Al maneggio... e che maneggio!
di
Max.ge
genere
tradimenti
Continuazione di "Al calciatore piace il gioco duro" Finite le scuole, i miei genitori con mia moglie ed i miei due bambini si recarono nella casa che abbiamo in riviera per trascorrere qualche giorno al mare.
Per la verità sarei dovuto andare anche io ma improvvisi impegni di lavoro me lo impedirono e così dovetti rimanere in città, a digiuno di sesso, cosa che non mi capitava mai quando eravamo tutti a casa.
Il quarto giorno di permanenza in città da solo, mentre mi apprestavo ad andare in ufficio, incontrai per le scale una mia vicina di casa che stava uscendo pure lei.
Ci conoscevamo solo di vista, anche perché erano pochi mesi che lei abitava nel mio palazzo e mi disse che si stava recando in centro per acquistare due paia di scarpe da ginnastica per i figli in quanto nel pomeriggio il marito li avrebbe portati al maneggio, dove andavano di solito e dove avrebbero dovuto partecipare ad una gara sociale che li avrebbe impegnati sino al pomeriggio del giorno dopo.
Io raccolsi al volo l'occasione e le offrii un passaggio in auto che lei accettò subito.
Durante il percorso lei mi chiese come stessero mia moglie e i bambini ed io le dissi che erano al mare con i nonni, dove si sarebbero fermati per un po'.
Subito lei mi disse che pure lei sarebbe rimasta a casa sola per un giorno e mezzo in quanto la suocera, che era vedova ed anziana, necessitava di aiuto in quanto la sua badante si era ammalata e non avrebbe potuto accudirla.
Nel frattempo arrivammo dove lei era diretta e prima di scendere, oltre a ringraziarmi per il passaggio mi disse: “Visto che siamo entrambi soli, questa sera se non sa che cosa fare potrebbe venire a prendere il caffè da me, così mi sdebito del favore che mi ha fatto questa mattina accompagnandomi in centro.”
Io risposi che non era il caso di sdebitarsi per così poca cosa, ma accettai l'invito del caffè in compagnia.
Arrivato a casa verso le sette mi preparai una frugale cena a base di insalata, pomodori e formaggio e poi feci una veloce doccia in vista dell'incontro con la bella vicina.
Poco prima di andare feci una telefonata alla famiglia, pensai che sabato avrei rivisto tutta la combriccola e che mi sarei finalmente potuto sfogare anche con Loredana.
Nel frattempo però c'era la vicina che mi aspettava per il caffè, sola soletta in quanto il resto della famiglia era al maneggio.
"Al maneggio”, pensai, “ora al maneggio ci vado io, caro avvocato o dottore dei miei stivali! Si, vado a farmi maneggiare l'uccello dalla tua signora!"
In realtà cercai, con quelle parole, di darmi la carica, di farmi coraggio in vista di quello che avrebbe potuto essere la prima scopata dopo un periodo di astinenza di quattro giorni.
Da una parte, fu come se mi si fossero spenti tutti i sensori deputati a captare ogni più labile segnale a sfondo sessuale emesso dalle diverse donne quotidianamente incontrate, il che mi impediva di rispondere in modo brillante ed ammiccante alle occasioni d'incontro con l'altro sesso.
Tutto ciò fino a questa mattina: credo che il fatto di aver maturato la mia decisione e, soprattutto, di aver iniziato a lavorare al progetto, avesse liberato nuovamente le mie pulsioni sessuali.
Ed eccomi nell'androne del piccolo condominio a bussare alla porta accanto, con una bottiglia di Mirto in mano.
"Grazie del pensiero, ma è meglio che riporti la bottiglia a casa sua, mio marito è quasi astemio e, escludendo di finirla oggi noi due, non saprei come giustificarne la presenza in casa. Vada, che intanto accendo la macchina del caffè", fu lo strano benvenuto che mi diede la vicina di casa.
Mentre ripercorsi velocemente il pianerottolo per riporre in casa la bottiglia, pensavo all'immagine di quella donna, che aveva lasciato socchiusa la porta d'ingresso.
Era venuta ad accogliermi con una vestaglia di seta, dal taglio semplice e di color argento; con i lunghi capelli ancora umidi di doccia, la donna lasciò dietro di sé una piacevole scia profumata che accese la mia immaginazione: cosa indossava sotto? Forse nulla oppure un classico baby-doll con tutto il resto dell'armamentario di seduzione femminile?
Entrai in quella casa trovandola ad aspettarmi poco lontano dall'ingresso.
Ai piedi portava un paio di pantofoline rosa ornate di qualche piuma sulla parte superiore, si diresse verso la cucina, quasi scivolando lievemente sul pavimento in marmo lucido, con un'andatura che mi parve appositamente studiata per mettere in risalto la nudità delle sue gambe, visibile chiaramente dallo spacco della vestaglia, stretta in vita da una cinta ma posta ad arte in modo da lasciare oltrepassare il mio sguardo.
La seguii in cucina, un po' per non restare solo nel soggiorno, ma anche per non staccarle gli occhi di dosso. Affacciandomi alla porta della cucina, trovai che quella situazione ci portò subito ad una maggiore confidenza, come se guardarla armeggiare sui fornelli ci avesse resi più vicini.
