Sequestro con scopata – (Le Fantasie Di Rossella)

di
genere
orge

Rossella mi scrisse perché desiderava un’esperienza ‘forte’, questo come mi disse a seguito di una vita ‘normale’, di quelle che la società ci insegna ad inseguire, e che poi spesso raggiungiamo, rendendoci conto solo dopo qualche lustro che gettiamo via anni importanti e soprattutto esperienze che non potremmo mai più rivivere. La ‘trasgressione’ è in effetti una delle cose più sacrificate, e che più appiattiscono la vita delle persone. Alcuni miei racconti stimolarono questa cosa in Rossella, a cui il semplice ‘sesso’ non interessava, desiderava qualcosa di più.

Valeva tutto, si sarebbe adattata a qualsiasi situazione purché totalmente guidata dalle mie parole, che si sarebbero dovute trasformare in fatti, in un racconto, e che l’avrebbe messa al centro dell’attenzione. Sposata, con due figli ed un importante impegno nella parrocchia del paese, Rossella lavorava come segretaria contabile nella piccola azienda del marito che produceva gomma, e quell’odore di gomma mi raccontava, lo odiava così come odiava quella serie di maschere che di continuo soleva indossare. Mi chiese insomma di creare per lei qualcosa che la eccitasse, e le facesse andar via di dosso quel maledetto odore, che sentiva anche quando il marito la prendeva, una sera ogni due settimane, per quei tremendi 6 minuti che non passavano mai in cui pensava a tutto, irrigidendosi, senza che lui neppure se ne accorgesse…

Con Rossella fui piuttosto vago, le raccontai la mia idea per stuzzicarla e per rendere realizzabile la cosa ‘tecnicamente’, ma non le svelai i dettagli. Cosa che viste le premesse la eccitarono a dismisura.

Arrivò il giorno del nostro gioco, circa due settimane dopo il mio messaggio, nei quali con attenzione Rossella si era preparata, non solo mentalmente ma anche acquistando alcuni accessori che avrebbero dovuto far parte del gioco.

L’idea era quella di girare all’interno dell’azienda del marito, partito il giorno prima per la Cina per lavoro, una scena di rapina e sequestro… con molto altro. La scena prevedeva la presenza di Rossella e del marito (interpretato da un amico) intenti a chiudere ad ora tarda la giornata di lavoro, e quindi soli. Io ed altri due amici, facevamo la parte dei sequestratori, assieme ad un’amica cameraman che aveva piazzato una serie di telecamere nell’area, e che ne gestiva una manuale. Il gioco poteva avere inizio.

Rossella camminava verso l’ufficio del ‘marito’ muovendosi a fatica sugli alti tacchi che aveva acquistato poco prima per l’occasione, e che si vedeva non era abituata ad indossare, come neppure la minigonna che, in maniera impacciata, si tirava giù verso il ginocchio per l’estremo imbarazzo iniziale di fronte alle telecamere… ma il suo desiderio cominciava proprio da li!

Il breve passaggio che la portava all’ufficio la condusse di fronte alla porta, con lei che come da copione si inchinò a spiare dal buco della serratura il marito, che si stava toccando sopra i pantaloni guardando un filmato di due lesbiche che si leccavano avidamente.

“Il solito porcellone…” disse sfiorandosi tra le gambe e mettendo in evidenza il perizoma viola che le aderiva sul culetto ben tornito.

Bussò in maniera energica ed il marito impacciato disse sistemandosi… “Vieni, entra!”.

“Le ultime cose da firmare, e poi andiamo, ti va se ceniamo fuori sono distrutta!”

“Certo cara, ha aperto un nuovo localino, lo proviamo stasera se ti va…”

Proprio in quel momento un tonfo sordo interruppe i due, che sbalorditi guardarono oltre la porta.

“E’ andato via anche Costantino – disse Rossella – chi può essere?”, si interrogò avvicinandosi alla porta.

Quando fu a cinquanta centimetri dalla maniglia due uomini armati e a volto coperto fecero irruzione nella stanza, seguiti da un terzo, quest’ultimo disarmato ed elegante che esordì rivolgendosi al marito e dicendo:

“Carlo! Che piacere rivederti… ti aspettavo due settimane fa, ma non ti ho più visto”.

“Chi sono? Che succede?” disse Rossella guardando il marito.

“Lasciala! Vediamocela io e te” replicò Carlo.

L’uomo elegante si rivolse alla moglie, che come il marito aveva una pistola puntata al volto da uno dei due, dicendole: “Il vizio del gioco è una cosa molto brutta, soprattutto se non sai giocare. Ora ci tocca giocare con te… il tuo bel maritino era avvertito, erano le regole”.

