Angelo - parte 2
di
Malta1980
genere
gay
Mi prese per mano e ci spostammo in una camera da letto, vi era un letto matrimoniale ma, dall'arredamento e dalle suppellettili doveva essere la sua. Il caldo era asfissiante, sudavamo entrambi e notai una goccia delle gocce di sudore che scorrevano sul suo collo.
Se ne accorse e mi ordinò di leccarle. Ubbidii.
Si tolse la canotta e la presso sul mio viso. Era bagnata di sudore ma l'odore di maschio era quanto di più buono avessi mai annusato. La gettò via e finalmente potei ammirarlo in tutto il suo splendore.
Come già scritto avevo visto diverse foto sue ma vedere dal vivo quel corpo perfettamente scolpito, i pettorali prominenti, gli addominali di marmo e la v che scendeva negli shorts mi tolse il fiato.
Sapevo cosa fare. Iniziai a leccare ogni centimetro di quei muscoli lucidi dal sudore, succhiai avidamente i suoi capezzoli come se da quel gesto dipendesse la mia stessa vita. Molti di voi saranno disgustati ma quel che la mia bocca percepiva era un sapore indimenticabile, gustavo il migliore afrodisiaco del mondo. Sostituì il sudore con la mia saliva, leccai e assaporai il suo corpo per non so quanti minuti. Mi staccò da lui e si sedette sul letto.
"Toglimi le scarpe"
Mi inginocchiai e presi il piede destro fra le mie mani. Slacciai i lacci della snikers nera e la tolsi. Dal suo piede, ormai vestito solo da un calzino di spugna, si sprigionò un odore forte. Non ne ero disgustato ma attratto. Tuffai il mio naso sul tessuto, era bagnato e m'inebriai di quel profumo, come un tossico desidera la droga io volevo solo respirarlo. Mi toccò la coscia con l'altra scarpa e ripetei gli stessi movimenti col piede destro. Si distese sul letto lasciando che i suoi piedi uscissero fuori. Iniziai a baciarli, a venerarli, a leccarli con tutte le calze. Nella mia bocca sentivo il suo sapore e ne volevo sempre di più. Gli sfilai il primo calzino, iniziai dal destro questa volta. Il piede si mostrò in tutta la sua bellezza, era grande, immagino un 46, le dita lunghe, i tendini in evidenza. Lo baciai sul dorso e sulla pianta e poi con la lingua seguii il percorso dal tallone sino all'alluce. Era salato, acidulo ma incredibilmente buono. Lo leccai a lungo, succhiai ogni dito e poi, senza che lui me lo chiedesse passai al sinistro. Credo che mi dedicai ai suoi piedi per mezz'ora o forse di più.
"Finora sei una brava troia" mi disse e mi sentii orgoglioso di quell'apprezzamento. Era seduto di nuovo sul letto, io sempre in ginocchio, era il posto per me quello. Si sporse un po' e mi prese il viso con la mano, aprii la bocca automaticamente e lui vi sputò dentro due volte e poi mi schiaffeggiò come a ribadire sempre che ero suo. La guancia faceva male ma ero felice, il mio sguardo credo esprimesse solo ammirazione verso un essere superiore. Mi baciò e poi mi schiaffeggiò di nuovo, poi un altro bacio e un altro schiaffo, di nuovo e di nuovo ancora.
Si mise una mano sul pacco e notai che i pantaloncini non nascondevano il suo cazzo in erezione, doveva essere grosso e lungo. Spinse la mia testa sul suo pacco in modo da farmi sentire la sua virilità, ero fiero di fargli quell'effetto.
Baciai il suo pacco, sentivo il calore del suo cazzo attraverso la stoffa leggera.
"Dedicati a lui adesso, è quello per cui sei nato. Lentamente gli sfilai i pantaloncini e poi i boxer sottostanti, erano neri entrambi ma non potrei giurarlo, stavo solo aspettando di vedere cosa contenessero.
