Accoglienza
di
SonnyC.
genere
dominazione
Sono sempre stata una persona generosa, altruista e disponibile.
Mio marito da borghese vissuto sempre nel lusso ,non capisce il mio buon cuore e spesso mi dice che prima o poi il mio modo di affrontare la vita mi metterà nei guai.
Non posso farne a meno io sono nata e cresciuta nell’agio di una famiglia altolocata, sono quella che si definisce una benestante. Fin da piccola ho sentito il bisogno di restituire alla vita un po ' della mia fortuna, sento il bisogno di rendermi utile, di aiutare il prossimo, di rendermi disponibile e di dare una mano a chiunque ne abbia bisogno.
Oggi mi sento particolarmente disposta verso il prossimo, dopo il lavoro vado al super, faccio una spesa veloce prima di tornare a casa dai miei figli faccio una deviazione e raggiungo i giardini dietro la Metro dove di solito bazzica Daren, un signore africano sulla sessantina, un povero sensatetto.
Ormai sono alcune settimane che mi fermo a fare due chiacchiere con lui, parla un ottimo italiano con un elegante accento francese, mi ha raccontato molto della sua vita, che nel suo paese era un ingegnere, di come sia scappato dalla guerra , conflitto terribile che gli ha portato via tutto ,casa, lavoro, amici, moglie e una figlia.
Parla spesso del suo lunghissimo viaggio della speranza in cerca di un'opportunità di rinascita e di come invece, arrivato in Italia, abbia trovato solo pregiudizi ,emarginazione, degrado e solitudine, mi stringe il cuore ascoltare i suoi racconti.
Quando con una certa fatica, visto il caldo infernale di fine Giugno, arrivo sul posto lo trovo seduto su quella che è diventata la sua panchina e anche la sua casa, Daren mi accoglie con un gran sorriso, nota subito i due sacchetti pieni del super, si affretta a darmi una mano, Lo ringrazio di cuore i sandali con tacchi alti ,la gonna aderente a tubino nera a vita alta che indosso non sono un outfit pensato per le faccende.
Sono tutta sudata il choker di pizzo che ho al collo sembra strozzarmi, l’enorme borsa di pelle nera che mi trascino sempre dietro mi ha segato una spalla e la camicia di raso ormai zuppa mi si appiccica addosso quasi come una seconda pella, e sento il bisogno di riprendere fiato, lui mi offre un posto sulla sua panchina ,accetto volentieri di sedermi accanto al mio amico.
L’albero che ci sovrasta getta una bella ombra sopra di noi e un piacevole venticello soffia tra i rami rinfrescando l’aria rovente.
Mi accendo una sigaretta mentre il mio ospite controlla le cose che gli ho comprato ringraziandomi mille volte, restiamo in silenzio per qualche minuto, ne approfitto per bere dalla mia bottiglia di acqua minerale che ho nella borsa, asetata come sono non bado al rivolo di acqua che mi corre lungo il collo e si va infilare nell'incavo dei miei seni.
Daren mi guarda sorridente anche se accenna un pò di imbarazzo, noto che il suo sguardo si abbassa e realizzo che due bottoni di troppo della mia camicetta non fanno più il loro dovere lasciando intravedere il mio seno e il pizzo del reggiseno in cui lo vesto.
Rapidamente mi do una sistemata, Lui sembra più che turbato allora gli chiedo se va tutto bene, lui senza guardarmi mi dice che sono bella e che nei miei occhi rivede qualcosa che gli ricorda la sua defunta moglie.
Povero Daren, d’istinto mi avvicino , non ha un cattivo odore grazie anche ai prodotti dell’igiene che gli procuro, gli accarezzo il viso un pò ruvido per la barba trascurata è una cosa che adoro negli uomini mentre mio marito si rade ogni santissimo giorno.
Mi faccio un pò prendere e poso la mia mano sulla coscia per consolarlo, lui si irrigidisce, indossa i pantaloni di una vecchia tuta smessa da mio marito che gli ho regalato, mi rendo conto di essere stata inopportuna, visto che quel semplice contatto, quello che per me è stato un normalissimo gesto di tenerezza, gli ha provocato una violenta erezione.