"Come lo preferisci, il caffè?", mi chiese lei, dandomi del tu.
"Alla sera mi piace con poco zucchero, preferibilmente con un po' di liquore come correzione, ma se non hai amari o simili lo prendo tranquillamente liscio", risposi.
"Sei fortunato, in soggiorno abbiamo qualcosa, sai, per gli ospiti. Vieni che diamo uno sguardo a quello che c'è", ribadì lei.
Mentre entrammo nella stanza accanto, vidi che sul tavolino vicino al divano in alcantara beige, c'erano un paio di libri; il televisore piatto era sintonizzato sul canale a pagamento dei film classici, in bianco e nero, ma il sonoro era spento.
Tutto dava l'idea di essere stato appositamente studiato, artificioso, non vi era nulla di spontaneo in quello scorcio di casa che ebbi modo di vedere, che so, un giornale appoggiato sulla poltrona, un gioco dei bambini sul tavolo o per terra, una giacca appesa in qualche maniera dietro la porta. Nulla fuori posto.
Quella sgradevole sensazione si accentuò quando iniziammo a visionare le bottiglie: avendo subito notato l'etichetta verde sul vetro scuro, indicai il Branca Menta come la mia ideale correzione del caffè, al ché la mia vicina-tutta-perfettina esclamò di adorare quell'amaro, per via del gusto di menta.
Ruffiana, pensai, non hai bisogno di darti arie da intellettuale né di compiacermi nelle mie preferenze, sono qui pronto a darti quello che ho capito che stai cercando: un bel randello con cui godere fino a dimenticare che cazzo di vita monotona ti tocca fare con quel damerino di tuo marito.
Che sicuramente si tromba la segretaria, anzi “Office Manager”, come si dice adesso.
La guardai cercando di simulare sorpresa e curiosità, mentre la sfidai: "Allora, dopo il caffè, ci facciamo due bicchierini con ghiaccio mentre facciamo qualche chiacchiera da condominio?"
"D'accordo. Tu prendi la bottiglia ed i bicchieri, che io mi occupo del ghiaccio."
La raggiunsi in cucina mentre stava preparando il caffè, sempre con movimenti lievi si voltò verso il frigorifero, dandomi le spalle, restò qualche secondo piegata in avanti in una posizione che evidenziò le forme del suo bel culo, vita abbastanza stretta, messa in risalto dalla cintura allacciata, bacino un po' largo, glutei ben pieni, avanguardia di due lunghe gambe che già ebbi modo di apprezzare poco prima. Poi, nell'azione di prendere i cubetti di ghiaccio dal basso sportello del freezer, si accovacciò lasciando uscire tutta la gamba destra, visibile fino quasi alla piega formata dalla pelle dove inizia il gluteo, punto in cui normalmente si posiziona l'elastico dello slip.
Era nuda! O, forse, portava il tanga?
Improvvisamente la donna alzò la testa sporgendo da dietro lo sportello del freezer e mi colse in piena contemplazione sulla sua coscia sguarnita. Mi sorrise guardandomi maliziosamente e, alzandosi, lasciò sul posto la vestaglia.
Non c'è che dire, la dolce mammina sapeva bene come giocarsi le carte, riuscendo ad aumentare la mia eccitazione.
Restò completamente nuda, un fisico molto molto piacevole, anzi, vista l'età prossima o poco superiore ai quaranta, la donna non avrebbe sfigurato in qualche concorso di bellezza.
Restai un po' impacciato ma poi, dopo qualche secondo, mi avvicinai a lei, appoggiando distrattamente i bicchieri sul tavolo senza distogliere il mio sguardo dal suo.
"Dato che tutto sommato non abbiamo molto tempo a disposizione, ho pensato di farmi trovare pronta. Ho fatto bene?" Mi disse allungando le braccia verso la mia cintura, che sfilò in due sole mosse.
"Certo", risposi mentre mi slacciavo la camicia, "magari il caffè lo prendiamo dopo, anche freddo."
Le diedi uno sguardo più attento, da capo ai piedi: forse il collo era il suo punto più debole, quello in cui il tempo le aveva lasciato i segni più evidenti, che tuttavia venivano ottimamente bilanciati dalla fierezza del suo seno, un paio di belle pere di ottima consistenza, dominate da enormi e turgidi capezzoli, al centro di due ampie corone.
Mentre mi slacciavo i pantaloni le misi una mano sul fianco, andando a raccogliere entro la lunghezza delle mie dita, l'indice ed il pollice, tutta l'ampiezza della sua anca.
I nostri visi vennero a stretto contatto, abbassai lievemente la testa per andare a baciarle il collo, ma lei, sempre mentre continuava ad armeggiare con la mia lampo, parò il mio assalto chiudendomi lo spazio.
Le nostre guance si toccarono, la fragranza del mio dopobarba si mescolò al suo profumo, sul mio orecchio, già accaldato dalla bollente situazione, sentii l'umida freschezza dei suoi lunghi capelli castani.