Il suo cazzo ora svettava imperioso, era decisamente grande e lungo, 21, 22 cm o forse anche di più. Ed era anche grosso, almeno quanto la boccetta del lubrificante che avevo tentato più e più volte, senza successo, di spingere dentro me. Mi avrebbe fatto male se mi avesse penetrato, in realtà non sapevo se l'avesse fatto o se avesse solo voluto un pompino. Speravo però lo facesse, conscio che avrei provato dolore ma lo volevo, il mio dolore era nulla se fosse servito al suo godimento.
L'odore che si sprigionava dal suo cazzo era forte ma non sapeva di sporco ma solo del sudore che si può accumulare correndo sotto il sole estivo.
Afferrai la sua asta e iniziai a leccare le sue palle, i peli erano accorciati come quelli sul pube, mi solleticavano la lingua. Leccai le sue grosse palle e le accolsi una alla volta in bocca. Salii poi lungo la sua asta, su e giù con la lingua più volte seguendo le vene in rilievo su quel cilindro di carne. Raggiunsi poi la grossa e violacea cappella, ne percorsi la forma e con delicatezza sfiorai il buchino già bagnato di precum. Aprii la bocca il più possibile e accolsi quanto potevo di quel grosso cazzo e iniziai a succhiarlo, ero goloso come un bambino col gelato. Lui gemeva, godeva del mio lavoro e ne ero felice. Mi lascio fare per un po' e poi con le sue mani prese a muovere e forzare la testa, il mio naso arrivò più volte ad essere pressato sui peli del suo pube. Non so come ci riuscissi ma accoglievo tutto il suo cazzo, la sua forza nella mia bocca, rimanevo più volte senza respiro e lui sapeva quando allentare un po' per farmi riprendere fiato e poi affondare di nuovo. Lo sentii contrarre e capii che era pronto a lasciare un segno del suo dominio dentro il mio corpo. Accolsi gli schizzi del suo sperma, era tanto ma riuscii ad ingoiarlo quasi tutto, un po' ricadde sul suo cazzo. Quando lasciò la presa ripulii ogni residuo di sperma con la lingua, ammetto che avevo un po' di dolore alla gola e alla mascella ma lo ignorai.
Lo guardai negli occhi, era soddisfatto.
"Brava troia" mi disse "ma non credere che finisce qui"
CONTINUA
Se ne accorse e mi ordinò di leccarle. Ubbidii.
Si tolse la canotta e la presso sul mio viso. Era bagnata di sudore ma l'odore di maschio era quanto di più buono avessi mai annusato. La gettò via e finalmente potei ammirarlo in tutto il suo splendore.
Come già scritto avevo visto diverse foto sue ma vedere dal vivo quel corpo perfettamente scolpito, i pettorali prominenti, gli addominali di marmo e la v che scendeva negli shorts mi tolse il fiato.
Sapevo cosa fare. Iniziai a leccare ogni centimetro di quei muscoli lucidi dal sudore, succhiai avidamente i suoi capezzoli come se da quel gesto dipendesse la mia stessa vita. Molti di voi saranno disgustati ma quel che la mia bocca percepiva era un sapore indimenticabile, gustavo il migliore afrodisiaco del mondo. Sostituì il sudore con la mia saliva, leccai e assaporai il suo corpo per non so quanti minuti. Mi staccò da lui e si sedette sul letto.
"Toglimi le scarpe"
Mi inginocchiai e presi il piede destro fra le mie mani. Slacciai i lacci della snikers nera e la tolsi. Dal suo piede, ormai vestito solo da un calzino di spugna, si sprigionò un odore forte. Non ne ero disgustato ma attratto. Tuffai il mio naso sul tessuto, era bagnato e m'inebriai di quel profumo, come un tossico desidera la droga io volevo solo respirarlo. Mi toccò la coscia con l'altra scarpa e ripetei gli stessi movimenti col piede destro. Si distese sul letto lasciando che i suoi piedi uscissero fuori. Iniziai a baciarli, a venerarli, a leccarli con tutte le calze. Nella mia bocca sentivo il suo sapore e ne volevo sempre di più. Gli sfilai il primo calzino, iniziai dal destro questa volta. Il piede si mostrò in tutta la sua bellezza, era grande, immagino un 46, le dita lunghe, i tendini in evidenza. Lo baciai sul dorso e sulla pianta e poi con la lingua seguii il percorso dal tallone sino all'alluce. Era salato, acidulo ma incredibilmente buono. Lo leccai a lungo, succhiai ogni dito e poi, senza che lui me lo chiedesse passai al sinistro. Credo che mi dedicai ai suoi piedi per mezz'ora o forse di più.
