Finalmente la prima volta

di
genere
gay

Quella sera bevemmo abbastanza.

Non tanto da essere ubriachi, ma quel tanto che basta da perdere quel complesso di inibizioni che la società impone su praticamente ogni cosa. In questa società per un uomo è concesso avere rapporti sessuali solo con una donna. E più in generale il sesso viene visto come qualcosa di sporco e volgare, mai come qualcosa di bello. Io vivo il sesso come un piacere, e non come una perversione. E volevo scoprire quali sensazioni si provano con un uomo. Molte persone indulgono nel loro tipo preferito di piacere: soprattutto il cibo ma anche dormire, oziare davanti la TV, oppure perdere interi pomeriggi a fare niente con gli amici al bar. Io sono attratto da quello che è il tipo il piacere più semplice e più intenso, quello dato dal sesso. E ho la fortuna di viverlo in tutte le sue parti: sia con donne che con uomini. Non so spiegarlo e alla fine sono giunto alla conclusione che non mi interessa trovare una spiegazione: sono bisessuale. Il contatto fisico con il corpo di un’altra persona mi inebria. Non è importante il genere, basta che io la trovi attraente. E dato che con una donna non posso fare altro che esercitare una parte attiva, mi veniva solo naturale esercitare una parte passiva nei confronti di un altro uomo. Ma sarei sempre rimasto maschio: non ho nulla contro i gay, ma non ho mai sentito alcuna necessità di assumere atteggiamenti effeminati. Era da tanto tempo in cui ogni giorno speravo che mi capitasse l’occasione giusta, la prima volta. L’occasione giusta arrivò quella sera, e scoprii cose del tutto nuove ma che desideravo ardentemente.

Io e Alessandro ci eravamo spostati in salotto. Io ero seduto sul divano, mentre lui stava di fronte a me, appoggiato con la schiena ad un’antica cassettiera. Stavamo bevendo un bicchiere d’acqua per placare la sete causata dall’alcol. Eravamo sul finire dell’estate, non faceva troppo caldo, ma Alessandro si era tolto ugualmente la maglietta per godersi meglio il fresco della sera. Per mia fortuna aveva l’abitudine di depilarsi, di modo che la sua pelle glabra rendesse tutte le forme e le curve del corpo ben visibili e apprezzabili dai miei occhi. Dentro di me volevo urlare per sfogare il desiderio represso di poggiargli una mano sul petto per poi scendere ad accarezzare quella pancia piatta, attraente e piacevolissima da guardare. Mi stavo immaginando io appiccicato al suo corpo, mentre lo baciavo e gli infilavo una mano dentro ai pantaloni, che portava bassi, poco sopra la zona del pube, forse senza nemmeno farlo apposta. Se avessi trovato il suo pene gonfio e duro ne sarei rimasto estasiato. Ero tremendamente arrapato.

Anche a me piaceva depilarmi, completamente, dalla punta dei piedi fino alle ascelle. Per fortuna condividevamo entrambi questa abitudine. In quel momento, sicuramente sotto sug-gerimento dell’alcol, mi ero messo con una gamba a cavalcioni del bracciolo. Con mio orgoglio perfettamente liscia e glabra, cercavo di metterla in mostra facendo in modo che sembrasse più sinuosa possibile, dondolandola leggermente nel tentativo di attirare maggiormente la sua attenzione. Non sapevo nemmeno io cosa sperassi di ottenere, so soltanto che in quel momento mi andava di farlo. Forse, inconsciamente, stavo cercando di metterlo alla prova per dimostrare che i miei sospetti fossero fondati o meno. Ultimamente avevo l’impressione che quando si presentasse l’occasione, ad esempio quando eravamo al mare, Alessandro di tanto in tanto mi lanciasse qualche sguardo intenso, soffermandosi su qualche parte del mio corpo. Non ne ero mai sicuro che lo facesse di proposito, ma quando ne avevo il sospetto mi sentivo molto compiaciuto dall’essere osservato con quell’intensità di sguardo.

"Marco, ti sei perso? Mi stai fissando." – sentii dire all’improvviso da Alessandro.

"Sì, scusami, mi ero perso fra i tuoi pettorali." – mi sentii sbottare, con un senso di estrania-mento da me stesso mentre parlavo. Sicuramente effetto dell’alcol, ma anche dell’eccitazione incontrollata che nasce da un desiderio represso per tantissimo tempo.

Una pausa di silenzio.

"Che dici?!" – disse Alessandro, guardandomi incredulo.

"Scusami, mi è sempre piaciuto il tuo corpo".

Lo sguardo di Alessandro diventa ancora più incredulo, e poi comincia a ridere. Pensa che io stia scherzando.

Mi sento a disagio, quasi offeso.

"Forse è meglio che vada via." – mi sentii dire.

Avevo la faccia infuocata dall’emozione, sia dalla vergogna che dall’eccitazione. Vederlo a petto nudo di fronte a me, in quel frangente in cui l’alcol mi aveva liberato dei miei freni inibitori, era troppo, e un istinto così forte era doloroso da soffocare. Inoltre la sua reazione mi aveva contrariato, ma avrei dovuto saperlo da sempre che non sarebbe potuto essere altrimenti. Almeno avevo sfogato una repressione che mi opprimeva da lungo tempo. Decisi che me ne sarei andato via e non mi sarei più fatto sentire.

Mi alzai dal divano e mossi i primi passi per uscire di casa. Mi sarei raccapezzato soltanto dopo di quello che era successo, e delle conseguenze.

"Aspetta, mi stai dicendo che ti piaccio?" – disse Alessandro, trattenendomi leggermente il braccio, e guardandomi con un’espressione che io, nello stato alterato in cui ero, non riuscivo a decifrare.

Mi voltai e lo guardai negli occhi. Non so perché, mi feci trasportare dal mio desiderio. Gli poggiai una mano sul pettorale sinistro, e gli accarezzai il capezzolo passandogli sopra il pollice, stringendolo molto leggermente. Inconsciamente speravo che Alessandro capisse da quel gesto che desideravo essere preso da lui. La mia mano scivolò giù, seguendo la curva del suo fianco con un dito. Ma alla fine, in un gesto di resa, la ritrassi.

"Lascia perdere, è meglio che vada via. Sto solo combinando casini". – Il cocente imbarazzo non mi rendeva capace di rendermi conto di quello che era appena successo: Alessandro si era lasciato accarezzare il corpo da me.

Mi voltai ancora, ma questa volta sentii la mano di Alessandro toccarmi la spalla in modo deciso, per trattenermi e costringerlo a guardarlo in viso.

"Se vuoi possiamo provare."

Notai che anche lui era un po’ impacciato, aveva la voce esitante e un po’ grossa dall’emozione.

Io mi fermai, incredulo.

"Vorresti provare veramente?" – gli chiesi dopo una pausa di qualche istante, quasi con paura. "Sì! Dai, facciamolo, e se non ci piace smettiamo quando ci pare. È solo per provare. Non credo che ci sia niente di male a provare, anche tu mi piaci. Non ho trovato il coraggio di dirtelo come hai fatto tu, ma anche io provo un’attrazione per te. Mi è venuto da ridere perché mi hai spiazzato, mi hai colto di sorpresa. A dir la verità non so nemmeno spiegare perché ho avuto quella reazione. Molto probabilmente è solo l’imbarazzo per qualcosa di nuovo, e molto forte." Rimasi di stucco. Da principio mi girava la testa, non riuscivo a capacitarmi che quello che stavo vivendo fosse vero. E dopo un po’ sentii una vampata nel petto. Era una voglia matta di poter finalmente trasgredire le regole della società, di fare quello che mi sentivo finalmente senza dover soffrire a causa del giudizio degli altri.

"Lo sai che non me lo aspettavo? Me lo potevi dire prima, almeno non rischiavo di fare una figuraccia con te!"

"Non ti preoccupare, ormai la figura di merda l’abbiamo fatta entrambi."

"Wow!" – dissi, sorridendo a trentadue denti – "Davvero ti piaccio?"

"Sì! Anche io ho fatto fatica a dirlo, però mi piaci."

"E che cosa provi per me? Un’attrazione fisica?"

"Sì, mi piace il tuo corpo, quando ti guardo mi eccito. Poi sarà che siamo amici e ci conosciamo, mi attrai di più, e mi lascio andare più facilmente. Però non c’è niente di sentimentale, è solo un’attrazione fisica."

"Non ti preoccupare, anche per me è lo stesso: l’attrazione è solo fisica. Devo dirti che lo sospettavo di piacerti, avevo l’impressione che di tanto in tanto mi lanciassi degli sguardi un po’ troppo intensi, o che ti soffermassi su di me per più tempo del normale."

"Vabbè, penso che ormai non potessi più nascondertelo. Però quando eri sul divano mi stavi provocando, vero?"

"Sì, lo devo ammettere, cercavo di provocarti." – gli risposi provando un profondo senso di liberazione a svelare le mie intenzioni, e poi aggiunsi – "Ma da quanto tempo ti sei accorto di questa attrazione nei miei confronti?"

"Non saprei, forse da un paio di mesi. È una cosa nata piano piano, senza accorgermene. Però adesso che ce lo siamo detti non vedo l’ora di provare. Che ne dici, lo facciamo?"
"Sì, ora che ci siamo dichiarati direi che possiamo sicuramente provare" – dissi ridendo, anche per scaricare la tensione immensa di quel momento – "Portami sul divano" – aggiunsi – "e baciami. Proviamo qualcosa di semplice e poi vediamo. Tanto per iniziare".

"Va bene, dai, proviamo!"

Eravamo entrambi due uomini, e fra uomini è molto più immediato andare dritti al dunque. E poi ci conoscevamo da molto tempo, comunque sia un avevamo un bel po’ di confidenza l’uno con l’altro.

Lui mi mise una mano sulla schiena e mi accompagnò fino al divano. Io mi levai la maglietta e mi distesi, invitandolo a prendere l’iniziativa, arrendendomi dolcemente a lui. Alessandro mi salì sopra, e mi abbracciò disteso di fianco. Il primo bacio fu abbastanza frettoloso, avevamo voglia di sapere e capire cosa si prova.

Scoprii che il bacio di un maschio è forte e deciso, ma comunque dolce. Le sue labbra erano invitanti, e continuammo ancora per un po’, non saprei dire se un paio di secondi oppure un paio di minuti. E poi feci quel che avevo desiderato sin dall’inizio: gli toccai il petto con una mano, scesi lungo il suo addome e lentamente cominciai a scendere dentro ai pantaloni. Lui aveva capito benissimo quali erano le mie intenzioni ma non avvertii nessuna resistenza da parte sua, anzi, le nostre lingue continuarono ad avvolgersi l’una con l’altra senza interrompere il nostro bacio. Cominciai ad entrare nelle mutande con delicatezza e circospezione, assaporando una tensione palpabile. Cercai il glande e, quando lo trovai, proseguii per tutta la lunghezza del pene fino a raggiungere la radice. Mi lasciai scappare un sorriso di soddisfazione: il suo pene era duro e gonfio, prova inequivocabile che gli piacevo. Gli accarezzai i testicoli, caldi e inermi, per poi tornare su ed afferrare il pene per tutta la sua lunghezza, avvolgendolo nel palmo delle mia mano. Potei studiarne le dimensioni, rendendomi conto che era un pene stupendo: era molto grosso e corpulento, sembrava di tenere in mano un bastone. Ed era bello lungo, gli arrivava poco al di sotto dell’ombelico. Mi piaceva tantissimo, tenerlo in mano dava una soddisfazione immensa, e non potei trattenermi dal lasciarmi sfuggire un sorriso compiaciuto, interrompendo il nostro bacio.

Alessandro mi guardò, preso in contropiede dal mio sorriso, ma io lo rassicurai subito dicendogli: "Complimenti, hai un pisello favoloso!"

"Ti piace davvero?" – mi chiese Alessandro, visibilmente compiaciuto. È il punto debole di tutti i maschi, me compreso: un complimento al loro pisello è ricevuto con il massimo apprezzamento.
"Sì, perché è un pisello bello grosso." – e senza indugi cominciai a muovere lentamente la mia mano su e giù. Alessandro si lasciò andare subito: chiuse gli occhi reclinando la testa su bracciolo del divano, emettendo allo stesso tempo un sospiro di piacere e di sollievo. Io continuai a muovermi su e giù lentamente, in modo fluido e continui. Non sapevo ancora che ritmo prendere, però vedevo che gli stava piacendo molto.

Continuai ancora per un po’, lui sempre a occhi chiusi. Forse non si sentiva ancora a suo agio per potermi guardare direttamente. Da principio mi limitai ad osservarlo, e dopo un po’ mi venne voglia di baciargli la base del collo. Sono sicuro che apprezzava. Io sentivo il mio pene
scoppiarmi nelle mutande, e dopo un po’ la sensazione di incontenibilità divenne insopportabile.

Ad un certo punto mi alzai dal divano per togliermi i pantaloni e le mutande.

Alessandro rimase sorpreso dai miei movimenti, e rimase a guardarmi, un po’ non capendo cosa stessi facendo e un po’ dispiaciuto perché avevo smesso di dargli piacere. Si soffermò a guardare un attimo il mio pene, senza però dire nulla. Mi sentivo libero nello stare nudo di fronte a lui.

"Togliti i pantaloni, ho voglia di farti un pompino." – lo esortai delicatamente, guardandolo maliziosamente diretto negli occhi.

"Davvero? Subito, così?"