Faccio per togliere la mano dalla sua coscia ma, lui mi ferma il polso, qualcosa nel suo sguardo è cambiato, non è più gentile e intelligente come l’ho sempre riconosciuto ma, famelico e feroce, comincio a spaventarmi.
Con voce tremante incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi neri virili e profondi la sua mano forte si stringe intorno al mio polso, sussurro il suo nome per due volte, una coppia con un cane ci passa accanto, lui riprende il controllo di sé.
Si sposta un pò in là, mi chiede perdono, è tanto tempo che non riceve le attenzioni di una donna, bella come me per di più e per un attimo aveva pensato ad una mia disponibilità ad un pò di intimità.
Sospiro gli ricordo che sono una donna sposata , anche se forse lo dico per ricordarlo ad entrambi.
Ammetto con lui di avere la mia parte di colpa e gli chiedo di scusarmi se sono stata inappropriata, lui sorride di nuovo e rivedo il signore dallo sguardo gentile.
Si è fatta l’ora di tornare a casa faccio per alzarmi Daren mi prende la mano, questa volta in maniera delicata. i suoi occhi sono quelli di un bimbo che rivolge una supplica e il mio cuore si gonfia di amore, lui ha bisogno di me.
Mi lascio convincere a seguirlo dietro alcune auto parcheggiate,il retro di un furgone bianco ci garantisce abbastanza privacy poso la borsa per terra.
C’è odore di urina e sperma la cosa mi disgusta eppure accende la mia fantasia.
Daren mi chiede di lasciargli vedere il seno, esito un attimo, al suo ti prego non so resistergli. Apro la camicetta quanto basta ad espormi ,lui mi ammira, mi implora di vedere anche il resto, lentamente sollevo la gonna e svelo le mutandine di pizzo coordinate al reggiseno, Daren sospira ,la sua mano afferra saldamente il suo sesso e dice qualcosa in francese che non capisco, mi accarezza, mi sfiora, saggia il tono della mia carne assapora il gusto della mia pelle.
Il mio respiro si fa pesante, il viso avvampa, il mio basso ventre si scalda lentamente perdo il controllo di me e mi ritrovo in ginocchio davanti a lui.
Mi invita a liberarlo dai pantaloni ,la mia presa è insicura, nervosa, le dita mi tremano mentre lenta li calo fino alle caviglie.
Il suo cazzo enorme, si impone alla mia vista, mi sovrasta, mi intimidisce, cancella ogni mia volontà, Daren mi osserva paziente per darmi il tempo di prendere confidenza con il suo virile uccello.
Ero sempre stata curiosa di scoprire se le dicerie sulle dimensioni degli uomini africani fossero autentiche e ora ne avevo la conferma, mi faccio coraggio, lo prendo con una mano ,faccio scivolare un paio di volte la pelle unta intorno all’asta così da esporre il glande completamente. la punta è umida e dalla sua piccola bocca gocciolano lacrime di madreperla. il suo pube è ricoperto di peli striati di bianco e tra il folto mantello pendono i testicoli grosi come due albicocche mature.
Comincio a baciare quel colosso di ebano, il suo odore è forte ,mi riempie i polmoni non è solo per la poca igiene personale, è l'odore di un vero maschio.
La mia bocca si incolla al suo sesso ,lo ingoio centimetro dopo centimetro con il movimento del collo.
Mi manca il fiato eppure non posso fermarmi, mi lamento quando Daren mi sfila il suo cazzo dalla bocca, ma capisco che vuole altro.
Di peso mi mette in piedi, mi volta, mi spinge contro il furgone piegandomi in avanti, strappa via le mie mutandine e senza altro indugio mi sbatte il suo enorme cazzo dentro la fica.
Mi scopa in modo rude mi tiene per i capelli, sbattendomi il suo uccello fino in fondo ,sotto i suoi vigorosi colpi di reni fatico per restare in piedi, con tutta la forza che mi resta mi afferro alla maniglia del furgone per non finire per terra.
Non ero mai stata scopata così, senza riguardo, senza alcuna attenzione, usata come un oggetto, una bambola di carne ,un buco umido in cui svuotare i coglioni, io donna brghese che sono abituata a essere servita e riverita.
Sono in estasi ,estasi che culmina con con un violento orgasmo quando anche Daren trova il suo ,afferra il mio culo e in un ultimo affondo mi imbottisce la fica di rovente sborra africana!
