La vicina in cantina
di
Dylan Chinaski
genere
etero
In una calda primavera di qualche anno fa, incrociai giù nell'atrio del mio palazzo una ragazza con un vestitino chiaro, capelli neri, occhi marroni, carnagione scura, delle belle labbra e un naso un po' pronunciato, con accenno di gobba ma che stava bene sul suo viso, con lei una signora e un ragazzo con la barbetta, salutai per educazione e ricambiò con un gran sorriso.
Dopo qualche giorno venni a sapere che era una nuova vicina di casa, si era trasferita da poco al terzo piano, la sentivo spesso litigare con la signora anziana fuori al balcone, aveva una voce stridula, sembrava una cantilena, quasi fastidiosa. Con il passare dei giorni ci incrociavamo spesso, tra sorrisi e saluti di rito mi resi conto che era molto interessante, aveva un bel fisichetto tonico, forse faceva palestra, più di una volta notai le gambe scure toniche e scolpite, molto arrapanti e il suo sorriso tra il gentile e l'ammiccante. Un giorno la incontrai rientrando a casa, aveva i capelli raccolti alti con la coda, uno short arancione e una maglietta bianca, stava andando a fare jogging, solito saluto, mi girai e notai un culo favoloso stretto in quel pantaloncino, era sodo e rotondo, ampio e alto, si intravedeva parte delle chiappe in basso, rimasi a guardare estasiato mentre il mio cazzo si ingrossava, fu in quel momento che sognai di chiavarmela, quel culo era il mio pensiero fisso, la mia ossessione, mi segavo spesso pensandolo e sborravo come un animale.
Un giorno andai a correre dietro casa e la incrociai, lei correva nel lato opposto, ci salutammo sorridendo, mi fermai ad una fontanella sapendo che sarebbe passata facendo il giro, così fu, lei sorridendo mi disse: “anche tu qui a mantenerti in forma”? E iniziammo a parlare del più e del meno riprendendo a correre insieme, mi raccontò che si era trasferita dal sud in città da poco con la zia malata, aveva 27anni e un fidanzato che veniva a trovarla due volte al mese, io gli raccontai di avere 10 anni in più di lei e che vivevo con la mia compagna.
Ci incontrammo più volte, sia nel palazzo che a correre, era un rapporto di semplice conoscenza che stava crescendo, lei mi attirava parecchio, mi faceva arrapare tantissimo, quel culo, quella bocca, quello sguardo ammiccante e sensuale, ma ci andavo piano, era fidanzata e sembrava seria e fedele, inoltre non pensavo di piacergli nonostante ancora in forma e fisicamente messo bene, ma forse ero troppo grande per lei.
Una sera dopo un' uscita super alcolica con amici rientrando a casa ci incontrammo all'ascensore, anche lei era brilla, mi sorrise e aspettammo, salimmo ma al secondo piano si bloccò, panico, provammo a premere i pulsanti, ma niente, lei era agitata, mi stringeva il braccio dicendomi di fare qualcosa, cercai di calmarla, mi guardava fissa e impaurita con il trucco sfatto, il mio cazzo iniziò a pulsare e in poco tempo si fece di marmo, ero li con lei chiuso in ascensore e la situazione era stuzzicante.
Era già capitato che l'ascensore si fermasse e sapevo come sbloccarla, ma la situazione mi fece prendere tempo, l'abbracciai consolandola e spiegandogli che tutto si sarebbe risolto a breve, facevo finta di cercare di sbloccare la porta, lei era ormai in ginocchio e abbracciava le mie gambe, il mio cazzo si induriva sempre di più, continuava a chiedere di sbloccare l'ascensore con ormai la faccia verso il cazzo duro, avevo vergogna, non sapevo se questa situazione gli piacesse oppure no, all'improvviso capii che si accorse della mia erezione, non disse più niente e mi guardò con il suo solito sguardo ammiccante/arrapante, feci un movimento verso la porta e la sbloccai, lei estasiata strinse le sue braccia alla mie gambe, il suo viso era a livello del mio pacco duro, ci poggiò la guancia continuando a guardarmi dal basso. Usciti dall'ascensore mi ringraziò baciandomi sulla guancia e ognuno raggiunse il proprio appartamento.
Pensai molto a quello che era accaduto, il contatto con lei, il fatto che mi aveva toccato il cazzo anche se involontariamente (forse), l'abbraccio, il bacio, forse non era poi così tanto santarellina, mi faceva impazzire, il mio unico desiderio era chiavarmela fortemente.