"In che senso subito? Vorresti una sega per poi passare ad un pompino? Perché non andare direttamente al pompino?" – gli chiesi sorridendo.

Lui rimase un po’ sorpreso, però mi rispose:

"O.K. se per te va bene non ci sono problemi. Ma sei sicuro?"

"Sì, sicurissimo. Dai, togliti i pantaloni e mettiti comodo sul divano!" – gli dissi, continuando a sorridere.

Alessandro si tolse i pantaloni, lentamente e un po’ impacciato. Seguirono le mutande... e a me pareva fosse passata un’immensità di tempo. Forse non lo sapeva ancora, ma fra i due quello più arrapato e libidinoso ero io.

Poi si mise a sedere e mi guardò negli occhi, chiedendomi:

"E ora? Come vuoi fare?" – mi chiese Alessandro

"Non ti preoccupare, ci penso io." – Gli risposi, con un sorriso ancora più largo di prima, e un tono molto dolce.

Mi accovacciai sul tappeto, di fronte a lui, e misi il mio viso a pari livello con il suo pene, concedendomi qualche istante per esaminarlo. La cosa che mi piacque subito è che aveva una lunghezza discreta ma non eccessiva, ad occhio e croce sui 16/17 cm. È un lunghezza che a me andava benissimo, sarebbe stata perfetto per incularmi: se sono troppo lunghi diventano scomodi e non danno molto piacere. Anzi, si rischia che arrivino troppo in fondo e facciano male. Ma mi piacque ancora di più il fatto che era grosso, largo e robusto: tutte qualità che sarebbero state apprezzate dal mio ano, che si sarebbe dovuto allargare per bene a farlo entrare. Sempre ad occhio e croce aveva un diametro che superava abbondantemente i 4cm. Più avrei sentito l’ano dilatato, pieno e satollo, e più avrei provato piacere. Mi pregustavo già la sensazione, ero fuori di me dalla felicità. E per finire aveva un glande voluminoso, simmetrico ed equilibrato. Era proprio bello. Fare un pompino era sempre stato uno dei miei più grandi desideri, e quel pene era uno spettacolo sotto tutti gli aspetti.

Afferrai il pene alla base, avvolgendogli le dita intorno, e lo protesi leggermente verso di me. Accolsi il suo pene poggiandolo sulla lingua e avvolgendo le labbra intorno al glande. Era liscissimo, come mi ero immaginato, rotondo, e turgido da far paura. Cominciai a scendere giù, lentamente, fermandomi quando sentii la punta del suo glande toccare il fondo del mio palato. In bocca sembrava fosse grande il doppio di quello che era realmente, mi sentivo estremamente impacciato. Rimasi un po’ sorpreso perché non mi aspettavo di provare quella sensazione. Ma era bellissima. Sentirsi la bocca piena di quel pene, di quel glande immenso da sfiorare le guance, mi dava una soddisfazione immensa. Cominciai a muovermi su e giù con continuità, tenendolo fermo alla base con la mano e tenendo la lingua più morbida che potevo.

Dopo poco sentii Alessandro sbottare un "Ah!" di piacere. Prendendolo come segno di approvazione, cominciai a muovermi con più decisione, soddisfatto che lo stessi facendo godere. Provai una calda sensazione di benessere nell’avere la conferma che Alessandro stesse godendo. Il sesso è bello, ma quando lo condividi con qualcuno che conosci e a cui sei legato, oltre ad essere bello è anche emozionante. Anche se non avevo più le mutande, sentivo il mio pene così duro da farmi quasi male. Mi sarei voluto masturbare ma mi trattenni perché volevo fargli un pompino fatto bene. Volevo dedicarmi interamente a lui e non potevo distrarmi.

Nel mentre che continuai a lavorare di lingua e di bocca, mi soffermai sul sentire il suo pene, volevo godermelo tutto. È una sensazione incredibile, impossibile da descrivere. Sentire la bocca piena di quel turgore era ciò che desideravo provare da tanto tempo, e ogni tanto mi soffermavo ad assaporare, letteralmente, quella sensazione. Per fortuna, anche se ero privo di esperienza, lo stavo facendo bene: Alessandro stava godendo, si era lasciato andare del tutto, con la testa reclinata sullo schienale del divano. In quel momento riuscii a percepire che tutto il suo corpo era rilassato, avvolto dal piacere che gli stavo dando con la mia bocca. Nonostante i miei timori era stato facile. Ogni tanto quando me lo immaginavo, dando sfogo alle mie fantasie sessuali, avevo paura che l’altro uomo lamentasse qualche fastidio. Per fortuna non era questo il caso, mi sarebbe dispiaciuto e ci sarei rimasto malissimo.

Invece per fortuna era stato tutto l’opposto. Sentire Alessandro perso e completamente assorbito dal piacere che gli davo mi riempiva di gioia. Andai avanti ancora per qualche minuto, non saprei quanto, godendomi la soddisfazione di avere quel pene meraviglioso che scivolava sulla mia lingua, avvolto tra le mie labbra.

Ad un certo punto sentii il pene di Alessandro ingrossarsi un po’ di più, avevo quasi la sensazione che si fosse irrigidito ulteriormente, che fosse fermo, immobile. Non so come spiegare.

"Marco, sto per venire" – sentii dire da Alessandro, in tono eccitato e quasi impaurito.

Io continuai: me lo aspettavo, e a dir la verità non vedevo l’ora che accadesse.

"Marco, guarda che sto per venire!" – mi ripete Alessandro, questa volta con un tono allarmato. Io lo ignoro, continuando a stimolare il suo pene, ma quasi immediatamente sento la mano di Alessandro che mi preme leggermente sulla fronte, costringendomi a fermarmi. Apro gli

occhi e lo guardo, finalmente incontrando i suoi: mi accorgo che sono sbarrati. Per qualche ragione che non comprendo, e che mi procura perfino fastidio, ha paura che io vada fino in fondo. Però questa pausa ci regala un momento coinvolgente, mi piace che mi guardi negli occhi mentre ho la mia bocca piena del suo pene. Sfrutto questo momento per esaminare con più attenzione il suo volto: oltre al sentimento di paura riesco a intravederne un altro, quello del piacere. In quel momento, per me, sarebbe impossibile non notarlo. Lo sto facendo godere e lui non può nasconderlo. Raggiungo la consapevolezza che lui vuole l’orgasmo, non sarebbe possibile altrimenti. Ma soprattutto so che lui non può resistermi.

Il mio sguardo è sicuro e calmo, riesco a tranquillizzarlo. Continuando a tenere il suo pene in bocca (non me lo farei scappare per niente al mondo), con la mano libera gli tolgo la sua dalla mia fronte e la poggio sul divano, accarezzandogli il dorso fino all’avambraccio. Lui mi guarda, capisce che sono sereno e che per me non è un problema andare fino in fondo. E poi vedo dai suoi occhi che è impazzito dall’eccitazione, ne è totalmente preda, non è molto difficile convincerlo. Non può resistere e si lascia andare nuovamente, poggiando la testa sullo schienale esclamando un "Oh mio Dio!" pieno di emozione.

Ormai è fatta, riprendo lo stesso ritmo di prima ed è questione di poco, stiamo arrivando al capolinea: lui emette un forte "Ah!" strozzato di piacere, mentre io finalmente vivo la realizzazione di una delle mie fantasie sessuali più desiderate. Diventa realtà, e mentre accade io sono fuori di me dalla contentezza e dalla soddisfazione di poterla provare, almeno una volta nella vita. Ribellandomi ai rigori putridi della società, che condannano il sesso come volgare, brutto e sporco. So che mancano pochi momenti prima che lui venga dentro alla mia bocca, per fortuna in qualche modo mi aveva avvertito. Ma anche se non lo avesse fatto, in realtà, non avrei potuto fare a meno di notare che il suo pene, incredibilmente, si era ingrossato ancora di più. Me ne ero accorto perché tutto ad un tratto mi sentii la bocca ancora più piena e leggermente ostacolato nel muovermi su e giù. Per me era tutto nuovo, era la prima volta che facevo un pompino, ma dopo essermi accorto che qualcosa era cambiato, devo ammettere che ci misi un po’ a capire che quel qualcosa erano proprio le dimensioni del suo magnifico pisello. So che Alessandro eiaculerà, e questo non è un problema. Il problema è come lo farà e se io sarò in grado di accoglierlo. Comunque sia in qualche modo sono preparato al fatto che inevitabilmente succederà tra pochissimo, e non io non vedo l’ora, impaziente quasi fino a sentirmi infastidito.

Finalmente il suo pene, senza alcun preavviso, comincia a palpitare. Un palpito... due, tre, quattro, in rapida successione e sempre più forti, poi perdo il conto.

La prima contrazione mi coglie nel momento in cui ho finito il movimento per tornare su lungo l’asta del pene, nell’istante in cui lo tengo all’entrata della mia bocca, le labbra avvolte intorno al glande come se lo stessi baciando. Per quel secondo in cui dura la contrazione, sento il suo glande ingrossarsi ulteriormente, come se prima non fosse già enorme. Mi sembra quasi di non riuscire a trattenerlo e che mi sfugga dalla bocca, ma è solo una sensazione, che però rende quello che sto provando ancora più emozionante. Istintivamente mi avvicino e allargo le labbra per recuperare il terreno perduto e inserire il suo pene un po’ più in dentro. Nel frattempo avverto il primo fiotto di sperma e perdo il ritmo: la violenza e la rapida successione dei suoi palpiti mi sorprende, nonostante anche io, da maschio, avrei dovuto sapere come sarebbero andate le cose. Avverto nella mia bocca tre contrazioni mentre, ancora immobile, sento lo sperma accu-mularsi sulla lingua, un liquido tiepido e denso che mi dava la sensazione di avere tanta saliva. Dopo i primi attimi di smarrimento riprendo subito i movimenti ma brevi, delicati e lenti per assecondare il suo orgasmo, continuando a massaggiargli il glande tenendolo avvolto tra le mie labbra e appoggiato sulla mia lingua, morbida e rilassata, per accogliere e ricevere meglio il suo sperma. Provavo una soddisfazione immensa a tenere in bocca il suo pene scalcitante, che sentivo premermi sul labbro inferiore ad ogni contrazione mentre il glande si espandeva e si ingrossava. Sapevo che più piacere gli avrei dato più forte sarebbe stato l’orgasmo, e più sperma sarei riuscito a ricevere, che infatti sentivo accumularsi sempre di più. Ad un certo punto, sul finire, non potrei trattenermi dal mugolare un sommesso ma eloquente mmmmhhh per complimentarmi e far capire ad Alessandro che la quantità di sperma che mi aveva riversato in bocca era decisamente abbondante. Quando capisco che i palpiti sono terminati e l’orgasmo è finito, mi fermo. Senza mai abbandonare il contatto con il suo pene respiro dal naso sospiri profondi, per scaricare tutta l’emozione che avevo vissuto dentro di me. Alzo gli occhi per guardare in volto Alessandro, ma vedo che ha ancora la testa reclinata sullo schienale. Poi sento altri palpiti: questi sono volontari, fatti per protrarre le sensazioni dell’orgasmo. Accolgo volentieri anche quelli, e poi finiscono. Non potevo avere dubbi che l’orgasmo se lo era proprio goduto, con mia grande felicità.

Dopo poco sento il pene di Alessandro perdere un po’ di volume e, rendendomi conto di avere più spazio libero in bocca, ne approfitto per raccogliere tutto lo sperma sulla mia lingua, succhiando leggermente, e mi ritraggo. Adesso che l’apice dell’eccitazione era passato e cominciava a diminuire, mi resi conto realmente che stavo tenendo in bocca lo sperma di Alessandro, e adesso dovevo decidere cosa farne. Averlo ricevuto non mi dava alcun fastidio, non mi sarei mai potuto fermare durante l’orgasmo, era troppo bello. Però dovevo capire se mi sarebbe venuto più naturale sputarlo, oppure buttarlo giù. Nel mentre che ci penso continuo a guardare Alessandro: è ancora steso, non mi sta guardando. Sapere che non mi guarda mi fa sentire più libero di scegliere. Decido di provare il sapore: muovo leggermente la bocca per spanderlo meglio sulla mia lingua. Ha una consistenza gelatinosa, densa e mi pare anche un po’ grumosa. Ne è uscito tantissimo e ne ho la bocca piena. Ha un sapore quasi metallico, e un odore che ricorda i fiori di castagno. Mi piace perché sa di maschio. Lo tengo in mezzo alla lingua, che tiro fuori e la passo sulle labbra, come per gustarmelo meglio, e poi lo ingoio, piano. Era un sorso sostanzioso, frutto di un orgasmo molto intenso, e la consistenza molto densa mi obbligò a deglutire un paio di volte.

Dopo aver buttato giù tutto quello che avevo in bocca riaprii gli occhi, e mi accorsi che Alessandro mi stava guardando con un’espressione molto languida. Si vedeva benissimo che ero stato parecchio bravo. Si rivolse a me dicendomi:

"Non me lo aspettavo che saresti andato fino in fondo, mi è piaciuto tantissimo. Però sentirti obbligato a ingoiare, non mi da fastidio..."

"Tranquillo" – gli risposi subito – "Non mi dispiace affatto il sapore del tuo sperma, è buono. E il pompino me lo voglio godere anche io, a modo mio. Se non vado fino in fondo non mi sento pienamente soddisfatto. È bellissimo sentire il tuo pisellone scalcitarmi in bocca." – gli risposi con un largo sorriso.

