre e me le tenne bloccate. Scese con la testa e mi guardò il buchino. Io sono glabro, quindi avevo l’ano completamente limpido. Inizio con la lingua a leccarmi, intorno il muscolo e dentro il buchino. Le sensazioni erano così forti che allontanai le mie mani dal pene per non sovreccitarlo. Mi leccò il culo come se fosse una figa, e poi mi disse:«Che ficheta buona che hai». Poi con una mano mi schiaccio le gambe al ventre e con l’altra prese il lubrificante. Iniziò dapprima con il pollice ad affondami. Ma con molta dolcezza, entro piano piano, il dolore però era molto, il mio buchino troppo stretto e il suo dito troppo grosso. Cercai di fare il possibile, ma ogni tanto gemitavo un grido di dolore. Lui cercava di cambiare dito, prima il pollice, poi il medio, e così via. Cercai di resistere più che potevo, ma alla fine ebbi un orgasmo fortissimo e venni. Lui si fermò e sorrise.

Io ero indolenzito e non riuscivo a continuare, lui si allungo vicino a me e si masturbò, e mentre mi baciava venne sopra di me. Rimanemmo allungati a parlare e gli chiesi scusa, ma il dolore era troppo forte e non riuscivo a continuare. Lui disse che era normale e che avrebbe aspettato finche non fossi pronto. Mi consigliò anche di esercitarmi a casa con le mie dita per abituare ad allargare l’ano. Rimanemmo allungati tutto il pomeriggio e chiacchierammo. Dopo poco l’eccitazione fu cosi forte che facemmo di nuovo sesso, ma solo orale. Il pomeriggio era volato ed era ora di tornare a casa. Purtroppo sapevo che la settimana successiva mio padre sarebbe tornato a lavoro ed io e Bogdan avremmo avuto meno tempo. Infatti decisi di Prendere meno la macchina con loro perché mi sentivo sempre un po’ in imbarazzo sapendo quello che era successo.
scritto il
2021-12-24
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