Quella meravigliosa unica volta gay
di
valentino
genere
gay
Era la metà degli anni settanta quando prestavo, come tanti miei coetanei il servizio di leva obbligatoria in una caserma friulana con l’incarico di assistente sanitario: questo mi ha consentito tante agevolazioni; a tutti gli effetti ero considerato, come si soleva dire, un” imboscato”; niente alzabandiera, niente marce, niente servizi di guardia etc. Tutto era filato liscio durante la naia; successe tutto quando mancavano tre giorni al congedo. Era sera ed ero in camera da letto che dividevo con un altro commilitone di nome Piero, quando decidemmo che era venuto il momento di fare una doccia prima di andare a dormire (non era la prima volta che facevamo la doccia insieme) e così sotto il getto d’acqua mentre si parlava del più e del meno mi disse che avevo la schiena sporca, forse grasso e si prontò per toglierla lui dato che io non riuscivo a vederla. Si insaponò bene le mani e prese a passarle a mo’ di spugna sulla mia schiena, senonché pano piano sentivo le sue mani scivolare sempre più giù fino alle natiche. Premetto che fino a quel giorno nella mia testa c’erano solo belle ragazze e mai mi era passato per la testa, per quel che riguarda il sesso, di prestare certe attenzioni verso il mio stesso sesso, ma quelle mani sulle mie natiche per la prima volta mi fecero provare una strana sensazione, ero come in trance, sentivo in me un grosso turbamento che mi immobilizzava. Piero approfittando di quel mio stato insinuò una mano nel solco delle mie natiche soffermandosi con un dito all’altezza del mio buco; notando che restavo immobile osò e infilò il suo dito dentro il mio culo. Vi rimase dentro solo qualche attimo, il tempo di farmi provare qualcosa che non avevo mai provato prima. Solo qualche attimo perché la mia reazione a quel gesto fu quasi immediata, lo spinsi e lo apostrofai in malo modo, arrivando persino a minacciarlo che lo avrei menato. Senza dire una parola, uscì dalla doccia per asciugarsi e mettersi a letto dopo avere indossato il pigiama, cosa che feci dopo qualche minuto anche io. Quella notte non riuscii a chiudere occhio, pensavo e ripensavo a quelle mani che mi accarezzavano le natiche ma, soprattutto a quel dito dentro il culo che mi aveva fatto provare una sensazione diversa di piacere; sì di piacere, un piacere diverso che mi ossessionò per tutta la notte al punto che mi insalivai bene il dito medio della mano per infilarmelo io nel culo. Era fantastico, facevo avanti e indietro col mio dito, il mio cazzo era duro come il marmo e senza che io me lo menassi godetti riempendo le mie mutandine di sborra. La mattina dopo Piero si scusò con me per l’accaduto e io lo rassicurai, ma per tutto il giorno la mia mente tornava indietro alla sera prima, pensando come sarebbe stato bello se lo avessi fatto andare fino in fondo. Ero combattuto: da una parte la ragione mi frenava pensando al fatto che se la cosa si fosse saputa in giro per la vergogna avrei anche potuto fare un gesto estremo, dall’altra la voglia di provare era tanta, ma tanta. Passai la giornata fantasticando ma, al contempo con grande apprensione e paura per eventuali conseguenze. La sera andai allo spaccio con altri commilitoni per festeggiare il nostro imminente congedo e per mettere in apnea le mie strane voglie. Quando rientrai in camera Piero era sotto la doccia. Non so nemmeno io come, fatto sta che mi ritrovai anch’io nudo sotto la doccia, deciso, succeda quel che deve succedere; questa volta Piero non disse niente, dopo qualche minuto mise le sue mani sulle mie natiche cominciando a palparle con dolcezza fino a quando, a turno cominciò ad insinuarle tra le mie natiche nel silenzio totale interrotto solo