Punta Crena Cap.1
di
Semioforo
genere
esibizionismo
E’ una calda serata di Luglio.
Sono seduto sul gradino della mia porta finestra, mentre fumo un pezzo dei miei amati sigari “toscani” cercando di captare un po’ di brezza marina che mi faccia smettere di sudare.
L’estate, a me, porta sempre delle sensazioni dicotomiche:
Da una parte odio essere sempre appicicaticcio, le zanzare, l’odore pungente di piscio nei vicoli, le discoteche sulla spiaggia.
Al contempo, però, adoro le docce fredde, le finestre sempre aperte, le cicale alla sera, i bagni notturni, la birra ghiacciata.
Adoro che si possa vivere con un solo strato di tessuto addosso, stare scalzi, essere minimali.
Questo pensiero mi porta immediatamente a te, alle tue forme generose, alla tua voglia sempre di provocare.
Stasera ti immagino a prendere un aperitivo, lungo i navigli, con uno dei tuoi vestiti leggeri. Ridere di gusto mentre i tuoi seni abbondanti sballonzolano evidenti e liberi. Provocare gli sguardi delle persone attorno a te.
Pensarti libera, giocosa e sempre un po’ imprevedibile mi provoca un brivido che percorre tutto il mio dorso, nonostante il caldo.
Lo schermo del mio smartphone si illumina: “Ciao, mi porti al mare domani?”
Il cuore accelera i battiti; non volevo disturbarti mentre eri in giro con amici, ma al contempo non vedevo l’ora di sentirti.
“Ok, baby, ti porto in un posto fico, inedito.
Però mi devi promettere una cosa: vieni giù presto con il treno così evitiamo le code. Eppoi porta delle scarpe da ginnastica perché c'è da fare un pezzo difficile. Al resto penso io”
Ti anticipo poi che la spiaggia in cui ti vorrei portare è raggiungibile solamente via mare o via terra facendo un piccolo pezzo di arrampicata. Ti rassicuro che ti assisterò in tutto e per tutto e che basta che ti affidi a me. Ma che lo sbattimento vale il prezzo del biglietto.
“Va bene morenito, lo sai, io mi fido di te. Sempre.”
Queste tue parole sono miele per le mie orecchie. Vivere in due città diverse è difficile se non si è emotivamente tranquilli e maturi. E tu lo sei. E sai affidarti a me in maniera cieca.
La mattina dopo, alle otto e mezza, sono davanti alla stazione, in piedi, a fianco alla mia macchina posteggiata rigorosamente in doppia fila.
Quando arrivi, ti trovo bellissima e sexy come sempre.
Hai addosso una canotta di quelle con l’apertura delle maniche molto larghe, color verde militare. Sotto di essa scorgo una fascia nera, di quelle senza spalline, che contiene a malapena i tuoi seni strabordanti.
Ad inguainare i tuoi fianchi, una minigonna stretch gialla che segue perfettamente le tue curve e si interrompe a meno di metà coscia.
Questa esplosione di colori, che sulla tua pelle già abbronzata risaltano perfettamente, sono una perfetta rappresentazione della tua personalità vivace ed istrionica.
Sono felice. Che tu sia qui, che tu sia con me. Che tu, anche oggi, sia mia.
Appena mi vedi esplodi in un sorriso e ti lanci con le braccia attorno al mio collo, baciandomi voluttuosamente e soffocandomi con la prorompenza dei tuoi seni. Faccio scorrere le mie mani lungo i tuoi fianchi, accarezzando in maniera apparentemente distratta i lati del tuo seno..
In un gesto inusitamente galante, ti apro la portiera. Quando entri in macchina, il mio sguardo si perde lungo le tue cosce, che si aprono per posizionarti sul sedile passeggero.
La minigonna risale pericolosamente fino alla congiunzione delle tue gambe, pochi millimetri separano il tuo sesso dai miei occhi.
Adoro guardare, adoro guardarti. E tu lo sai e ci giochi.
Mi guardi con quegli occhioni curiosi che non smetti mai di portare con te e mi dici: “andiamo”?
