Il figlio dei vicini

di
genere
gay

“Missori, fermata Missori” 

Mancavano solamente due fermate e, finalmente, sarei arrivato a casa dopo una lunghissima settimana di lavoro. Pensai che avrei passato il finesettimana tra letto e divano, tra partite e PS5, approfittando del fatto che la mia ragazza era via per un addio al nubilato. 

Riaprii gli occhi, che avevo tenuto chiusi per riposarmi durante il viaggio e intercettai lo sguardo di un ragazzo in maglietta e pantaloncini con una borsa da palestra a tracolla. Mi fece un cenno di saluto con il capo che ricambiai fingendo di riconoscerlo. Lo squadrai da capo a piedi e finalmente capii che si trattava del figlio dei vicini di casa. Nonostante vivessimo sullo stesso pianerottolo era da un po’ che non lo vedevo e osservai che aveva messo su parecchi muscoli. Notai anche un grosso rigonfiamento sotto i pantaloncini che indossava e distolsi lo sguardo imbarazzato. 

Arrivammo alla nostra fermata e ci salutammo con un altro cenno del capo, mi fermai a un supermercatino per comprarmi la cena per quella sera e, arrivato al portone di casa, lo trovai lì di fronte al telefono. 

“Quindi non avete trovato niente?” lo sentii dire 

Aprii il portone e gli feci un cenno per chiedere se doveva entrare, mi ringraziò e mi seguì. 

“Avete fatto pulizie, quindi, non c’è speranza che le abbia lasciate lì?” proseguì, mentre salivamo le scale. 

Arrivammo al nostro pianerottolo e, mentre aprivo la porta di casa, lo sentii concludere la telefonata 

“Ok grazie lo stesso!” chiuse il telefono mugugnando qualche imprecazione 

“Tutto ok?” mi rivolsi a lui 

“Sì, la ringrazio è che non trovo le chiavi, temo di averle lasciate in casa, ma i miei sono partiti per il mare e non ho modo di entrare” rispose 

“Prima cosa, non darmi del lei che mi fai sentire vecchio, seconda se vuoi entrare un attimo ad appoggiare le cose non ci sono problemi” replicai 

“Non vorrei disturbare” 

“Tranquillo la mia ragazza non c’è, sono solo e l’unico piano che ho è vedermi la partita” 

Mi sorrise e ringraziandomi entrò in casa. “Grazie, veramente non so che fare, ho fatto un casino ahaha” 

“Oh io ho una stanza in più se vuoi passare qui la notte non ci sono problemi” 

“Eh non so … se veramente non è un problema sarebbe ottimo, ma ora provo a sentire mia madre se ha qualche soluzione” 

Telefonò alla madre che, capii, gli fece una scenata per la sua sbadataggine, lui gli spiegò mia offerta e poi me la passò. Le spiegai che veramente non era un problema, che la mia ragazza era via, ci saremmo visti partita e poi l’indomani pensato a una soluzione. Mi ringraziò immensamente e si fece ripassare il figlio che chiuse la telefonata. 

“Ok dai allora ti faccio vedere la tua stanza, ma prima ricordami tuo nome, io sono Alessandro” gli dissi 

“Marco” rispose lui stringendomi la mano 

Gli mostrai la stanza e gli chiesi se avesse bisogno di qualcosa in particolare. 

“Sì, dovrei fare la doccia, mi fa schifo farla in palestra” disse. 

“Ok, ti porto un asciugamano” risposi e andai a recuperargliene uno. 

Tornai in stanza e lo trovai in slip. Aveva veramente un fisico statuario, spalle larghe, pettorali gonfi e addominali scolpiti, come in metropolitana non riuscii a fare a meno di notare che gli slip sembravano contenere a stento il suo pacco. Sentii il mio cuore accelerare, non capivo cosa mi stesse succedendo, e mi sentii arrossire, gli allungai l’asciugamano e chiesi “Serve altro?” 

“Sì mi servirebbe …” iniziò a rispondere, poi notando il mio imbarazzo e il mio sguardo caduto sul suo pacco proseguì: “No niente, a posto così” e mi sorrise. 

