Cronache di un quartiere particolare - Ep. 1: Luisa, la mogliettina modello
di
Jesper25
genere
tradimenti
Il sogno della mia vita era quello di fare il fotografo. Vendevo le mie foto ad alcune riviste - il che, logicamente, significava che dovevo fare altri lavoretti per arrivare a fine mese. Come ogni venticinquenne che si rispetti, mi dedicavo al lavoretto per eccellenza: dare ripetizioni di inglese a dei ragazzi.
La mia storia inizia proprio così: venni contattato da una donna - Luisa - che mi pregò di condurre verso la sufficienza il suo figlio adolescente. Il quartiere in cui vivevano era appena fuori dal centro, facilmente raggiungibile, e non mi feci problemi ad accettare. Così iniziarono i primi incontri, e io ebbi modo, pur non volendo, di farmi le mie idee su quella famiglia e sui loro rapporti col vicinato.
Ho già accennato a Luisa, madre del mio "protetto". Sebbene l'età iniziasse a lasciare i primi segni sul suo corpo, era una donna di bell'aspetto, dai lineamenti dolci. Spesso e volentieri se ne stava in cucina a sorseggiare tisane con altre donne della zona (solitamente madri sulla cinquantina come lei) che venivano a farle visita. Suo marito, Gioele, era un'incognita. Lo vedevo poco, perché lavorava di pomeriggio (solitamente nelle ore in cui io davo ripetizioni al figlio). Mi ero fatto l'idea di un coniuge affettuoso, pur se non troppo presente proprio a causa degli impegni pressanti. Ma il membro della famiglia che più attirava le mie attenzioni era Laura, la sorella maggiore del mio allievo Francesco. Tra i due correvano 5 anni di differenza: se Francesco ne aveva 14, e iniziava a scoprire il mondo del liceo, Laura ne aveva 19 compiuti da pochissimo. Sarei ipocrita se dicessi che non la ritenevo una ragazza niente male, anzi, una discreta fica. Ovviamente, però, non avevo pressoché mai modo di rapportarmi con lei.
Era passato circa un mese dall'inizio dei miei incontri con Francesco. Con Luisa c'era ora quella confidenza minima per cui, dopo le ripetizioni, mi trattenevo 5-10 minuti a chiacchiera. Non che fossero dialoghi particolarmente pregni di significato, ma andava bene così. Quel giorno, lei mi offrì per la prima volta una delle tisane che solitamente facevano da connettore tra casa loro e la società. Accettai, perché in queste situazioni non sono in grado di opporre un rifiuto pacato. Ci dilungammo un po' con le chiacchiere, e per la prima volta penetrammo dalla sfera dell'ordinario (il meteo, un aneddoto buffo, le feste) in quella privata. Per la prima volta, Luisa mi chiese di me:
"Ma tu cosa fai nella vita? Studi?"
"Ho studiato fotografia, in realtà. Ora vorrei... vivere facendo foto, appunto. Collaboro con qualche rivista"
"Ah, accidenti! Una scelta coraggiosa"
"Non è semplice, in effetti. Però mi piace molto"
"Sai, da giovane ho fatto la modella. Be', oddio, no, non direi proprio così. Ho posato per un paio di set. Ma nulla di particolare"
Per un secondo la mia immaginazione viaggiò più veloce del dovuto. Vidi Luisa, giovane e spensierata, ammiccare a un fotografo misterioso vestita in lingerie. Scacciai l'idea subito.
"Interessante! Come mai poi hai deciso di smettere?"
"Oh, non ero così portata, credo. E poi ho conosciuto Gioele e, cosa vuoi, da cosa nasce cosa... i figli..."
Non riuscivo a capire su che pedale premere. Aveva smesso di fare la modella per la gelosia del marito? Per paura dei giudizi altrui? Perché non ne aveva più voglia? Dovevo fare una domanda più neutra possibile.
"Immagino che portasse via troppo tempo"
"Sì beh, oddio, quello sì. E poi sai, Gioele mi diceva che per una madre non sta bene fare set così. Per carità, non facevo nulla di che, ma sai..."
Combo. Cercava di restare vaga, ma ormai credevo di avere intuito. Il marito E la paura delle opinioni altrui erano entrambe parte del problema. Ma quindi lei...