Io mi risveglio dal mio desiderio di saltarti addosso lì, nel bel mezzo del piazzale della stazione Principe e ti dico: “ok occhi-di-brace, sono pronto”
Salgo in macchina e parto, direzione Ponente.
Dopo pochi chilometri mi dici, con fare un po' preoccupato: “Ma è pericoloso dove mi porti? Io soffro di vertigini”
Io, per non dare seguito alle tue paure ti rispondo: “hai messo le scarpe da tennis?”
Tu, in tutta risposta, ti stravacchi sul sedile mettendo i piedi sul cruscotto per dimostrarmi che hai rispettato le consegne. Io scrollo la testa pensando che quelle impronte rimarranno lì tutta l'estate e che, alla fine, mi va bene così.
Ma poi mi riperdo sulle tue gambe, pericolosamente nude in tutta la loro lunghezza.
Chissà che costume hai indossato, penso.
Tu,come se avessi letto i miei pensieri, in tutta risposta inizi a ravanare nel tuo zainetto e mi dici: “Senti, ho un dubbio. Non sapendo in che spiaggia andiamo ho portato un po' di costumi..Ho bisogno del mio personal shopper preferito per sceglierlo, mi aiuti?”
E mentre lo dici, tiri fuori un grumo di tessuti e fili dalla borsa.
Con aria un po' solenne, ne sbrogli uno blu cobalto e mi dici: “ECCO IL PRIMO”
Io lo osservo di sottecchi e mi chiedo come un pezzo di stoffa del genere possa coprire le tue forme generose.
Mentre stiamo entrando in autostrada, con nonchalance, inarchi la schiena e sollevi la minigonna, per agevolare l’ingresso di quel lembo di stoffa blu, togliendomi ogni dubbio sul fatto che no, anche oggi non avevi messo nulla sotto la tua minigonna gialla.
Io ti guardo tra il rapito ed il perplesso ed immediatamente la mia mente vola a te, sul treno, vestita così, in mezzo agli sguardi sudati delle persone intorno.
Mi riprendo e ti dico: “brutta zozzetta impunita, ancora non ti è passata questa allergia alle mutandine?”
Tu mi guardi con uno sguardo tra il monello ed il fintamente colpevole, mi sorridi, e l'unica cosa che riesci a dirmi è: “FA COSÌ CALDO.”
Dopodiché ti avvicini al mio viso e mi sussurri nell'orecchio: “..Non sarai mica geloso?!?”
Io sono in piena dicotomia.
Da una parte ti sto amando follemente per la bestiolina ingestibile quale sei.
Dall'altra mi sale eccitazione e rabbia perché ho voglia di riprendere il controllo.
Perché queste cose mi fanno perdere il controllo, cazzo.
“Smettila di fare così” -ti dico- “Mi farai diventare scemo”
Poi mi faccio serio: “eppoi senti, una volta, nella vita, dovresti capire veramente cosa significa provar vergogna, cosa sia il pudore”
Tu reagisci con il tuo solito sguardo fintamente remissivo, quello della bambina monella che sa di averla fatta grossa ma che in realtà non è pentita per nulla.
Capisco che i rimproveri, con te non servano a nulla e che in realtà amo le tue piccole mattane erotiche.
E mentre vedo l’insegna dell’autogrill a 500 mt, mi viene un’idea.
Penso: “ora ti sistemo io, cavallina selvaggia.”
“Devo fare gasolio”, affermo ad alta voce, mentre tu sei lì che smanetti con l'autoradio.
Nel frattempo non ti sei presa neppure la briga di rimettere a posto la gonna che è ancora quasi intorno alla vita, raggrinzita come una fascia del dott.Gibaud.
Prima di avvicinarmi alle pompe, mi fermo e ti guardo dicendoti: facciamo un gioco?
I tuoi occhi si accendono in uno sguardo misto tra il curioso ed il sorpreso;
Non ti dò tempo di rispondermi che allungo la mia mano sui laccetti laterali del tuo costume e li slaccio, prima il sinistro, poi il destro e poi, con un veloce gesto sfilo il tuo slip e lo tengo vittorioso tra le mie dita.