Mio marito da borghese vissuto sempre nel lusso ,non capisce il mio buon cuore e spesso mi dice che prima o poi il mio modo di affrontare la vita mi metterà nei guai.
Non posso farne a meno io sono nata e cresciuta nell’agio di una famiglia altolocata, sono quella che si definisce una benestante. Fin da piccola ho sentito il bisogno di restituire alla vita un po ' della mia fortuna, sento il bisogno di rendermi utile, di aiutare il prossimo, di rendermi disponibile e di dare una mano a chiunque ne abbia bisogno.
Oggi mi sento particolarmente disposta verso il prossimo, dopo il lavoro vado al super, faccio una spesa veloce prima di tornare a casa dai miei figli faccio una deviazione e raggiungo i giardini dietro la Metro dove di solito bazzica Daren, un signore africano sulla sessantina, un povero sensatetto.
Ormai sono alcune settimane che mi fermo a fare due chiacchiere con lui, parla un ottimo italiano con un elegante accento francese, mi ha raccontato molto della sua vita, che nel suo paese era un ingegnere, di come sia scappato dalla guerra , conflitto terribile che gli ha portato via tutto ,casa, lavoro, amici, moglie e una figlia.
Parla spesso del suo lunghissimo viaggio della speranza in cerca di un'opportunità di rinascita e di come invece, arrivato in Italia, abbia trovato solo pregiudizi ,emarginazione, degrado e solitudine, mi stringe il cuore ascoltare i suoi racconti.
Quando con una certa fatica, visto il caldo infernale di fine Giugno, arrivo sul posto lo trovo seduto su quella che è diventata la sua panchina e anche la sua casa, Daren mi accoglie con un gran sorriso, nota subito i due sacchetti pieni del super, si affretta a darmi una mano, Lo ringrazio di cuore i sandali con tacchi alti ,la gonna aderente a tubino nera a vita alta che indosso non sono un outfit pensato per le faccende.
Sono tutta sudata il choker di pizzo che ho al collo sembra strozzarmi, l’enorme borsa di pelle nera che mi trascino sempre dietro mi ha segato una spalla e la camicia di raso ormai zuppa mi si appiccica addosso quasi come una seconda pella, e sento il bisogno di riprendere fiato, lui mi offre un posto sulla sua panchina ,accetto volentieri di sedermi accanto al mio amico.
L’albero che ci sovrasta getta una bella ombra sopra di noi e un piacevole venticello soffia tra i rami rinfrescando l’aria rovente.
Mi accendo una sigaretta mentre il mio ospite controlla le cose che gli ho comprato ringraziandomi mille volte, restiamo in silenzio per qualche minuto, ne approfitto per bere dalla mia bottiglia di acqua minerale che ho nella borsa, asetata come sono non bado al rivolo di acqua che mi corre lungo il collo e si va infilare nell'incavo dei miei seni.
Daren mi guarda sorridente anche se accenna un pò di imbarazzo, noto che il suo sguardo si abbassa e realizzo che due bottoni di troppo della mia camicetta non fanno più il loro dovere lasciando intravedere il mio seno e il pizzo del reggiseno in cui lo vesto.
Rapidamente mi do una sistemata, Lui sembra più che turbato allora gli chiedo se va tutto bene, lui senza guardarmi mi dice che sono bella e che nei miei occhi rivede qualcosa che gli ricorda la sua defunta moglie.
Povero Daren, d’istinto mi avvicino , non ha un cattivo odore grazie anche ai prodotti dell’igiene che gli procuro, gli accarezzo il viso un pò ruvido per la barba trascurata è una cosa che adoro negli uomini mentre mio marito si rade ogni santissimo giorno.
Mi faccio un pò prendere e poso la mia mano sulla coscia per consolarlo, lui si irrigidisce, indossa i pantaloni di una vecchia tuta smessa da mio marito che gli ho regalato, mi rendo conto di essere stata inopportuna, visto che quel semplice contatto, quello che per me è stato un normalissimo gesto di tenerezza, gli ha provocato una violenta erezione.
Faccio per togliere la mano dalla sua coscia ma, lui mi ferma il polso, qualcosa nel suo sguardo è cambiato, non è più gentile e intelligente come l’ho sempre riconosciuto ma, famelico e feroce, comincio a spaventarmi.
