Le voglie nascoste di Simona
di
Boetiè
genere
tradimenti
Simona, che piccolo desiderio realizzato questa ragazza.
Vi sarà capitato che la chimica e gli ormoni debbano fare il loro corso prima di far capire razionalmente che desiderate qualcuno. E che l'attrazione tra due soggetti è così inconscia ma molto potente.
Questa storia è intrisa di tutto ciò, e soprattutto di uno dei miei desideri: demolire tutte quelle sovrastrutture mentali che portano una brava e fedelissima ragazza, impegnata, poco e niente maliziosa, ad allargare quelle gambe per far ammettere principalmente a se stessa, quanto un solo pisello per tutta la vita non possa bastare e quanta gioia del sano e genuino sesso possa generare.
Questa premessa per parlarvi proprio di Simona, questa ragazza che assunsi diversi mesi fa nella mia tabaccheria. Ricercavo una persona che si potesse occupare dei terminali di gioco e dei servizi, e dai vari annunci mi è sembrata la candidata ideale. Le telefono, e le do appuntamento per un colloquio.
All'indomani, si presenta nel tardo pomeriggio, mi fa una buona impressione dal suo storico di esperienze anche in vari settori concernenti le attività commerciali.
Pronta ad iniziare, dopo solo pochi giorni già prende confidenza con lavoratori, clienti e amici della mia attività.
Dapprima, niente mi aveva colpito di questa ventisettenne, si presentava robusta, viso da buongustaia, e abbastanza alta. E oltre ad una buona collaborazione ed un rapporto collaborativo e amichevole, non mancava mai lo scherzo e la battuta, in primis fatte da me.
Simona stava al gioco ed è sempre stata gioviale.
Forse per le mie esperienze con donne diverse dalla mia pubertà ai miei 34 anni, lei per me era banale. Una vita ordinaria, prevedibile, e fidanzata dall'età di 13 anni con lo stesso ragazzo. Quindi, per me, una donna con pochissima o nessuna esperienza in fatto di varianza sessuale.
Qualcosa che, volendo osservare la vita con un po'più di realismo, ne la faceva apparire come una donna non esplosa del tutto, tanto che la sua sessualità a mio parere non era stata espressa del tutto.
Passano i mesi, e la confidenza cresce, ma il rapporto è pur sempre lavorativo.
Anche io sono impegnato con una persona, ma la curiosità bastava iniziò a germogliare e la mente partoriva nuove fantasie.
Fantasie alimentate da battute che nel tempo si facevano sempre più marcatamente sessuali, e allora mi decisi a tastare il terreno.
Decisi di iniziare a parlare a Simona guardandole dritto negli occhi.
Per i poco esperti, c'è da sapere, e lo dico anche per esperienza personale,che uno sguardo nudo, dritto agli occhi del proprio interlocutore dice ben più delle parole, e con questo sguardo volevo iniziare ad installare il desiderio e la curiosità nella testolina un po' troppo sempliciotta della nostra Simona.
Con quel viso un po'innocente, ma da velata suina. Quelle espressioni indignati dinanzi a battute oscene, tradite da quegli occhi che iniziavano anche essi a fissare i miei, dove ormai l'indignazione era diventata solo una protezione di carta perché gli occhi iniziavano a gridare al desiderio.
Se certe cose le sentiamo in pancia, e ben seguiamo il flusso, gli eventi poi accadono. E non per una particolare capacità personale o tecniche a buon mercato. È madre natura che ha deciso di far legare due corpi, e a madre natura avrei lasciato fare il resto.
Il tempo passava, e io mi allenavo per la bella stagione, ma fondamentalmente per stare in salute. Simona iniziava una dieta per non sfigurare durante le vacanze estive.
Intanto i primi caldi si facevano sentire, così come il mio testosterone.
"Simona" pensai, "sarà bello vederti e sentirti gemere. Con me. Quello che ti stuzzica con quelle battute e quei doppi sensi che tanto indignano quel tuo animo perbenista ma ipocrita, lo sento il tuo desiderio" .
Era Giugno. La calura iniziava a impregnare l'aria e i bolloro diventavano un abitudine con cui convivere. La carne è debole e siamo umani. Preso da diversi casini, no badavo più tanto a Simona che, pareva infastidita dalle mie disattenzioni nei suoi confronti, complice anche l'arrivo di un altra ragazza a lavorare, tanto che ora era lei a ricercare attenzioni.