“Che cazzo dicono! Carlo!” gridò la moglie.

Carlo provò a divincolarsi, mentre uno dei due energumeni lo immobilizzava, fissando polsi e caviglie alla sedia su cui era seduto e imbavagliandolo.

Ora i due passarono a Rossella, impossibilitata nei movimenti visto che i due si erano messi ai lati della donna, immobilizzandole le braccia.

Il terzo uomo si avvicinò carezzandole il viso con il dorso della mano.

Rossella risposte tentando di mordere la mano dello sconosciuto, che la ritrasse un attimo prima. Sorridendo.

Dopo essersi voltato verso il marito, che con occhi sgranati faceva segno di non continuare con la testa, si avvicinò nuovamente alla moglie, strappandogli di netto la camicetta che perse i suoi bottoni che tintinnarono sul pavimento e scoprì il piccolo ma sodo seno, nascosto in parte dall’intimo.

“Vi prego nooooo” implorò la donna, a cui i malfattori avevano strappato anche i brandelli di camicetta che le erano rimasti addosso, palpandola ovunque con le loro avide mani.

Ad un cenno dell’uomo i due però si fermarono, ed anche il tentativo di divincolarsi si arrestò, visto il lungo coltello che lambiva il corpo della donna, che seguiva con lo sguardo la punta affilata dello strumento che dal collo scese fino ai seni, dove la lama si appoggio di piatto trasmettendo il freddo dell’acciaio a quella parte così sensibile del suo corpo. La lama scese fino in basso, tra le gambe di lei, che obbedì all’ordine di lui quando le disse “Aprile!”.

La donna divaricò le gambe, e l’uomo in maniera delicata e lenta infilò la mano nel perizoma, carezzando il suo sesso per qualche secondo in maniera dolce.

“E’ bagnata la troia” disse sorridendo. Per poi infilare due dita all’interno, generando una contrazione di Rossella che sussultò. Continuò a siditalinarla con forza, spingendo in avanti e muovendo le dita al suo interno, movimento sussultorio che la donna provava ad assecondare per via della mano molto grande che si trovava dentro. Assunto quell’insolito ritmo, si rese anche conto dell’invasiva presenza dei due uomini che la tenevano, che strusciavano su di lei i loro falli ancora intrappolati nei pantaloni ma già ben duri e con le dita indugiavano della bocca di lei e tra le natiche.

“Sbattetela sul tavolo”. Tuono’ l’uomo ai due, che eseguirono l’ordine, prima l’liberando la scrivania e poi mettendo la donna di schiena. Che ora aveva il marito a pochi centimetri.

“Bastardi! Lasciatemi, maledetti!!!”. La donna riprese a divincolarsi, ma la leva dei due maschi la costrinse a fermarsi. Ora i due, consci delle intenzioni del terzo uomo, aprirono le gambe della donna che nel movimento perse una delle due scarpe. L’uomo, che da li a poco l’avrebbe presa, le infilò nuovamente da scarpa leccandole la caviglia e dicendole: “Ti voglio scopare con queste belle scarpe… mi eccita molto”.

A quel punto si avvicinò alla donna, e con la stessa violenza usata per la camicetta si liberò del perizoma, che dopo essersi esteso cedette alla forza dell’uomo, che lo appallottlò e avvicinandosi al marito lo ficco nella sua bocca dicendo. “E bello impregnato del sapore della fica della tua donna… gustatelo stronzo”.

L’uomo provò a reagire, ma senza nessun successo visto che la legatura era stata fatta ad arte.