Con voce tremante incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi neri virili e profondi la sua mano forte si stringe intorno al mio polso, sussurro il suo nome per due volte, una coppia con un cane ci passa accanto, lui riprende il controllo di sé.
Si sposta un pò in là, mi chiede perdono, è tanto tempo che non riceve le attenzioni di una donna, bella come me per di più e per un attimo aveva pensato ad una mia disponibilità ad un pò di intimità.
Sospiro gli ricordo che sono una donna sposata , anche se forse lo dico per ricordarlo ad entrambi.
Ammetto con lui di avere la mia parte di colpa e gli chiedo di scusarmi se sono stata inappropriata, lui sorride di nuovo e rivedo il signore dallo sguardo gentile.
Si è fatta l’ora di tornare a casa faccio per alzarmi Daren mi prende la mano, questa volta in maniera delicata. i suoi occhi sono quelli di un bimbo che rivolge una supplica e il mio cuore si gonfia di amore, lui ha bisogno di me.
Mi lascio convincere a seguirlo dietro alcune auto parcheggiate,il retro di un furgone bianco ci garantisce abbastanza privacy poso la borsa per terra.
C’è odore di urina e sperma la cosa mi disgusta eppure accende la mia fantasia.
Daren mi chiede di lasciargli vedere il seno, esito un attimo, al suo ti prego non so resistergli. Apro la camicetta quanto basta ad espormi ,lui mi ammira, mi implora di vedere anche il resto, lentamente sollevo la gonna e svelo le mutandine di pizzo coordinate al reggiseno, Daren sospira ,la sua mano afferra saldamente il suo sesso e dice qualcosa in francese che non capisco, mi accarezza, mi sfiora, saggia il tono della mia carne assapora il gusto della mia pelle.
Il mio respiro si fa pesante, il viso avvampa, il mio basso ventre si scalda lentamente perdo il controllo di me e mi ritrovo in ginocchio davanti a lui.
Mi invita a liberarlo dai pantaloni ,la mia presa è insicura, nervosa, le dita mi tremano mentre lenta li calo fino alle caviglie.
Il suo cazzo enorme, si impone alla mia vista, mi sovrasta, mi intimidisce, cancella ogni mia volontà, Daren mi osserva paziente per darmi il tempo di prendere confidenza con il suo virile uccello.
Ero sempre stata curiosa di scoprire se le dicerie sulle dimensioni degli uomini africani fossero autentiche e ora ne avevo la conferma, mi faccio coraggio, lo prendo con una mano ,faccio scivolare un paio di volte la pelle unta intorno all’asta così da esporre il glande completamente. la punta è umida e dalla sua piccola bocca gocciolano lacrime di madreperla. il suo pube è ricoperto di peli striati di bianco e tra il folto mantello pendono i testicoli grosi come due albicocche mature.
Comincio a baciare quel colosso di ebano, il suo odore è forte ,mi riempie i polmoni non è solo per la poca igiene personale, è l'odore di un vero maschio.
La mia bocca si incolla al suo sesso ,lo ingoio centimetro dopo centimetro con il movimento del collo.
Mi manca il fiato eppure non posso fermarmi, mi lamento quando Daren mi sfila il suo cazzo dalla bocca, ma capisco che vuole altro.
Di peso mi mette in piedi, mi volta, mi spinge contro il furgone piegandomi in avanti, strappa via le mie mutandine e senza altro indugio mi sbatte il suo enorme cazzo dentro la fica.
Mi scopa in modo rude mi tiene per i capelli, sbattendomi il suo uccello fino in fondo ,sotto i suoi vigorosi colpi di reni fatico per restare in piedi, con tutta la forza che mi resta mi afferro alla maniglia del furgone per non finire per terra.
Non ero mai stata scopata così, senza riguardo, senza alcuna attenzione, usata come un oggetto, una bambola di carne ,un buco umido in cui svuotare i coglioni, io donna brghese che sono abituata a essere servita e riverita.
Sono in estasi ,estasi che culmina con con un violento orgasmo quando anche Daren trova il suo ,afferra il mio culo e in un ultimo affondo mi imbottisce la fica di rovente sborra africana!
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