Spostai il pollice dalla punta della sua anca in direzione del bassoventre, leggermente prominente, un po' come lo erano i glutei ben carnosi.
Con l'altra mano andai in suo soccorso per sfilarmi pantaloni e slip in una sola volta; quando questi arrivarono a metà gamba, sentii la sua mano correre dal mio fianco a sotto lo scroto, racchiudendovelo completamente.
In quel momento, mentre lei mi teneva per le palle, io raggiunsi il suo monte di venere con il mio palmo della mano e, con il dito più lungo, iniziai a massaggiarle l'umida apertura vaginale; i nostri sguardi si incrociarono, vidi nel profondo dei suoi occhi castani l'eccitazione crescere sempre più e sentii che la stessa cosa stava avvenendo anche a me: bastarono due palpatine là sotto per farmi irrigidire l'arnese.
Quando la donna mi si chinò davanti e, mettendomi le mani sui fianchi iniziò a succhiarmelo, tutti i miei timori furono spazzati via.
Nonostante la mia esperienza con le donne, era la prima volta che scopavo con una donna più vecchia di me e, soprattutto, sposata con figli, naturalmente escludendo l'esperienza avuta tanti anni prima con mia madre.
In passato mi ero sempre divertito con ragazze più giovani o al massimo coetanee; rispetto all'esperienza di quel momento, con le altre si trattò quasi sempre di relazioni molto fisiche, quasi animalesche, con poco spazio ai giochi di seduzione ed ai preliminari.
Questa donna sposata, invece, fu chiaro che, oltre alla sana scopata, fosse in cerca di emozioni erotiche, momenti di evasione fisica ma soprattutto mentale, come suggerivano i preparativi da lei fatti ed il suo comportamento da odalisca.
Capii, quindi, che avrei dovuto essere meno egoista, non pensare solo al diletto del mio uccello, ma dedicarmi a lei, al suo piacere, restituendole quello che mi stava facendo.
Così le presi le spalle, lei mi assecondò alzandosi ed io l'abbracciai, giusto il tempo per farla avvicinare al tavolo della cucina dove, messi da parte bicchieri e tazzine, la feci salire sollevandola per i fianchi.
Mi chinai su di lei che, nel frattempo, si era accomodata a gambe aperte, inclinando il busto indietro, appoggiata sui gomiti; le diedi un leggero bacio sulla fronte, poi, liberatomi dai pantaloni, iniziai a dare qualche leggera pennellata alle sue grandi labbra, facendo scorrere con la mano il glande lungo tutto il suo sesso. La cosa piacque molto alla mia partner, che mi porse una mano aperta perché io vi incrociassi le mia dita; rimanemmo qualche minuto in quella posizione, poi quando lei mi lasciò la mano, allontanai il mio bacino dal suo, presi a massaggiarle la parte interna delle cosce, con movimenti rotatori che sempre più si avvicinavano alla zona del pube.
Sempre rimanendo in silenzio, mi accorsi che i suoi occhi mi stavano pregando di continuare sulla strada che avevo iniziato; così mi accovacciai tra le sue gambe, avvicinando la mia bocca alla sua ben curata peluria. L'intenso intreccio di morbidi peli pareva quasi celare l'enorme tesoro che vi stava sotto: mi trovai davanti, infatti, una vagina sproporzionata, con un'apertura mai vista prima.
Le piccole labbra sporgevano di molto, nascondendo a stento il più turgido e voluminoso clitoride che avessi mai visto.
Mi avvicinai ancora e, fermandomi a pochi millimetri dal suo sesso, vidi il ventre della donna ritrarsi come in uno spasmo; indugiai ancora una manciata di secondi respirandole addosso e poi iniziai a solleticarle con la lingua il punto d'incontro delle piccole labbra.
Fu quando le baciai profondamente il clitoride, affondandole la lingua sotto l'apertura della vagina, che la sentii gemere fortemente; si lasciò cadere con il busto lungo il tavolo e con le mani mi accarezzò i capelli, sulla fronte e sulla nuca, mentre io andavo aumentando il ritmo della mia lingua.
Volli controllare il suo stato di eccitazione andando a giocare con le mani sul suo seno: trovai subito entrambi i capezzoli terribilmente irrigiditi, ci giocai un po' con le dita per poi palpeggiarle le tette che tendevano a sporgere lateralmente.
Capii che riuscii a farle scalare un'altissima vetta del piacere allorché lei mi strinse per qualche istante le cosce attorno alla testa per lasciarle cadere sulle mie spalle.
Iniziai a risalire da quella scomoda posizione rannicchiata tracciando un percorso invisibile con la mia lingua dal suo pube fino all'ombelico e al suo seno.
Quando fui chino su di lei, la donna mi abbracciò teneramente, facendomi appoggiare la testa sul suo collo; restai ad ascoltare il suo respiro che tornava normale, poi mi alzai di poco per incrociare nuovamente il suo sguardo.