Alessandro sorrise anche lui, e si sporse verso per darmi un bacio. Mi accorsi in quel momento che continuavo a tenergli in mano il pene, ormai quasi del tutto sgonfio. Mi mossi incontro a lui, porgendogli la guancia, su cui posò un bel bacio. Ci guardammo un attimo, e poi decisi di fargli un favore. Ci tenevo a fare le cose per bene, e poi volevo assaporare un altro po’ sperma, il sapore mi piaceva davvero: scesi di nuovo in mezzo alle sue gambe, per succhiare quel poco di sperma che gli era rimasto sul glande, in modo da lasciarlo completamente pulito. Da maschio, sapevo che non avrebbe potuto desiderare di più. Mi alzai e mi misi accanto a lui, chiedendogli con malizia:

"Allora? Non mi hai ancora detto com’è stato!"

"Mi hai fatto godere tantissimo! Sei veramente bravo, e non potrei chiederti nulla di più." – lo vedevo chiaramente che era felice. D’altra parte, in un rapporto omosessuale è anche molto facile intuire cosa desidera l’altro – "Ma avevi già fatto dei pompini ad altri ragazzi?"

"È la prima volta in assoluto che lo faccio, ma ne avevo un desiderio enorme, si vede che l’ispirazione mi è venuta da lì! E poi hai un pisello bellissimo, la voglia di ciucciartelo con gusto mi viene istintiva, non posso farne a meno." – gli dissi mettendomi a ridacchiare – "Sono contento che ti sia piaciuto."

"Me lo hai fatto anche con l’ingoio, sei stato fantastico. Ma non ti da noia sentire il sapore dello sperma?"

"No, assolutamente, mi piace. Il sapore del tuo sperma è buono. E poi non capisco perché dovrebbe piacermi il pisello ma non lo sperma, anche se tu forse non puoi provare le stesse cose."

"No, credo che in parte riesco a capirti. Comunque davvero, mi hai fatto un pompino stupendo, venirti in bocca è stato una goduria incredibile. Quando ho capito che volevi andare avanti fino in fondo mi ha fatto impazzire dall’eccitazione. È stata un’emozione fortissima, come non le ho mai provate nella mia vita. "

"L’ho notato, e mi ha divertito molto farti perdere la testa." – gli dissi, vantandomi chiaramente che ero stato bravo, e consapevole che avevo lasciato il segno.

Alessandro aggiunse: "Abbiamo avuto fortuna ad essere attratti l’uno dall’altro, senza prob-lemi. E poi c’è stata subito un’intesa su quello che volevamo l’uno dall’altro. Ma ti eri accorto di qualcosa?"

"No, ad essere sincero no. Però sì, siamo stati fortunati. E poi tu sei un ragazzo bellissimo, spero di non essere da meno."

"No, non sei da meno, mi attrai molto, non ti devi preoccupare." – e dicendo questo Alessandro si sporse verso di me, ci lasciammo andare in un lungo bacio. Io ne approfittai per accarezzargli il petto. Oddio, i suoi pettorali erano meravigliosi.

Mi staccai dopo poco per dirgli: "Scusami, non ce la faccio più, devo chiederti un favore: ho il pisello talmente duro da farmi male. Mi potresti fare una sega?"

"Hai ragione, anzi, scusami tu se non ho ancora provveduto a contraccambiare." – mi rispose sorridendo e facendomi l’occhiolino.

Alessandro si volse verso di me, e io mi misi seduto a gambe aperte di fronte a lui, offrendogli il mio pene. Alessandro lo afferrò con delicatezza, cosa che apprezzai molto, e cominciò a fare su e giù continuando a sorridermi e a guardarmi negli occhi. Capii che darmi piacere lo faceva stare bene. Riuscì a mettermi subito a mio agio, e cominciai a godere quasi immediatamente. L’intensità del piacere salì velocemente, e quando raggiunse quella consistenza che col tempo conduce fino all’orgasmo, emisi un sospiro di sollievo. Non ne potevo più, ero troppo arrapato. Guardai negli occhi Alessandro, e lo vidi contento. Stavamo bene, ed ero fuori di me dalla gioia e dall’eccitazione. Cominciai a baciarlo, di nuovo, e lui contraccambiò. Non ricordo molto di quella sega, era talmente tutto nuovo e assurdo che non saprei quanto tempo passò prima di venire. Però mi ricordo quando venni. Mi staccai da Alessandro, avevo il battito fortissimo e il respiro affannato. Cominciai a tirare dei respiri profondi e tesi, sentendo il piacere che cominciava a raggiungere il punto di esplosione. Sentii la mano di Alessandro accelerare il ritmo, si era reso conto che stava per venire e voleva darmi ancora più piacere. Sentivo i colpetti che mi dava sul pube ogni volta che la sua mano, chiusa a pugno intorno al mio pene, finiva il suo movimento in giù. L’altra mano di Alessandro cominciò ad accarezzarmi con vigore la coscia, per poi salirmi sul corpo fino ai pettorali. Quando raggiunsi il colmo del piacere tirai un sospiro di sollievo, non riusci più a trattenere la tensione. Mi venne istintivo guardarmi il pene, sapevo che avrei avuto una grandissima eiaculazione. Infatti uscirono tre fiotti di sperma molto vivaci e densi che andarono a riversarsi sul mio addome, e in parte sulla mano di Alessandro. Lo supplicai di continuare, cosa che lui non mancò di fare, e potei godere delle ultime scarichi di piacere. Finito l’orgasmo mi sentii molto meglio, sollevato da quell’eccitazione che mi stava facendo quasi soffrire. E potei cominciare a gustarmi quella dolce sensazione di rilassamento che viene dopo.

"Dalla quantità di sperma che è uscito ti deve essere piaciuto parecchio anche a te!" - disse Alessandro. Mi diede un bacio sulla guancia e aggiunse: "Vado di là a prendere un po’ di scottex, così ci puliamo." Mi lasciò solo per qualche momento, e potei riflettere brevemente su tutto quello che era accaduto. Era tutto incredibilmente nuovo, ma Alessandro e io eravamo amici, e dopo averlo desiderato per tanto tempo mi sembrava quasi normale.
Alessandro tornò con lo scottex, che mi passò e con cui cominciai a pulirmi. Mentre mi pulivo rimase in silenzio, e poco prima che io togliessi mi disse: "Mi è piaciuto farti una sega, però volevo mettere in chiaro che per come ti vedo io non me la sento di andare oltre."

Io lo guardai, non capendo: "In che senso non vuoi andare oltre? Vuoi che non lo facciamo più?" – Sentii subito una tristezza invadermi il petto.

"No no, anzi, sto già ripensando a quando mi farai il prossimo pompino, me l’hai fatto troppo bene! Quello che voglio dirti è che io non me la sento di fare un pompino a te. Non perché tu non mi piaci... Non so se mi capisci..."

Mi sentii subito sollevato, avevo capito dove voleva andare a parare. Però volli vendicarmi un pochino:

"Vabbè, dai, praticamente stai dicendo che a te piace metterlo. E io dovrei essere quello che lo prende, giusto?" – dissi, scherzando. Mi solleticava questa cosa di parlare apertamente dei nostri ruoli.

"Sì, non volevo dirlo così direttamente, però sì! Anche se mi sembra che tu sia più portato in quella direzione. Poi dipende anche da te se te la senti..." – con tono un po’ cauto.

"Però, ti sei slanciato! Mi chiedi subito di mettermelo nel culo, se ho capito bene!" – mi piaceva usare questo tono diretto. Era soprattutto un modo per dare sfogo alla mia repressione, quella repressione che la società impone su chi è diverso. E poi mi piaceva prenderlo un po’ in giro, stuzzicarlo, facendolo passare per una persona sfrontata.

"Mi piace molto l’idea di fare sesso con te, Marco. Anzi, ti posso svelare che ogni tanto mi sono anche masturbato mentre mi immaginavo di fare sesso con te. Però non volevo correre, se vuoi aspettare va benissimo. Non voglio metterti pressione..."

Lo interruppi, ridendo: "Ma dai, sto scherzando! Non sono mica una donna! Non vedo l’ora di prenderlo, vai tranquillo!" – e mi avvicinai a lui, dandogli un bacio provocante sul collo.
Notai con piacere che Alessandro era contento, ma come poteva essere altrimenti? E per me era bellissimo sentirmi oggetto del suo desiderio. Era bello, punto.

"Ma te l’hai già fatto altre volte?"– mi chiese Alessandro

"No, sono vergine di culo. Ma non mi preoccupa, so come si fa, mi masturbo regolarmente.

Ho usato le mie dita, carote, cetrioli, e poi finalmente ho comprato un fallo finto, che mi da un sacco di soddisfazioni. Tranquillo, ho un bel po’ di pratica."
Alessandro si mise a ridere, abbastanza forte. "Davvero ti sei messo un cetriolo nel culo?". "Certo! Perché?"

"Scusami, non so perché ma mi fa ridere!"

"Ma che vuoi! Mi vuoi inculare e ti fa ridere se mi infilo qualcosa nell’ano?"

Non so perché gli era venuto da ridere, mi dava fastidio. Probabilmente non sapeva che l’ano vergine è molto contratto, e ci vuole un po’ per allargarlo. Pensavo che gli sarebbe piaciuto sapere che mi stimolavo l’ano e che sarebbe stato bello pronto per lui. Cercai di lasciare perdere.

"Hai ragione, è vero. Ora smetto." – disse Alessandro, per fortuna capendo che si era comportato in un modo fuori luogo – "Quindi sei vergine?"
"Sì, ma ti garantisco che non sarà un problema. Il problema semmai sussiste quando l’ano non

è abituato, perché a cose normali è veramente stretto. Infatti le prime volte che mi masturbavo provavo un po’ di dolore. Ma ormai ce l’ho allargato per bene e provo solo piacere. In più il tuo pisello ha le misure perfette, potrai mettermelo dentro senza problemi."

"Sei sicuro?"

"Sì, sono sicuro, poi te ne renderai conto anche tu quando sarà il momento."

"Ma quando è stata la prima volta che ti sei masturbato? E che hai capito ti piaceva il sesso anale?"
"Avevo 14 anni. Non so spiegare il perché: una sera, senza alcun motivo, mi venne la voglia fortissima di toccarmi l’ano e di infilarmi un dito dentro. Mi è piaciuto subito, e tanto. Poi ho proseguito con oggetti più grossi, e non ha mai smesso di piacermi."

"Ma che tipo di piacere provi?"

"Non posso spiegartelo, non credo nemmeno sia possibile. Devi provarlo per capirlo, e forse se non ci sei portato non lo potrai capire mai. Però posso dirti che è totalmente diverso dal piacere genitale, ma è ugualmente intenso, non lo reputo per niente inferiore. È semplicemente un tipo di piacere differente, come se fosse un altro gusto."
"Comunque anche io ci tengo a dirti che non l’ho mai fatto con un uomo. Penso che non sia molto diverso da fare sesso con una donna, anche se il sesso anale non l’ho mai fatto con nessuno."

"Meglio così, se è la prima volta per entrambi, sarà più bello. Comunque, riprendendo il discorso di prima" – dissi io, interrompendo le divagazioni – "Anche volendo non potremmo farlo adesso perché prima devo prepararmi, devo pulirmi dentro. Insomma, devo farmi un clistere... E non ridere!"
"In effetti hai ragione, non ci avevo pensato a quell’aspetto." – disse Alessandro, per fortuna rimanendo serio.
"Stai tranquillo, se mi pulisco lo faccio per bene, ti assicuro che non ci saranno incidenti. Sono io il primo a volerli evitare, a qualsiasi costo. Per il lubrificante è meglio evitare la vasellina: secondo me è il migliore perché fa scivolare tutto e dura praticamente all’infinito, però è troppo liquida e poi diventa un casino. Meglio il gel. Ogni tanto bisogna fermarsi per mettercene un po’, ma si gestisce più facilmente e praticamente non macchia. Anche a quello ci penso io, per di più ce l’ho già."

"Ok, va bene. Ora che ci penso dovrei prendere anche i preservativi. Hai ragione, non possiamo farlo stasera."
E io risposi subito a tono. Mi sentivo il cuore scoppiare nel petto da quanto ero arrapato, nonostante la sega di pochi minuti prima:
"Ma secondo te uno che ti beve lo sperma alla prima volta vuole prenderlo col preservativo?" "Vorresti davvero farlo senza preservativo? Ma non è pericoloso?"
"Boh, io non ci credo che sia pericoloso. E poi voglio godere: se non sento il contatto con la tua pelle, e se non puoi venire liberamente dentro di me, non mi piace. Dovrai venirmi dentro, è una mia richiesta."

"Sappi che sarò estremamente compiaciuto di soddisfare la tua richiesta. A dir la verità, avevo già una mezza idea di chiedertelo, se non alla prima volta sicuramente dopo, il preservativo è fastidiosissimo. Sei fantastico, ti lasci andare totalmente." – il volto di Alessandro era estasiato.

"Tranquillo, tra uomini ci si capisce al volo, e lo faccio particolarmente perché mi piaci tantissimo. Ho voglia di godermelo proprio per bene, era da una vita che volevo farlo."

A quel punto calò uno strano silenzio. Dovevamo digerire questa immensa nuova esperienza, vissuta in un lasso di tempo abbastanza breve. Inoltre eravamo talmente curiosi di andare oltre che non sopportavamo l’idea di stare insieme, nudi uno davanti all’altro, senza fare sesso. Ne eravamo consapevoli entrambi. Decidemmo di lasciarci, e di risentirci per il giorno dopo. Per fortuna Alessandro viveva solo con sua madre, che al momento era in vacanza, ed avevamo tutta casa sua a nostra completa disposizione.