“Vediamo fino a che punto tu sia priva del senso di pudore” Affermo con un ghigno.
Anziché andare al solito self, vado nella corsia del "servito". La pompa è dalla tua parte.
"non ti muovere, non provare a coprirti" ti intimo.
E tu: “ma... ma sono mezza nuda”
“Appunto, il gioco è questo”, sentenzio.
Abbasso il tuo finestrino e mi avvicino ad un ragazzo con la divisa da benzinaio.
“Salve, mi può fare 30 euro di gasolio? Lui prima guarda me, poi lo sguardo scivola inevitabilmente in mezzo alle tue carni.
Tu ti comporti come se nulla fosse, fingendo di guardare il cellulare.
In realtà le tue gambe stanno tremando.
Quando viene a ritirare i soldi, sempre dal tuo lato, il ragazzo ci mette 2 interminabili minuti per darci il resto, prendendosi tutto il tempo necessario per riempirsi gli occhi di te.
Ripartiamo, ti guardo e sei paonazza.
“Visto? Hai provato un po' di vergogna?”
Tu alzi lo sguardo e, senza dire nulla, hai l'espressione più languida che io abbia mai visto.
Ti metti in ginocchio sul sedile, voltata verso di me.
Inizi a baciarmi, anzi, a leccarmi la faccia come una cagnetta riconoscente, mentre sorpassiamo un camion che non manca di sottolineare con un HOOTHOOT la vista delle tue chiappe ben aperte dal finestrino.
Io, con la mano destra, raggiungo le tue natiche e faccio schioccare due manate ben date a cui tu rispondi con altrettanti mugolii.
“sei incorreggibile” sussurro.
Poi, infilo la mano in mezzo alle tue chiappe e, con un dito, sfioro il tuo sesso da dietro.
Al contatto tu salti come una molla, come se fossero lustri che nessuno ti toccasse.
Io ti guardo stupito, perché sei bagnata marcia e perché so che sei ipersensibile e totalmente in balia dei miei desideri.
Inizio a sfiorarti, a piccoli tocchi. Non voglio affondare il colpo, voglio tenere la tua eccitazione alta.
Tu sei sempre in ginocchia sul sedile, faccia verso di me, immobile.
Non riesci a fare nulla se non assaporare quelle carezze rubate.
“Lo vedi come sei?” Ti dico “Venderesti tua madre per questi momenti”
Sgrani gli occhi per cercare di capire se stia parlando sul serio, d’altronde la mamma è sempre la mamma.
Io, in tutta risposta, ti distraggo infilando un dito tra le tue labbra.
A pochi metri vedo una piazzola, metto la freccia, accosto.
Scendo dalla macchina e vado dalla tua portiera. La apro e ti afferro per le gambe facendoti scivolare sul bordo del sedile, verso di me. Sei oscenamente aperta e voluttuosa. I tuoi seni ormai si sono quasi liberati della striscia di tessuto che li conteneva a malapena.
Ti dico: “D'ora in poi, sia che io ci sia che non ci sia, puoi mettere solo un capo di intimo alla volta. Così vediamo se riesci ad imparare ad esser educata, a stare con le gambe chiuse, a non mostrarti sempre”
E tu.. “Ssi, capo”
A quel punto, soddisfatto della risposta, mi inginocchio ed inizio a leccarti le cosce e mentre lo faccio ti dico: “Ti è piaciuto far vedere la tua passera al benzinaio eh, zozza”
“Raccontami, dai: a quante persone hai fatto notare che eri senza slip sul treno?”
Con la mia lingua, risalgo fino al tuo sesso, che è spalancato e pulsante.
Ti dò due colpi di lingua, decisi, sul clitoride e poi riscendo giù, più delicatamente, verso la parte inferiore delle tue labbra, all’intersezione con il tuo buchetto.
“ALLORA? VOGLIO SAPERE”
E riprendo a scorrere le labbra esterne della tua passera, fino a fermarmi al tuo clitoride e ciucciarlo avidamente.
