Il vicino in cantina
di
Dylan Chinaski
genere
etero
Era passata circa una settimana dall'incontro con il vicino, ero felice, appagata e serena, oddio mi faceva ancora male un po' il culo dato che mi aveva praticamente sfondata, ma non facevo altro che pensarlo, lo volevo ancora, mi sognavo il suo bel cazzo, uno di quei cazzi che ti riempie.
Ormai da qualche anno non vivevo serenamente, troppi problemi, la zia malata da accudire, l'università, il fidanzato che non mi soddisfaceva, bravo ragazzo, ma moscio o non mi chiavava o mi chiavava male, però lo volevo comunque bene, forse ci stavo insieme per abitudine, forse per la sua gentilezza e premura, o forse per la sua situazione economica che mi faceva respirare.
Il vicino per me era una valvola di sfogo, interessante, simpatico, fisico sportivo, il classico maschio mediterraneo scuro con barba folta e aveva quella voglia di chiavarmi che mi riempiva e faceva stare bene, avevamo bisogno l'una dell'altro, avevamo bisogno di sfogarci e stare bene.
Lo desideravo come scopa amico, eravamo entrambi impegnati e insoddisfatti, ma insieme potevamo appagare ogni nostra voglia, senza pretese e vincoli.
La cantina era l'unico posto disponibile, ma fortunatamente il palazzo era nuovo e le cantine erano come dei piccoli appartamenti, arredate e confortevoli.
Dopo una settimana non ci eravamo più visti e sentiti, sembrava sparito, e non ci eravamo scambiati i numeri, avevo paura non mi volesse più, poi un giorno mentre rientravo a casa con il mio ragazzo che era venuto a trovarmi ci incrociammo giù al palazzo, già da lontano accennai un sorriso che corrispose e mentre ci avvicinavamo mi venne in mente un'idea.
Gli dissi: “Buongiorno, volevo avvisarla che stasera dopo le 21 dovrò fare delle pulizie in cantina, quindi appoggerò un po' di cose vicino alla sua cantina, spero non sia un problema”.
Lui capì al volo e con un sorriso malizioso mi rispose: “nessun problema, faccia pure, tanto in cantina ci vado raramente”.
Il mio ragazzo mi disse che vivevo in un palazzo pieno di gente per bene e disponibile e sorrisi pensando a quanto fosse ingenuo e cornuto.
Le ore passavano lentamente, io non ero in me, volevo arrivasse subito quel momento e mi bagnai più volte, ero eccitatissima, non vedevo l'ora di godermi quel bel cazzo.
Questa volta volevo fargli capire con certezza che non poteva fare a meno di me, volevo che i nostri incontri diventassero molteplici e regolari, volevo fargli perdere la testa, quindi pensai di prendere io in mano la situazione e dettare le regole, lo volevo avere in pugno, volevo farlo mio.
Mi truccai da gran puttana, mi misi una minigonna di jeans senza niente sotto e un body che esaltava i mie seni, il momento arrivò lo aspettai in cantina accendendomi una sigaretta a cosce accavallate.
Dopo un po' sentii la porta principale delle cantine aprirsi e i suoi passi.
Entrò senza dire niente e si abbassò subito i pantaloncini.
“Vedo che sei già a cazzo duro, maiale!”.
“Sto così da quando ti ho incontrato stamattina facendomi quello sguardo da troia”.
Mi fiondai verso di lui prendendolo in mano e iniziammo a baciarci, le lingue si intrecciavano e ogni tanto ci mordevamo le labbra mentre continuavo a segarlo.
Pian piano mi inginocchiai e iniziai a scappellarlo, non era circonciso e mi piaceva tantissimo quando usciva tutta la cappella grossa e rossa, la inizia a gustare aveva un ottimo sapore che unito all'odore di maschio del suo corpo mi mandava in estasi.
Senza mani provai ad affondare, riuscii a infilarmelo tutto in gola, arrivata alla fine riuscii a leccargli le palle con la lingua, lui era fuori, godeva alla grande, affondavo, rimanevo in apnea e poi rifiatavo, andai avanti così per un po', tanto che si dovette appoggiare alla parete.
“Non fare niente, sono io a comandare oggi” gli dissi e con aria stralunata obbedì.
Il suo cazzo era visibilmente duro e infuocato, lo feci accomodare sul divanetto mi alzai la gonna e gli salii sopra, me lo infilai in figa, gli bloccai le mani all'altezza della spalliera e iniziai a chiavarlo, mi muovevo con grande destrezza lo sentivo tutto dentro che mi riempiva, ebbi molteplici orgasmi, forse squirtai per la prima volta in vita mia, ero un lago.
Lui stava per esplodere, mi resi conto che non ce la faceva più stava resistendo da troppo, volevo un finale super, mi venne in mente una scena di un video porno che girava sul web e la misi in atto.
Me lo sfilai dalla figa e inizia a pomparlo con mano e bocca molto velocemente e nel momento in cui stava per venire me lo infilai ancora una volta tutto dentro, facendomi sborrare direttamente in gola, sentii dei getti pazzeschi, era una sensazione particolare, mi venne quasi un conato di vomito, ma riuscii a sfilarlo in tempo e mandare giù tutto, lui ansimava e godeva come un maiale, lo guardai fisso negli occhi pulendogli la cappella da cui usciva qualche ultima gocciolina.
Mi sedetti accanto a lui, senza parlare, dopo qualche minuto si infilò i pantaloncini e mi diede un bigliettino con il suo numero, mi accarezzò il viso dicendomi di chiamarlo quando volevo.
