Sogno lucido di una multifilter da vecchia signora
di
Valtere
genere
bisex
Io e Gio eravamo amici più o meno da sempre, ci siamo conosciuti alle scuole elementari e siamo entrati subito in sintonia. Abbiamo passato insieme gli anni dell’infanzia e i primi dell’adolescenza, gli anni della scoperta della sessualità per intenderci, delle seghe di gruppo e dei confronti dei cazzi, penso ci siamo passati tutti. Come spesso succede ci siamo poi persi di vista per qualche anno, non appena iniziate le scuole superiori, ognuno con i propri interessi e di conseguenza con il proprio gruppo di amici, per riprendere a frequentarsi immediatamente dopo, avendo scelto l’università, casualmente, nella stessa città.
Quella sera, complice la brutta stagione e i locali aperti a singhiozzo causa restrizioni decidemmo di organizzare una semplice serata casalinga, una serata come tante, eravamo io, Giovanni e rispettive fidanzate: Marta e Ilenia. Il piano era: cibo spazzatura, birra a volontà e giochi da tavolo. La tranquillità è sempre piaciuta a tutti e quattro da ben prima che fare serata in giro diventasse problematico. La serata scorse piacevolmente e tranquillamente, le ragazze come al solito faticavano a stare dietro alla nostra sete di birra nonostante gli ottimi presupposti e così, tra un hamburger, una birra e una partita a Pictionary si fece quasi mezzanotte. Ilenia, che lavorava in un bar, avrebbe dovuto prendere servizio alle sei della mattina dopo e annunciò che avrebbe abbandonato la comitiva, sapeva che le nostre serate sarebbero potute proseguire tranquillamente fino all’alba, magari invasati su una partita di Risiko. Marta, dal canto suo, sapeva che ne io ne Gio avevamo la minima intenzione di andare a dormire e si offrì di fare un pezzo di strada con Ilenia, lasciandoci alla nostra cassa di birra e, disse, alle nostre cose “da uomini”. Col senno di poi posso dire di aver colto una sfumatura maliziosa in quelle sue parole che, probabilmente, non ci fù, forse si riferiva alle canne.
Salutate le ragazze ci ributtammo sul divano stappando l’ennesima bottiglia di birra, abbandonammo i giochi da tavolo e le ore passarono tra chiacchiere, birre e una cannetta che Gio tirò fuori da un nascondiglio, visto che Ilenia detestava il fumo, mi raccontò che gliela aveva regalata un collega, come se a me importasse da dove e da chi provenisse quella canna, glielo feci notare, gli dissi che per me avrebbe potuto fumarsi anche un intero bosco. Ne ridemmo a lungo.
Le chiacchiere poi si spostarono, ovviamente, sul sesso e sulla nostra vita sessuale in generale, eravamo entrambi appagati, le nostre ragazze non ci avevano mai fatto mancare niente da quel punto di vista, Gio improvvisamente se ne uscì con una strana domanda :
- Ma tu hai mai avuto fantasie.. diciamo.. omo? Cioè, ti è mai capitato di guardare porno con trans o di uomini?-
- Beh, sarei ipocrita se ti dicessi di no, però non so, per quanto possa essere aperto mentalmente non credo riuscirei ad andare a letto con un uomo, cioè, non è il cazzo che mi spaventa è che proprio non mi piace tutto il resto dell’uomo-
Risposi ridendo.
-Cosa significa che il cazzo non ti spaventa? -
Mi incalzò vuotandosi la bottiglia nel bicchiere
-Significa che qualche volta ho avuto la curiosità, che è rimasta sempre tale sia chiaro, ma di certo non me lo vado a cercare perché appunto non sono attratto dagli uomini -
Replicai io. Gio non rispose, rimanendo a giochicchiare con la bottiglia e fissandone il fondo, li per li diedi la colpa alla canna.
Effettivamente non ci era mai capitato ci entrare così in confidenza, di raccontarsi cose così personali da non averle, almeno nel mio caso, raccontate a nessuno prima d’ora, forse perché non mi era stato mai chiesto direttamente, neanche dalle mie partner, magari per alcune donne potrebbe non essere eccitante sapere che il proprio uomo ha o ha avuto fantasie omosessuali, forse ai loro occhi gli farebbe perdere virilità, vai a saperlo.