Ci lasciammo sapendo che ci saremmo visti il giorno dopo, e per andare dritti al sesso.

La mattina del giorno dopo mi alzai presto, continuavo ad essere troppo eccitato da quello che era successo la sera precedente. Finalmente avevo fatto un pompino ad un ragazzo! Non facevo altro che ripetermi in testa tutto quello che era successo, e a soffermarmi su particolari precisi come il momento in cui lo infilai in bocca per la prima volta. Oppure gli orgasmi: i suoi fiotti di sperma dentro la mia bocca e i miei, mentre lui me lo teneva in mano. Quella mattina mandai subito un messaggio ad Alessandro per chiedergli quando potevo andare a casa sua. Gli scrissi che morivo dalla voglia di vederlo. Nel frattempo cominciai a preparami, e a farmi un clistere. Avevo intenzione di pulirmi a fondo, volevo essere totalmente sicuro che tutto fosse perfetto. Quando fui convinto dell’assoluto grado di pulizia, mi guardai tutto il corpo per togliere qualche peletto che mi stava ricrescendo. Volevo presentarmi ad Alessandro in tenuta perfetta. Ci tenevo soprattutto alla zona dei glutei e quella circostante al mio ano il quale, con mia estrema contentezza, quel giorno avrebbe rappresentato per entrambi l’oggetto di maggior interesse.

Mentre ero in bagno trillò il telefono: era arrivato un messaggio di Alessandro in cui mi diceva di essere libero per tutta la mattina, e che potevo andare da lui quando volevo (ma prima era meglio, con l’aggiunta di uno smiley per mandarmi una bacio, cosa che apprezzai enormemente). Venni assalito da una fortissima esuberanza, per fortuna casa sua distava solo dieci minuti di macchina. Avevo così tanta voglia di raggiungerlo che mi resi conto solo dopo essermi messo al volante che non avevo preso il lubrificante. E la siringa da 60 cc con cui mi facevo i clisteri: speravo che non dovesse servire in alcun modo, ma era sempre meglio averla dietro. Rientrai in casa di corsa, presi lubrificante e siringa, e poi mi avviai nuovamente, erano circa le 10.

Mi batteva il cuore a mille, avevo il fiato tiratissimo, e guidavo molto piano per paura di perdere la concentrazione. Per fortuna il tragitto era breve. Arrivai davanti alla porta di Alessandro, bussai e mi aprì quasi subito. Mi stava aspettando. Con mia grande gioia mi ac-colse sfoggiando il suo petto nudo, una visione che mi strappò subito un sorriso a trentadue denti.

Fu una sensazione curiosa capire che eravamo perfettamente sobri e consci di quello che stavamo per fare. Fortunatamente la sera prima eravamo brilli, non sbronzi. Avevamo vissuto tutto con una certa lucidità che adesso aiutava a darci confidenza nell’abbandonarci alle nostre pulsioni. Alessandro chiuse la porta dietro di me, e io subito lo abbracciai, baciandolo in bocca. Gli poggiai una mano sul petto, oddio quanto mi piaceva il suo petto, turgido e glabro. Ci baciammo per un po’, per alleviare la tensione, ma durò poco. Alessandro si staccò e guardandomi gli occhi mi chiese come stavo.

"Sto bene, e sono contento che ci siamo visti presto. Non vedo l’ora di provare. Sono veramente eccitato."

"Tu hai già pensato a come farlo? E sei sicuro di volerlo prendere, vero?"

"Sì sì, certo che sono sicuro! Non sono un fiore delicato! Allora, facciamo così: io vado a farmi un ultimo controllo in bagno, e poi ti faccio sapere. Aspettami un secondo, tanto ci metto poco."

"Vai, ti aspetto in camera mia, ma fai presto che ho una voglia enorme!" – e mentre mi diressi verso il bagno, mi dette una piacevole pacca sul sedere. Io mi voltai sorridendo con lo sguardo complice. Avevo ancora il cuore che batteva fortissimo, riuscivo a malapena a respirare. Quasi non mi reggevo in piedi, ero super emozionato.

Andammo di sopra passando un attimo da camera sua, dove potei lasciare lo zaino in cui avevo messo il lubrificante e un piccolo asciugamano, non si sa mai.

Entrai in bagno, munito di siringa ma sperando che non dovessi usarla. Mi tolsi i pantaloni, e mi sedetti sul bidè. Controllai con un dito che fosse tutto ok, e per fortuna sembrava che fosse proprio così. Ma per essere maggiormente sicuro mi pulii ancora con un po’ di sapone. Dopodiché mi alzai e mi trovai di fronte allo specchio, e mi venne voglia di scambiare un sorriso con la mia immagine riflessa. Era un momento della mia vita che stavo vivendo con pura felicità. Quando aprii la porta per uscire dal bagno, mi resi conto che avevo ancora addosso la maglietta e stavo dimenticando i pantaloni nel bagno. Divenni consapevole che in quanto passivo forse era mio compito cercare di stuzzicare Alessandro, di farlo eccitare. Mi tolsi la maglietta, poggiandola sulla vasca da bagno, e mi diressi verso la sua camera. Mi affacciai alla porta, completamente nudo, appoggiandomi allo stipite con un braccio e cercando di assumere una postura invitante, ma evitando in qualsiasi modo di apparire effeminato. Sono bisessuale, non gay. Alessandro stava facendo finta di leggere una rivista, ma non appena mi vide arrivare alzò gli occhi per guardarmi:

"Wow, già tutto nudo. Sei proprio bello, sai?" – e mi mostrò un bel sorriso. – "Allora, tutto a posto?"

"Grazie per il complimento! Sì, tutto a posto! Sono riuscito a pulirmi alla perfezione." – gli risposi, contraccambiando il suo sorriso e facendogli l’occhiolino. A questo punto mi venne voglia di entrare e di posare il piede sul bordo del letto, mettendo in mostra la mia gamba completamente depilata. Ogni cosa sembrava perfetta, quasi impossibile da credere che fosse vera e che accadesse realmente. Anche se in quel preciso momento mi sentivo imbarazzato perché non sapevo se stessi facendo la cosa giusta, e avevo il mio pene eretto che sballonzolava di fronte a me ad ogni mio movimento. Ma in qualche modo speravo di farlo eccitare.

Alessandro si alzò dal letto, poggiò la rivista sul davanzale della finestra e mi venne incontro, deciso e con confidenza, mettendomi una mano sulla coscia e dandomi un bacio leggero. Poi mi accarezzò lo scroto, e guardandomi negli occhi proseguì oltre, toccandomi l’ano e mettendo il suo dito medio proprio nel centro. Scostai la gamba per fargli più spazio, e lui cominciò a massaggiarlo con dei movimenti circolari, lenti ma decisi. Bastò poco per dilatarmi un pochino l’ano; lui ne approfittò subito affondando dolcemente il dito fino a metà della prima nocca e senza mai staccare il suo sguardo, traboccante di una provocante malizia, dal mio.

"Ti piace?" – mi chiede

"Certo che mi piace. Mi stai facendo salire la voglia di prenderlo, che già è tanta. Più me lo accarezzi e più vorrei che ci infilassi tutto il dito."

"Se vuoi lo faccio, ma devo prendere il lubrificante. L’hai portato?"

"Certo, è nello zaino."

Con mio dispiacere smise di stuzzicarmi l’ano, sentii svanire quella dolcissima pressione mentre si allontanava da me voltandomi le spalle. Si chinò per prendere il lubrificante dal mio zaino, approfittando del movimento anche per togliersi i pantaloncini e le mutande. Vedere i suoi glutei, sodi e scolpiti, fu molto allietante: mi venne spontaneo di immaginarmeli turgidi mentre mi penetrava. Quando si girò per tornare verso di me, ero euforico nel vedergli il pene duro ed eretto. E il pensiero che tra poco lo avrebbe messo dentro di me mi rese ancora più euforico. Guardando il suo glande, bello gonfio, mi venne istintivo allargare l’ano. La sera prima avevamo giocato ma adesso stavamo facendo sul serio, e al solo pensiero che tra brevi istanti avrei potuto fare davvero sesso con un uomo mi girava la testa. Mi sentivo travolto. Anche se fare un pompino è una cosa da passivo, ero io quello che dirigeva tutto e che era in controllo.

Ma per fare sesso anale avrei lasciato tutto nelle redini di Alessandro.

Alessandro si mise un po’ di lubrificante sul dito medio e, guardandomi dritto negli occhi, andò a cercare il mio ano. Entrò scivolando dentro con cautela e un po’ di titubanza, forse perché aveva paura di qualche inconveniente. Ma io sapevo che non c’era nulla da temere, la mia pulizia era stata perfetta. Cominciammo a baciarci, lui mi prese con una mano dietro la nuca. La sensazione mi piaceva molto, ed era bello tenere l’ano rilassato e lasciarmi andare mentre lui entrava e usciva a suo piacimento, lentamente, facendomi percepire ogni attimo della penetrazione. Cominciai subito a provare piacere, gustandomi il suo fisico nell’accarezzargli le spalle e apprezzando la conformazione dei suoi bicipiti. Alessandro sembrava molto a suo agio, i nostri peni, turgidi, si toccavano a vicenda. Però io cominciai a sentirmi preoccupato. Anche se sentivo il piacere accumularsi dentro al mio corpo, sentivo il cuore in gola e mi si serrò il respiro. Non ci volle molto prima che Alessandro si accorse del mio stato d’animo. Si staccò dal nostro bacio, fermò il suo dito dentro di me e mi guardò negli occhi, chiedendomi:

"Come stai? Tutto bene? Dimmelo se c’è qualcosa che non va." – il suo tono era dolce e sinceramente preoccupato per me.

"Scusami, non so perché ma mi sento un po’ agitato." – gli risposi sincero. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi e mi fissai sul suo petto.

"Io lo voglio fare" – continuai, accorgendomi che stavo tremando dall’emozione – "ma adesso mi sento agitato, non so spiegarmi il perché. Eppure mi stai facendo godere con il dito, provo veramente piacere!"

Alessandro mi mise una mano sulla guancia invitandomi a guardarlo negli occhi.

"Penso che sia normale" – mi disse, con uno sguardo pieno di comprensione – "È pur sempre la tua prima volta, io ti capisco. Non voglio correre, se vuoi oggi possiamo fare qualcosa di meno impegnativo." – e mi diede un bacio a stampo sulle labbra.

Mi venne istintivo abbracciarlo, gesto che lui contraccambiò con entrambi le mani. Sentii il suo dito pieno di lubrificante inumidirmi la schiena. Quell’abbraccio durò qualche decina di secondi e mi rilassò molto, riuscii a tirare un profondo sospiro. Improvvisamente mi sentii molto più tranquillo. Mi sciolsi dall’abbraccio e mi tolsi la soddisfazione di dare qualche bacio ai bellissimi pettorali di Alessandro, turgidi e perfettamente glabri, fino a leccargli leggermente un capezzolo per qualche istante. Mi resi conto che l’arrapamento stavo prendendo il sopravvento e staccandomi dal suo capezzolo, dissi ad Alessandro:

"Io voglio provare, lo desidero tanto. Forse hai ragione tu, anche se non me ne rendo conto sono agitato perché è la mia prima volta, ma voglio provare." – mi rivolsi a lui con un sguardo fermo e deciso. Volevo vincere questa reticenza che mio malgrado stavo provando, frutto della mia inesperienza.

"D’accordo, se vuoi proviamo." – mi rispose Alessandro con un enorme sorriso stampato sulle labbra. Era sicuramente sollevato dal fatto che volessi farmi scopare, finalmente avrebbe potuto sfogare i suoi focosi desideri sessuali. Come me, del resto.

Gli esposi una mia idea, ci avevo pensato tutta la notte prima. Il sesso è bello quando viene condiviso. Essere messo a pecorina, con un contatto fisico praticamente limitato al suo pube che sbatte sui miei glutei, mentre guardo il muro di fronte, non mi piaceva. Almeno, l’idea di farlo la prima volta a quella maniera non mi attraeva per niente. La mamma di Alessandro teneva nella sua camera uno specchio, di quelli alti dove puoi vederti interamente di fronte e che poggiano su una base, facili da spostare. Sarebbe stato bello posizionarci davanti, in piedi. Io avrei messo una gamba su una sedia, per creare più spazio tra i miei glutei per Alessandro. E lui mi avrebbe penetrato da dietro, con la possibilità di guardarci a vicenda nel riflesso dello specchio. Lui mi disse che gli andava di provare, anche se ad essere sincero non appariva pienamente convinto. Lo rassicurai dicendogli che se non gli piaceva mi avrebbe potuto mettere a pecorina quando voleva. Quella posizione non è il massimo del coinvolgimento tra i partner, però è una garanzia per la parte fisica.