Mi faceva anche sorridere il fatto che gli screzi con il suo ormai più che decennale fidanzato si facevano frequenti. Molte coincidenze.
Ma la calura ormai si intensificava, quell'aria madida di sudore e di feromoni che permeava nella tabaccheria era una presenza capace di tirar fuori la carica sessuale di un morto. Dovevo sistemare i capelli.
Il giorni seguente, la nostra Simona pareva non staccare gli occhi da dosso a me, e ripetutamente si complimentava con me per il taglio che avevo fatto, non perdendo occasione di toccarmeli.
"Tanto lo so che ti faccio sangue Simona, non trovare scuse..." a questa battuta, anziché la prevedibile espressione indignata, della brava e santa Simona, segui un sorriso accompagnato da un arrossamento malcelato dal capo chinato.
Ed ecco che madre natura fece quello che doveva fare: mi fece trovare la giusta sintonia con me stesso e, agendo di pancia sapevo cosa fare. Arriva l'orario di chiusura e, mentre tutti si apprestano a lasciare il locale, Simona mi chiede perché mi stessi intrattenendo: "Devo fare delle chiusure contabili". Un mio cenno del capo con un sorriso beffardo accettano di buon grado la sua richiesta di farmi compagnia. "Ci metterò poco".
L'ingenuità Simona, quella del "un fidanzato per tutta la vita" e di quanto siano grevi le battute sul sesso, del facile disprezzo per le donne fin troppo esuberanti, chiudeva la serranda, e venne vicino alla ricevitoria, dove ero seduto a fare i conti. E quella calura, quell'aria pesante, e carica di tensione sessuale
anziché tenerla a distanza, la portarono a posarsi poco dietro la mia spalla destra, cercando di osservare i conti. Una volta mi giro, una battuta ennesima risata timida, e uno schiaffetto sulla mia spalla...
Mi giro di nuovo, il suo sguardo fisso sul mio con le sue labbra semi aperte. Mi alzo di scattò.
Le nostre due labbra che passionalmente si lasciano andare.
Mesi e mesi di battute, scherno e desiderio che finalmente esplodono.
L'inibita Simona che da spazio alle sue fantasie. Tra baci, palpeggiamenti, corpi desiderosi e pieni di voglia, arriviamo al centro del locale dove vicino alla colonna centrale inizio ad accarezzarlo dappertutto, le mie mani in quella maglietta non più tanto ingenua e le dita che le percorrono la schiena, mentre le sue non riescono a staccarsi dai miei capelli e dal massaggiarmi l'uccello.
Con veemenza e con forza le tolgo la maglia e le massaggio i segni da sopra quel reggiseno innocente che, goffamente ma trionfalmente le riesco a slacciare , iniziando a baciarla ovunque. Pronti a regalarle un'avventura sessuale che potesse tirare fuori quel suo lato da affamata sessuale che, ormai con fatica, teneva segregato e messo a parcheggio. Restituirle la femminilità, darle sicurezza, e donarle gioia e amore per se stessa. Tutte cose in cui ormai chi le stava accanto non poteva più darle.
La goffa adesso era lei che, nel tentativo di baciarmi dappertutto faceva una gran confusione, con il rischio di smorzare l'eccitazione con la foga del momento. Con calma e controllo della situazione la fermo.
I cartoni delle sigarette mi rendono un materasso di fortuna. Tanto da disporli al centro; ritorno alla tensione e sessuale senza dire una parola, solo fissandola negli occhi. Le accenno un sorriso profondo, vero e afferrandole le mani, la porto sulle sue ginocchia. Con un po' di foga e ferma decisione, slaccio la cintura dei miei bermuda di Jeans, continuando a guardare lei dicendole con uno sguardo che desidero piantare il mio pene nella sua bocca vogliosa. Qualche attimo, neanche il tempo necessario a realizzare, che il mio fallo eretto si trovò davanti ai suoi occhi, e a quelle pupille che ormai avevano la stessa forma del pene.
Non dissi nulla, giusto qualche secondo che il mio pene si ritrovò tra le sue labbra. Quanta fatica per un pomino, da una bocca inesperta, nonostante l'impegno. Ma ero io che dovevo regalarle qualche gioia, liberarla da quelle catene di ingenuità e arretratezza. Io dovevo demolire quelle sovrastrutture mentali. Tirare fuori la porca che era e che ormai non celava più.
"Fermati!"... Simona ansimava con leggerezza mentre con delicatezza la facevo adagiare sui cartoni.