La fica di Elisa presentava al centro una peluria morbida e di un castano chiaro, mostrando in effetti al centro i peli inumiditi dal suo umore. Ora gli occhi della donna, costretta a rimanere con la schiena a contatto della scrivania, cercavano di intercettare le intenzioni dell’uomo, che si era avvicinato ed aveva estratto il suo attrezzo in piena erezione. I palmi delle sue mani erano poggiati all’altezza delle spalle della donna, che sentiva il grosso membro poggiare sul suo sesso. Aveva il viso di lui che la guardava da vicino, e poteva sentirne il profumo di dopobarba in maniera chiara. Dopo qualche istante, con un colpo secco, l’uomo la penetrò a fondo, premendo con le mani sulle spalle di lei per non consentirle di sfuggire di neppure un centimetro. Era un cazzo molto grosso, e dilatò la fica di lei in maniera importante, provocandole un misto tra dolore e piacere. E poi quel fatto di tenerlo duro, dentro, senza stantuffarla, la fece rimanere in apnea per qualche istante. Subito dopo però iniziò a spingere entrando ed uscendo in maniera veloce, cosa che per un attimo cancellò quella situazione, visto quanto quel grosso arnese la riempiva di sostanza e piacere. Si stava bagnando anche contro la sua volontà, non capendo più quello che stava accadendo… era una situazione irrazionale che generava paura e godimento nello stesso preciso istante. L’uomo continuò per parecchi minuti, con l’impressione che il pene che aveva tra le gambe si stesse gonfiando ancora di più. Ora le mani di lui erano sui seni, e giocavano con i capezzoli turgidi, cosa che da sempre le generava piacere… era in trance ormai, sino a quando sentì del liquido tra le gambe dentro di lei, che spingeva tra la sua fica e la cappella bollente che le era dentro. Pensava che lui le fosse venuto dentro, ma la sua sorpresa più grande la ebbe da lì a qualche istante, quando l’estrazione della cappella da parte di lui generò un copioso getto di godimento che veniva da lei… non aveva mai ‘squirtato’ in vita sua, e lo stava facendo. Proprio in quella situazione. Il sussulto le provocò una serie di spasmi che non poteva controllare, e d’istinto visto che i due uomini l’avevano da tempo lasciata dalla presa, si girò su di un fianco mettendo entrambe le mani sulla sua fica che colava di piacere. Tutto questo sotto gli occhi del marito, a cui uno degli uomini aveva abbassato i pantaloni, mostrando alla moglie, che si stava pian piano riprendendo, il membro in piena erezione. Sfasata e ancora in totale confusione, si lasciò prendere da quella situazione surreale, accompagnandosi con i due uomini sul tappeto. Il primo era incredibilmente più dotato dell’uomo che l’aveva presa sulla scrivania, e spino la accolse su di se, mentre l’altro spingeva prendendola per il fondo schiena sul membro dell’amico. Era grosso sì, ma ormai era completamente dilatata, e poteva sentirne solo il piacere. Ad un certo punto si rendeva conto che si stava muovendo in maniera sussultoria di sua volontà assecondando i movimenti, senza l’aiuto dell’altro uomo. Di tanto in tanto si girava verso il marito, che con il capo verso da un lato osservava, ancora con quella erezione ben chiara del membro… pochi istanti dopo l’altro uomo, dopo averle infilato due dita in bocca, le infilò le stesse nel culetto, strettissimo. Lei cosciente delle intenzioni dell’uomo supplicò: “Vi prego il culo no!”. La cosa eccitò a dismisura anche l’uomo elegante, che dalla sedia su cui era adagiato disse rivolgendosi all’uomo con le dita nel lato B della donna: “Tocca a te, fottila!”, nel mentre infilò nella bocca il suo cazzo che aveva ancora il sapore degli umori della donna, che mugugnava frasi interrotte dalla fase sussultoria con cui l’uomo infilava ed estraeva il suo arnese.

La donna smise di pensare a quella vicenda assurda, concentrandosi sulla sorte del suo culetto, che mai era stato sino ad allora preso… l’uomo che stava sotto si fermò e con le mani aprì più possibile il culetto estendendo le natiche della donna, che a sua volta su consiglio dell’uomo che stava spompinando, provò a rilassarsi… ma senza molto successo. Sentiva l’enorme cappella puntare nel suo buchino, e ne percepiva i bordi poggiare sull’intero nelle natiche. Ora l’uomo stava spingendo ed il dolore che provava era percepibile dalla smorfia di dolore sul suo viso, e dai pugni chiusi della donna. Anche l’uomo che la stava prendendo da dietro soffriva, visto lo stretto passaggio, ma dopo due o tre tentativi, intervallati da abbondante saliva, le entrò dentro.

Con una sonora bestemmia la donna accolse quel grosso pende tra le sue natiche, allargando le dita delle mani e dei piedi, quasi ad estendere l’estendibile del suo corpo. “No, no , no…., basta…..” furono le uniche parole che disse mentre il maschio la stantuffava godendo della situazione. Momento che fece venire in pochi istanti anche l’uomo sdraiato a terra, che le venne sul ventre, e l’altro con l’arnese che prima era tra le labbra della donna, e che ora spruzzava sul viso provato di Rossella. Pochi istanti dopo toccò anche all’uomo che l’aveva deflorata venire tra le sue natiche, lasciandola riversa di lato sul tappeto, con un rivolo di sborra che le colava dal culetto arrossato…

Rossella si riprese dopo una decina di minuti, e a telecamere spente decise di omaggiare il ‘marito’ con un sonoro pompino ingoiando il seme dell’uomo che subì la dolce penitenza ancora legato.

fantasticoscrittore@virgilio.it
scritto il
2022-01-01
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