Presi una sedia che era lì vicino e mi spostai nella camera adiacente, quella di sua madre, seguito da Alessandro. Lo specchio era posizionato in un angolo della stanza, vicino alla finestra. Misi la sedia alla mia sinistra, posandoci la mia gamba. Mi guardai nello specchio, osservando me stesso nudo di fronte a me: notai il mio pene duro ed eretto come non mai dall’eccitazione, e il mio sguardo che tradiva soltanto felicità. Dietro di me vedevo Alessandro, ma mi voltai per poterlo osservare meglio. Non stava perdendo tempo, aveva cominciato a spargersi un po’ di lubrificante sul suo pene. Poi se ne mise un po’ sulla punta del dito medio e si avvicinò, sapevo che era la dose destinata a me. Appoggiò il suo mento sulla mia spalla, baciandomi il collo, e mentre lo guardavo tramite lo specchio sentii il suo dito entrarmi dentro, lasciandomi una generosa dose di lubrificante. Ripetè l’operazione una seconda volta, avendo cura di cospargelo anche lungo i bordi. Poi ritornò verso il letto per chiudere la boccetta e pulirsi le mani con l’asciugamano che mi ero portato dietro. Esattamente nel momento in cui lo vidi fare quel gesto, capii concretamente che mancavano veramente pochi attimi alla perdita della mia verginità. Venni assalito da una trepidazione e da una impazienza estremamente dolorosa da quanto era incontenibile, non vedevo l’ora che finalmente accadesse. Ma da un lato avvertii una sensazione di vertigine, come quella che si prova nell’avvicinarsi alla prima discesa delle montagne russe. Sei voluto salire sulle montagne russe proprio per provare l’eccitazione della velocità, ma quell’attesa lemme lemme che precede la prima caduta è da brividi, incute una sensazione di eccitazione formicolante che pervade tutto il corpo, e i palmi della mano cominciano a sudare. Io stavo provando una sensazione simile, se non identica, con l’aggiunta che il mio ano era diventato come burro sciolto al sole. Dopo aver finito di pulirsi le mani, Alessandro tornò verso di me per poggiare le sue mani con leggerezza lungo i miei fianchi, appena sopra i glutei. Mi chiese se mi sentivo pronto. Non riuscì a nascondermi il tono di impazienza dalla sua voce. Oggi sarebbe stato lui a condurre le danze, e io non avrei dovuto fare altro se non concedermi. Il cuore cominciò a battermi talmente forte da farmi male il petto.

"Sono pronto." – risposi con gioia, guardandolo negli occhi attraverso lo specchio – "Però ti chiedo un favore: entra lentamente, e quando lo hai infilato tutto, rimani dentro di me, fermo, per qualche secondo. È la prima volta, voglio godermi il momento." – e finendo di dire questo, mi inclinai appoggiando le mani alle pareti del muro che formavano l’angolo. Volevo fargli spazio affinché potesse penetrarmi comodamente.

Alessandro non disse niente. Si limitò ad abbassare lo sguardo dirottandolo sul mio sedere, lasciandomi il dubbio che non avrebbe fatto come gli avevo chiesto. Ma non avevo voglia di interrompere quel momento magico: ormai era tutto iniziato, e in un modo o nell’altro volevo venire inculato. Lo desideravo troppo. Alessandro usò una mano per spostarmi un gluteo in modo da individuare meglio il bersaglio e centrarlo più agevolmente, con l’altra si prese il pene alla base per renderlo più fermo e guidarlo meglio. Dopo poco sentii il contatto col suo glande, appoggiato all’entrata, mentre lo muoveva lentamente per accarezzarmi l’orifizio anale. Forse aveva sentito la mia richiesta, oppure voleva semplicemente avvertirmi che la penetrazione era ormai imminente. Ero talmente emozionato che ebbi la sensazione che un tremito mi attraversasse tutto il corpo, e decisi di chiudere gli occhi per cercare di contenerla. Ricordo che mi preparai mentalmente all’ingresso del suo pene lasciando andare un lungo respiro, lentamente, mentre Alessandro continuava ad accarezzarmi e a solleticarmi l’ano. Ad un certo punto sentii il suo pene smettere di muoversi e fermarsi, assolutamente immobile con il glande puntato esattamente sul centro. Un’immobilità che durò qualche secondo. Sapevo di essere ormai prossimo al lancio: quella pausa era voluta da Alessandro proprio perché me ne rendessi conto. Poi la meraviglia. Avvertii una tensione crescere nel mio ano: era il glande che si stava aprendo strada. Quando l’intero glande fece capolino dentro al mio ano allargandomelo al massimo, sussultai dall’emozione. Alessandro si arrestò, ma dopo qualche secondo capì che non era successo niente di male. Decise di togliere la mano con cui sosteneva il suo pene per poggiarla sul mio fianco, e afferrando così il mio corpo per entrambi i fianchi, affondò lentamente ma con fermezza il suo pene dentro di me, per tutta la sua lunghezza. Durante quei momenti non capii più nulla. Era di una dolcezza struggente sentire il mio ano gonfiarsi sempre di più. Quando avvertii il pube di Alessandro premermi delicatamente sui glutei capii che era arrivato ad immergere completamente tutto il suo pene. Dopo un paio di istanti realizzai con piena coscienza che Alessandro mi stava possedendo, ma era stato dolcissimo nella lentezza con cui si era preso possesso del mio orifizio, nonostante mi sentissi letteralmente impalato dal suo grosso e magnifico pene. In preda a all’emozione mai provata prima di essere posseduto da un uomo, sentii con un piacere estremo che l’ano aveva ceduto completamente, come se fosse diventato liquido. Me lo sentivo inerme, come se non riuscissi a trovare le forze per contrarlo e non potessi più averne controllo, ed era pieno. Per la prima volta in vita mia potevo godermi la sensazione di avere un intero pene, gonfio e duro, dentro di me. Ne ero completamente estasiato. Aprii gli occhi e mi accorsi che Alessandro mi stava guardando attraverso la mia immagine riflessa nello specchio per capire come la stavo prendendo. Gli sorrisi, felice e contento. Chiusi nuovamente gli occhi, tirai la testa indietro ed emisi un lunghissimo sospiro. Mi venne naturale esclamare lentamente e scandendo ogni sillaba:

"Oh. Dio. Oh. Dio. Finalmente!" – e riaprii gli occhi, sorridendo nuovamente e cercando il volto di Alessandro nel riflesso dello specchio.

"Ti piace?" – mi chiese compiaciuto Alessandro, anche lui sorridente e con gli occhi che gli brillavano.

"Non è che mi piace. È stupendo. Soprattutto dopo averlo desiderato per tanti anni. Avere un pisello piantato nel culo è semplicemente stupendo." – dissi fuori di me dall’eccitazione.
Mi sentivo l’ano satollo, il suo pube glabro premuto contro i miei glutei, l’apertura del mio ano tenuta spalancata dalla base del suo pene. Potevo sentirne la presenza dentro di me dalla radice, avvolta dall’ingresso del mio ano, fino alla punta del glande, grossa e rotondeggiante di cui avvertivo con estremo piacere la pressione.

Percepii che Alessandro era totalmente immobile, ma fremeva. E io, da maschio, lo capivo benissimo. Anzi, forse era stato fin troppo paziente. Decisi di non parlare più e farlo andare, libero. Sempre guardandolo attraverso lo specchio, gli feci un cenno di assenso col capo lanciandogli un sorriso pieno di complicità. Senza perdere altro tempo cominciò a scoparmi, entrando e uscendo lentamente per adattarsi con l’equilibrio e prendere le misure. Quei primi affondi li ricordo ancora. Anche il ricordo del pompino, e del suo sperma in bocca, è sempre vivido e bello. Ma essere penetrato è tutto un’altra cosa, molto più potente. Era bellissimo sentirsi preso per i fianchi, la sensazione di essere posseduto da chi ti vuole e ti desidera.

Dopo pochi movimenti Alessandro si rese conto di non essere messo benissimo e cominciò a cambiare leggermente posizione: mi mise una mano sul pettorale sinistro, e l’altra scese un pochino per rimanere sul mio gluteo destro. Io cominciai a gemere, mi veniva troppo naturale: il piacere cominciava a salire. Il mio ano mi stava regalando delle bellissime sensazioni, estremamente piacevoli. Lo sentivo sollecitarsi di continuo ad ogni penetrazione di Alessandro: l’apertura perennemente dilata, le pareti che contenevano l’irrompente passaggio del suo pene, la pressione del suo glande al termine di ogni affondo. Il sesso anale è così bello che non capisco perché non piaccia alle altre persone. Io adoro il sesso anale. Semplicemente lo adoro. Rappresenta un’altra dimensione del sesso, e oltre al piacere mi rilassa moltissimo. Ma non è il tipo di rilassamento che si prova dopo aver avuto un orgasmo. Quando mi masturbo, non appena mi infilo un fallo dentro, mi viene naturale e istintivo fare un bel respiro profondo, che ha subito l’effetto di tranquillizzarmi moltissimo e che scioglie qualsiasi tensione. Ogni tanto ne ho bisogno solo per quello. Sono dell’opinione che il sesso anale sia alla pari di quello genitale, e forse anche superiore. Il piacere del sesso anale dura tantissimo, ed è possibile raggiungere l’orgasmo, eiaculazione inclusa, solo con la stimolazione anale. C’è un punto particolare dentro l’ano che se sollecitato riesce a darmi un piacere molto intenso, che mi porta all’erezione e poi all’eiaculazione. Comunque, divagazioni a parte, dopo qualche altro assalto al mio ano, da me ricevuti con estremo piacere, capii che Alessandro non si era ancora posizionato perfettamente, ma ci pensò da solo. Ormai era slanciato, faceva tutto lui. Mi stava scopando, era lui in controllo di tutto. E io mi sarei fatto scopare, arrendendomi totalmente a lui.

Mise la gamba sinistra sulla sedia, accanto alla mia, tornando ad afferrarmi i fianchi. In quel modo aveva la possibilità di avvicinarmi a lui quando spingeva dentro, generando dei contraccolpi leggeri e molto coinvolgenti. Sentire la sua gamba a contatto con la mia mi piacque: entrambe depilate, la pelle liscia a contatto, la sensazione da parte mia di essere posseduto con maggiore controllo da parte sua. Questa posizione, che per Alessandro pareva essere quella ottimale, gli permetteva di immergere il suo pene dentro al mio ano con colpi più facili e decisi, ad un ritmo più regolare e sostenuto. La sera precedente, quando me lo ero immaginato, mi era sorta la paura che preso dalla voglia avrebbe usato troppo forza facendomi sentire dolore. Però per fortuna Alessandro si stava comportando bene e percepivo che stava facendo attenzione: i suoi colpi erano forti ma misurati. Adesso sì che mi stava inculando proprio per bene, non avrei potuto chiedere di meglio da parte sua. Era fantastico, e io godevo. Senza rendermene conto cominciai a gemere ancora più forte, emettendo degli "Oh!" molto lenti e profondi, di tanto in tanto inspirando l’aria succhiandola attraverso i denti.

Ad un certo punto lo sentii mordicchiarmi la spalla, mi piacque tantissimo. Alzai il braccio sinistro per mettergli la mano dietro la nuca e mi voltai per dargli un fugace bacio sulle labbra, ma la posizione non era comoda. Per di più Alessandro era completamente preso dalla voglia di scoparmi: si allontanò quasi subito per continuare a penetrarmi con maggiore libertà di movimento. Sentendo l’eccitazione e il piacere salire ancora di più, aprii la bocca, ansimante, e mi guardai nello specchio. Osservai, senza nemmeno troppa sorpresa, che avevo lo sguardo allo stesso tempo languido e in qualche modo superbo. Stavo godendo, e tanto. Ero invaso dal piacere. Il ruolo passivo è sempre associato al partner più debole. Ma io non condividevo questa visione: Alessandro mi stava penetrando mentre io, comodo, ricevevo tutto il piacere che mi stava regalando. Un piacere che mi stava dando alla testa. Inoltre non riuscivo a notare in me nessun comportamento effeminato o sottomesso: mi sentivo maschio, bisessuale, desideroso di cazzo, che stava godendo ad essere inculato. Alessandro teneva la testa leggermente reclinata indietro, con lo sguardo in alto, verso il soffitto, ormai slanciato nell’atto sessuale. Sentivo il secco paf paf del suo pube che sbatteva sui mie glutei, la forza dei suoi colpi era diventata piuttosto intensa, il ritmo più sostenuto, e ogni volta che entrava mi sentivo sospinto in avanti. Per fortuna lo specchio era messo in un angolo della stanza e potei appoggiarmi col braccio destro ad una parete per rimanere fermo e in equilibrio, così da godermi meglio la penetrazione che proseguì fluida, continua e senza interruzioni, da sballo.