"Ma quindi tu avresti voluto continuare? Per dire, oggi rifaresti un altro set?"
Luisa rise, abbastanza divertita
"È una proposta?"
"Oh no, io - risi nervoso - cioè, io ovviamente lavoro con modelle, e mi succede di incontrare persone che a un certo punto smettono. Ed è sempre un gran peccato"
"Pensi che sarei ancora un buon soggetto alla mia età?"
L'idea di scattare foto a Luisa, improvvisamente, mi parve molto interessante. Più che altro, con l'ultima domanda, mi sembrava che lei fosse... ammiccante. In poche parole, l'idea di essere bella e desiderabile agli occhi di un ragazzino come me le sembrava eccitante, dopo tanti anni di matrimonio con Gioele. Questo fu ciò che mi dissi, e agii di conseguenza.
"Beh, Luisa, sembri un soggetto interessante per delle foto. Se potessi vedere quei set famosi magari mi farei un'idea più precisa, ma anche così..."
"Oh ma nessun problema! Vado a prenderli"
Forse avevo ragione: l'idea di farmi arrapare stava smuovendo pure i suoi ormoni. O almeno così pensai, data la velocità con cui si precipitò a cercare quegli album. Tornò in cucina forse un paio di minuti dopo.
"Eccoli. Guarda pure, Francesco sta giocando alla PlayStation in camera. Non penso verrà di qua ora"
Aprii gli album impolverati. La rilegatura scrocchiò sonoramente, col rumore della colla vecchia che si rompe. Le foto dovevano essere di una ventina di anni prima, dell'inizio degli anni Zero forse. Erano ottimi scatti - per deformazione professionale fu quella la prima cosa che notai. Subito, però, mi concentrai sul soggetto.
Il primo set, in realtà, era abbastanza diverso da ciò che mi aspettavo. Il tema doveva essere l'autunno, o qualcosa del genere. Luisa vestiva con colori dei toni del rosso e dell'arancio, sul set c'erano foglie secche, zucche e quant'altro. Non originalissimo, a voler essere onesti. Lei però aveva uno sguardo fiero, dritto in camera, sensuale. Le gambe erano scoperte, in certe foto la scollatura regalava una buona vista sui seni.
Passai al secondo set. Questo era decisamente più consono alle mie aspettative. Le foto erano tutte in bianco e nero, con Luisa su un letto totalmente bianco (materasso, lenzuola e via dicendo) in intimo nero. Il contrasto tra la sua pelle (molto chiara) e i vestiti era ovviamente accentuato dall'assenza di colori, e potevo vederla in tutta la sua bellezza. Ancora una volta: non scatti espliciti, ma scatti "erotici", se si parla della sensualità che la donna emanava da ogni poro.
"Sono bellissime, Luisa. È davvero un peccato che tu abbia fatto solo queste"
"Ti ringrazio. Sai, forse non mi dispiacerebbe se tu... se ti va... scattassi qualche altra foto"
"Ma... tuo marito?"
"Beh, non è detto che debba saperlo. Ma non possiamo vederci qui, almeno non per scattare"
"No, no certo. Beh, per un lavoro professionale si dovrebbe affittare un set, ma..."
"Oh, ma non voglio un lavoro professionale. Voglio solo che tu mi faccia qualche scatto, per divertimento. Di entrambi, spero"
"Allora possiamo vederci a casa mia, se ti va"
Ovviamente, Luisa accettò. Cazzo, avevo una specie di appuntamento con la madre di un ragazzino a cui davo ripetizioni. Nonché donna sposata. Nonché cinquantenne.
Il giorno degli scatti arrivò presto. Ero nervoso, e avevo pulito tutta la casa (peraltro un monolocale) con cura maniacale. Non c'era molta scelta: avrei dovuto fotografarla sul mio letto. O così o per terra, del resto.
Il campanello suonò, e io sentii il cuore sprofondarmi in gola. Aprii, quasi tremante.
Luisa salì. Sembrava spavalda, anche se si intuiva un po' di timore anche nei suoi atteggiamenti. Del resto erano almeno venti anni che non posava (venti anni passati sempre e solo con Gioele, a quanto avevo intuito).