Non tornammo più sull’argomento, si erano fatte quasi le tre ed entrambi ci stavamo per addormentare sul divano ed io, che non avevo nessuna intenzione di addormentarmi così per poi svegliarmi accartocciato come un riccio, ruppi il sonnacchioso silenzio che si era venuto a creare.
- Ok, penso sia ora di andare a dormire, mi dai un cuscino e una coperta? -
Gio riprese un attimo i sensi
- Non ne ho, ora che ci penso.. -
Mi brontolò
- E non fare lo stronzo, non me la sento proprio di tornare a casa adesso, sono anche in macchina -
Gli dissi, lamentandomi
Gio mi guardava con due occhi che sembravano due semafori rossi, fece la faccia di chi sta pensando e dopo un tempo indefinibile mi disse:
- Cosa vuoi che ti dica, fatti un pisolino, fatti un caffè, ti direi di dormire nel mio letto ma poi magari ti viene qualche strana idea.. -
Rise
Io e Gio avevamo dormito nello sesso letto innumerevoli volte, era passato parecchio tempo dall’ultima volta, si, dai tempi dell’università, delle nottate passate sui divani letto di qualche anima buona che ci offriva un posto per dormire, ne abbiamo combinate tante.
- Dai coglione, sei te quello che abbraccia la gente nel sonno, andiamo a dormire -
Risi a mia volta
Gio si alzò e con passo pesante, sbadigliando senza soluzione di continuità, si trascinò in camera e si buttò sul letto, si liberò della felpa e dei pantaloni della tuta e si infilò sotto le coperte, io feci lo stesso, non avendo ne le forze ne la voglia di chiedere un pigiama. Spegnemmo la luce, presi sonno quasi subito, un sonno non molto profondo, quel dormiveglia di chi è molto stanco ma non è al massimo del proprio agio come nel suo letto, la rilassatezza era comunque totale e piacevole nonostante sentissi Gio girarsi e rigirarsi come una fettina in padella, dopo un po’ non ci feci più caso.
Ed eccolo li, certezza non si smentisce pensai, fui svegliato da Gio che con il suo solito fare notturno mi si avvinghio alla schiena passandomi un braccio sul torace, non ero sicuro di essere completamente sveglio perché non riuscivo a muovere i muscoli, come mi capita quando ho mangiato troppo pesante o ho troppi pensieri, in questo sogno lucido però riuscivo a distinguere nettamente la sagoma del cazzo di Gio che cercava di incastrarsi, con movimenti di bacino, tra il solco delle mie natiche. Quell’insolito contatto mi turbò non poco, ricordo che cercavo di razionalizzare constatando che io e Gio ci eravamo visti nudi parecchie volte nel corso degli anni, avevo visto il suo cazzo e lui il mio senza mai, almeno da parte mia, provare interesse di qualche tipo, le mie sporadiche fantasie erano state tutte rivolte a uomini senza volto, più che altro per la curiosità di avere a che fare con un pene. Mi svegliai del tutto e provai a scrollarmi di dosso quel corpo molle e russante, diedi una bella spinta e dissi :
- Oh, guarda che non sono la Ile, spostati -
Lui brontolò un po’ e si staccò, poi ruttò rumorosamente.
Va bene, “almeno me lo sono tolto di mezzo”, pensai e cedetti al sonno.
Mi svegliai ancora, Gio mi si era avvinghiato di nuovo, provai la stessa tecnica di poco prima ma Gio faceva resistenza, più cercavo di divincolarmi e più lui stringeva continuando a muovere le anche per incastrarsi meglio, poi avvicinò la testa e mi schioccò un bacio sul collo, fu li che successe qualcosa che non mi spiego ancora adesso, mi ritrovai ad assecondare il suo movimento. Ogni volta che la punta del suo cazzo si trovava a strofinare il mio buco, attraverso la stoffa delle mutande, sentivo un prurito che dopo qualche secondo si trasformava in eccitazione, mi sentivo come se stessi assecondando un raptus con la scusa di stare sognando, pensando “ma cosa cazzo me ne frega”, non so se avete mai provato questa sensazione. Allungai la mano e afferrai il suo cazzo con decisione sentendolo gemere, percepivo distintamente il suo odore di maschio arrapato così come percepivo il mio, era come se fossi caduto in una porzione dello spazio-tempo in cui tutto è concesso, mi girai e cercai la sua bocca con la mia, Gio rispose al bacio, un bacio esplicito e con tanta lingua, nel mentre anche lui infilò la mano tra i nostri corpi cercando il contatto con il mio cazzo, poi ci staccammo dal bacio e in una frazione di secondo la magia finì, le mani si ritrassero.