Dopo un po’ di tempo, improvvisamente percepii che Alessandro stava per entrare nella fase dell’orgasmo. Avvertii un forte calore pervadermi il petto. Ci era arrivato abbastanza rapidamente, segno evidente che era molto eccitato. Da una parte la sua grande eccitazione mi fece stare bene, perché era la dimostrazione inequivocabile che gli piacevo. Successivamente, un po’ me ne rammaricai perché avrei voluto che fosse durato di più. Ma non era ancora finita del tutto, anzi, era appena iniziata la parte più travolgente. La cosa bella di un rapporto omosessuale è che capivo molto bene cosa stava provando Alessandro, perché sono le stesse sensazioni che provo io quando faccio sesso con una donna. Poco dopo aver percepito impalpabilmente che stava per venire, ricevetti la conferma definitiva da due segnali. Il primo: sentii le sue mani contrarsi e stringere con più forza le parti del mio corpo su cui le aveva appoggiate per fare leva ai suoi affondi. Il secondo: con mio grandissimo apprezzamento, il suo pene si gonfiò ulteriormente, come era successo la sera prima mentre gli stavo facendo un pompino. Me ne accorsi soprattutto dall’entrata del mio ano, che sentii dilatarsi un pochino di più: una sensazione meravigliosa. Per fortuna, a differenza della sera prima, aveva deciso di regalarmi il suo sperma senza farsi problemi, senza creare interruzioni. Gli ultimi colpi furono stupendi, il ritmo decelerò moltissimo: possenti e distanziati da una lunga pausa l’uno dal successivo, ben assestati e molto profondi, il distinto schiocco del suo bacino ogni volta che sbatteva sui miei glutei. Se non mi fossi appoggiato alla parete avrei sicuramente perso l’equilibrio. Sapevo che quegli ultimi affondi se li voleva godere bene, com’era giusto che fosse. Io avrei fatto esattamente lo stesso. In quella fase finale dell’atto mi sentii inerme come non mai, e al contempo il suo orgasmo mi rese felice, mi sentivo apprezzato e desiderato come non mai. Alessandro stava cercando di spingere il suo pene dentro di me più a fondo che poteva. Sapevo che stava vivendo quegli attimi privi di coscienza in cui si svolge l’orgasmo, in cui diventi totalmente preda del piacere. Se lui non aveva più controllo di sé stesso, figurarsi se io potevo gestirlo in qualche modo. Mi fece provare la magnifica sensazione di essere completamente di sua proprietà: aveva preso possesso di me e io non potevo farci nulla, solo arrendermi e aspettare che traesse dal mio corpo tutto il piacere di cui aveva bisogno, fino all’ultima goccia. Era da tempo immemorabile che desideravo provare una sensazione del genere. La foga di Alessandro mi stava emozionando, e il mio ano era tornato liquido come quando mi aveva penetrato per la prima volta. Ne avevo perso il controllo e lo sentivo formicolare, anestetizzato, come quando un arto si addormenta. E poi, finalmente, esattamente come era successo la sera prima, sentii il suo pene palpitare, ma questa volta lo sentii farlo dentro di me, nell’intimità del mio ano e nell’intera lunghezza del suo pene, alla fine di ogni affondo. Sapevo che ogni palpito era un fiotto di sperma che mi iniettava dentro, accompagnato da suoi gemiti gutturali e strozzati, quasi sofferenti dall’intensità del piacere che provava. Quando cominciò ad eiacularmi dentro, rallentò moltissimo il ritmo. La prima dose di sperma sono sicuro di averla ricevuta quando i movimenti veloci si interruppero con un ultimo colpo, dato con forza. Sentii i suoi testicoli schiaffeggiarmi la zona sotto l’ano, il suo bacino rimanere premuto contro al mio sedere invece di allontanarsi di nuovo per prendere la rincorsa, il suo pene ingrossarsi mentre ad ogni palpitazione. Ebbi la fantastica sensazione che il suo pene si stesse muovendo dentro di me, dandomi sensazioni ancora più belle. Dopo qualche secondo il suo bacino si allontanò per poi dare luogo ad un susseguirsi di altri affondi lenti ma pesanti, non ho saputo contare quanti, ognuno accompagnato da un gemito anch’esso pesante, un immenso e lungo "Oohh" di liberazione. Sapevo che ad ogni suo gemito corrispondeva uno schizzo di sperma. Non lo sentivo accumularsi dentro di me, ma sapevo che mi stava riempiendo l’ano. Mi sentii la faccia avvampare di calore, e dando un’occhiata fugace allo specchio potei verificare che avevo le gote rosse come il fuoco. Poi mi soffermai sulla figura di Alessandro, vedere un uomo in preda all’orgasmo è travolgente. Per gli ultimi colpi sentivo il suo pene uscirmi quasi completamente e poi rientrare dentro fino in fondo. Mi sembrava anche che mi stesse penetrando con più facilità, come se avesse aggiunto altro lubrificante: forse era l’unico modo con cui potevo percepire il liquido con cui il mio ano si stava riempiendo. Poi arrivò l’ultimo gemito, di un tono diverso come ad esprimere un’immensa stanchezza. Si fermò con il pene completamente immerso nel mio ano, fino in fondo, rimanendo in quella posizione di estrema spinta per un lunghissimo momento in cui sentii il suo pene contrarsi più volte, questa volta con pause più lunghe tra una contrazione e l’altra.

Capii che l’orgasmo era completamente finito quando sentii la tensione sciogliersi, la pressione in fondo al mio ano diminuire e Alessandro che quasi si accasciava su di me, poggiando la fronte sulla mia spalla. Il suo pene aveva palpitato per l’ultima volta. Dopo qualche istante mi abbracciò, avvolgendomi l’addome con le sue braccia, tirandomi a sé e guardandomi nello specchio. Sentivo il suo petto accaldato per lo sforzo alzarsi e abbassarsi, sfiorando la mia schiena, e il suo fiato soffiarmi forte sulla nuca, ansimava. Raggiunsi la consapevolezza che ormai era tutto finito, e fu un’emozione indescrivibile capacitarsi di essere stato preda di un’affascinante possanza virile che si era impadronita di me donandomi ondate di un dolcissimo piacere. Avvertii quell’enorme soddisfazione che si prova quando chi ti scopa lo fa con estremo vigore, e più lo vedi stremato e più ti senti soddisfatto per avergli fatto spendere tutte quelle energie.

"Aspetta, non uscire, rimani dentro." – gli dissi, con un tono supplichevole. Per essere più sicuro sovrapposi il mio braccio destro alle sue avvolte alla mia pancia, e poggiai la mano sinistra sul suo gluteo sinistro, per trattenerlo e impedirgli di allontanare il bacino da me. Era stato tutto meraviglioso, ma non era durato abbastanza a lungo. Sentivo ancora una fortissima necessità di trattenere il suo pene dentro di me, anche se ero ben conscio che tra poco avrebbe perso del tutto la sua erezione.

"Ok, rimango dentro, tranquillo." – mi rassicurò lui, e fu molto dolce da parte sua aggiungere un bacio sulla mia guancia – "Mi dispiace di non essere durato molto, ma mi arrapi da matti. Com’è andata? Mi sembra che te la sia goduta." – aggiunse le ultime parole guardandomi nello specchio, mostrando un sorriso malizioso e compiaciuto.

"È andata benissimo, mi hai regalato una quantità enorme di piacere, e finalmente posso dire di essermi fatto inculare. Ma mi pare di capire che anche a te sia piaciuto discretamente, vero?" – lo guardai con un po’ di complice malizia, facendogli l’occhiolino.

"Sì, è piaciuto anche a me." – e per sottolineare la sua soddisfazione mi baciò nuovamente, questa volta alla base del collo in maniera leggera e molto dolce, facendomi provare un brivido – "Mi piace il tuo corpo, il profilo della tua gamba appoggiata sulla sedia è decisamente arrapante, e hai un culo da urlo. A dir la verità era da tanto tempo che sognavo di scoparti."
"E io non vedo l’ora di farmi scopare un’altra volta, sono stato benissimo. Però ho bisogno di venire anche io, non ce la faccio più. Posso farmi una sega mentre mi stai dentro?"

"Ti fa godere di più se rimango dentro?"

"Sì, decisamente. Però se sei scomodo esci pure..."

"Rimango dentro" – mi rispose con un altro sorriso – "Mi piace la sensazione di possederti. E alla sega ci penso io, ci tengo a darti piacere."

Alessandro mi prese il pene nella sua mano e cominciò a farmi una sega. Anche se partì lentamente e con dolcezza, durai meno di lui. Praticamente fu subito un orgasmo dopo soli quattro o cinque movimenti. Il livello della mia eccitazione era a livelli indescrivibili, e sentii lo sperma traboccare. Come accadeva ogni volta che mi masturbavo con qualcosa infilato nell’ano, l’orgasmo fu tremendamente intenso e uscì una quantità enorme di sperma, che non sarei mai riuscito ad eguagliare con una sega normale. Lo sperma cominciò ad uscirmi prima che sopraggiungesse l’apice del piacere: un flusso continuo e privo di contrazioni. Poi arrivò la botta, una cosa meravigliosa: l’ano cominciò a contrarsi spasodicamente, senza controllo, una contrazione seguita da un’altra in continuo, accompagnate ovviamente dalle contrazioni del mio pene. Quegli spasmi anali erano una figata assurda: non ne avevo il benché minimo controllo, ed erano caratterizzate da una certa violenza. La sensazione più goduriosa la provavo quando l’ano si stringeva attorno al pene di Alessandro, quella compressione generava un’ulteriore spinta di piacere. Tutte cose ignote a chi disdegna il sesso anale, ma che io sapevo apprezzare benissimo.

Ero un po’ imbarazzato da quanto ero durato poco, quasi niente, ma Alessandro sembrò non preoccuparsene. Mi dette un ultimo bacio alla base della nuca e poi si ritrasse per uscire, con mio grande dispiacere, mentre io ansimavo ancora per l’orgasmo. Ma d’altra parte il suo pene stava già cominciando ad afflosciarsi. Mi disse che sarebbe andato in bagno a lavarsi. Non appena estrasse completamente il suo pene sentii una gocciolona di sperma uscirmi dall’ano, in parte cadendomi lungo il polpaccio della gamba destra. Durante quel minuto in cui era rimasto dentro di me il suo sperma era sceso e si era accumulato, uscendomi adesso tutto insieme. Mi misi a sedere sulla sedia accanto allo specchio, l’orgasmo violento mi aveva sfinito e le gambe mi tremavano, non ce la facevo più a stare in piedi. Riuscivo ancora ad avvertire la presenza del pene di Alessandro attraverso quella sensazione di vuoto che si era lasciato dietro. Chiusi gli occhi e cominciai a respirare. Riflettei che era già la seconda volta che Alessandro veniva dentro di me, ma che prima o poi mi sarei levato la soddisfazione di fargli una sega per assistere allo spettacolo di quel pene meraviglioso ingrossarsi, palpitare e schizzare sperma. Lo volevo vedere.

Quando Alessandro tornò aveva un rotolo di carta igienica in mano per pulire il nostro sperma che era caduto per terra e il suo che mi era caduto sulla gamba. Fu il mio turno di andare in bagno per sciacquarmi. Percorsi il corridoio che separava la camera di sua madre dal bagno con estremo piacere: mi aveva dilatato l’ano talmente tanto che lo sentivo ancora aperto mentre mi muovevo, anche se in effetti quella sensazione durò poco. Una volta entrato in bagno mi guardai brevemente allo specchio sorridendomi di nuovo, mi sentivo libero. Poi mi sedetti sul bidet ma, invece di pulirmi subito, ne approfittai per rilassarmi un attimo e riacquistare la calma dopo quegli attimi estremamente concitati. Con mia grande sorpresa, dopo un po’ sentii un liquido farsi capolino dall’ano. Istintivamente contrassi l’ano, ma dopo poco capii che non poteva essere altro se non lo sperma di Alessandro. Pensavo che mi fosse uscito tutto, invece ce n’era ancora! Rilassai nuovamente l’ano, ritrovandomi a gustare intensamente e con un piacevolissimo brivido alla schiena la sensazione dello sperma che mi usciva fuori, colando lentamente sulla mia pelle. Usciva ad intermittenza, probabilmente ogni mandata corrispondeva ad una eiaculazione di Alessandro. Alla terza gocciolona di sperma che mi uscì dall’ano venni assalito da un’enorme sensazione di contentezza, mi venne spontaneo ridere ed esclamare ad alta voce "Boia!". Sembrava che non smettesse di uscire. Quando mi sembrò che fosse uscito tutto, contrassi più volte l’ano per essere sicuro di espellere anche le ultime gocce, poi mi infilai un dito dentro per accertarmi che non ne fosse rimasto ancora. La consistenza gelatinosa e appiccicosa mi dimostrò, se ci fosse stato bisogno, che era proprio sperma.

Dopo essermi sciacquato per bene, tornai in camera da Alessandro. Lo trovai disteso sul letto a occhi chiusi, stremato, a pancia su. Lo raggiunsi mettendomi accanto a lui disteso su un fianco, un braccio ripiegato per reggermi la testa.

"Tutto a posto?" – mi chiese aprendo gli occhi e guardandomi – "Per caso hai detto qualcosa mentre eri in bagno?"

"Sì, tutto a posto. Forse ti è arrivata la mia esclamazione mentre sentivo il tuo sperma che continuava ad uscirmi dall’ano. Me nei hai riversato una quantità enorme!" – gli risposi fissandolo negli occhi con un’espressione felice, per accentuare quella piacevole intimità che avevamo raggiunto nell’avere fatto sesso.

"Spero che non ti abbia dato fastidio, me lo hai chiesto tu di farlo senza preservativo." – disse Alessandro, con un tono sulla difensiva. Evidentemente non si era reso conto che l’avevo detto in modo contento.

"Non ti devi preoccupare assolutamente, stai tranquillo. Te l’ho chiesto perché lo desideravo, e non tornerei mai indietro. È stato bello sentire il tuo pene a contatto diretto con il mio corpo, non potrei fare sesso in maniera diversa. E il momento dell’orgasmo è stato meraviglioso, fammelo dire: sentire il tuo pene palpitare è emozionante, e mi fa stare bene ricevere il tuo sperma. Per me che vengo inculato, più sperma ricevo e più mi sento apprezzato. Mi fa stare bene in quel senso."

"Ok, meno male, mi fa piacere sapere che stai bene. È stata la nostra prima volta, ora che ci penso forse mi sono lasciato andare troppo." – disse Alessandro con un tono un velato di preoccupazione, accentuata dalla sua mano che si posò leggermente sul mio braccio.