La feci accomodare, le feci togliere le scarpe e le spiegai la situazione, ovvero la necessità di scattare le foto sul letto. Specificai, ovviamente, che io sarei rimasto in piedi. Lei sembrò abbastanza tranquilla, da questo punto di vista.
Mi chiese solo: "Possiamo iniziare?"
Alla mia risposta positiva, si tolse la giacca, il maglione e i jeans. Eccola, dunque. Quella donna che per un mese avevo visto nelle vesti di casalinga, madre di famiglia e amante delle tisane ora stava in intimo davanti a me, e sembrava quasi una ragazzina. Scattai qualche foto per iniziare: lei a gambe incrociate sul bordo del letto, lei sdraiata e così via. L'intimo era rosso, in pizzo - per sedurmi? Chissà.
Scattai ancora per un po' foto di questo genere. A un certo punto lei mi diede le spalle, per mostrarmi il culo (un bel culo, ancora abbastanza in tiro) e farselo fotografare. Lo fece con una nonchalance che mi stupì, ma non mi imbarazzò. Anzi, capii che attendeva istruzioni, e che ora stavamo 'giocando'. Per rincarare la dose, lei chiese:
"Ti piace il panorama?"
Sorrisi e feci il vago, ma le chiesi di girarsi di nuovo.
"Andiamo un po' a valorizzare questo lato A" dissi.
Lei strinse le tette tra le mani, attraverso il reggiseno. Niente di troppo esplicito, ma lo era abbastanza per farmi intendere dove si volesse andare a parare.
Scattai un mezzobusto, chiedendole uno sguardo ammiccante. Lei tirò fuori la lingua passandosela sulle labbra. Era ora di fare un passo in più.
"Va bene, Luisa. Abbiamo fatto un po' di foto. Possiamo fermarci o andare avanti con qualcosa di diverso"
"Sentiamo la tua proposta"
"Hai mai pensato di fare nudo?"
Per un secondo Luisa mi sembrò dubbiosa, ma non sorpresa. Aveva pensato di fare nudo prima ancora di entrare in casa mia, lo avevo intuito. Voleva il mio sostegno?
"L'idea mi intriga molto - confessò - ma devi guidarmi passo passo"
"Certo. Allora, per cominciare abbassa le spalline del reggiseno".
Scatto.
"Ora fai uscire un po' un capezzolo fuori. Solo uno, mi raccomando".
Due scatti.
"Ok, perfetto, ora possiamo andare a toglierlo".
Scatto.
Scatto con braccio sopra a coprire i seni (due tette non enormi, ma tutto sommato grosse, e tutt'altro che cadenti).
Scatto con le mani ai lati dei seni, come a tirarli su.
Scatto con tette tirate su e sguardo da porca.
"Stiamo andando alla grande, Luisa. Adesso dammi le spalle, e facciamo qualche foto prima di togliere le mutandine".
Scatto.
"Potresti metterti a... a...?"
"A pecora?" rise Luisa.
"Esattamente."
Scatto.
Scatto con dito medio di Luisa in corrispondenza della fica.
"Benissimo, ora possiamo togliere tutto".
Scatto alle spalle.
Scatto frontale a gambe aperte.
Scatto con mano di Luisa che va ad aprire la fica, mostrandola al fotografo.
"Molto bene, direi che ci siamo. Grazie per aver posato per me, Luisa"
"Grazie a te. Ti regalo un ultimo scatto, tesoro"
Scatto di Luisa a pecora, nuda, con buco di culo e fica in bella vista.
La seduta finì così. Promisi a Luisa di portarle le foto prima possibile e la salutai, sebbene lei mi desse l'impressione di voler restare ancora un po'. Nell'andare via, mi diede un bacio all'angolo della bocca. Appena uscì da casa mia corsi in bagno, e come immaginerete mi segai con tutte le mie forze. Volete sapere perché non me la scopai lì, sul posto? Non ho una risposta. Probabilmente c'era ancora un minimo velo di pudore, o preoccupazione per il fatto di avere a che fare con una donna sposata.
Il martedì, giorno deputato alle ripetizioni, arrivò presto. Mi presentai a casa di Luisa con le foto sviluppate. Feci inglese (un'ora lunghissima) con Francesco, aspettai che accendesse la PlayStation e solo allora raggiunsi Luisa con le foto.