- Ok, che cazzo stiamo facendo?-
Mormorai io
- Non lo so e non me ne frega un cazzo -
Mormorò a sua volta Gio.
Ancora qualche attimo di esitazione e fu lui questa volta a prendere l’iniziativa cacciandomi con forza la lingua in bocca. Cercavo disperatamente di rientrare in quello stato di semi-incoscienza di poco prima, forse per sentirmi meno in colpa, ma qualcosa era cambiato, mi rendevo conto che ciò che stavamo facendo era perfettamente cosciente e per qualche ragione compresso e represso da tanto tempo, mi ritrovai a pensare “vaffanculo, ormai andiamo fino in fondo, domani si vedrà”.
Mi staccai dalla sua bocca, come impazzito, lanciai via le coperte con le gambe e cominciai a baciare il suo cazzo da sopra le mutande, poi le tolsi con un rapido movimento e me lo infilai in bocca, nessuno dei due diceva niente, nella stanza si sentivano solo i suoi gemiti e i rumori del risucchio. Non ebbi tempo di pensare a quello che stava succedendo, tutto accadeva con una velocità incredibile, in quel momento succhiavo il suo cazzo come se fosse la cosa più naturale del mondo, la mia parte razionale e riflessiva mi aveva completamente abbandonato lasciando all’istinto il controllo del mio corpo. Gio si staccò dalla mia presa e si girò di 180 gradi, mi abbassò le mutande delle quali mi liberai muovendomi come la più navigata delle troie, ricordo che questo pensiero mi strappo’ una risata, seguita dalla sua. Prese in bocca il mio cazzo e dopo pochissimi istanti ci ritrovammo a succhiare perfettamente sincronizzati, come se entrambi già conoscessimo le parole di una canzone che, fino a prova contraria, non era ancora stata mai scritta. Eravamo tutti e due duri come la roccia, non sarebbe durata ancora a lungo ma volevo andare fino in fondo, mi girai a mia volta sistemandomi sdraiato su un fianco, a cucchiaio, presi con la mano il suo cazzo e lo puntai con decisione sul mio buco, sentendo una fastidiosa resistenza, Gio si riempì le dita di saliva e me la spalmò ansimando tra le chiappe.
- Vai, spingi-
Mi ritrovai a sussurrare
Lo sentii entrare con goffi movimenti ed ansimare sempre più forte, sempre più forte, facendo entrare solo la punta o poco più, cercavo di capirlo toccando con la mano la parte del suo cazzo ancora fuori. Non mi fece male, ricordo che provai una sensazione di appagamento, di pienezza, non saprei definirla in maniera diversa, allo stesso tempo mi sentivo estremamente selvatico. Sentivo il suo respiro sulla nuca, mi stringeva con le braccia, passarono forse due minuti, non li contai, quando lo sentii rantolare rapidamente, quasi impercettibilmente :
- Vengo...-
Non sentii nettamente il suo sperma ma solo tanto calore ovunque, mi basto toccarmi leggermente il cazzo per venire a mia volta in un’estasi di spasmi, miei e suoi.
I respiri poi, rallentando, si fecero sempre meno intensi, fino a portare entrambi in un sonno irrevocabile, forse perché consci di non essere capaci di interpretare ciò che era appena successo o, semplicemente, perché forse non c’era niente da dire.
Mi svegliai qualche ora dopo e trovai Gio a fumare una sigaretta sul balcone.
- Oh mi dai una sigaretta?-
Chiesi
Giò spostò lo sguardo verso un pacchetto di sigarette multifilter da vecchia signora.
- Sono della padrona di casa, non le ho comprate io, lo sai che la Ile non vuole..”
Rispose distratto
-”Si tranquillo... oh, ma.. per stanotte, tranquillo eh, cioè..succede”
Dissi, la mia attenzione fu catturata dal cicalino di un camion che fa retromarcia.