Non ci fu bisogno di interpretazioni: "Grazie, erano anni che un uomo non mi faceva godere così. Mio marito dura troppo poco, pensa solo a sé e neanche sa come baciarmi li, mai fatto; gli altri sono tutti concentrati a durare il più a lungo possibile, rendendo il sesso una faticosa quanto infruttuosa cavalcata. E tu ti sei rivelato un maestro del piacere femminile. Che sorpresa!"
Quelle parole mi colpirono: da una parte ero lusingato, ma dall'altra ero sorpreso dallo scoprire quanti uomini si scopava la bella e matura mammina: proprio una bella troiona, insomma!
E che fica larga, da elefantessa, come descritto nel kamasutra.
Chissà cosa sarei riuscito a fare con il mio uccello, perso dentro quell'ampia grotta? Meglio sarebbe stato farsi concedere il culo nella speranza di trovarlo più stretto.
Le sorrisi. "Tanti anni fa frequentai un corso di Tantra, dove appresi le basi delle tecniche per la sessualità consapevole. Con la mia ragazza di allora raggiungemmo dei livelli orgasmici inimmaginabili; poi lei, mi lasciò per un altro", dissi così un po’ anche per schernirmi.
"Potrei mollare tutto per stare con te a scopare due, tre volte al giorno", fu la sua risposta che mi confermò quanto fosse sessualmente insoddisfatta.
"Non dire così. Penso che anche tu possa fare qualcosa per te stessa, iniziando a stabilire la giusta armonia con il tuo partner. Per capirsi reciprocamente meglio a volte è sufficiente provare a chiedere, esprimere i propri desideri per riuscire a migliorare l'intesa. Per ora lasciamoci trasportare ancora per qualche momento... ", dissi riprendendo la posizione eretta davanti alle sue gambe aperte.
Dopo averla portata sull'orlo dell'orgasmo sul tavolo in cucina, le presi le mani e la portai nel salotto.
Ci avvicinammo. Accarezzai i capelli della donna, con dei movimenti delle mani e delle dita tali da aprirne la chioma, ancora un po' umida dalla doccia.
Rimanendole di fronte, le passai più volte le dita, aperte a mo' di pettine, tra i capelli partendo dalla nuca, come a volerne favorire l'assorbimento del calore per asciugarli. Lei, ad occhi chiusi con il capo inclinato all'indietro un po' lateralmente, si abbandonò completamente a me che le sussurravo parole dolci.
Ad un tratto, dopo una brevissima pausa, la presi per le anche e la girai; la donna, intuendo le mie intenzioni, si chinò leggermente in avanti appoggiandosi con le mani alla balaustra in marmo soprastante il caminetto.
Nonostante le sue gambe fossero alquanto lunghe, valutai che per penetrarla da dietro non avrebbe dovuto divaricarle; così la invitai, con una pressione delle mani sulle cosce, a chiudere le gambe, unendo i piedi all'interno di una sola piastrella del pavimento.
Ora ho quello che voglio, pensai, un pertugio carnoso e stretto con cui giocare, ed iniziai.
Feci scorrere la punta del mio uccello sul suo sedere, partendo dall'incavo sotto l'osso sacro, dove inizia il taglio dei glutei, scendendo lentamente ed affondandoglielo sempre più nelle chiappe strette. Quando raggiunsi l'imbocco dell'ano, feci come per fermarmi: volevo capire se la donna era disponibile a quell'idea, ma non potei cogliere alcun cenno.
Dato che non mi andava di forzarla, con il pollice diedi un colpetto verso il basso alla mia asta, sulla cui punta potei sentire l'umido invito della sua fica ma non volli entrare, proseguendo la mia corsa lungo il canale della sua apertura.
E tornai a giocare col suo clitoride, solo che ora, grazie alla sensibilità della mia cima, imboscata dentro a tanta carne, mi stavo concedendo un bella dose di piacere.
Poco dopo, mentre la sua chioma castana ondeggiava sulla schiena, la presi per i fianchi, ritrassi il bacino di qualche centimetro e, mentre il mio arnese che era quasi allo stremo per la lunga e profonda sollecitazione stava prendendo posizione all'ingresso della sua apertura, lei girò il capo e mi disse: “Dai su, non farmi più aspettare, mettimelo... ”
Fu accontentata subito, cosi, stringendola forte con le mani sui suoi fianchi, presi a sbattere il mio basso ventre contro il suo bianco e morbido culo, continuando in quella posizione per parecchio tempo.
Per rompere la monotonia del ritmo, prima le afferrai dolcemente i capelli, rallentando; poi le appoggiai le mani sulla schiena, facendole scorrere lungo la sua colonna, premendola un po' verso il basso per farle abbassare il tronco e stendere le gambe, in modo da cambiare l'angolo d'ingresso del mio cazzo sempre più duro; poi ancora con le mie ginocchia contro le sue gambe, la invitai a piegarsi, abbassandosi, così che io potessi entrarle un po' più dall'alto.
In tutto questo mio daffare, la donna si rivelò molto collaborativa, assecondandomi in ogni mossa ed anche attenta al mio piacere, sia muovendo lentamente il suo bacino in sintonia con il mio ritmo, sia facendo in modo di aumentare la pressione sul mio pene con intense contrazioni dei tessuti addominali interni. Fummo davvero in sintonia; ci bastò veramente poco per capire le esigenze e le preferenze l'uno dell'altra, coinvolgendoci reciprocamente.