"Assolutamente no, anzi, quando facciamo sesso devi lasciarti andare. Sappi che mi hai dato solo piacere, e nemmeno la più pallida ombra di fastidio. Comunque, se dovesse accadere, te lo farei presente." – gli dissi e per tranquillizzarlo maggiormente gli posai una mano sul petto per fargli una carezza in segno di conforto.

"Bene." – rispose Alessandro, chiudendo gli occhi nuovamente e tirando un sospiro. L’orgasmo, ma soprattutto l’attività fisica che lo precede, doveva averlo sfinito – "Anche a me è piaciuto tanto. Il tuo corpo mi attrae moltissimo, hai un culo e delle gambe da urlo. Anche se ne avevo il desiderio non riuscivo a immaginarmi come sarebbe stato, però mi ha sorpreso vedere come provi piacere. Non sei per niente effeminato, godi esattamente come un maschio. E mentre ti scopavo ho realizzato che mi piace che sia così, mi eccita."

"Beh, se ci pensi, se fossi effeminato cosa ci guadagneresti a fare sesso con un uomo? Meglio una donna a questo punto."

"Sì, ma per me è tutto nuovo. Sto provando questi desideri omosessuali da poco, devo ancora capirli e capirmi. Tu, a differenza mia, sembri molto più a tuo agio. Ma ti senti gay?" – mi chiese Alessandro aprendo gli occhi e voltandomi nuovamente verso di me, con lo sguardo pieno di una curiosità apprensiva.

"No, sono bisessuale." – gli risposi con tono estremamente calmo e sicuro – "Mi piacciono sia le donne che gli uomini, basta che abbiano un bel corpo. È per questo che non sono effeminato: anche se mi piace prenderlo nel culo, non sono una checca. Io sono nato uomo e mi comporterò tale come sempre. Non avrà mai atteggiamenti da checca, né fuori né dentro al letto. Semplicemente non sarei me stesso."

"Io non l’ho ancora capito cosa sono. Penso che per adesso mi lascerò andare alle mie pulsioni, poi vedrò. Per ora posso solo dire che scoparti è stato bellissimo, mi ha dato una soddisfazione immensa. Ma una curiosità: a te piacerebbe anche fare l’attivo?"

"Intendi se mi piacerebbe incularti? Non lo so, per il momento mi sento molto più voglioso di prenderlo. Però se volessi farmi un pompino, ad esempio, non potrei rifiutare. Mi piacerebbe molto anche quello." – gli dissi alzando le sopracciglia, per lasciar meglio trasparire il mio suggerimento malizioso.

"Non lo so ancora se farti un pompino" – mi rispose Alessandro con un tono poco convinto

– "Però mi ha sorpreso vedere quanto godevi. E poi quando sei venuto è stato impressionante, io non sarei mai riuscito a venire così tanto. Ieri sera ti ho fatto una sega, e sei venuto tanto, ma quando sei venuto poco fa è stata una cosa proprio grossa. Dici che io ti ho riempito, ma per terra c’era un lago, tutto il tuo sperma. A vederti mi verrebbe voglia di provare anche a me, magari con un dito, per iniziare..." – e mi guardò con aria interrogativa, piena di allusioni.

Per rispondere alla sua domanda non chiesta, gli risposi:

"Quando ho qualcosa infilato dentro l’ano, e mi masturbo, provo sempre un piacere maggiore e più forte. Non so da cosa dipenda, ma è così. In particolare l’orgasmo non solo diventa più intenso, ma dura anche di più: è come rallentato e dilatato, inizia prima di eiaculare e finisce molto dopo l’ultima eiaculazione. A volte ho provato degli orgasmi così forti da farmi girare la testa, letteralmente. E ho delle eiaculazioni molto più corpose e forti, come hai potuto vedere."

"Però! Allora voglio provarlo anche io!" – esclamò Alessandro, evidentemente colpito dalle mie descrizioni.

"Se vuoi, ti inizierò molto volentieri ai piaceri del sesso anale. Anche se io non lo faccio solo per l’orgasmo. Godo senza masturbarmi, è bellissimo anche fasi inculare e basta."

"Ok, comunque è una cosa a cui penserò." – mi rispose Alessandro e, senza aggiungere altro, chiuse gli occhi coprendoseli con un braccio.

Forse non era ancora convinto fino in fondo, ma ora che ci pensavo, oltre a farmi fare un pompino, non mi sarebbe dispiaciuto incularlo e fargli una sega nel mentre. Mi avrebbe riempito di soddisfazione vederlo schizzare fiumi di sperma. A parte questo, si vedeva benissimo che Alessandro aveva visibilmente bisogno di riprendersi, e a me venne naturale distendermi accanto a lui per godermi la sensazione di pace di stare tutti e due nudi accanto, dopo aver fatto sesso. Mi assopii in un leggero dormiveglia, che terminò quando sentii Alessandro accarezzarmi il fianco. Mi svegliai, aveva la faccia sorridente. Si era ripreso, e capii subito che voleva tornare di nuovo all’attacco. Ovviamente, non potevo che esserne contento!

"Ti andrebbe di farlo a pecorina? – mi chiese Alessandro, con un tono decisamente arrapato. Prima di rispondere gli guardai in mezzo alle gambe, e non mi sorpresi di vedere il suo pene di nuovo eretto e gonfio. Comunque, mamma mia che spettacolo. Al solo guardarlo sentii il mio
pene iniziare a muoversi.

"No, per niente." – risposi tranquillo, e anche un po’ cauto, sorpreso dalla voglia galoppante di Alessandro. Si stava lasciando andare sempre di più. Speravo che la sua foga non facesse danni. Anche se mi piace, sentire un coso duro e lungo 16 cm che si muove dentro di te in maniera forsennata e non controllata comporta imprevisti da non sottovalutare.

"Forse come posizione è un po’ troppo sottomissiva, e tu non vuoi fare cose da effeminato..." – Alessandro sperava che io fossi convinto di farlo in quella posizione e aveva paura che magari cambiassi idea.

"Sì, è decisamente sottomissiva, ma a me non dispiace affatto provare. Dai, facciamolo!" – e nel finire la frase mi protesi per dargli un bacio sulle labbra. Alessandro non se lo aspettava, rimase a guardarmi un po’ sorpreso, e io ne approfittai per girarmi e mettermi a pecorina. Mi voltai per guardarlo da dietro la spalla, con un bel sorriso invitante. Mi stavo arrapando anche io, ormai il mio pene era interamente eretto. E le paure di prima, quelle della "prima volta", erano totalmente scomparse. Non vedevo l’ora di prenderlo di nuovo, e di godere.

Sicuramente ottenni l’effetto voluto perché Alessandro non perse tempo, mi afferrò per i fiachi, tirandomi indietro e posizionando il suo bacino dietro al mio sedere.

"Aspetta, aspetta!" – gli dissi concitato – "Non puoi entrare senza lubrificante!" – vedi, pensai, la troppa foga. Speriamo bene.

"Scusami, lo prendo subito." – mi rispose Alessandro con un tono concitato.

Rimasi a pecorina, con lo sguardo rivolto verso la parete. Sentii i movimenti veloci di Alessandro mentre scendeva dal letto, andava a prendere il tubetto del lubrificante e il materasso affossarsi piegato dal suo peso quando tornò. Dopo poco, senza preavviso, sentii il suo dito umido e carico di lubrificante scivolare dentro al mio ano. Dopo che ebbe finito con il mio ano, percepii che lo stava spargendo anche sul suo pene. Questa volta Alessandro non mi chiese nulla, ormai aveva imparato come fare: si asciugò le mani e, senza alcun preavviso e senza dirmi nulla, mi attrasse a lui prendendomi per i fianchi e centrò il mio ano in un attimo di secondo, dritto al bersaglio. Stava diventando sempre più disinvolto, e non mi dispiaceva affatto, anche se in quel momento ero leggermente preoccupato. Nonostante i suoi movimenti concitati che mi stavano dando poca sicurezza, non appena mi entrò dentro non seppi resistere ad una forte avvampata di eccitazione: ormai conoscevo il suo pene, mi aveva già dato piacere, e accolsi con gioia il suo ritorno.

Dato che la scopata di prima non aveva saziato completamente la mia voglia di prenderlo, inizialmente mi feci inculare molto lentamente, in modo tale da apprezzare meglio e fare durare più a lungo la sensazione che provavo mentre il suo pene usciva e rientrava dal mio ano. Per fortuna Alessandro si dimostrò collaborativo, dopo che entrò dentro di me era più calmo. Credo che anche lui desiderasse incularmi con più attenzione, per gustarsi con più flemma le sensazioni dell’atto sessuale. Da parte mia, e a dispetto di quello che immaginavo, in quell’occasione apprezzai il contatto fisico ridotto al minimo perché mi permise di focalizzarmi di più su ciò che provavo là dietro, nell’orbita del mio sedere. Non appena Alessandro cominciava a ritrarre il pene, sentivo crescere una sensazione struggente di vuoto che raggiungeva il culmine quando l’unica cosa che rimaneva dentro era il glande, inserito quel tanto che basta da tenermi dilatata l’apertura. E poi o mio Dio quando rientrava dentro: venivo invaso da una sensazione di pienezza travolgente, come se fosse un abbraccio incredibilmente dolce. Per fortuna Alessandro, dato che in parte si era già sfogato con l’orgasmo di prima, riuscì a trattenersi, prolungando quel ritmo lento e pacato che permise ad entrambi di assaporare meglio il nostro rapporto sessuale, sempre in maniera coinvolgente ma con modi più tranquilli e ricercati. La posizione mi faceva sentire più vulnerabile perché non potevo vedere quello che succedeva, Alessandro era in completo controllo del mio culo. Però ogni tanto mi accarezzava e mi palpeggiava il sedere, cosa che mi piaceva da matti. E quando risaliva la mia schiena con la sue mani, per poi riscendere fino ai fianchi, mi dava un bella scarica di piacere, facendomi sentire maggiormente posseduto da lui. Quando finalmente mi sentii sazio, dissi ad Alessandro che si poteva sfogare liberamente e proseguire come voleva lui. Volevo che venisse un’altra volta, mi emozionava. Alessandro non se lo fece dire due volte che poteva proseguire a briglia sciolta. Approfittando della comodità che gli dava quella posizione, cominciò a penetrarmi con più vigore. Sentivo il suo bacino sbattere con foga sulle mie natiche, accompagnato dal suono ritmato e secco di ogni suo affondo. Essere penetrato ad un ritmo più vivace mi fece godere di più. Questa volta Alessandro impiegò molto più tempo per raggiungere l’orgasmo e quando venne sentii che si lasciò andare più volentieri, senza titubare un momento e riversando dentro di me tutto lo sperma che riusciva a darmi, volutamente, facendo finire l’atto nel modo più naturale possibile. Sentire una persona dentro di te che, in preda all’orgasmo, ti inietta il suo sperma, è una cosa che fino ad allora non conoscevo e non potevo nemmeno immaginare di quanto fosse bella. A dir la verità, così come la scopata di prima e a differenza del pompino, non riuscivo a percepire la presenza dello sperma. Però sentivo chiaramente il gonfiarsi del suo pene e le contrazioni spasmodiche. Appena l’orgasmo finì, estrasse il suo pene e si buttò sul letto a pancia su, più stanco di prima. Io rimasi a pecorina. Mi venne naturale allargare l’ano, per gustarmi ancora meglio quella struggente sensazione di vuoto che provavo dopo la penetrazione. Voltai la testa per guardarmi nello specchio, e fu una bella soddisfazione vedere l’apertura del mio ano allargata e molle. Lo sperma non usciva in quella posizione, ma sapevo che c’era. Mi alzai tenendo una mano vicina all’ano, pronto per raccogliere lo sperma che sarebbe uscito. Non ce la feci a contrarre l’ano, avrei interrotto quella bella sensazione che provo a sentirmelo dilatato mentre lo sperma cola giù. Adesso che la potevo sperimentare per la seconda volta in vita mia, volevo godermela per bene. Come prima mi uscì subito un grosso grumo di sperma (mi resi conto che anche questa volta ci aveva dato dentro). Il problema è che, insieme allo sperma, mi uscì un po’ di aria che probabilmente era entrata durante la penetrazione, generando un rumore non molto simpatico. Alessandro si voltò di scatto verso di me, paventando qualche incidente.
Io lo guardai subito, dicendogli un po’ imbarazzato: "Stai tranquillo, non è successo nulla. Mi sta uscendo il tuo sperma."

"Sicuro?" – mi chiese Alessandro, un po’ titubante nel credermi.

Il sesso anale è bellissimo, ma non posso negare che la paura che capiti qualche incidente c’è sempre.

"Sì, guarda" – risposi io, mostrandogli la mano con cui avevo raccolto lo sperma – "E considera che dentro ne ho sicuramente altro ancora."

"Ah, ok. Scusami, mi ero un po’ preoccupato." – disse Alessandro, ormai del tutto sereno. "Tranquillo, ti capisco. Anche a me dispiacerebbe se accadesse qualcosa. E l’aria che esce è quella che mi metti dentro mentre mi penetri. Non so se te ne sei reso conto, ma hai un pisello molto grosso, e l’ano me lo allarghi parecchio." – gli dissi, eccitandomi nel dirlo.

"Davvero te lo allargo parecchio? A me non sembra..." – disse Alessandro tradendo una nota di compiacimento. Non esiste uomo a cui non piaccia ricevere complimenti sulle dimensioni del proprio pene.

"Ma non ci hai fatto caso a come si allarga da prima a dopo?" – questa conversazione mi stava eccitando parecchio, sentivo il pene che mi stava scoppiando.