-Tranquillo anche te, oh.. succede. Possiamo anche tornare a parlare di cazzate”
Rise.
Risi anche io.
Guardavo dal balcone il camion dei netturbini che stava per svuotare la campana del vetro, già immaginando il fastidio di quel rumore, di prima mattina oltretutto, poi pensai “ma fumioci sta multifilter, tanto ormai..”
Quella sera, complice la brutta stagione e i locali aperti a singhiozzo causa restrizioni decidemmo di organizzare una semplice serata casalinga, una serata come tante, eravamo io, Giovanni e rispettive fidanzate: Marta e Ilenia. Il piano era: cibo spazzatura, birra a volontà e giochi da tavolo. La tranquillità è sempre piaciuta a tutti e quattro da ben prima che fare serata in giro diventasse problematico. La serata scorse piacevolmente e tranquillamente, le ragazze come al solito faticavano a stare dietro alla nostra sete di birra nonostante gli ottimi presupposti e così, tra un hamburger, una birra e una partita a Pictionary si fece quasi mezzanotte. Ilenia, che lavorava in un bar, avrebbe dovuto prendere servizio alle sei della mattina dopo e annunciò che avrebbe abbandonato la comitiva, sapeva che le nostre serate sarebbero potute proseguire tranquillamente fino all’alba, magari invasati su una partita di Risiko. Marta, dal canto suo, sapeva che ne io ne Gio avevamo la minima intenzione di andare a dormire e si offrì di fare un pezzo di strada con Ilenia, lasciandoci alla nostra cassa di birra e, disse, alle nostre cose “da uomini”. Col senno di poi posso dire di aver colto una sfumatura maliziosa in quelle sue parole che, probabilmente, non ci fù, forse si riferiva alle canne.
Salutate le ragazze ci ributtammo sul divano stappando l’ennesima bottiglia di birra, abbandonammo i giochi da tavolo e le ore passarono tra chiacchiere, birre e una cannetta che Gio tirò fuori da un nascondiglio, visto che Ilenia detestava il fumo, mi raccontò che gliela aveva regalata un collega, come se a me importasse da dove e da chi provenisse quella canna, glielo feci notare, gli dissi che per me avrebbe potuto fumarsi anche un intero bosco. Ne ridemmo a lungo.
Le chiacchiere poi si spostarono, ovviamente, sul sesso e sulla nostra vita sessuale in generale, eravamo entrambi appagati, le nostre ragazze non ci avevano mai fatto mancare niente da quel punto di vista, Gio improvvisamente se ne uscì con una strana domanda :
- Ma tu hai mai avuto fantasie.. diciamo.. omo? Cioè, ti è mai capitato di guardare porno con trans o di uomini?-
- Beh, sarei ipocrita se ti dicessi di no, però non so, per quanto possa essere aperto mentalmente non credo riuscirei ad andare a letto con un uomo, cioè, non è il cazzo che mi spaventa è che proprio non mi piace tutto il resto dell’uomo-
Risposi ridendo.
-Cosa significa che il cazzo non ti spaventa? -
Mi incalzò vuotandosi la bottiglia nel bicchiere
-Significa che qualche volta ho avuto la curiosità, che è rimasta sempre tale sia chiaro, ma di certo non me lo vado a cercare perché appunto non sono attratto dagli uomini -
Replicai io. Gio non rispose, rimanendo a giochicchiare con la bottiglia e fissandone il fondo, li per li diedi la colpa alla canna.
Effettivamente non ci era mai capitato ci entrare così in confidenza, di raccontarsi cose così personali da non averle, almeno nel mio caso, raccontate a nessuno prima d’ora, forse perché non mi era stato mai chiesto direttamente, neanche dalle mie partner, magari per alcune donne potrebbe non essere eccitante sapere che il proprio uomo ha o ha avuto fantasie omosessuali, forse ai loro occhi gli farebbe perdere virilità, vai a saperlo.
Non tornammo più sull’argomento, si erano fatte quasi le tre ed entrambi ci stavamo per addormentare sul divano ed io, che non avevo nessuna intenzione di addormentarmi così per poi svegliarmi accartocciato come un riccio, ruppi il sonnacchioso silenzio che si era venuto a creare.