Per sfilarle quei jeans, tirai giù subito anche quegli slip molto carini. I suoi occhi sbarrati, era lì, nuda, senza difese di fronte a me. Al mio pene, e quella.mia.lingua che si tuffò su quella fica già fin troppo madida di umori. La testa che si reclinava "...non ci credo!"
E a quelle espressioni godive volevo ricavarne le mie, risalendo da quella fila facendole capire che ero pronto.
"Te l'avevo detto. Non avremmo mai potuto farlo insieme ". Al parafrasare questa vecchia battuta di mesi prima, la sua espressione inebetita parve farsi seria. Ma che confine sottile da un'altra espressione. Quella dell'estasi. Del piacere profondo. Nonché della sorpresa, mentre ormai pervadevo Simona che ormai era giunta a me, e che non so per quanto pare non volle staccarsi, tra genitori forti e sospiri lunghi e profondi.
Ormai era per lei un momento di trasformazione. Tutto era lontano eravamo io e lei. La calura divenne una leggera brezza rispetto a quell'energia, quella possanza e odore di corpi, di sesso e di piacere. Di desiderio proibito, estremo. Del latte della vita che riceveva sul suo corpo Simona che, ormai sudata, sfinita, capelli disordinati e battiti accelerati finiva sul pavimento, con qualche sorriso, molto più simile a reazioni involontarie,ma con lo sguardo e gli occhi da risvegliata.
Io seduto lì, accanto a lei. Osservavo la fine della mia opera. Mentre accendevo una sigaretta.
"È la gioia del sesso Simona, era questo che volevi conoscere di me?"
Non rispose, passò ancora qualche minuto, tra sospiri e silenzi, tentativi goffi di ricomposizione, qualche sorso d'acqua, un'altra sigaretta per me, una per lei che, rivestita ora sedeva di fianco a me.
"Pensavo fosse lo stesso, sono stata con una sola persona. Pensavo fosse uguale"
La guardo, un sorriso sarcastico
"Con quante donne l'hai fatto?"
Altro sorriso, poi un espressione e seria "Non molte, ma passionali quelle volte "
"Sei passionale!"
Dopo tredici anni, e una mentalità stagnante, Simona iniziò a vivere. E ora insegue se stessa e ogni giorno, u poco alla volta, molla le sue catene.
Vi sarà capitato che la chimica e gli ormoni debbano fare il loro corso prima di far capire razionalmente che desiderate qualcuno. E che l'attrazione tra due soggetti è così inconscia ma molto potente.
Questa storia è intrisa di tutto ciò, e soprattutto di uno dei miei desideri: demolire tutte quelle sovrastrutture mentali che portano una brava e fedelissima ragazza, impegnata, poco e niente maliziosa, ad allargare quelle gambe per far ammettere principalmente a se stessa, quanto un solo pisello per tutta la vita non possa bastare e quanta gioia del sano e genuino sesso possa generare.
Questa premessa per parlarvi proprio di Simona, questa ragazza che assunsi diversi mesi fa nella mia tabaccheria. Ricercavo una persona che si potesse occupare dei terminali di gioco e dei servizi, e dai vari annunci mi è sembrata la candidata ideale. Le telefono, e le do appuntamento per un colloquio.
All'indomani, si presenta nel tardo pomeriggio, mi fa una buona impressione dal suo storico di esperienze anche in vari settori concernenti le attività commerciali.
Pronta ad iniziare, dopo solo pochi giorni già prende confidenza con lavoratori, clienti e amici della mia attività.
Dapprima, niente mi aveva colpito di questa ventisettenne, si presentava robusta, viso da buongustaia, e abbastanza alta. E oltre ad una buona collaborazione ed un rapporto collaborativo e amichevole, non mancava mai lo scherzo e la battuta, in primis fatte da me.
Simona stava al gioco ed è sempre stata gioviale.
Forse per le mie esperienze con donne diverse dalla mia pubertà ai miei 34 anni, lei per me era banale. Una vita ordinaria, prevedibile, e fidanzata dall'età di 13 anni con lo stesso ragazzo. Quindi, per me, una donna con pochissima o nessuna esperienza in fatto di varianza sessuale.
Qualcosa che, volendo osservare la vita con un po'più di realismo, ne la faceva apparire come una donna non esplosa del tutto, tanto che la sua sessualità a mio parere non era stata espressa del tutto.
Passano i mesi, e la confidenza cresce, ma il rapporto è pur sempre lavorativo.