Qualche sera dopo decisi di andare in cantina a sistemare delle cose dopo cena, avevo una t-shirt e un pantaloncino corto di quelli sportivi che arrivava sopra al ginocchio, aprii la porta del corridoio delle cantine e in fondo vidi una luce accesa e una sagoma, era lei la vicina, fuori la sua cantina appoggiata al muro, fumava guardando il cellulare, accesi la luce lei si girò di colpo e mi sorrise salutandomi, mi avvicinai (la mia cantina era affianco alla sua), scambiammo quattro chiacchiere, mi disse che aveva la lavatrice li e stava aspettando che finisse, ci facemmo due risate su quello che accadde qualche sera prima in ascensore e mi recai nella mia cantina.
Ero in tilt, lei era li con il famoso pantaloncino arancione che risaltava il suo magnifico culo, una canottierina nera di una famosa marca sportiva, capelli legati alti con una coda, abbronzatissima, cosce stratosferiche, mentre il cazzo ovviamente si induriva mi venivano dei pensieri malati, pensavo di raggiungerla e abbassarmi i pantaloncini, ma non potevo, ero arrapatissimo e iniziai a toccarmi, il mio cazzo era durissimo sembrava di marmo, lo iniziai a maneggiare e all'improvviso si aprì la porta che avevo solo socchiuso, era lei, aveva uno sguardo arrapante, il solito sorriso ammiccante, non sapevo se mi avesse visto maneggiare il cazzo, feci finta di mettere a posto alcune cose mentre lei mi chiese se potevo aiutarla a sistemare delle scatole sull'ultimo scaffale in alto dato che non ci arrivava, la raggiunsi subito con il pacco in vista, ero imbarazzato speravo si ammosciasse, non volevo fare brutte figure, non sapevo ancora bene se fosse una santarellina o una sgualdrina. Mi disse di salire sulla sedia e di spostare alcune scatole, nel frattempo mi manteneva con le mani le cosce per non farmi perdere l'equilibrio, il mio cazzo era sempre più duro, sapevo mi avrebbe sgamato, ero in forte imbarazzo, spostai uno scatolone più lontano e quasi caddi, lei mi mantenne con tutte le sue forze abbracciandomi il bacino e si trovò il mio cazzo duro sulla guancia, non si staccò, rimase un po' di tempo ferma fino a quando non scesi.
Sorrise dicendomi: “Ti faccio questo effetto?”
“Quale?” risposi.
Afferrò il mio cazzo duro con una mano, facendomi capire di cosa stesse parlando e
improvvisamente scomparve timidezza e insicurezza, ricambiai deciso stringendogli una chiappa, lei ansimò sorridente e mi chiese cosa desiderassi in quel momento, risposi:
“Desidero il tuo culo, lo voglio da sempre, te lo voglio mettere nel culo e sfondartelo”,
sospirò e mi disse: “Anche io desidero il tuo cazzo nel mio culo e voglio che me lo sfondi, lo voglio dal primo giorno che ti ho incontrato, ma prima voglio assaggiarlo”.
Si inginocchiò, mi abbassò pantaloncino e mutanda prendendo il cazzo in mano, aveva un' espressione di felicità, lo guardava leccandosi le labbra, “è proprio un bel cazzo” mi disse, “lo immaginavo così” e iniziò a leccarlo dalle palle salendo pian piano fino alla cappella, poi se lo mise in bocca iniziando a succhiare avidamente, succhiava e giocava con la lingua, se lo gustava per bene iniziando anche qualche affondo che mi portò in estasi, per paura di venire subito le sfilai il cazzo dalla bocca e la feci girare facendola accomodare sul divanetto presente in cantina.
Il momento tanto atteso era arrivato, quasi non ci credevo di avere davanti a me quel culo che desideravo da mesi, bello tondo, sodo e grosso, gli sfilai pian piano lo short arancione godendomi l'uscita dei chiapponi abbronzati, aveva un perizoma rosso sportivo che quasi gli stracciai, andai dritto al buchetto, lo assaggiai, lo leccai, me lo mangiai, lei ansimava, poi gli infilai la lingua andando su e giù, godevamo insieme ed era tutto bellissimo.
Gli poggiai la cappella rossa e grossa sul buco del culo già bello aperto, poi gliela infilai e lei iniziò ad aprire e chiudere lo sfintere creandomi un piacere enorme, “sei una vera troia “ le dissi, “adesso ti sfondo”, “si porco sfondami tutta” mi rispose, le penetrai il culo lentamente arrivando quasi fino alle palle iniziando a chiavarla ad un ritmo tranquillo, gemeva e ansimava, poi diedi un colpo deciso facendola gridare di dolore e piacere, le tappai la bocca con una mano e con l'altra la tenni per la coda, andando su e giù con vigore.