- Ok, penso sia ora di andare a dormire, mi dai un cuscino e una coperta? -
Gio riprese un attimo i sensi
- Non ne ho, ora che ci penso.. -
Mi brontolò
- E non fare lo stronzo, non me la sento proprio di tornare a casa adesso, sono anche in macchina -
Gli dissi, lamentandomi
Gio mi guardava con due occhi che sembravano due semafori rossi, fece la faccia di chi sta pensando e dopo un tempo indefinibile mi disse:
- Cosa vuoi che ti dica, fatti un pisolino, fatti un caffè, ti direi di dormire nel mio letto ma poi magari ti viene qualche strana idea.. -
Rise
Io e Gio avevamo dormito nello sesso letto innumerevoli volte, era passato parecchio tempo dall’ultima volta, si, dai tempi dell’università, delle nottate passate sui divani letto di qualche anima buona che ci offriva un posto per dormire, ne abbiamo combinate tante.
- Dai coglione, sei te quello che abbraccia la gente nel sonno, andiamo a dormire -
Risi a mia volta
Gio si alzò e con passo pesante, sbadigliando senza soluzione di continuità, si trascinò in camera e si buttò sul letto, si liberò della felpa e dei pantaloni della tuta e si infilò sotto le coperte, io feci lo stesso, non avendo ne le forze ne la voglia di chiedere un pigiama. Spegnemmo la luce, presi sonno quasi subito, un sonno non molto profondo, quel dormiveglia di chi è molto stanco ma non è al massimo del proprio agio come nel suo letto, la rilassatezza era comunque totale e piacevole nonostante sentissi Gio girarsi e rigirarsi come una fettina in padella, dopo un po’ non ci feci più caso.
Ed eccolo li, certezza non si smentisce pensai, fui svegliato da Gio che con il suo solito fare notturno mi si avvinghio alla schiena passandomi un braccio sul torace, non ero sicuro di essere completamente sveglio perché non riuscivo a muovere i muscoli, come mi capita quando ho mangiato troppo pesante o ho troppi pensieri, in questo sogno lucido però riuscivo a distinguere nettamente la sagoma del cazzo di Gio che cercava di incastrarsi, con movimenti di bacino, tra il solco delle mie natiche. Quell’insolito contatto mi turbò non poco, ricordo che cercavo di razionalizzare constatando che io e Gio ci eravamo visti nudi parecchie volte nel corso degli anni, avevo visto il suo cazzo e lui il mio senza mai, almeno da parte mia, provare interesse di qualche tipo, le mie sporadiche fantasie erano state tutte rivolte a uomini senza volto, più che altro per la curiosità di avere a che fare con un pene. Mi svegliai del tutto e provai a scrollarmi di dosso quel corpo molle e russante, diedi una bella spinta e dissi :
- Oh, guarda che non sono la Ile, spostati -
Lui brontolò un po’ e si staccò, poi ruttò rumorosamente.
Va bene, “almeno me lo sono tolto di mezzo”, pensai e cedetti al sonno.
Mi svegliai ancora, Gio mi si era avvinghiato di nuovo, provai la stessa tecnica di poco prima ma Gio faceva resistenza, più cercavo di divincolarmi e più lui stringeva continuando a muovere le anche per incastrarsi meglio, poi avvicinò la testa e mi schioccò un bacio sul collo, fu li che successe qualcosa che non mi spiego ancora adesso, mi ritrovai ad assecondare il suo movimento. Ogni volta che la punta del suo cazzo si trovava a strofinare il mio buco, attraverso la stoffa delle mutande, sentivo un prurito che dopo qualche secondo si trasformava in eccitazione, mi sentivo come se stessi assecondando un raptus con la scusa di stare sognando, pensando “ma cosa cazzo me ne frega”, non so se avete mai provato questa sensazione. Allungai la mano e afferrai il suo cazzo con decisione sentendolo gemere, percepivo distintamente il suo odore di maschio arrapato così come percepivo il mio, era come se fossi caduto in una porzione dello spazio-tempo in cui tutto è concesso, mi girai e cercai la sua bocca con la mia, Gio rispose al bacio, un bacio esplicito e con tanta lingua, nel mentre anche lui infilò la mano tra i nostri corpi cercando il contatto con il mio cazzo, poi ci staccammo dal bacio e in una frazione di secondo la magia finì, le mani si ritrassero.