Andai in stanza per mettermi dei vestiti più comodi, sentivo l’acqua della doccia scorrere e mi passò per la mente l’immagine di Marco nudo che si faceva la doccia. Cosa mi stava succedendo? Non avevo mai provato quelle cose verso un ragazzo. 

Andai in cucina per prepararci qualcosa per cena, sentii l’acqua della doccia che si chiudeva, i passi di Marco che usciva dal bagno e sembrava dirigersi verso di me, continuai a trafficare per la cena e poi lo sentii bussare alla porta della cucina. 

“Ale, in realtà mi servirebbero dei vestiti, hai qualcosa da prestarmi?” 

Mi voltai verso di lui, la muscolatura sembrava risaltare ancora di più ora che il corpo era umido. Aveva l’asciugamano avvolto molto stretto in vita, sotto il quale mi sembrò di distinguere vagamente il profilo del suo pene. Distolsi lo sguardo rapidamente e gli dissi “Seguimi”. 

Andammo nella mia stanza e trafficai nei cassetti alla ricerca di mutande, pantaloncini e una maglietta. Recuperai le prime tre cose che trovai e gliele porsi. 

A quel punto Marco fece una cosa veramente strana: tese una mano mentre con l’altra si sfilò l’asciugamano e me lo porse. 

Come se niente fosse chiese: “Questo te lo restituisco?” 

Fu più forte di me e abbassai lo sguardo verso il suo pene. Era incredibile: anche “a riposo” era lungo una spanna e aveva un bel diametro.  

Mi sentii arrossire e risposi balbettando: “Ma no no tienilo, magari ti serve ancora … ti va bene una carbonara per cena?” 

Marco mi sorrise prendendo i vestiti che gli stavo tendendo e disse “Perfetta” 

Tornai in cucina, mi aprii una birra e ne misi una sul tavolo per Marco. Ripresi le preparazioni e, dopo poco Marco mi raggiunse. 

Si aprii la birra e disse: “Scusami se prima ti ho messo in imbarazzo, a me non crea problemi, ma ogni tanto mi dimentico che farsi vedere completamente nudi non è normalissimo” 

Ecco, aveva notato tutto. Risposi imbarazzato: “Ma figurati non ci pensare! Capisco che per te non sia un problema”. Mi maledissi per aver detto quella seconda frase. 

“In che senso?” replicò lui, probabilmente facendo il finto tonto. Si appoggiò al bancone di fianco a me in modo che ci guardassimo in faccia quando ci parlavamo. 

Mi sentivo caldo in volto “Beh hai veramente un bel fisico e anche là sotto sei ben equipaggiato” ancora mi trovai a maledirmi per la seconda parte della frase che non capivo come potesse essermi uscita. 

Marco rise e rispose: “Sì in effetti nessuno si è mai lamentato, né ragazze né ragazzi” 

Il mio cuore ebbe un sussulto, mi aveva appena detto di essere bisessuale? Feci un sorriso imbarazzato 

Marco diede un sorso alla birra e poi mi chiese: “Tu invece giochi per una sola squadra o anche a te piace variare?”  

Rimasi un attimo sbigottito e Marco aggiunse “Scusami, ci conosciamo appena, ma che discorsi ti sto facendo? È che a 20 anni si pensa sempre a quello” e rise. 

“Tranquillo, anche a 30 anni si pensa molto spesso a quello. Comunque io sono stato solo con ragazze” risposi 

“Che non vuol dire che tu non sia interessato a variare” rise lui 

“No nel senso intendevo che sono etero” balbettai 

“Peccato”  

Risi imbarazzato. 

Bevve un altro sorso di birra. “Comunque non ti credo, ho visto come mi guardavi quando ero nudo” 

La preparazione della carbonara era andata a farsi benedire, ero troppo agitato. “Ma no era solo invidia” risi nervosamente. 

“Invidia? Perché hai il cazzo piccolo?” rise lui. 

“Ma no, normale, sei tu quello fuori scala” replicai con un’altra risata nervosa. 

“Lo vuoi vedere da duro?” chiese improvvisamente Marco. 

Il cuore iniziò a battermi all’impazzata. 

“Faccio tutto io, mi spoglio e me lo faccio diventare duro, mi piace farmi vedere” aggiunse 

Mi sentivo fuori di me. “Ok” sussurrai. 