Mi resi conto che le guardava, attraverso gli occhiali da vista, con occhi quasi sognanti. Gli occhi di chi ha recuperato un pochino del tempo perduto?
"Quanto ti devo?"
"Ma nulla, figurati... è stato un piacere, e comunque non era un servizio in piena regola"
"Oh, insisto. Vieni con me"
La seguii in una stanza della casa che non avevo mai visto: camera sua. Non vado a mentire, sapevo cosa sarebbe accaduto, o almeno lo immaginavo, date le premesse.
Luisa mi fece cenno di sedermi sul letto. Chiuse la porta a chiave e solo allora mi raggiunse.
"Beh, devo trovare un modo per ringraziarti. Mi hai fatto un grande favore..."
La sua mano scivolava sui miei pantaloni.
"...un immenso favore".
Mi avvicinai al suo viso, le sue labbra a un centimetro dalle mie.
"Sei sicura, Luisa? E... tuo marito?"
"Te l'ho detto, mio marito non deve sapere tutto. Credi che in questo quartiere nessuno faccia così?"
"Ma tu non lo hai mai fatto... o sì?"
"No, mai... ma non posso dire lo stesso di Gioele, credo. E poi lui non mi guarda più. Mentre tu... tu mi hai fatto sentire desiderata, davvero desiderata"
La baciai. Poi non provai più a frenarla, mentre tirava fuori il mio cazzo dai pantaloni e si inginocchiava di fronte a me.
"Ti prego, riprendimi"
"Co... come?"
"Voglio che mi fai un video. Dai"
Tirai fuori il cellulare - avevo solo quello con me - e glielo puntai in faccia. Lei sorrise alla telecamera.
"Ciao Gioele - disse, mentre tra la sua faccia e la telecamera si frapponeva il mio cazzo - non so ancora se vedrai questo video o no. Non so se te lo meriti. Invece chi sta riprendendo questo video si merita molte cose da me. Anche... questo"
Iniziò a baciare la punta del mio cazzo, a disegnarci sopra segni incomprensibili con la lingua. Lo prese tutto in bocca, mentre io con la mano libera le prendevo la coda di capelli. Le spinsi la testa su e giù, giù e su, scopandole la bocca vigorosamente.
Luisa si alzò e si esibì in un sensuale spogliarello davanti al mio cellulare. Si avvicinò, mostrando la figa - c'era una striscia di pelo centrale , ma per il resto era rasata di fresco, per me probabilmente.
"Guarda, caro, cosa faccio senza di te" disse. Si mise a quattro zampe sul letto. Le inquadrai bene bene la fica umida, mentre la accarezzavo e penetravo con le mie dita. Luisa gemeva, faceva dei versi che accrescevano ancora e ancora la mia eccitazione, già alle stelle.
Poi col cellulare ripresi dall'alto il mio cazzo che entrava finalmente in lei. Fu un momento di liberazione per entrambi. Lei, finalmente libera da un matrimonio che per anni aveva inibito ogni sua passione. Io, finalmente immerso fino alle palle in quella donna che mi aveva tanto fatto arrapare nei giorni precedenti.
Scopammo a lungo nel suo letto nuziale. La girai schiena sul materasso per penetrarla frontalmente, e inquadrare il suo volto distorto dal piacere. Le alzai le gambe poggiandomele sulle spalle, per farle sentire ancora meglio i miei colpi. Le misi il mio dito medio in bocca, facendoglielo succhiare come se fosse un cazzo - non quello del marito.
Solo a quel punto mi sfilai da lei, ormai più che soddisfatta, e mi avviai alla fase finale del video sborrandole addosso.
"Visto, tesoro? - disse lei prima che chiudessi - Questo è quello che fa la tua mogliettina devota quando tu vai a giro... dovresti essere fiero di me"
Fine video.
Ci sdraiammo sul letto entrambi, mentre Luisa assaggiava la mia sborra che le era colata sulle tette.
"Vuoi che ti giri quel video?"
"Mandamelo. Non so se glielo mostrerò, mi divertiva l'idea."
"Certo, è stato bello"
"Quanto a te..."
"Sì?"
"Se ti va potrei farti pubblicità come fotografo nel quartiere. O in famiglia. Basta che non ti scordi di questo favore" ammiccò.