Rimasi da sola sul divanetto per alcuni minuti soddisfatta, con la figa infuocata e ancora gocciolante.
dylanchinaski@virgilio.it
Ormai da qualche anno non vivevo serenamente, troppi problemi, la zia malata da accudire, l'università, il fidanzato che non mi soddisfaceva, bravo ragazzo, ma moscio o non mi chiavava o mi chiavava male, però lo volevo comunque bene, forse ci stavo insieme per abitudine, forse per la sua gentilezza e premura, o forse per la sua situazione economica che mi faceva respirare.
Il vicino per me era una valvola di sfogo, interessante, simpatico, fisico sportivo, il classico maschio mediterraneo scuro con barba folta e aveva quella voglia di chiavarmi che mi riempiva e faceva stare bene, avevamo bisogno l'una dell'altro, avevamo bisogno di sfogarci e stare bene.
Lo desideravo come scopa amico, eravamo entrambi impegnati e insoddisfatti, ma insieme potevamo appagare ogni nostra voglia, senza pretese e vincoli.
La cantina era l'unico posto disponibile, ma fortunatamente il palazzo era nuovo e le cantine erano come dei piccoli appartamenti, arredate e confortevoli.
Dopo una settimana non ci eravamo più visti e sentiti, sembrava sparito, e non ci eravamo scambiati i numeri, avevo paura non mi volesse più, poi un giorno mentre rientravo a casa con il mio ragazzo che era venuto a trovarmi ci incrociammo giù al palazzo, già da lontano accennai un sorriso che corrispose e mentre ci avvicinavamo mi venne in mente un'idea.
Gli dissi: “Buongiorno, volevo avvisarla che stasera dopo le 21 dovrò fare delle pulizie in cantina, quindi appoggerò un po' di cose vicino alla sua cantina, spero non sia un problema”.
Lui capì al volo e con un sorriso malizioso mi rispose: “nessun problema, faccia pure, tanto in cantina ci vado raramente”.
Il mio ragazzo mi disse che vivevo in un palazzo pieno di gente per bene e disponibile e sorrisi pensando a quanto fosse ingenuo e cornuto.
Le ore passavano lentamente, io non ero in me, volevo arrivasse subito quel momento e mi bagnai più volte, ero eccitatissima, non vedevo l'ora di godermi quel bel cazzo.
Questa volta volevo fargli capire con certezza che non poteva fare a meno di me, volevo che i nostri incontri diventassero molteplici e regolari, volevo fargli perdere la testa, quindi pensai di prendere io in mano la situazione e dettare le regole, lo volevo avere in pugno, volevo farlo mio.
Mi truccai da gran puttana, mi misi una minigonna di jeans senza niente sotto e un body che esaltava i mie seni, il momento arrivò lo aspettai in cantina accendendomi una sigaretta a cosce accavallate.
Dopo un po' sentii la porta principale delle cantine aprirsi e i suoi passi.
Entrò senza dire niente e si abbassò subito i pantaloncini.
“Vedo che sei già a cazzo duro, maiale!”.
“Sto così da quando ti ho incontrato stamattina facendomi quello sguardo da troia”.
Mi fiondai verso di lui prendendolo in mano e iniziammo a baciarci, le lingue si intrecciavano e ogni tanto ci mordevamo le labbra mentre continuavo a segarlo.
Pian piano mi inginocchiai e iniziai a scappellarlo, non era circonciso e mi piaceva tantissimo quando usciva tutta la cappella grossa e rossa, la inizia a gustare aveva un ottimo sapore che unito all'odore di maschio del suo corpo mi mandava in estasi.
Senza mani provai ad affondare, riuscii a infilarmelo tutto in gola, arrivata alla fine riuscii a leccargli le palle con la lingua, lui era fuori, godeva alla grande, affondavo, rimanevo in apnea e poi rifiatavo, andai avanti così per un po', tanto che si dovette appoggiare alla parete.
“Non fare niente, sono io a comandare oggi” gli dissi e con aria stralunata obbedì.
Il suo cazzo era visibilmente duro e infuocato, lo feci accomodare sul divanetto mi alzai la gonna e gli salii sopra, me lo infilai in figa, gli bloccai le mani all'altezza della spalliera e iniziai a chiavarlo, mi muovevo con grande destrezza lo sentivo tutto dentro che mi riempiva, ebbi molteplici orgasmi, forse squirtai per la prima volta in vita mia, ero un lago.
Lui stava per esplodere, mi resi conto che non ce la faceva più stava resistendo da troppo, volevo un finale super, mi venne in mente una scena di un video porno che girava sul web e la misi in atto.
Me lo sfilai dalla figa e inizia a pomparlo con mano e bocca molto velocemente e nel momento in cui stava per venire me lo infilai ancora una volta tutto dentro, facendomi sborrare direttamente in gola, sentii dei getti pazzeschi, era una sensazione particolare, mi venne quasi un conato di vomito, ma riuscii a sfilarlo in tempo e mandare giù tutto, lui ansimava e godeva come un maiale, lo guardai fisso negli occhi pulendogli la cappella da cui usciva qualche ultima gocciolina.
Mi sedetti accanto a lui, senza parlare, dopo qualche minuto si infilò i pantaloncini e mi diede un bigliettino con il suo numero, mi accarezzò il viso dicendomi di chiamarlo quando volevo.
Rimasi da sola sul divanetto per alcuni minuti soddisfatta, con la figa infuocata e ancora gocciolante.
dylanchinaski@virgilio.it
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