Tu provi ad abbozzare una risposta, ma sei un fremito.
“Allora ti è piaciuto si o no?”
“Sssi.. Non mi toglieva gli occhi di dosso e tu..tu..” -dici tu tra un mugolo e l'altro- tu mi hai esposta così, deliberatamente, come se fossi la tua troia.”
Nel frattempo continuo a leccarti, voracemente, ma poi, insoddisfatto delle risposte mi fermo.
Tu sgrani gli occhi..Vuoi solo esser finita in quel momento, vuoi solo poter esplodere in un fragoroso orgasmo.
Infilo un dito, nella tua passera, ed inizio a massaggiarti da dentro.
“Senti, io ora ho il tuo orgasmo tra le dita. Posso decidere di farti venire come no”
“Ti prego, fallo” mi implori.
E intanto ti dò un'altra leccata per rincarare la dose
“Ok, allora ti chiedo una cosa, semplice: hai un perizoma, tra i tuoi costumi?” e non dandoti il tempo di rispondere, aggiungo: “Beh spero per te di si, perché sarà l'unica tua chance per indossare qualcosa che copra, seppur parzialmente, questo gioiellino che ho preso per te”
E con la mano destra, apro il cassetto portaoggetti della macchina e tiro fuori un plug anale, di quelli con il diamante in cima.
Tu sgrani gli occhi e mi dici: “ma... ma.. con il sole si vedrà”
“Beh” rispondo, riprendendo a leccarti sempre più forte “almeno tutti sapranno che sei una cagna.
La mia Cagna”
Sento che inizi a vibrare come uno strumento impazzito, sei quasi arrivata.
Con la voce strozzata, ti inarchi e urli “Si, sono una cazzo di cagnaaah”
Ed inizi a sbattere come un pesce fuor d’acqua, mentre mi riempi la barba dei tuoi umori.
Adoro il tuo sapore, dolce ed un po’ selvatico.
Aspetto che le convulsioni si plachino un po’, mi sollevo, mi avvicino al tuo viso e ti bacio voluttuosamente
“Assapora il tuo miele, scostumata”
Sono seduto sul gradino della mia porta finestra, mentre fumo un pezzo dei miei amati sigari “toscani” cercando di captare un po’ di brezza marina che mi faccia smettere di sudare.
L’estate, a me, porta sempre delle sensazioni dicotomiche:
Da una parte odio essere sempre appicicaticcio, le zanzare, l’odore pungente di piscio nei vicoli, le discoteche sulla spiaggia.
Al contempo, però, adoro le docce fredde, le finestre sempre aperte, le cicale alla sera, i bagni notturni, la birra ghiacciata.
Adoro che si possa vivere con un solo strato di tessuto addosso, stare scalzi, essere minimali.
Questo pensiero mi porta immediatamente a te, alle tue forme generose, alla tua voglia sempre di provocare.
Stasera ti immagino a prendere un aperitivo, lungo i navigli, con uno dei tuoi vestiti leggeri. Ridere di gusto mentre i tuoi seni abbondanti sballonzolano evidenti e liberi. Provocare gli sguardi delle persone attorno a te.
Pensarti libera, giocosa e sempre un po’ imprevedibile mi provoca un brivido che percorre tutto il mio dorso, nonostante il caldo.
Lo schermo del mio smartphone si illumina: “Ciao, mi porti al mare domani?”
Il cuore accelera i battiti; non volevo disturbarti mentre eri in giro con amici, ma al contempo non vedevo l’ora di sentirti.
“Ok, baby, ti porto in un posto fico, inedito.
Però mi devi promettere una cosa: vieni giù presto con il treno così evitiamo le code. Eppoi porta delle scarpe da ginnastica perché c'è da fare un pezzo difficile. Al resto penso io”
Ti anticipo poi che la spiaggia in cui ti vorrei portare è raggiungibile solamente via mare o via terra facendo un piccolo pezzo di arrampicata. Ti rassicuro che ti assisterò in tutto e per tutto e che basta che ti affidi a me. Ma che lo sbattimento vale il prezzo del biglietto.