Anche io sono impegnato con una persona, ma la curiosità bastava iniziò a germogliare e la mente partoriva nuove fantasie.
Fantasie alimentate da battute che nel tempo si facevano sempre più marcatamente sessuali, e allora mi decisi a tastare il terreno.
Decisi di iniziare a parlare a Simona guardandole dritto negli occhi.
Per i poco esperti, c'è da sapere, e lo dico anche per esperienza personale,che uno sguardo nudo, dritto agli occhi del proprio interlocutore dice ben più delle parole, e con questo sguardo volevo iniziare ad installare il desiderio e la curiosità nella testolina un po' troppo sempliciotta della nostra Simona.
Con quel viso un po'innocente, ma da velata suina. Quelle espressioni indignati dinanzi a battute oscene, tradite da quegli occhi che iniziavano anche essi a fissare i miei, dove ormai l'indignazione era diventata solo una protezione di carta perché gli occhi iniziavano a gridare al desiderio.
Se certe cose le sentiamo in pancia, e ben seguiamo il flusso, gli eventi poi accadono. E non per una particolare capacità personale o tecniche a buon mercato. È madre natura che ha deciso di far legare due corpi, e a madre natura avrei lasciato fare il resto.
Il tempo passava, e io mi allenavo per la bella stagione, ma fondamentalmente per stare in salute. Simona iniziava una dieta per non sfigurare durante le vacanze estive.
Intanto i primi caldi si facevano sentire, così come il mio testosterone.
"Simona" pensai, "sarà bello vederti e sentirti gemere. Con me. Quello che ti stuzzica con quelle battute e quei doppi sensi che tanto indignano quel tuo animo perbenista ma ipocrita, lo sento il tuo desiderio" .
Era Giugno. La calura iniziava a impregnare l'aria e i bolloro diventavano un abitudine con cui convivere. La carne è debole e siamo umani. Preso da diversi casini, no badavo più tanto a Simona che, pareva infastidita dalle mie disattenzioni nei suoi confronti, complice anche l'arrivo di un altra ragazza a lavorare, tanto che ora era lei a ricercare attenzioni.
Mi faceva anche sorridere il fatto che gli screzi con il suo ormai più che decennale fidanzato si facevano frequenti. Molte coincidenze.
Ma la calura ormai si intensificava, quell'aria madida di sudore e di feromoni che permeava nella tabaccheria era una presenza capace di tirar fuori la carica sessuale di un morto. Dovevo sistemare i capelli.
Il giorni seguente, la nostra Simona pareva non staccare gli occhi da dosso a me, e ripetutamente si complimentava con me per il taglio che avevo fatto, non perdendo occasione di toccarmeli.
"Tanto lo so che ti faccio sangue Simona, non trovare scuse..." a questa battuta, anziché la prevedibile espressione indignata, della brava e santa Simona, segui un sorriso accompagnato da un arrossamento malcelato dal capo chinato.
Ed ecco che madre natura fece quello che doveva fare: mi fece trovare la giusta sintonia con me stesso e, agendo di pancia sapevo cosa fare. Arriva l'orario di chiusura e, mentre tutti si apprestano a lasciare il locale, Simona mi chiede perché mi stessi intrattenendo: "Devo fare delle chiusure contabili". Un mio cenno del capo con un sorriso beffardo accettano di buon grado la sua richiesta di farmi compagnia. "Ci metterò poco".
L'ingenuità Simona, quella del "un fidanzato per tutta la vita" e di quanto siano grevi le battute sul sesso, del facile disprezzo per le donne fin troppo esuberanti, chiudeva la serranda, e venne vicino alla ricevitoria, dove ero seduto a fare i conti. E quella calura, quell'aria pesante, e carica di tensione sessuale
anziché tenerla a distanza, la portarono a posarsi poco dietro la mia spalla destra, cercando di osservare i conti. Una volta mi giro, una battuta ennesima risata timida, e uno schiaffetto sulla mia spalla...
Mi giro di nuovo, il suo sguardo fisso sul mio con le sue labbra semi aperte. Mi alzo di scattò.
Le nostre due labbra che passionalmente si lasciano andare.
Mesi e mesi di battute, scherno e desiderio che finalmente esplodono.
L'inibita Simona che da spazio alle sue fantasie. Tra baci, palpeggiamenti, corpi desiderosi e pieni di voglia, arriviamo al centro del locale dove vicino alla colonna centrale inizio ad accarezzarlo dappertutto, le mie mani in quella maglietta non più tanto ingenua e le dita che le percorrono la schiena, mentre le sue non riescono a staccarsi dai miei capelli e dal massaggiarmi l'uccello.