Ogni tanto rallentavo e glielo sfilavo dal buco del culo per poi rinfilarlo, si contorceva e godeva, sentivo tutti i suoi umori scorrere sulle palle, “sfondami porco, sfondami tutta, tu si che sai chiavarmi per bene, non come quel cornuto del mio ragazzo” urlava facendomi eccitare sempre di più e chiavandola a ritmi sempre più forti.
La girai di fianco sempre con il cazzo nel culo così potevo baciarla continuando a sfondarla, le lingue si cercavano con fare ossessivo, eravamo entrambi in paradiso, la feci rimettere dritta a pecora facendola inarcare il più possibile, era uno spettacolo fantastico che avevo sempre sognato, quei chiapponi sodi e quel buco del culo sfondato mi mandavano al manicomio, glielo rimisi su per il culo afferrandola per i capelli, questa volta il ritmo era incessante, lei gridava dal piacere e io sentivo il cazzo che mi esplodeva, ogni tanto le schiaffeggiavo la chiappa sinistra rosso fuoco,
“porco maiale, quando sei pronto sborrami in faccia e in bocca, la voglio tutta”mi ordinò.
Ero ormai pronto a cacciare l'anima, la presi per la coda dei capelli e la feci inginocchiare davanti a me, il mio cazzo era durissimo con la cappella rosso fuoco ricoperta di una cremina bianchiccia dei suoi umori vaginali e anali, pulì tutto gustando e inghiottendo, poi iniziò a segarmi fortemente, a quel punto lo presi in mano e le afferrai la testa, partirono vari schizzi sulla fronte, sul naso e gli ultimi sulla lingua che aveva cacciato fuori proprio come una grande troia, la riempii totalmente, un po' di sborra gli colò su un occhio e altra sul naso a scendere creandogli un simpatico baffetto, con le dita la recuperò poi tutta, portandosela sulla lingua, aveva un'espressione da super porca con il trucco sfatto e piena di sborra, ingoiò tutto fino all'ultima goccia e mi ringraziò con fare servile.
Mi rivestii, le diedi un bacio sulla fronte e me ne andai, consapevole del fatto che quella sarebbe stata la prima di una serie di chiavate con la vicina in cantina.
Dimmi cosa ne pensi:
dylanchinaski@virgilio.it
Dopo qualche giorno venni a sapere che era una nuova vicina di casa, si era trasferita da poco al terzo piano, la sentivo spesso litigare con la signora anziana fuori al balcone, aveva una voce stridula, sembrava una cantilena, quasi fastidiosa. Con il passare dei giorni ci incrociavamo spesso, tra sorrisi e saluti di rito mi resi conto che era molto interessante, aveva un bel fisichetto tonico, forse faceva palestra, più di una volta notai le gambe scure toniche e scolpite, molto arrapanti e il suo sorriso tra il gentile e l'ammiccante. Un giorno la incontrai rientrando a casa, aveva i capelli raccolti alti con la coda, uno short arancione e una maglietta bianca, stava andando a fare jogging, solito saluto, mi girai e notai un culo favoloso stretto in quel pantaloncino, era sodo e rotondo, ampio e alto, si intravedeva parte delle chiappe in basso, rimasi a guardare estasiato mentre il mio cazzo si ingrossava, fu in quel momento che sognai di chiavarmela, quel culo era il mio pensiero fisso, la mia ossessione, mi segavo spesso pensandolo e sborravo come un animale.
Un giorno andai a correre dietro casa e la incrociai, lei correva nel lato opposto, ci salutammo sorridendo, mi fermai ad una fontanella sapendo che sarebbe passata facendo il giro, così fu, lei sorridendo mi disse: “anche tu qui a mantenerti in forma”? E iniziammo a parlare del più e del meno riprendendo a correre insieme, mi raccontò che si era trasferita dal sud in città da poco con la zia malata, aveva 27anni e un fidanzato che veniva a trovarla due volte al mese, io gli raccontai di avere 10 anni in più di lei e che vivevo con la mia compagna.
Ci incontrammo più volte, sia nel palazzo che a correre, era un rapporto di semplice conoscenza che stava crescendo, lei mi attirava parecchio, mi faceva arrapare tantissimo, quel culo, quella bocca, quello sguardo ammiccante e sensuale, ma ci andavo piano, era fidanzata e sembrava seria e fedele, inoltre non pensavo di piacergli nonostante ancora in forma e fisicamente messo bene, ma forse ero troppo grande per lei.