“Va bene morenito, lo sai, io mi fido di te. Sempre.”
Queste tue parole sono miele per le mie orecchie. Vivere in due città diverse è difficile se non si è emotivamente tranquilli e maturi. E tu lo sei. E sai affidarti a me in maniera cieca.
La mattina dopo, alle otto e mezza, sono davanti alla stazione, in piedi, a fianco alla mia macchina posteggiata rigorosamente in doppia fila.
Quando arrivi, ti trovo bellissima e sexy come sempre.
Hai addosso una canotta di quelle con l’apertura delle maniche molto larghe, color verde militare. Sotto di essa scorgo una fascia nera, di quelle senza spalline, che contiene a malapena i tuoi seni strabordanti.
Ad inguainare i tuoi fianchi, una minigonna stretch gialla che segue perfettamente le tue curve e si interrompe a meno di metà coscia.
Questa esplosione di colori, che sulla tua pelle già abbronzata risaltano perfettamente, sono una perfetta rappresentazione della tua personalità vivace ed istrionica.
Sono felice. Che tu sia qui, che tu sia con me. Che tu, anche oggi, sia mia.
Appena mi vedi esplodi in un sorriso e ti lanci con le braccia attorno al mio collo, baciandomi voluttuosamente e soffocandomi con la prorompenza dei tuoi seni. Faccio scorrere le mie mani lungo i tuoi fianchi, accarezzando in maniera apparentemente distratta i lati del tuo seno..
In un gesto inusitamente galante, ti apro la portiera. Quando entri in macchina, il mio sguardo si perde lungo le tue cosce, che si aprono per posizionarti sul sedile passeggero.
La minigonna risale pericolosamente fino alla congiunzione delle tue gambe, pochi millimetri separano il tuo sesso dai miei occhi.
Adoro guardare, adoro guardarti. E tu lo sai e ci giochi.
Mi guardi con quegli occhioni curiosi che non smetti mai di portare con te e mi dici: “andiamo”?
Io mi risveglio dal mio desiderio di saltarti addosso lì, nel bel mezzo del piazzale della stazione Principe e ti dico: “ok occhi-di-brace, sono pronto”
Salgo in macchina e parto, direzione Ponente.
Dopo pochi chilometri mi dici, con fare un po' preoccupato: “Ma è pericoloso dove mi porti? Io soffro di vertigini”
Io, per non dare seguito alle tue paure ti rispondo: “hai messo le scarpe da tennis?”
Tu, in tutta risposta, ti stravacchi sul sedile mettendo i piedi sul cruscotto per dimostrarmi che hai rispettato le consegne. Io scrollo la testa pensando che quelle impronte rimarranno lì tutta l'estate e che, alla fine, mi va bene così.
Ma poi mi riperdo sulle tue gambe, pericolosamente nude in tutta la loro lunghezza.
Chissà che costume hai indossato, penso.
Tu,come se avessi letto i miei pensieri, in tutta risposta inizi a ravanare nel tuo zainetto e mi dici: “Senti, ho un dubbio. Non sapendo in che spiaggia andiamo ho portato un po' di costumi..Ho bisogno del mio personal shopper preferito per sceglierlo, mi aiuti?”
E mentre lo dici, tiri fuori un grumo di tessuti e fili dalla borsa.
Con aria un po' solenne, ne sbrogli uno blu cobalto e mi dici: “ECCO IL PRIMO”
Io lo osservo di sottecchi e mi chiedo come un pezzo di stoffa del genere possa coprire le tue forme generose.
Mentre stiamo entrando in autostrada, con nonchalance, inarchi la schiena e sollevi la minigonna, per agevolare l’ingresso di quel lembo di stoffa blu, togliendomi ogni dubbio sul fatto che no, anche oggi non avevi messo nulla sotto la tua minigonna gialla.
Io ti guardo tra il rapito ed il perplesso ed immediatamente la mia mente vola a te, sul treno, vestita così, in mezzo agli sguardi sudati delle persone intorno.
Mi riprendo e ti dico: “brutta zozzetta impunita, ancora non ti è passata questa allergia alle mutandine?”