Quando mi accorsi che la mia amante ebbe raggiunto la sua soddisfazione, fermandomi per qualche istante, l'abbracciai; poi la feci andare sul divano, in modo che potesse essere più rilassata ma lasciandomi modo di terminare la mia marcia verso il godimento: la misi a pecorina, inginocchiata sui cuscini ed accomodata con il busto sulla morbida spalliera.
Da quel momento mi bastarono pochissimi minuti di spinte pelviche poderose per essere pronto a venire. "Che facciamo: ti vengo dentro o esco?", le chiesi ansimando; "Sai che facciamo? Una cosa che non faccio da anni, se ti va... " Lei si voltò e continuò, fissandomi con uno sguardo languido. "Mi vieni in bocca! Con i primi ragazzi che mi sono scopata da giovane, mi piaceva molto e so che a voi maschietti sta cosa fa impazzire. Ti va?"
Non aveva ancora finito di parlare che già ero salito in piedi sul divano, stringendomi il pisello per non venire all'impazzata. “Eccomi”, dissi, “è fantastico!”
Lei si sedette velocemente, avendo capito che non c'era più tempo, si avventò sull'uccello fremente che fui felice di lasciare in sua balia.
Fu bellissimo: ad ogni mio spasmo sentii il risucchio della sua gola che inghiottiva, la sua bocca rimase saldamente sigillata al mio cazzo vibrante che stava iniziando a perdere consistenza.
Nemmeno una goccia del mio sperma andò perduta, avidamente ingoiata dalla mia sconosciuta vicina di casa.
E mentre mi faceva tutto ciò, ogni tanto alzava gli occhi per fissarmi, gemendo, come per chiedermi se mi piacesse.
Poi, quando ebbe finito di ingoiare il mio seme, prese fiato per un momento, continuando a leccarmelo mentre era ormai ammorbidito.
Sapeva bene anche che ai maschi piace sentirselo gingillare appena dopo essere venuti, quando l'uccello, prima di ritirarsi completamente a riposo, resta qualche breve momento in una condizione di morbido gonfiore, altamente sensibile.
“Fantastico, semplicemente fantastico”, sussurrai.
Salutai la splendida quarantenne dai bollori nascosti dietro il ruolo di mamma, quella sera dopo la nostra abbondante ora di sesso intenso, con la promessa di un eventuale nuovo incontro nei mesi successivi.
Non vi fu un impegno preciso, tant'è che ci lasciammo senza nemmeno presentarci né scambiarci i numeri dei cellulari, lasciammo tutto in mano agli eventi che ci avrebbero guidati ad un successivo incontro.
Magari avremmo anche avuto modo di conoscerci meglio e lei, profonda conoscitrice dei dintorni ed amante della natura, mi avrebbe portato nei luoghi della sua giovinezza, lungo sentieri mai frequentati, torrenti incontaminati, laghetti d'alta valle splendidi d'estate e quasi ghiacciati d'inverno.
Ovviamente per fare l'amore a contatto con la natura ed al riparo da occhi indiscreti.
Per la verità sarei dovuto andare anche io ma improvvisi impegni di lavoro me lo impedirono e così dovetti rimanere in città, a digiuno di sesso, cosa che non mi capitava mai quando eravamo tutti a casa.
Il quarto giorno di permanenza in città da solo, mentre mi apprestavo ad andare in ufficio, incontrai per le scale una mia vicina di casa che stava uscendo pure lei.
Ci conoscevamo solo di vista, anche perché erano pochi mesi che lei abitava nel mio palazzo e mi disse che si stava recando in centro per acquistare due paia di scarpe da ginnastica per i figli in quanto nel pomeriggio il marito li avrebbe portati al maneggio, dove andavano di solito e dove avrebbero dovuto partecipare ad una gara sociale che li avrebbe impegnati sino al pomeriggio del giorno dopo.
Io raccolsi al volo l'occasione e le offrii un passaggio in auto che lei accettò subito.
Durante il percorso lei mi chiese come stessero mia moglie e i bambini ed io le dissi che erano al mare con i nonni, dove si sarebbero fermati per un po'.
Subito lei mi disse che pure lei sarebbe rimasta a casa sola per un giorno e mezzo in quanto la suocera, che era vedova ed anziana, necessitava di aiuto in quanto la sua badante si era ammalata e non avrebbe potuto accudirla.
Nel frattempo arrivammo dove lei era diretta e prima di scendere, oltre a ringraziarmi per il passaggio mi disse: “Visto che siamo entrambi soli, questa sera se non sa che cosa fare potrebbe venire a prendere il caffè da me, così mi sdebito del favore che mi ha fatto questa mattina accompagnandomi in centro.”
Io risposi che non era il caso di sdebitarsi per così poca cosa, ma accettai l'invito del caffè in compagnia.
Arrivato a casa verso le sette mi preparai una frugale cena a base di insalata, pomodori e formaggio e poi feci una veloce doccia in vista dell'incontro con la bella vicina.