"A dir la verità no... Però la prima volta che l’abbiamo fatto ho avuto la sensazione che dopo i primi colpi riuscissi ad entrare più facilmente. C’entra qualcosa?." – chiese Alessandro, con sincera curiosità.

"Sì, è normale, l’ano si allarga non appena entri, ma dopo un po’ cede ancora di più. Capita anche a me quando mi masturbo. Sappi che, entro certi limiti, più me lo allarghi e più mi dai soddisfazione." – oddio, ero troppo arrapato.

"L’ho notato che ti piace." – commentò Alessandro con un largo sorriso.

"Comunque adesso è meglio che vada a lavarmi, altrimenti macchierò il tappeto di tua mamma." – e uscii dalla stanza dirigendomi verso il bagno, sempre con una mano vicino all’ano.

Come sospettavo, di sperma dentro al mio ce n’era ancora. Quando rientrai nella camera mi appoggiai allo stipite della porta per soffermarmi a godermi la vista del corpo di Alessandro, disteso sul letto e completamente esposto. Era bellissimo. Mi sarebbe piaciuto masturbarmi, ma desistetti, nonostante l’eccitazione da farmi battere il cuore in gola. Avevo in mente di serbarmi il piacere per dopo.

Riposammo ancora, più a lungo perché la stanchezza si faceva sentire. Quel giorno lo facemmo un’ultima volta, la terza. Provammo un’altra posizione, io a pancia su con le gambe aperte. Avevamo voglia di provare, sperimentare. Scoprii, ma forse senza nemmeno troppa sorpresa, che quella era la posizione in cui godevo di più perchè Alessandro era come obbligato a stimolarmi quel particolare punto che mi da il massimo del piacere. Decisi di mettermi con il busto eretto, poggiandomi sui gomiti per poter guardare Alessandro negli occhi quando mi entrò dentro: fu estremamente coinvolgente vivere quel momento mantenendo un contatto visivo mentre sentivo il suo pene avanzare sempre di più dentro di me, entrambi con il sorriso, persi e felici nel piacere fisico che ci stavamo regalando. Contatto visivo che Alessandro volle mantenere anche quando iniziò a scoparmi, con movimenti lenti. Dentro di me sapevo che lo faceva deliberatamente, con provocante ma simpatica malizia, per farmi percepire con più decisione la presenza del suo pene, e che lui mi stava inculando. Apprezzai moltissimo la sua voglia di giocare. Ad un certo punto reclinai la testa e chiusi gli occhi per godermi meglio le sensazioni che scaturivano dal suo pene che si insinuava dentro di me. Poi, tutto ad un tratto, uscì del tutto, inavvertitamente. L’assenza del suo pene mi scaturì subito una sgradevole sensazione. Aprii subito gli occhi, e capii che Alessandro si era fermato per osservare con molto interesse il mio ano.

"C’è qualcosa che non va?" – gli chiesi immediatamente. Mi infastidiva veramente che fosse uscito, rivolevo subito il suo pene.

"Non c’è niente che non va, volevo soltanto guardarti l’ano per vedere quanto te lo allargo. In effetti si apre tantissimo, non pensavo. – disse compiaciuto, continuando a fissarmelo. Sapevo che stava gongolando sulle dimensioni del suo pene, e gli effetti che avevano sul mio buchetto.

"Ti assicuro che è tutta cosa ben gradita. Però adesso, se non ti dispiace, me lo potresti rimettere dentro?" – volevo godere, ero ancora super eccitato perché prima non mi era masturbato, serbandomi il piacere proprio per questa occasione.

"Ok, va bene." – disse Alessandro sorridendo per la mia impazienza e guardandomi, men-tre rientrava dentro di me – "Ti piace prenderlo nel culo, vero?" – aggiunse dopo che ebbe nuovamente inserito il suo pene del tutto, avvicinando il suo viso al mio mentre mi guardava dolcemente negli occhi, sorridendo.

"Sì, mi piace da matti. Soprattutto da un ragazzo bello come te." – gli risposi, accarezzandogli il volto e dandogli un bacio passionale. Non appena il suo pene rientrò dentro di me mi tranquil-lizzai e mi sentii molto meglio. Non potevo farci niente, avevo una voglia irrefrenabile di cazzo.

Finito il bacio, Alessandro riprese a penetrarmi con gusto, ergendosi sopra di me. In questo modo potei godermi la visione del suo addome, piatto da far impazzire, e gli addominali incolonnati l’uno sopra l’altro, contratti e messi in rilievo, quelle fossette piacevolissime da guardare che si venivano a creare sul bordo, vicino ai fianchi. Provavo un piacere struggente a guardare i movimenti del suo addome quando mi penetrava: lo vedevo contrarsi nel venire verso di me per spingere dentro il suo pene. Il suo ombelico profondo, nero, posizionato in quel mare di bellissimi addominali turgidi, era elegantissimo. Dopo un po’ si protese verso di me per baciarmi, di nuovo. Lo accolsi molto volentieri: ci eravamo detti fin da subito che volevamo un rapporto fisico, ma i momenti di dolcezza mi piacevano tantissimo, mi rilassavano e mi facevano stare bene. Le nostre bocche si unirono in un lungo bacio, la sua lingua gentile e avvolgente. Passato qualche istante mi venne naturale staccarmi per coricarmi completamente e distendere le braccia sul letto, sopra la mia testa, nella posizione di massima rilassatezza, aprendo tutto il mio corpo a lui. Alessandro ne approfittò per abbracciarmi, coprendo il mio corpo con il suo, e baciarmi alla base del collo. Era stupendo sentire il peso del suo corpo premere sul mio e, nonostante avesse smesso di penetrarmi e il piacere che mi avvolgeva si era momentaneamente interrotto, era bello percepire la presenza del suo cazzone duro e grosso piantato fermamente dentro di me, lasciando che il mio ano si aprisse accogliendolo completamente. Riprendemmo a baciarci con la lingua. Dopo un po’ Alessandro decise di accarezzarmi un braccio, iniziando dall’alto per finire sulla mia ascella: glabra, liscia e pulita, come tutto il resto del mio corpo. Persi la testa: le ascelle sono il mio punto erogeno più forte. Si soffermò continuando a farmi carezze leggere, estremamente eccitanti. Ad un certo punto le sue labbra si staccarono dalle mie, e presero il posto delle carezze, sempre sulla mia ascella, con modi leggeri e delicati, che mi facevano impazzire. Lo adoravo per quello che stava facendo. Quando decise che per lui era abbastanza, si staccò e riprese a penetrarmi, standomi sopra. In questa posizione i suoi affondi, aiutati dalla gravità, erano gloriosi. Dalla forza dei suoi movimenti sapevo che era iniziata la carica per arrivare all’orgasmo. Ad un certo più il piacere diventa insostenibile, e si può far altro che arrendersi al bisogno di venire. Mentre si muoveva potevo assaporare la bellezza dei suoi pettorali che si gonfiavano e si flettevano. Alessandro aveva un corpo molto godurioso da guardare, e quella posizione mi permetteva di averne una bella panoramica. Gli passai una mano sul corpo, facendogli ampie carezze per apprezzare tutti i suoi muscoli al lavoro. Mi potevo godere l’espressione di tutto il suo essere fisico pervaso dal piacere di scoparmi. Il piacere assalì nuovamente anche me, e continuò per molto. Alessandro non dava segni di cedimento, cosa che gradivo enormemente, ma ad un certo punto l’insistenza prolungata di quel piacere mi indusse a trovare uno sfogo. Cominciai a masturbarmi: provare due tipi di piacere insieme, che oltretutto entrano in risonanza amplificandosi a vicenda, genera una sensazione indescrivibile, da far perdere letteralmente la testa. Cominciai con movimenti estremamente lenti, con prudenza: l’intensità del piacere era mostruosa, era come un peso enorme che si tirava appresso tutte me stesso. Se mi fossi lasciato andare ad una velocità normale sarei venuto in cinque secondi come era successo prima. Era come se dovessi tenermi al guinzaglio, lasciando abbastanza corda per andare avanti, sapendo che se mi fossi concesso pochi centimetri in più sarebbe stata un’esplosione di piacere. Ma volevo che quella sensazione durasse ancora a lungo. Avvertivo il glande formicolarmi tutto, mentre l’ano era diventata una voragine di puro godimento. Non so dire per quanto tempo mi masturbai. Ma so che ad un certo punto non ne potei più: avevo bisogno di venire. Cominciai a muovere la mano più velocemente, ma senza troppa foga. La stimolazione anale era come un’enorme cassa di risonanza, non erano necessari movimenti troppo veloci. Dopo poco entrai nella fase dell’orgasmo: sentii la faccia avvamparmi di calore, i muscoli dell’addome tendersi, le ascelle sudarmi copiosamente. Cominciai ad ansimare e gemere pesantemente, assumendo inconsapevolmente chi sa quale smorfia di estrema goduria. Successe quello che accade quando il sesso è sano: l’orgasmo di un partner (il mio) è la miccia che innesca l’orgasmo dell’altro (quello di Alessandro). Mi accorsi che decise di seguirmi nell’orgasmo non appena si rese conto che stavo arrivando. Sentivo la pressione incontenibile dello sperma che voleva traboccare dal mio pene e i muscoli perianali che mi supplicavano di contrarli, in modo tale da sfogare quella pressione e gustare l’apice del piacere. Ma sapevo che più fossi riuscito a tenere l’ano rilassato, più avessi ritardato l’orgasmo, e più ne avrei moltiplicato l’intensità. Quando la mia resistenza venne soverchiata da quel peso e da quella spinta mi arresi e venni, anzi, venimmo contemporaneamente, e il cervello mi andò in totale black-out. Sentii il primo schizzo del mio sperma arrivarmi fino al collo, mentre le contrazioni del mio ano si accoppiarono a quelle del pene di Alessandro. In quegli attimi di orgasmo simultaneo e condiviso vissi qualcosa di strepitoso. Il piacere era qualcosa di rimbombante, assurdamente potente e indescrivibile a parole. Le mie contrazioni anali, spasmodiche, incontrollate e in sincronia alle mie eiaculazioni, non impedirono minimamente l’avanzata inesorabile del pene di Alessandro che entrava inarrestabile e imperterrito, sfondando e annichilendo ogni futile resistenza, molto probabilmente senza nemmeno rendersi conto che ci fosse. In quegli attimi raggiunsi l’apoteosi dell’eccitazione mentale, mi sentii inculato come non mai: durante l’orgasmo era come se il mio ano, senza alcun controllo da parte mia e di volontà propria, volesse opporre resistenza agli affondi di Alessandro. Una resistenza che, con mio sommo godimento e gratitudine, veniva nullificata dalla possanza del suo pene il quale continuava ad incularmi con grande potenza e ad un ritmo forsennato, ormai preda dell’orgasmo, come il pistone di una macchina a vapore lanciata alla massima velocità. Se si fosse accorto delle mie contrazioni, della chiusura fisiologica ma da me non voluta del mio ano, e si fosse fermato, sarebbe stato un disastro, tutta la melodia dell’orgasmo sarebbe entrata in dissonanza e si sarebbe rovinato tutto. Ma per fortuna il suo pene continuò a martellarmi divinamente facendosi beffa delle futili proteste del mio ano (ogni sfondamento un sentito grazie da parte mia) permettendo a quel flusso impetuoso di piacere di continuare fino alla fine. Quella volta, e per tutte quelle successive che venimmo contemporaneamente, ebbi la certezza assoluta di raggiungere il massimo del piacere fisico che il mio corpo era in grado di darmi. Finito l’orgasmo Alessandro si accasciò su di me, ansimando pesantemente per recuperare tutto il fiato perso, incurante dello sperma che mi era uscito copiosamente sull’addome. Gli misi una mano dietro la nuca, accolsi la sua testa sul mio petto, e incrociando le gambe le appoggiai sul suo fondoschiena, per rinforzare il nostro abbraccio. Nonostante l’atto sessuale fosse ormai finito, continuavo a sentire il suo pene dentro di me, in quiete ma ancora estremamente duro, cosa di cui ero grato perché dopo anni di desiderio soffocato la mia voglia di cazzo era enorme. Alessandro mi soddisfò ulteriormente quando contrasse di nuovo il suo pene, ingrossandolo sensibilmente. Da maschio, sapevo che lo stava facendo per eiaculare le ultime gocce di sperma che gli erano rimaste dopo l’orgasmo. Nel frattempo anche io dovevo riprendermi e respiravo pesantemente. Ero andato in iperventilazione, mi girava la testa nonostante fossi sdraiato. Passati un paio di minuti mi sentii riavere, mentre un velo di tranquillità e di pace mi avvolgeva sempre di più. Quando Alessandro si staccò da me, dovetti subito fermare con una mano l’onda di sperma che fluì fuori dal mio ano per impedire che finisse sulle coperte del letto. Sapevo, con mio compiacimento, che dentro di me ne avevo ancora altro che sarebbe dovuto uscire. Alessandro se ne accorse e senza dire niente si alzò per uscire dalla stanza. Sapevo che sarebbe andato a prendere un po’ di carta per aiutare a pulirmi. Io rimasi solo, disteso sul letto, a meditare su quanto era appena successo. Il mio enorme digiuno sessuale era stato ampiamente saziato da tre meravigliose scopate. E l’ultima era stata veramente da urlo. Per quel giorno non facemmo altro, Alessandro era troppo stanco, ma mi sarei fatto scopare da lui un’infinità di altre volte, con mia estrema goduria e soddisfazione.
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2022-04-20
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