Con veemenza e con forza le tolgo la maglia e le massaggio i segni da sopra quel reggiseno innocente che, goffamente ma trionfalmente le riesco a slacciare , iniziando a baciarla ovunque. Pronti a regalarle un'avventura sessuale che potesse tirare fuori quel suo lato da affamata sessuale che, ormai con fatica, teneva segregato e messo a parcheggio. Restituirle la femminilità, darle sicurezza, e donarle gioia e amore per se stessa. Tutte cose in cui ormai chi le stava accanto non poteva più darle.
La goffa adesso era lei che, nel tentativo di baciarmi dappertutto faceva una gran confusione, con il rischio di smorzare l'eccitazione con la foga del momento. Con calma e controllo della situazione la fermo.
I cartoni delle sigarette mi rendono un materasso di fortuna. Tanto da disporli al centro; ritorno alla tensione e sessuale senza dire una parola, solo fissandola negli occhi. Le accenno un sorriso profondo, vero e afferrandole le mani, la porto sulle sue ginocchia. Con un po' di foga e ferma decisione, slaccio la cintura dei miei bermuda di Jeans, continuando a guardare lei dicendole con uno sguardo che desidero piantare il mio pene nella sua bocca vogliosa. Qualche attimo, neanche il tempo necessario a realizzare, che il mio fallo eretto si trovò davanti ai suoi occhi, e a quelle pupille che ormai avevano la stessa forma del pene.
Non dissi nulla, giusto qualche secondo che il mio pene si ritrovò tra le sue labbra. Quanta fatica per un pomino, da una bocca inesperta, nonostante l'impegno. Ma ero io che dovevo regalarle qualche gioia, liberarla da quelle catene di ingenuità e arretratezza. Io dovevo demolire quelle sovrastrutture mentali. Tirare fuori la porca che era e che ormai non celava più.
"Fermati!"... Simona ansimava con leggerezza mentre con delicatezza la facevo adagiare sui cartoni.
Per sfilarle quei jeans, tirai giù subito anche quegli slip molto carini. I suoi occhi sbarrati, era lì, nuda, senza difese di fronte a me. Al mio pene, e quella.mia.lingua che si tuffò su quella fica già fin troppo madida di umori. La testa che si reclinava "...non ci credo!"
E a quelle espressioni godive volevo ricavarne le mie, risalendo da quella fila facendole capire che ero pronto.
"Te l'avevo detto. Non avremmo mai potuto farlo insieme ". Al parafrasare questa vecchia battuta di mesi prima, la sua espressione inebetita parve farsi seria. Ma che confine sottile da un'altra espressione. Quella dell'estasi. Del piacere profondo. Nonché della sorpresa, mentre ormai pervadevo Simona che ormai era giunta a me, e che non so per quanto pare non volle staccarsi, tra genitori forti e sospiri lunghi e profondi.
Ormai era per lei un momento di trasformazione. Tutto era lontano eravamo io e lei. La calura divenne una leggera brezza rispetto a quell'energia, quella possanza e odore di corpi, di sesso e di piacere. Di desiderio proibito, estremo. Del latte della vita che riceveva sul suo corpo Simona che, ormai sudata, sfinita, capelli disordinati e battiti accelerati finiva sul pavimento, con qualche sorriso, molto più simile a reazioni involontarie,ma con lo sguardo e gli occhi da risvegliata.
Io seduto lì, accanto a lei. Osservavo la fine della mia opera. Mentre accendevo una sigaretta.
"È la gioia del sesso Simona, era questo che volevi conoscere di me?"
Non rispose, passò ancora qualche minuto, tra sospiri e silenzi, tentativi goffi di ricomposizione, qualche sorso d'acqua, un'altra sigaretta per me, una per lei che, rivestita ora sedeva di fianco a me.
"Pensavo fosse lo stesso, sono stata con una sola persona. Pensavo fosse uguale"
La guardo, un sorriso sarcastico
"Con quante donne l'hai fatto?"
Altro sorriso, poi un espressione e seria "Non molte, ma passionali quelle volte "
"Sei passionale!"
Dopo tredici anni, e una mentalità stagnante, Simona iniziò a vivere. E ora insegue se stessa e ogni giorno, u poco alla volta, molla le sue catene.
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