Il sottotesto era chiaro. Sorrisi, non solo perché avrei continuato a sbattermi Luisa.
Forse avevo trovato un modo per avvicinarmi alla fichetta diciannovenne di Laura.
CONTINUA...
La mia storia inizia proprio così: venni contattato da una donna - Luisa - che mi pregò di condurre verso la sufficienza il suo figlio adolescente. Il quartiere in cui vivevano era appena fuori dal centro, facilmente raggiungibile, e non mi feci problemi ad accettare. Così iniziarono i primi incontri, e io ebbi modo, pur non volendo, di farmi le mie idee su quella famiglia e sui loro rapporti col vicinato.
Ho già accennato a Luisa, madre del mio "protetto". Sebbene l'età iniziasse a lasciare i primi segni sul suo corpo, era una donna di bell'aspetto, dai lineamenti dolci. Spesso e volentieri se ne stava in cucina a sorseggiare tisane con altre donne della zona (solitamente madri sulla cinquantina come lei) che venivano a farle visita. Suo marito, Gioele, era un'incognita. Lo vedevo poco, perché lavorava di pomeriggio (solitamente nelle ore in cui io davo ripetizioni al figlio). Mi ero fatto l'idea di un coniuge affettuoso, pur se non troppo presente proprio a causa degli impegni pressanti. Ma il membro della famiglia che più attirava le mie attenzioni era Laura, la sorella maggiore del mio allievo Francesco. Tra i due correvano 5 anni di differenza: se Francesco ne aveva 14, e iniziava a scoprire il mondo del liceo, Laura ne aveva 19 compiuti da pochissimo. Sarei ipocrita se dicessi che non la ritenevo una ragazza niente male, anzi, una discreta fica. Ovviamente, però, non avevo pressoché mai modo di rapportarmi con lei.
Era passato circa un mese dall'inizio dei miei incontri con Francesco. Con Luisa c'era ora quella confidenza minima per cui, dopo le ripetizioni, mi trattenevo 5-10 minuti a chiacchiera. Non che fossero dialoghi particolarmente pregni di significato, ma andava bene così. Quel giorno, lei mi offrì per la prima volta una delle tisane che solitamente facevano da connettore tra casa loro e la società. Accettai, perché in queste situazioni non sono in grado di opporre un rifiuto pacato. Ci dilungammo un po' con le chiacchiere, e per la prima volta penetrammo dalla sfera dell'ordinario (il meteo, un aneddoto buffo, le feste) in quella privata. Per la prima volta, Luisa mi chiese di me:
"Ma tu cosa fai nella vita? Studi?"
"Ho studiato fotografia, in realtà. Ora vorrei... vivere facendo foto, appunto. Collaboro con qualche rivista"
"Ah, accidenti! Una scelta coraggiosa"
"Non è semplice, in effetti. Però mi piace molto"
"Sai, da giovane ho fatto la modella. Be', oddio, no, non direi proprio così. Ho posato per un paio di set. Ma nulla di particolare"
Per un secondo la mia immaginazione viaggiò più veloce del dovuto. Vidi Luisa, giovane e spensierata, ammiccare a un fotografo misterioso vestita in lingerie. Scacciai l'idea subito.
"Interessante! Come mai poi hai deciso di smettere?"
"Oh, non ero così portata, credo. E poi ho conosciuto Gioele e, cosa vuoi, da cosa nasce cosa... i figli..."
Non riuscivo a capire su che pedale premere. Aveva smesso di fare la modella per la gelosia del marito? Per paura dei giudizi altrui? Perché non ne aveva più voglia? Dovevo fare una domanda più neutra possibile.
"Immagino che portasse via troppo tempo"
"Sì beh, oddio, quello sì. E poi sai, Gioele mi diceva che per una madre non sta bene fare set così. Per carità, non facevo nulla di che, ma sai..."
Combo. Cercava di restare vaga, ma ormai credevo di avere intuito. Il marito E la paura delle opinioni altrui erano entrambe parte del problema. Ma quindi lei...
"Ma quindi tu avresti voluto continuare? Per dire, oggi rifaresti un altro set?"
Luisa rise, abbastanza divertita
"È una proposta?"