dallo scroscio dell’acqua. Fece così per qualche minuto quando sentii distintamente un suo dito farsi strada dentro il mio culo. Rimasi fermo, cominciai ad ansimare e quando mi disse: ti piace? Siiiii, continuaaaa, ecco tutte le mie titubanze erano crollate e, per meglio favorire la penetrazione del suo dito allargai le gambe e poggiai le mani sul muro. Adesso erano due le dita che martoriavano il mio culo e io senza più ritegno e vergogna mi muovevo come una scrofa per favorire la penetrazione. Ti piace puttana? Dillo che sei una puttana, dillo che sei un finocchio, che vuoi essere inculato, frosciooo. Siiii ti prego sfondami col tuo cazzo, lo voglio tutto dentro, sono la tua puttana siiii sono il tuo finocchio ma ti prego sfondami il culo non resisto più, e così dicendo mi piegai ancora di più. Sentii il suo cazzo poggiarsi al mio buco del culo e piano piano farsi strada nel mio culo; ti prego sfondamiii e così dicendo diedi un colpo all’indietro sfondandomi io stesso. Non ho sentito alcun dolore, tanto era la mia predisposizione a farmi inculare, lo incitavo dicendo: si sfonda la tua troia, sono la tua puttana, fammi quello che vuoi e lui di rimando ad insultarmi dicendomi troia, finocchio ti sfondo tutto. L’eccitazione da entrambe la parti era tanta, ancora qualche minuto e sentii il culo riempirsi della sua sborra; stette ancora qualche attimo dentro il mio culo sfondato, dopo mi girò il volto, mi baciò in bocca e uscì dalla doccia per asciugarsi. Rimasi ancora un po' dentro la doccia per far fuoruscire la sborra dal mio culo, mi ripulii e sono uscito anch’io dalla doccia, ma non ero sazio, avevo ancora tanta voglia del suo cazzo, mi avvicinai a lui e gli feci giurare che non avrebbe detto niente a nessuno, cosa che lui fece (e mantenne). Erevamo ancora nudi, mi inginocchiai davanti a lui e cominciai a baciare e leccare il suo cazzo per poi farlo sparire nella mia bocca: era il mio primo pompino, solo in questo momenti mi accorsi che aveva un bel cazzo, più o meno come il mio, sui venti centimetri bello grosso, più lo succhiavo e più cercavo di infilarlo tutto in bocca per la sua goduria: mi dicevo che ero un gran pompinaro e quando gli ho detto che prima di quella sera non lo avevo mai fatto lui stentava a crederlo. Lo incitavo a dirmi parolacce quali troia, finocchio, puttana e quando il suo cazzo era tornato duro come volevo mi sono alzato, l’ho preso per mano, l’ho portato a letto e mi sono messo a pecora incitandolo a incularmi e sfondarmi il culo. Detto fatto, il suo cazzo mi martellava il culo a più non posso e io lo incitavo a scoparmi il culo dicendogli: si sfondami sono una puttana, da stasera sono il tuo finocchio, sfondami tutto, fammi tutto quello che si fa a una puttana. Siii troia ti sfondo tutta scopandomi con grande foga fino a quando mi dice: girati che ti voglio sborrare in bocca, così feci, mi girai mi infilai il suo cazzo in bocca e dopo qualche pompata sentii la sua sborra inondarmi la bocca; lo ingoiai tutto ripulendogli il cazzo fino all’ultima goccia e, esausti ci sdraiammo sullo stesso letto. Quella notte mi inculò per altre tre volte bevendo sempre la sua sborra. Furono miei ultimi tre giorni di naia fatte di inculate e sborrate in bocca. Ricordo la mattina in cui ci congedammo, ero affacciato alla finestra quando lui si mise dietro di me, mi abbassò i pantaloni e, mentre io dalla finestra salutavo lui mi inculava e alla fine mi fece ritirare dalla finestra, inginocchiare e completare con un pompino e relativa sborrata in bocca. Sono tornato a casa e, da allora non ho più ripetuto con nessuno quella meravigliosa esperienza!
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Commenti dei lettori al racconto erotico