"Finora sei una brava troia" mi disse e mi sentii orgoglioso di quell'apprezzamento. Era seduto di nuovo sul letto, io sempre in ginocchio, era il posto per me quello. Si sporse un po' e mi prese il viso con la mano, aprii la bocca automaticamente e lui vi sputò dentro due volte e poi mi schiaffeggiò come a ribadire sempre che ero suo. La guancia faceva male ma ero felice, il mio sguardo credo esprimesse solo ammirazione verso un essere superiore. Mi baciò e poi mi schiaffeggiò di nuovo, poi un altro bacio e un altro schiaffo, di nuovo e di nuovo ancora.
Si mise una mano sul pacco e notai che i pantaloncini non nascondevano il suo cazzo in erezione, doveva essere grosso e lungo. Spinse la mia testa sul suo pacco in modo da farmi sentire la sua virilità, ero fiero di fargli quell'effetto.
Baciai il suo pacco, sentivo il calore del suo cazzo attraverso la stoffa leggera.
"Dedicati a lui adesso, è quello per cui sei nato. Lentamente gli sfilai i pantaloncini e poi i boxer sottostanti, erano neri entrambi ma non potrei giurarlo, stavo solo aspettando di vedere cosa contenessero.
Il suo cazzo ora svettava imperioso, era decisamente grande e lungo, 21, 22 cm o forse anche di più. Ed era anche grosso, almeno quanto la boccetta del lubrificante che avevo tentato più e più volte, senza successo, di spingere dentro me. Mi avrebbe fatto male se mi avesse penetrato, in realtà non sapevo se l'avesse fatto o se avesse solo voluto un pompino. Speravo però lo facesse, conscio che avrei provato dolore ma lo volevo, il mio dolore era nulla se fosse servito al suo godimento.
L'odore che si sprigionava dal suo cazzo era forte ma non sapeva di sporco ma solo del sudore che si può accumulare correndo sotto il sole estivo.
Afferrai la sua asta e iniziai a leccare le sue palle, i peli erano accorciati come quelli sul pube, mi solleticavano la lingua. Leccai le sue grosse palle e le accolsi una alla volta in bocca. Salii poi lungo la sua asta, su e giù con la lingua più volte seguendo le vene in rilievo su quel cilindro di carne. Raggiunsi poi la grossa e violacea cappella, ne percorsi la forma e con delicatezza sfiorai il buchino già bagnato di precum. Aprii la bocca il più possibile e accolsi quanto potevo di quel grosso cazzo e iniziai a succhiarlo, ero goloso come un bambino col gelato. Lui gemeva, godeva del mio lavoro e ne ero felice. Mi lascio fare per un po' e poi con le sue mani prese a muovere e forzare la testa, il mio naso arrivò più volte ad essere pressato sui peli del suo pube. Non so come ci riuscissi ma accoglievo tutto il suo cazzo, la sua forza nella mia bocca, rimanevo più volte senza respiro e lui sapeva quando allentare un po' per farmi riprendere fiato e poi affondare di nuovo. Lo sentii contrarre e capii che era pronto a lasciare un segno del suo dominio dentro il mio corpo. Accolsi gli schizzi del suo sperma, era tanto ma riuscii ad ingoiarlo quasi tutto, un po' ricadde sul suo cazzo. Quando lasciò la presa ripulii ogni residuo di sperma con la lingua, ammetto che avevo un po' di dolore alla gola e alla mascella ma lo ignorai.
Lo guardai negli occhi, era soddisfatto.
"Brava troia" mi disse "ma non credere che finisce qui"
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