"Oh no, io - risi nervoso - cioè, io ovviamente lavoro con modelle, e mi succede di incontrare persone che a un certo punto smettono. Ed è sempre un gran peccato"
"Pensi che sarei ancora un buon soggetto alla mia età?"
L'idea di scattare foto a Luisa, improvvisamente, mi parve molto interessante. Più che altro, con l'ultima domanda, mi sembrava che lei fosse... ammiccante. In poche parole, l'idea di essere bella e desiderabile agli occhi di un ragazzino come me le sembrava eccitante, dopo tanti anni di matrimonio con Gioele. Questo fu ciò che mi dissi, e agii di conseguenza.
"Beh, Luisa, sembri un soggetto interessante per delle foto. Se potessi vedere quei set famosi magari mi farei un'idea più precisa, ma anche così..."
"Oh ma nessun problema! Vado a prenderli"
Forse avevo ragione: l'idea di farmi arrapare stava smuovendo pure i suoi ormoni. O almeno così pensai, data la velocità con cui si precipitò a cercare quegli album. Tornò in cucina forse un paio di minuti dopo.
"Eccoli. Guarda pure, Francesco sta giocando alla PlayStation in camera. Non penso verrà di qua ora"
Aprii gli album impolverati. La rilegatura scrocchiò sonoramente, col rumore della colla vecchia che si rompe. Le foto dovevano essere di una ventina di anni prima, dell'inizio degli anni Zero forse. Erano ottimi scatti - per deformazione professionale fu quella la prima cosa che notai. Subito, però, mi concentrai sul soggetto.
Il primo set, in realtà, era abbastanza diverso da ciò che mi aspettavo. Il tema doveva essere l'autunno, o qualcosa del genere. Luisa vestiva con colori dei toni del rosso e dell'arancio, sul set c'erano foglie secche, zucche e quant'altro. Non originalissimo, a voler essere onesti. Lei però aveva uno sguardo fiero, dritto in camera, sensuale. Le gambe erano scoperte, in certe foto la scollatura regalava una buona vista sui seni.
Passai al secondo set. Questo era decisamente più consono alle mie aspettative. Le foto erano tutte in bianco e nero, con Luisa su un letto totalmente bianco (materasso, lenzuola e via dicendo) in intimo nero. Il contrasto tra la sua pelle (molto chiara) e i vestiti era ovviamente accentuato dall'assenza di colori, e potevo vederla in tutta la sua bellezza. Ancora una volta: non scatti espliciti, ma scatti "erotici", se si parla della sensualità che la donna emanava da ogni poro.
"Sono bellissime, Luisa. È davvero un peccato che tu abbia fatto solo queste"
"Ti ringrazio. Sai, forse non mi dispiacerebbe se tu... se ti va... scattassi qualche altra foto"
"Ma... tuo marito?"
"Beh, non è detto che debba saperlo. Ma non possiamo vederci qui, almeno non per scattare"
"No, no certo. Beh, per un lavoro professionale si dovrebbe affittare un set, ma..."
"Oh, ma non voglio un lavoro professionale. Voglio solo che tu mi faccia qualche scatto, per divertimento. Di entrambi, spero"
"Allora possiamo vederci a casa mia, se ti va"
Ovviamente, Luisa accettò. Cazzo, avevo una specie di appuntamento con la madre di un ragazzino a cui davo ripetizioni. Nonché donna sposata. Nonché cinquantenne.
Il giorno degli scatti arrivò presto. Ero nervoso, e avevo pulito tutta la casa (peraltro un monolocale) con cura maniacale. Non c'era molta scelta: avrei dovuto fotografarla sul mio letto. O così o per terra, del resto.
Il campanello suonò, e io sentii il cuore sprofondarmi in gola. Aprii, quasi tremante.
Luisa salì. Sembrava spavalda, anche se si intuiva un po' di timore anche nei suoi atteggiamenti. Del resto erano almeno venti anni che non posava (venti anni passati sempre e solo con Gioele, a quanto avevo intuito).
La feci accomodare, le feci togliere le scarpe e le spiegai la situazione, ovvero la necessità di scattare le foto sul letto. Specificai, ovviamente, che io sarei rimasto in piedi. Lei sembrò abbastanza tranquilla, da questo punto di vista.
Mi chiese solo: "Possiamo iniziare?"