Una sera dopo un' uscita super alcolica con amici rientrando a casa ci incontrammo all'ascensore, anche lei era brilla, mi sorrise e aspettammo, salimmo ma al secondo piano si bloccò, panico, provammo a premere i pulsanti, ma niente, lei era agitata, mi stringeva il braccio dicendomi di fare qualcosa, cercai di calmarla, mi guardava fissa e impaurita con il trucco sfatto, il mio cazzo iniziò a pulsare e in poco tempo si fece di marmo, ero li con lei chiuso in ascensore e la situazione era stuzzicante.
Era già capitato che l'ascensore si fermasse e sapevo come sbloccarla, ma la situazione mi fece prendere tempo, l'abbracciai consolandola e spiegandogli che tutto si sarebbe risolto a breve, facevo finta di cercare di sbloccare la porta, lei era ormai in ginocchio e abbracciava le mie gambe, il mio cazzo si induriva sempre di più, continuava a chiedere di sbloccare l'ascensore con ormai la faccia verso il cazzo duro, avevo vergogna, non sapevo se questa situazione gli piacesse oppure no, all'improvviso capii che si accorse della mia erezione, non disse più niente e mi guardò con il suo solito sguardo ammiccante/arrapante, feci un movimento verso la porta e la sbloccai, lei estasiata strinse le sue braccia alla mie gambe, il suo viso era a livello del mio pacco duro, ci poggiò la guancia continuando a guardarmi dal basso. Usciti dall'ascensore mi ringraziò baciandomi sulla guancia e ognuno raggiunse il proprio appartamento.
Pensai molto a quello che era accaduto, il contatto con lei, il fatto che mi aveva toccato il cazzo anche se involontariamente (forse), l'abbraccio, il bacio, forse non era poi così tanto santarellina, mi faceva impazzire, il mio unico desiderio era chiavarmela fortemente.
Qualche sera dopo decisi di andare in cantina a sistemare delle cose dopo cena, avevo una t-shirt e un pantaloncino corto di quelli sportivi che arrivava sopra al ginocchio, aprii la porta del corridoio delle cantine e in fondo vidi una luce accesa e una sagoma, era lei la vicina, fuori la sua cantina appoggiata al muro, fumava guardando il cellulare, accesi la luce lei si girò di colpo e mi sorrise salutandomi, mi avvicinai (la mia cantina era affianco alla sua), scambiammo quattro chiacchiere, mi disse che aveva la lavatrice li e stava aspettando che finisse, ci facemmo due risate su quello che accadde qualche sera prima in ascensore e mi recai nella mia cantina.
Ero in tilt, lei era li con il famoso pantaloncino arancione che risaltava il suo magnifico culo, una canottierina nera di una famosa marca sportiva, capelli legati alti con una coda, abbronzatissima, cosce stratosferiche, mentre il cazzo ovviamente si induriva mi venivano dei pensieri malati, pensavo di raggiungerla e abbassarmi i pantaloncini, ma non potevo, ero arrapatissimo e iniziai a toccarmi, il mio cazzo era durissimo sembrava di marmo, lo iniziai a maneggiare e all'improvviso si aprì la porta che avevo solo socchiuso, era lei, aveva uno sguardo arrapante, il solito sorriso ammiccante, non sapevo se mi avesse visto maneggiare il cazzo, feci finta di mettere a posto alcune cose mentre lei mi chiese se potevo aiutarla a sistemare delle scatole sull'ultimo scaffale in alto dato che non ci arrivava, la raggiunsi subito con il pacco in vista, ero imbarazzato speravo si ammosciasse, non volevo fare brutte figure, non sapevo ancora bene se fosse una santarellina o una sgualdrina. Mi disse di salire sulla sedia e di spostare alcune scatole, nel frattempo mi manteneva con le mani le cosce per non farmi perdere l'equilibrio, il mio cazzo era sempre più duro, sapevo mi avrebbe sgamato, ero in forte imbarazzo, spostai uno scatolone più lontano e quasi caddi, lei mi mantenne con tutte le sue forze abbracciandomi il bacino e si trovò il mio cazzo duro sulla guancia, non si staccò, rimase un po' di tempo ferma fino a quando non scesi.
Sorrise dicendomi: “Ti faccio questo effetto?”
“Quale?” risposi.