Tu mi guardi con uno sguardo tra il monello ed il fintamente colpevole, mi sorridi, e l'unica cosa che riesci a dirmi è: “FA COSÌ CALDO.”
Dopodiché ti avvicini al mio viso e mi sussurri nell'orecchio: “..Non sarai mica geloso?!?”
Io sono in piena dicotomia.
Da una parte ti sto amando follemente per la bestiolina ingestibile quale sei.
Dall'altra mi sale eccitazione e rabbia perché ho voglia di riprendere il controllo.
Perché queste cose mi fanno perdere il controllo, cazzo.
“Smettila di fare così” -ti dico- “Mi farai diventare scemo”
Poi mi faccio serio: “eppoi senti, una volta, nella vita, dovresti capire veramente cosa significa provar vergogna, cosa sia il pudore”
Tu reagisci con il tuo solito sguardo fintamente remissivo, quello della bambina monella che sa di averla fatta grossa ma che in realtà non è pentita per nulla.
Capisco che i rimproveri, con te non servano a nulla e che in realtà amo le tue piccole mattane erotiche.
E mentre vedo l’insegna dell’autogrill a 500 mt, mi viene un’idea.
Penso: “ora ti sistemo io, cavallina selvaggia.”
“Devo fare gasolio”, affermo ad alta voce, mentre tu sei lì che smanetti con l'autoradio.
Nel frattempo non ti sei presa neppure la briga di rimettere a posto la gonna che è ancora quasi intorno alla vita, raggrinzita come una fascia del dott.Gibaud.
Prima di avvicinarmi alle pompe, mi fermo e ti guardo dicendoti: facciamo un gioco?
I tuoi occhi si accendono in uno sguardo misto tra il curioso ed il sorpreso;
Non ti dò tempo di rispondermi che allungo la mia mano sui laccetti laterali del tuo costume e li slaccio, prima il sinistro, poi il destro e poi, con un veloce gesto sfilo il tuo slip e lo tengo vittorioso tra le mie dita.
“Vediamo fino a che punto tu sia priva del senso di pudore” Affermo con un ghigno.
Anziché andare al solito self, vado nella corsia del "servito". La pompa è dalla tua parte.
"non ti muovere, non provare a coprirti" ti intimo.
E tu: “ma... ma sono mezza nuda”
“Appunto, il gioco è questo”, sentenzio.
Abbasso il tuo finestrino e mi avvicino ad un ragazzo con la divisa da benzinaio.
“Salve, mi può fare 30 euro di gasolio? Lui prima guarda me, poi lo sguardo scivola inevitabilmente in mezzo alle tue carni.
Tu ti comporti come se nulla fosse, fingendo di guardare il cellulare.
In realtà le tue gambe stanno tremando.
Quando viene a ritirare i soldi, sempre dal tuo lato, il ragazzo ci mette 2 interminabili minuti per darci il resto, prendendosi tutto il tempo necessario per riempirsi gli occhi di te.
Ripartiamo, ti guardo e sei paonazza.
“Visto? Hai provato un po' di vergogna?”
Tu alzi lo sguardo e, senza dire nulla, hai l'espressione più languida che io abbia mai visto.
Ti metti in ginocchio sul sedile, voltata verso di me.
Inizi a baciarmi, anzi, a leccarmi la faccia come una cagnetta riconoscente, mentre sorpassiamo un camion che non manca di sottolineare con un HOOTHOOT la vista delle tue chiappe ben aperte dal finestrino.
Io, con la mano destra, raggiungo le tue natiche e faccio schioccare due manate ben date a cui tu rispondi con altrettanti mugolii.
“sei incorreggibile” sussurro.
Poi, infilo la mano in mezzo alle tue chiappe e, con un dito, sfioro il tuo sesso da dietro.
Al contatto tu salti come una molla, come se fossero lustri che nessuno ti toccasse.
Io ti guardo stupito, perché sei bagnata marcia e perché so che sei ipersensibile e totalmente in balia dei miei desideri.