Alla mia risposta positiva, si tolse la giacca, il maglione e i jeans. Eccola, dunque. Quella donna che per un mese avevo visto nelle vesti di casalinga, madre di famiglia e amante delle tisane ora stava in intimo davanti a me, e sembrava quasi una ragazzina. Scattai qualche foto per iniziare: lei a gambe incrociate sul bordo del letto, lei sdraiata e così via. L'intimo era rosso, in pizzo - per sedurmi? Chissà.
Scattai ancora per un po' foto di questo genere. A un certo punto lei mi diede le spalle, per mostrarmi il culo (un bel culo, ancora abbastanza in tiro) e farselo fotografare. Lo fece con una nonchalance che mi stupì, ma non mi imbarazzò. Anzi, capii che attendeva istruzioni, e che ora stavamo 'giocando'. Per rincarare la dose, lei chiese:
"Ti piace il panorama?"
Sorrisi e feci il vago, ma le chiesi di girarsi di nuovo.
"Andiamo un po' a valorizzare questo lato A" dissi.
Lei strinse le tette tra le mani, attraverso il reggiseno. Niente di troppo esplicito, ma lo era abbastanza per farmi intendere dove si volesse andare a parare.
Scattai un mezzobusto, chiedendole uno sguardo ammiccante. Lei tirò fuori la lingua passandosela sulle labbra. Era ora di fare un passo in più.
"Va bene, Luisa. Abbiamo fatto un po' di foto. Possiamo fermarci o andare avanti con qualcosa di diverso"
"Sentiamo la tua proposta"
"Hai mai pensato di fare nudo?"
Per un secondo Luisa mi sembrò dubbiosa, ma non sorpresa. Aveva pensato di fare nudo prima ancora di entrare in casa mia, lo avevo intuito. Voleva il mio sostegno?
"L'idea mi intriga molto - confessò - ma devi guidarmi passo passo"
"Certo. Allora, per cominciare abbassa le spalline del reggiseno".
Scatto.
"Ora fai uscire un po' un capezzolo fuori. Solo uno, mi raccomando".
Due scatti.
"Ok, perfetto, ora possiamo andare a toglierlo".
Scatto.
Scatto con braccio sopra a coprire i seni (due tette non enormi, ma tutto sommato grosse, e tutt'altro che cadenti).
Scatto con le mani ai lati dei seni, come a tirarli su.
Scatto con tette tirate su e sguardo da porca.
"Stiamo andando alla grande, Luisa. Adesso dammi le spalle, e facciamo qualche foto prima di togliere le mutandine".
Scatto.
"Potresti metterti a... a...?"
"A pecora?" rise Luisa.
"Esattamente."
Scatto.
Scatto con dito medio di Luisa in corrispondenza della fica.
"Benissimo, ora possiamo togliere tutto".
Scatto alle spalle.
Scatto frontale a gambe aperte.
Scatto con mano di Luisa che va ad aprire la fica, mostrandola al fotografo.
"Molto bene, direi che ci siamo. Grazie per aver posato per me, Luisa"
"Grazie a te. Ti regalo un ultimo scatto, tesoro"
Scatto di Luisa a pecora, nuda, con buco di culo e fica in bella vista.
La seduta finì così. Promisi a Luisa di portarle le foto prima possibile e la salutai, sebbene lei mi desse l'impressione di voler restare ancora un po'. Nell'andare via, mi diede un bacio all'angolo della bocca. Appena uscì da casa mia corsi in bagno, e come immaginerete mi segai con tutte le mie forze. Volete sapere perché non me la scopai lì, sul posto? Non ho una risposta. Probabilmente c'era ancora un minimo velo di pudore, o preoccupazione per il fatto di avere a che fare con una donna sposata.
Il martedì, giorno deputato alle ripetizioni, arrivò presto. Mi presentai a casa di Luisa con le foto sviluppate. Feci inglese (un'ora lunghissima) con Francesco, aspettai che accendesse la PlayStation e solo allora raggiunsi Luisa con le foto.
Mi resi conto che le guardava, attraverso gli occhiali da vista, con occhi quasi sognanti. Gli occhi di chi ha recuperato un pochino del tempo perduto?
"Quanto ti devo?"