- Ok, che cazzo stiamo facendo?-
Mormorai io
- Non lo so e non me ne frega un cazzo -
Mormorò a sua volta Gio.
Ancora qualche attimo di esitazione e fu lui questa volta a prendere l’iniziativa cacciandomi con forza la lingua in bocca. Cercavo disperatamente di rientrare in quello stato di semi-incoscienza di poco prima, forse per sentirmi meno in colpa, ma qualcosa era cambiato, mi rendevo conto che ciò che stavamo facendo era perfettamente cosciente e per qualche ragione compresso e represso da tanto tempo, mi ritrovai a pensare “vaffanculo, ormai andiamo fino in fondo, domani si vedrà”.
Mi staccai dalla sua bocca, come impazzito, lanciai via le coperte con le gambe e cominciai a baciare il suo cazzo da sopra le mutande, poi le tolsi con un rapido movimento e me lo infilai in bocca, nessuno dei due diceva niente, nella stanza si sentivano solo i suoi gemiti e i rumori del risucchio. Non ebbi tempo di pensare a quello che stava succedendo, tutto accadeva con una velocità incredibile, in quel momento succhiavo il suo cazzo come se fosse la cosa più naturale del mondo, la mia parte razionale e riflessiva mi aveva completamente abbandonato lasciando all’istinto il controllo del mio corpo. Gio si staccò dalla mia presa e si girò di 180 gradi, mi abbassò le mutande delle quali mi liberai muovendomi come la più navigata delle troie, ricordo che questo pensiero mi strappo’ una risata, seguita dalla sua. Prese in bocca il mio cazzo e dopo pochissimi istanti ci ritrovammo a succhiare perfettamente sincronizzati, come se entrambi già conoscessimo le parole di una canzone che, fino a prova contraria, non era ancora stata mai scritta. Eravamo tutti e due duri come la roccia, non sarebbe durata ancora a lungo ma volevo andare fino in fondo, mi girai a mia volta sistemandomi sdraiato su un fianco, a cucchiaio, presi con la mano il suo cazzo e lo puntai con decisione sul mio buco, sentendo una fastidiosa resistenza, Gio si riempì le dita di saliva e me la spalmò ansimando tra le chiappe.
- Vai, spingi-
Mi ritrovai a sussurrare
Lo sentii entrare con goffi movimenti ed ansimare sempre più forte, sempre più forte, facendo entrare solo la punta o poco più, cercavo di capirlo toccando con la mano la parte del suo cazzo ancora fuori. Non mi fece male, ricordo che provai una sensazione di appagamento, di pienezza, non saprei definirla in maniera diversa, allo stesso tempo mi sentivo estremamente selvatico. Sentivo il suo respiro sulla nuca, mi stringeva con le braccia, passarono forse due minuti, non li contai, quando lo sentii rantolare rapidamente, quasi impercettibilmente :
- Vengo...-
Non sentii nettamente il suo sperma ma solo tanto calore ovunque, mi basto toccarmi leggermente il cazzo per venire a mia volta in un’estasi di spasmi, miei e suoi.
I respiri poi, rallentando, si fecero sempre meno intensi, fino a portare entrambi in un sonno irrevocabile, forse perché consci di non essere capaci di interpretare ciò che era appena successo o, semplicemente, perché forse non c’era niente da dire.
Mi svegliai qualche ora dopo e trovai Gio a fumare una sigaretta sul balcone.
- Oh mi dai una sigaretta?-
Chiesi
Giò spostò lo sguardo verso un pacchetto di sigarette multifilter da vecchia signora.
- Sono della padrona di casa, non le ho comprate io, lo sai che la Ile non vuole..”
Rispose distratto
-”Si tranquillo... oh, ma.. per stanotte, tranquillo eh, cioè..succede”
Dissi, la mia attenzione fu catturata dal cicalino di un camion che fa retromarcia.
-Tranquillo anche te, oh.. succede. Possiamo anche tornare a parlare di cazzate”
Rise.
Risi anche io.
Guardavo dal balcone il camion dei netturbini che stava per svuotare la campana del vetro, già immaginando il fastidio di quel rumore, di prima mattina oltretutto, poi pensai “ma fumioci sta multifilter, tanto ormai..”
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