Non se lo fece ripetere due volte, si sfilò la maglietta, si abbassò pantaloncini e mutande e iniziò a menarselo per farselo diventare duro. Dopo poco raggiunse una piena erezione: era impressionante, lungo più di 20 cm e estremamente largo. Cazzi del genere pensavo esistessero solo nei film porno. 

“Allora ti piace?” chiese 

“Beh sono molto invidioso” risi imbarazzato 

“Mi sembra qualcosa di più di invidioso” disse lui indicando il rigonfiamento che si era creato sotto i miei pantaloncini. 

“No ma non è niente” dissi cercando di coprirmi con le mani. 

“Senti io però ora sta erezione devo risolverla, vuoi darmi una mano o devo fare da solo?” chiese. 

Non risposi. 

Marco mi si avvicinò e mi sfilò la maglietta. Afferrò gli elastici dei miei pantaloncini e mutande e li abbassò liberando la mia erezione. 

“Dai non sei messo male” disse guardandomi il pacco. “Seguimi” disse e mi accompagnò in bagno. 

Aprì un armadietto, dove evidentemente aveva già frugato prima, dove tenevamo clisterini e lubrificanti per i rapporti anali con la mia ragazza. Ero come in trance, seguivo ogni sua indicazione, avevo un po’ paura di prendere quel bestione, ma al tempo stesso la cosa mi eccitava tantissimo. 

Mi portò in stanza e mi fece sdraiare sul letto a pancia in su.  

“Voglio che ci guardiamo mentre ti scopo” disse. 

“So che è la tua prima volta, ma fidati ci sono abituato alle prime volte di ragazzi che si dicevano etero. Se hai dolore dimmelo, ma vedrai che impazzirai di piacere” aggiunse. 

“Ok” dissi. 

Mi allargò le gambe e mi lubrificò bene l’ano. Si era infilato un preservativo e mi appoggiò la punta del cazzo al culo. “Pronto?” 

Annuii. 

Spinse la punta dentro e, per un momento, mi mancò il fiato. Si fermò e poi riprese a spingere lentamente. Era una sensazione nuova, strana, ma piacevole. Si capiva che era esperto di prime volte, si muoveva piano infilando il suo bestione un pezzettino alla volta per farmi abituare pian piano. Provavo sempre più piacere, finché mi disse: “Bravo, te l’ho infilato tutto, ora inizio a muovermi” 

Davvero avevo dentro di me più di 20 centimetri di cazzo? Marco iniziò a muovere i fianchi avanti e indietro, molto lentamente.  

Ero sconvolto, pensavo mi avrebbe fatto male, invece provavo un piacere pazzesco. Aumentò sempre più la frequenza e scariche di piacere mi attraversarono il corpo. Lo guardai mentre mi penetrava con sempre più vigore. Aveva il corpo di un dio greco e i muscoli in tensione risaltavano ancora di più. 

“Più forte” mi trovai a chiedere 

Marco sorrise e aumentò di colpo il ritmo. Mi tagliò il fiato dal piacere e inarcai la schiena, stavo godendo come un pazzo. Marco mi spinse giù e, con una mano, iniziò a segarmi mentre mi scopava sempre più velocemente.  

Sentirlo dentro di me e la sua mano attorno al mio cazzo mi mandava in estasi, continuò ancora qualche momento, ma poi non ce la feci più e esplosi in un orgasmo, ricoprendomi tutto l’addome di sperma.  

Sentii il mio ano contrarsi attorno a Marco e capii che anche lui doveva esserci quasi, mi afferrò da sotto le gambe, sollevandomi per scoparmi con ancora più forza mentre io tremavo di piacere. Dopo qualche momento mi lasciò andare, uscì da dentro di me, si sfilò il preservativo e dopo essersi segato un paio di volte, mi coprì con il suo sperma. 

Ansimando si stese di fianco a me: “Allora? Ancora etero?” 

Risi e gli risposi: “Ora carbonara, poi ci vediamo la partita e poi voglio che mi scopi per tutto il weekend” 

Marco si unì alla mia risata
scritto il
2022-05-06
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