"Ma nulla, figurati... è stato un piacere, e comunque non era un servizio in piena regola"
"Oh, insisto. Vieni con me"
La seguii in una stanza della casa che non avevo mai visto: camera sua. Non vado a mentire, sapevo cosa sarebbe accaduto, o almeno lo immaginavo, date le premesse.
Luisa mi fece cenno di sedermi sul letto. Chiuse la porta a chiave e solo allora mi raggiunse.
"Beh, devo trovare un modo per ringraziarti. Mi hai fatto un grande favore..."
La sua mano scivolava sui miei pantaloni.
"...un immenso favore".
Mi avvicinai al suo viso, le sue labbra a un centimetro dalle mie.
"Sei sicura, Luisa? E... tuo marito?"
"Te l'ho detto, mio marito non deve sapere tutto. Credi che in questo quartiere nessuno faccia così?"
"Ma tu non lo hai mai fatto... o sì?"
"No, mai... ma non posso dire lo stesso di Gioele, credo. E poi lui non mi guarda più. Mentre tu... tu mi hai fatto sentire desiderata, davvero desiderata"
La baciai. Poi non provai più a frenarla, mentre tirava fuori il mio cazzo dai pantaloni e si inginocchiava di fronte a me.
"Ti prego, riprendimi"
"Co... come?"
"Voglio che mi fai un video. Dai"
Tirai fuori il cellulare - avevo solo quello con me - e glielo puntai in faccia. Lei sorrise alla telecamera.
"Ciao Gioele - disse, mentre tra la sua faccia e la telecamera si frapponeva il mio cazzo - non so ancora se vedrai questo video o no. Non so se te lo meriti. Invece chi sta riprendendo questo video si merita molte cose da me. Anche... questo"
Iniziò a baciare la punta del mio cazzo, a disegnarci sopra segni incomprensibili con la lingua. Lo prese tutto in bocca, mentre io con la mano libera le prendevo la coda di capelli. Le spinsi la testa su e giù, giù e su, scopandole la bocca vigorosamente.
Luisa si alzò e si esibì in un sensuale spogliarello davanti al mio cellulare. Si avvicinò, mostrando la figa - c'era una striscia di pelo centrale , ma per il resto era rasata di fresco, per me probabilmente.
"Guarda, caro, cosa faccio senza di te" disse. Si mise a quattro zampe sul letto. Le inquadrai bene bene la fica umida, mentre la accarezzavo e penetravo con le mie dita. Luisa gemeva, faceva dei versi che accrescevano ancora e ancora la mia eccitazione, già alle stelle.
Poi col cellulare ripresi dall'alto il mio cazzo che entrava finalmente in lei. Fu un momento di liberazione per entrambi. Lei, finalmente libera da un matrimonio che per anni aveva inibito ogni sua passione. Io, finalmente immerso fino alle palle in quella donna che mi aveva tanto fatto arrapare nei giorni precedenti.
Scopammo a lungo nel suo letto nuziale. La girai schiena sul materasso per penetrarla frontalmente, e inquadrare il suo volto distorto dal piacere. Le alzai le gambe poggiandomele sulle spalle, per farle sentire ancora meglio i miei colpi. Le misi il mio dito medio in bocca, facendoglielo succhiare come se fosse un cazzo - non quello del marito.
Solo a quel punto mi sfilai da lei, ormai più che soddisfatta, e mi avviai alla fase finale del video sborrandole addosso.
"Visto, tesoro? - disse lei prima che chiudessi - Questo è quello che fa la tua mogliettina devota quando tu vai a giro... dovresti essere fiero di me"
Fine video.
Ci sdraiammo sul letto entrambi, mentre Luisa assaggiava la mia sborra che le era colata sulle tette.
"Vuoi che ti giri quel video?"
"Mandamelo. Non so se glielo mostrerò, mi divertiva l'idea."
"Certo, è stato bello"
"Quanto a te..."
"Sì?"
"Se ti va potrei farti pubblicità come fotografo nel quartiere. O in famiglia. Basta che non ti scordi di questo favore" ammiccò.
Il sottotesto era chiaro. Sorrisi, non solo perché avrei continuato a sbattermi Luisa.
Forse avevo trovato un modo per avvicinarmi alla fichetta diciannovenne di Laura.
CONTINUA...
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