Poco prima di andare feci una telefonata alla famiglia, pensai che sabato avrei rivisto tutta la combriccola e che mi sarei finalmente potuto sfogare anche con Loredana.
Nel frattempo però c'era la vicina che mi aspettava per il caffè, sola soletta in quanto il resto della famiglia era al maneggio.
"Al maneggio”, pensai, “ora al maneggio ci vado io, caro avvocato o dottore dei miei stivali! Si, vado a farmi maneggiare l'uccello dalla tua signora!"
In realtà cercai, con quelle parole, di darmi la carica, di farmi coraggio in vista di quello che avrebbe potuto essere la prima scopata dopo un periodo di astinenza di quattro giorni.
Da una parte, fu come se mi si fossero spenti tutti i sensori deputati a captare ogni più labile segnale a sfondo sessuale emesso dalle diverse donne quotidianamente incontrate, il che mi impediva di rispondere in modo brillante ed ammiccante alle occasioni d'incontro con l'altro sesso.
Tutto ciò fino a questa mattina: credo che il fatto di aver maturato la mia decisione e, soprattutto, di aver iniziato a lavorare al progetto, avesse liberato nuovamente le mie pulsioni sessuali.
Ed eccomi nell'androne del piccolo condominio a bussare alla porta accanto, con una bottiglia di Mirto in mano.
"Grazie del pensiero, ma è meglio che riporti la bottiglia a casa sua, mio marito è quasi astemio e, escludendo di finirla oggi noi due, non saprei come giustificarne la presenza in casa. Vada, che intanto accendo la macchina del caffè", fu lo strano benvenuto che mi diede la vicina di casa.
Mentre ripercorsi velocemente il pianerottolo per riporre in casa la bottiglia, pensavo all'immagine di quella donna, che aveva lasciato socchiusa la porta d'ingresso.
Era venuta ad accogliermi con una vestaglia di seta, dal taglio semplice e di color argento; con i lunghi capelli ancora umidi di doccia, la donna lasciò dietro di sé una piacevole scia profumata che accese la mia immaginazione: cosa indossava sotto? Forse nulla oppure un classico baby-doll con tutto il resto dell'armamentario di seduzione femminile?
Entrai in quella casa trovandola ad aspettarmi poco lontano dall'ingresso.
Ai piedi portava un paio di pantofoline rosa ornate di qualche piuma sulla parte superiore, si diresse verso la cucina, quasi scivolando lievemente sul pavimento in marmo lucido, con un'andatura che mi parve appositamente studiata per mettere in risalto la nudità delle sue gambe, visibile chiaramente dallo spacco della vestaglia, stretta in vita da una cinta ma posta ad arte in modo da lasciare oltrepassare il mio sguardo.
La seguii in cucina, un po' per non restare solo nel soggiorno, ma anche per non staccarle gli occhi di dosso. Affacciandomi alla porta della cucina, trovai che quella situazione ci portò subito ad una maggiore confidenza, come se guardarla armeggiare sui fornelli ci avesse resi più vicini.
"Come lo preferisci, il caffè?", mi chiese lei, dandomi del tu.
"Alla sera mi piace con poco zucchero, preferibilmente con un po' di liquore come correzione, ma se non hai amari o simili lo prendo tranquillamente liscio", risposi.
"Sei fortunato, in soggiorno abbiamo qualcosa, sai, per gli ospiti. Vieni che diamo uno sguardo a quello che c'è", ribadì lei.
Mentre entrammo nella stanza accanto, vidi che sul tavolino vicino al divano in alcantara beige, c'erano un paio di libri; il televisore piatto era sintonizzato sul canale a pagamento dei film classici, in bianco e nero, ma il sonoro era spento.
Tutto dava l'idea di essere stato appositamente studiato, artificioso, non vi era nulla di spontaneo in quello scorcio di casa che ebbi modo di vedere, che so, un giornale appoggiato sulla poltrona, un gioco dei bambini sul tavolo o per terra, una giacca appesa in qualche maniera dietro la porta. Nulla fuori posto.
Quella sgradevole sensazione si accentuò quando iniziammo a visionare le bottiglie: avendo subito notato l'etichetta verde sul vetro scuro, indicai il Branca Menta come la mia ideale correzione del caffè, al ché la mia vicina-tutta-perfettina esclamò di adorare quell'amaro, per via del gusto di menta.
Ruffiana, pensai, non hai bisogno di darti arie da intellettuale né di compiacermi nelle mie preferenze, sono qui pronto a darti quello che ho capito che stai cercando: un bel randello con cui godere fino a dimenticare che cazzo di vita monotona ti tocca fare con quel damerino di tuo marito.
Che sicuramente si tromba la segretaria, anzi “Office Manager”, come si dice adesso.
La guardai cercando di simulare sorpresa e curiosità, mentre la sfidai: "Allora, dopo il caffè, ci facciamo due bicchierini con ghiaccio mentre facciamo qualche chiacchiera da condominio?"
"D'accordo. Tu prendi la bottiglia ed i bicchieri, che io mi occupo del ghiaccio."