Inizio a sfiorarti, a piccoli tocchi. Non voglio affondare il colpo, voglio tenere la tua eccitazione alta.
Tu sei sempre in ginocchia sul sedile, faccia verso di me, immobile.
Non riesci a fare nulla se non assaporare quelle carezze rubate.
“Lo vedi come sei?” Ti dico “Venderesti tua madre per questi momenti”
Sgrani gli occhi per cercare di capire se stia parlando sul serio, d’altronde la mamma è sempre la mamma.
Io, in tutta risposta, ti distraggo infilando un dito tra le tue labbra.
A pochi metri vedo una piazzola, metto la freccia, accosto.
Scendo dalla macchina e vado dalla tua portiera. La apro e ti afferro per le gambe facendoti scivolare sul bordo del sedile, verso di me. Sei oscenamente aperta e voluttuosa. I tuoi seni ormai si sono quasi liberati della striscia di tessuto che li conteneva a malapena.
Ti dico: “D'ora in poi, sia che io ci sia che non ci sia, puoi mettere solo un capo di intimo alla volta. Così vediamo se riesci ad imparare ad esser educata, a stare con le gambe chiuse, a non mostrarti sempre”
E tu.. “Ssi, capo”
A quel punto, soddisfatto della risposta, mi inginocchio ed inizio a leccarti le cosce e mentre lo faccio ti dico: “Ti è piaciuto far vedere la tua passera al benzinaio eh, zozza”
“Raccontami, dai: a quante persone hai fatto notare che eri senza slip sul treno?”
Con la mia lingua, risalgo fino al tuo sesso, che è spalancato e pulsante.
Ti dò due colpi di lingua, decisi, sul clitoride e poi riscendo giù, più delicatamente, verso la parte inferiore delle tue labbra, all’intersezione con il tuo buchetto.
“ALLORA? VOGLIO SAPERE”
E riprendo a scorrere le labbra esterne della tua passera, fino a fermarmi al tuo clitoride e ciucciarlo avidamente.
Tu provi ad abbozzare una risposta, ma sei un fremito.
“Allora ti è piaciuto si o no?”
“Sssi.. Non mi toglieva gli occhi di dosso e tu..tu..” -dici tu tra un mugolo e l'altro- tu mi hai esposta così, deliberatamente, come se fossi la tua troia.”
Nel frattempo continuo a leccarti, voracemente, ma poi, insoddisfatto delle risposte mi fermo.
Tu sgrani gli occhi..Vuoi solo esser finita in quel momento, vuoi solo poter esplodere in un fragoroso orgasmo.
Infilo un dito, nella tua passera, ed inizio a massaggiarti da dentro.
“Senti, io ora ho il tuo orgasmo tra le dita. Posso decidere di farti venire come no”
“Ti prego, fallo” mi implori.
E intanto ti dò un'altra leccata per rincarare la dose
“Ok, allora ti chiedo una cosa, semplice: hai un perizoma, tra i tuoi costumi?” e non dandoti il tempo di rispondere, aggiungo: “Beh spero per te di si, perché sarà l'unica tua chance per indossare qualcosa che copra, seppur parzialmente, questo gioiellino che ho preso per te”
E con la mano destra, apro il cassetto portaoggetti della macchina e tiro fuori un plug anale, di quelli con il diamante in cima.
Tu sgrani gli occhi e mi dici: “ma... ma.. con il sole si vedrà”
“Beh” rispondo, riprendendo a leccarti sempre più forte “almeno tutti sapranno che sei una cagna.
La mia Cagna”
Sento che inizi a vibrare come uno strumento impazzito, sei quasi arrivata.
Con la voce strozzata, ti inarchi e urli “Si, sono una cazzo di cagnaaah”
Ed inizi a sbattere come un pesce fuor d’acqua, mentre mi riempi la barba dei tuoi umori.
Adoro il tuo sapore, dolce ed un po’ selvatico.
Aspetto che le convulsioni si plachino un po’, mi sollevo, mi avvicino al tuo viso e ti bacio voluttuosamente
“Assapora il tuo miele, scostumata”
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