Alex
di
Maira
genere
dominazione
Sono divorziato, etero o almeno ne ero convinto. Ho una compagna da diversi anni che mi eccita e mi ha fatto scoprire il piacere del culo. Ormai mi piace quando mi penetra con le sue dita, mi sento la sua troia e lei diventa il mio uomo da assecondare.
Sono sempre rimasto timido, desidero sempre di nascosto che lei mi prenda sempre di più ma attendo sempre che inizi lei. In quei momenti mi sento in calore, inarcò la mia schiena per offrirle il mi buco. Scodinzolo, mi apro. Muovo il mio sedere ritmicamente per far entrare le sue dita. Lei sa come farmi diventare plateale, vuole che le urlo di penetrarmi. Mi sottometto voglio sentirmi la sua cagna, voglio urlarle entrami dentro sfondami. Lei si bagna le dita succhiandole davanti a me ed inizia a giocare dentro di me. Adoravo sempre di più queste esperienze, iniziai a cercare situazioni simili anche in casa. Avevo preso l’abitudine di sedermi nudo in cucina, rivolto verso il forno, la schiena ben poggiata sulla sedia frenata dal tavolo, le gambe divaricate alzate reclinate ed i talloni comodamente abbandonati sul bordo del mobile del forno. Così mi rilassavo, le mie gambe senza peso divaricate rilassate. Il mio buco all’aria atteso di essere aperto. Così iniziavo a massaggiare il mio corpo con dell’olio. Mi sentivo donna, bona troia è desiderata. Mi ungo tutto il corpo, indugiando più volte sulle mie labbra, sul collo e sui capezzoli. I capezzoli. Sono diventato bravo a stringerli, a volte uso piccole mollette colorate della scuola dei miei figli. Le prendo dal loro astuccio e pinzo intorno all’aureola. La punta del mio capezzolo si stringe urlante: vuole essere leccata e strizzata. La mia masturbazione può durare ore. Mi ungo la pancia senza mai toccarmi direttamente il cazzo. Faccio ciò che vorrebbe la mia padrona, il mio uomo il mio padrone. Ungo il mio culo ed iniziò a masturbarmi lungamente con quello che ho. Ho imparato con le banane. Taglio la prima estremità, le rendo più tonde, le lascio scaldare un po’. Ben lubrificato inizio la mia masturbazione. Godo lentamente e lungamente. Lascio la finestra aperta per non essere sorpreso così inerme in quella posizione, potrebbe rientrare mio figlio grande ma non mi tengo, ho voglia di godermi offrendomi nella fantasia ad una padrona. Ho la banana tutta spinta nel culo ma lo sento sta sotto il portone, parla al telefono, sta aprendo.
Scatto in bagno con la banana ancora nel culo, non mi preoccupo l’ho già fatto molte volte. Da dietro la porta gli urlo: Andri ciao papà è in bagno. Intanto mi sistemo con il culo all’aria lun braccio piantato sul muro davanti e l’altro verso il basso con la mano che stringe il mio scroto. La sua presenza non mi disturba, so che dovrò finire più in fretta per tornare da lui e dargli da mangiare, ma in quel momento dentro di me io sono solo una Troia che vuole godere. … continua.
Sono sempre rimasto timido, desidero sempre di nascosto che lei mi prenda sempre di più ma attendo sempre che inizi lei. In quei momenti mi sento in calore, inarcò la mia schiena per offrirle il mi buco. Scodinzolo, mi apro. Muovo il mio sedere ritmicamente per far entrare le sue dita. Lei sa come farmi diventare plateale, vuole che le urlo di penetrarmi. Mi sottometto voglio sentirmi la sua cagna, voglio urlarle entrami dentro sfondami. Lei si bagna le dita succhiandole davanti a me ed inizia a giocare dentro di me. Adoravo sempre di più queste esperienze, iniziai a cercare situazioni simili anche in casa. Avevo preso l’abitudine di sedermi nudo in cucina, rivolto verso il forno, la schiena ben poggiata sulla sedia frenata dal tavolo, le gambe divaricate alzate reclinate ed i talloni comodamente abbandonati sul bordo del mobile del forno. Così mi rilassavo, le mie gambe senza peso divaricate rilassate. Il mio buco all’aria atteso di essere aperto. Così iniziavo a massaggiare il mio corpo con dell’olio. Mi sentivo donna, bona troia è desiderata. Mi ungo tutto il corpo, indugiando più volte sulle mie labbra, sul collo e sui capezzoli. I capezzoli. Sono diventato bravo a stringerli, a volte uso piccole mollette colorate della scuola dei miei figli. Le prendo dal loro astuccio e pinzo intorno all’aureola. La punta del mio capezzolo si stringe urlante: vuole essere leccata e strizzata. La mia masturbazione può durare ore. Mi ungo la pancia senza mai toccarmi direttamente il cazzo. Faccio ciò che vorrebbe la mia padrona, il mio uomo il mio padrone. Ungo il mio culo ed iniziò a masturbarmi lungamente con quello che ho. Ho imparato con le banane. Taglio la prima estremità, le rendo più tonde, le lascio scaldare un po’. Ben lubrificato inizio la mia masturbazione. Godo lentamente e lungamente. Lascio la finestra aperta per non essere sorpreso così inerme in quella posizione, potrebbe rientrare mio figlio grande ma non mi tengo, ho voglia di godermi offrendomi nella fantasia ad una padrona. Ho la banana tutta spinta nel culo ma lo sento sta sotto il portone, parla al telefono, sta aprendo.
Scatto in bagno con la banana ancora nel culo, non mi preoccupo l’ho già fatto molte volte. Da dietro la porta gli urlo: Andri ciao papà è in bagno. Intanto mi sistemo con il culo all’aria lun braccio piantato sul muro davanti e l’altro verso il basso con la mano che stringe il mio scroto. La sua presenza non mi disturba, so che dovrò finire più in fretta per tornare da lui e dargli da mangiare, ma in quel momento dentro di me io sono solo una Troia che vuole godere. … continua.
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