La raggiunsi in cucina mentre stava preparando il caffè, sempre con movimenti lievi si voltò verso il frigorifero, dandomi le spalle, restò qualche secondo piegata in avanti in una posizione che evidenziò le forme del suo bel culo, vita abbastanza stretta, messa in risalto dalla cintura allacciata, bacino un po' largo, glutei ben pieni, avanguardia di due lunghe gambe che già ebbi modo di apprezzare poco prima. Poi, nell'azione di prendere i cubetti di ghiaccio dal basso sportello del freezer, si accovacciò lasciando uscire tutta la gamba destra, visibile fino quasi alla piega formata dalla pelle dove inizia il gluteo, punto in cui normalmente si posiziona l'elastico dello slip.
Era nuda! O, forse, portava il tanga?
Improvvisamente la donna alzò la testa sporgendo da dietro lo sportello del freezer e mi colse in piena contemplazione sulla sua coscia sguarnita. Mi sorrise guardandomi maliziosamente e, alzandosi, lasciò sul posto la vestaglia.
Non c'è che dire, la dolce mammina sapeva bene come giocarsi le carte, riuscendo ad aumentare la mia eccitazione.
Restò completamente nuda, un fisico molto molto piacevole, anzi, vista l'età prossima o poco superiore ai quaranta, la donna non avrebbe sfigurato in qualche concorso di bellezza.
Restai un po' impacciato ma poi, dopo qualche secondo, mi avvicinai a lei, appoggiando distrattamente i bicchieri sul tavolo senza distogliere il mio sguardo dal suo.
"Dato che tutto sommato non abbiamo molto tempo a disposizione, ho pensato di farmi trovare pronta. Ho fatto bene?" Mi disse allungando le braccia verso la mia cintura, che sfilò in due sole mosse.
"Certo", risposi mentre mi slacciavo la camicia, "magari il caffè lo prendiamo dopo, anche freddo."
Le diedi uno sguardo più attento, da capo ai piedi: forse il collo era il suo punto più debole, quello in cui il tempo le aveva lasciato i segni più evidenti, che tuttavia venivano ottimamente bilanciati dalla fierezza del suo seno, un paio di belle pere di ottima consistenza, dominate da enormi e turgidi capezzoli, al centro di due ampie corone.
Mentre mi slacciavo i pantaloni le misi una mano sul fianco, andando a raccogliere entro la lunghezza delle mie dita, l'indice ed il pollice, tutta l'ampiezza della sua anca.
I nostri visi vennero a stretto contatto, abbassai lievemente la testa per andare a baciarle il collo, ma lei, sempre mentre continuava ad armeggiare con la mia lampo, parò il mio assalto chiudendomi lo spazio.
Le nostre guance si toccarono, la fragranza del mio dopobarba si mescolò al suo profumo, sul mio orecchio, già accaldato dalla bollente situazione, sentii l'umida freschezza dei suoi lunghi capelli castani.
Spostai il pollice dalla punta della sua anca in direzione del bassoventre, leggermente prominente, un po' come lo erano i glutei ben carnosi.
Con l'altra mano andai in suo soccorso per sfilarmi pantaloni e slip in una sola volta; quando questi arrivarono a metà gamba, sentii la sua mano correre dal mio fianco a sotto lo scroto, racchiudendovelo completamente.
In quel momento, mentre lei mi teneva per le palle, io raggiunsi il suo monte di venere con il mio palmo della mano e, con il dito più lungo, iniziai a massaggiarle l'umida apertura vaginale; i nostri sguardi si incrociarono, vidi nel profondo dei suoi occhi castani l'eccitazione crescere sempre più e sentii che la stessa cosa stava avvenendo anche a me: bastarono due palpatine là sotto per farmi irrigidire l'arnese.
Quando la donna mi si chinò davanti e, mettendomi le mani sui fianchi iniziò a succhiarmelo, tutti i miei timori furono spazzati via.
Nonostante la mia esperienza con le donne, era la prima volta che scopavo con una donna più vecchia di me e, soprattutto, sposata con figli, naturalmente escludendo l'esperienza avuta tanti anni prima con mia madre.
In passato mi ero sempre divertito con ragazze più giovani o al massimo coetanee; rispetto all'esperienza di quel momento, con le altre si trattò quasi sempre di relazioni molto fisiche, quasi animalesche, con poco spazio ai giochi di seduzione ed ai preliminari.
Questa donna sposata, invece, fu chiaro che, oltre alla sana scopata, fosse in cerca di emozioni erotiche, momenti di evasione fisica ma soprattutto mentale, come suggerivano i preparativi da lei fatti ed il suo comportamento da odalisca.
Capii, quindi, che avrei dovuto essere meno egoista, non pensare solo al diletto del mio uccello, ma dedicarmi a lei, al suo piacere, restituendole quello che mi stava facendo.
Così le presi le spalle, lei mi assecondò alzandosi ed io l'abbracciai, giusto il tempo per farla avvicinare al tavolo della cucina dove, messi da parte bicchieri e tazzine, la feci salire sollevandola per i fianchi.