Afferrò il mio cazzo duro con una mano, facendomi capire di cosa stesse parlando e
improvvisamente scomparve timidezza e insicurezza, ricambiai deciso stringendogli una chiappa, lei ansimò sorridente e mi chiese cosa desiderassi in quel momento, risposi:
“Desidero il tuo culo, lo voglio da sempre, te lo voglio mettere nel culo e sfondartelo”,
sospirò e mi disse: “Anche io desidero il tuo cazzo nel mio culo e voglio che me lo sfondi, lo voglio dal primo giorno che ti ho incontrato, ma prima voglio assaggiarlo”.
Si inginocchiò, mi abbassò pantaloncino e mutanda prendendo il cazzo in mano, aveva un' espressione di felicità, lo guardava leccandosi le labbra, “è proprio un bel cazzo” mi disse, “lo immaginavo così” e iniziò a leccarlo dalle palle salendo pian piano fino alla cappella, poi se lo mise in bocca iniziando a succhiare avidamente, succhiava e giocava con la lingua, se lo gustava per bene iniziando anche qualche affondo che mi portò in estasi, per paura di venire subito le sfilai il cazzo dalla bocca e la feci girare facendola accomodare sul divanetto presente in cantina.
Il momento tanto atteso era arrivato, quasi non ci credevo di avere davanti a me quel culo che desideravo da mesi, bello tondo, sodo e grosso, gli sfilai pian piano lo short arancione godendomi l'uscita dei chiapponi abbronzati, aveva un perizoma rosso sportivo che quasi gli stracciai, andai dritto al buchetto, lo assaggiai, lo leccai, me lo mangiai, lei ansimava, poi gli infilai la lingua andando su e giù, godevamo insieme ed era tutto bellissimo.
Gli poggiai la cappella rossa e grossa sul buco del culo già bello aperto, poi gliela infilai e lei iniziò ad aprire e chiudere lo sfintere creandomi un piacere enorme, “sei una vera troia “ le dissi, “adesso ti sfondo”, “si porco sfondami tutta” mi rispose, le penetrai il culo lentamente arrivando quasi fino alle palle iniziando a chiavarla ad un ritmo tranquillo, gemeva e ansimava, poi diedi un colpo deciso facendola gridare di dolore e piacere, le tappai la bocca con una mano e con l'altra la tenni per la coda, andando su e giù con vigore.
Ogni tanto rallentavo e glielo sfilavo dal buco del culo per poi rinfilarlo, si contorceva e godeva, sentivo tutti i suoi umori scorrere sulle palle, “sfondami porco, sfondami tutta, tu si che sai chiavarmi per bene, non come quel cornuto del mio ragazzo” urlava facendomi eccitare sempre di più e chiavandola a ritmi sempre più forti.
La girai di fianco sempre con il cazzo nel culo così potevo baciarla continuando a sfondarla, le lingue si cercavano con fare ossessivo, eravamo entrambi in paradiso, la feci rimettere dritta a pecora facendola inarcare il più possibile, era uno spettacolo fantastico che avevo sempre sognato, quei chiapponi sodi e quel buco del culo sfondato mi mandavano al manicomio, glielo rimisi su per il culo afferrandola per i capelli, questa volta il ritmo era incessante, lei gridava dal piacere e io sentivo il cazzo che mi esplodeva, ogni tanto le schiaffeggiavo la chiappa sinistra rosso fuoco,
“porco maiale, quando sei pronto sborrami in faccia e in bocca, la voglio tutta”mi ordinò.
Ero ormai pronto a cacciare l'anima, la presi per la coda dei capelli e la feci inginocchiare davanti a me, il mio cazzo era durissimo con la cappella rosso fuoco ricoperta di una cremina bianchiccia dei suoi umori vaginali e anali, pulì tutto gustando e inghiottendo, poi iniziò a segarmi fortemente, a quel punto lo presi in mano e le afferrai la testa, partirono vari schizzi sulla fronte, sul naso e gli ultimi sulla lingua che aveva cacciato fuori proprio come una grande troia, la riempii totalmente, un po' di sborra gli colò su un occhio e altra sul naso a scendere creandogli un simpatico baffetto, con le dita la recuperò poi tutta, portandosela sulla lingua, aveva un'espressione da super porca con il trucco sfatto e piena di sborra, ingoiò tutto fino all'ultima goccia e mi ringraziò con fare servile.
Mi rivestii, le diedi un bacio sulla fronte e me ne andai, consapevole del fatto che quella sarebbe stata la prima di una serie di chiavate con la vicina in cantina.
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