Mi chinai su di lei che, nel frattempo, si era accomodata a gambe aperte, inclinando il busto indietro, appoggiata sui gomiti; le diedi un leggero bacio sulla fronte, poi, liberatomi dai pantaloni, iniziai a dare qualche leggera pennellata alle sue grandi labbra, facendo scorrere con la mano il glande lungo tutto il suo sesso. La cosa piacque molto alla mia partner, che mi porse una mano aperta perché io vi incrociassi le mia dita; rimanemmo qualche minuto in quella posizione, poi quando lei mi lasciò la mano, allontanai il mio bacino dal suo, presi a massaggiarle la parte interna delle cosce, con movimenti rotatori che sempre più si avvicinavano alla zona del pube.
Sempre rimanendo in silenzio, mi accorsi che i suoi occhi mi stavano pregando di continuare sulla strada che avevo iniziato; così mi accovacciai tra le sue gambe, avvicinando la mia bocca alla sua ben curata peluria. L'intenso intreccio di morbidi peli pareva quasi celare l'enorme tesoro che vi stava sotto: mi trovai davanti, infatti, una vagina sproporzionata, con un'apertura mai vista prima.
Le piccole labbra sporgevano di molto, nascondendo a stento il più turgido e voluminoso clitoride che avessi mai visto.
Mi avvicinai ancora e, fermandomi a pochi millimetri dal suo sesso, vidi il ventre della donna ritrarsi come in uno spasmo; indugiai ancora una manciata di secondi respirandole addosso e poi iniziai a solleticarle con la lingua il punto d'incontro delle piccole labbra.
Fu quando le baciai profondamente il clitoride, affondandole la lingua sotto l'apertura della vagina, che la sentii gemere fortemente; si lasciò cadere con il busto lungo il tavolo e con le mani mi accarezzò i capelli, sulla fronte e sulla nuca, mentre io andavo aumentando il ritmo della mia lingua.
Volli controllare il suo stato di eccitazione andando a giocare con le mani sul suo seno: trovai subito entrambi i capezzoli terribilmente irrigiditi, ci giocai un po' con le dita per poi palpeggiarle le tette che tendevano a sporgere lateralmente.
Capii che riuscii a farle scalare un'altissima vetta del piacere allorché lei mi strinse per qualche istante le cosce attorno alla testa per lasciarle cadere sulle mie spalle.
Iniziai a risalire da quella scomoda posizione rannicchiata tracciando un percorso invisibile con la mia lingua dal suo pube fino all'ombelico e al suo seno.
Quando fui chino su di lei, la donna mi abbracciò teneramente, facendomi appoggiare la testa sul suo collo; restai ad ascoltare il suo respiro che tornava normale, poi mi alzai di poco per incrociare nuovamente il suo sguardo.
Non ci fu bisogno di interpretazioni: "Grazie, erano anni che un uomo non mi faceva godere così. Mio marito dura troppo poco, pensa solo a sé e neanche sa come baciarmi li, mai fatto; gli altri sono tutti concentrati a durare il più a lungo possibile, rendendo il sesso una faticosa quanto infruttuosa cavalcata. E tu ti sei rivelato un maestro del piacere femminile. Che sorpresa!"
Quelle parole mi colpirono: da una parte ero lusingato, ma dall'altra ero sorpreso dallo scoprire quanti uomini si scopava la bella e matura mammina: proprio una bella troiona, insomma!
E che fica larga, da elefantessa, come descritto nel kamasutra.
Chissà cosa sarei riuscito a fare con il mio uccello, perso dentro quell'ampia grotta? Meglio sarebbe stato farsi concedere il culo nella speranza di trovarlo più stretto.
Le sorrisi. "Tanti anni fa frequentai un corso di Tantra, dove appresi le basi delle tecniche per la sessualità consapevole. Con la mia ragazza di allora raggiungemmo dei livelli orgasmici inimmaginabili; poi lei, mi lasciò per un altro", dissi così un po’ anche per schernirmi.
"Potrei mollare tutto per stare con te a scopare due, tre volte al giorno", fu la sua risposta che mi confermò quanto fosse sessualmente insoddisfatta.
"Non dire così. Penso che anche tu possa fare qualcosa per te stessa, iniziando a stabilire la giusta armonia con il tuo partner. Per capirsi reciprocamente meglio a volte è sufficiente provare a chiedere, esprimere i propri desideri per riuscire a migliorare l'intesa. Per ora lasciamoci trasportare ancora per qualche momento... ", dissi riprendendo la posizione eretta davanti alle sue gambe aperte.
Dopo averla portata sull'orlo dell'orgasmo sul tavolo in cucina, le presi le mani e la portai nel salotto.
Ci avvicinammo. Accarezzai i capelli della donna, con dei movimenti delle mani e delle dita tali da aprirne la chioma, ancora un po' umida dalla doccia.
Rimanendole di fronte, le passai più volte le dita, aperte a mo' di pettine, tra i capelli partendo dalla nuca, come a volerne favorire l'assorbimento del calore per asciugarli. Lei, ad occhi chiusi con il capo inclinato all'indietro un po' lateralmente, si abbandonò completamente a me che le sussurravo parole dolci.
Ad un tratto, dopo una brevissima pausa, la presi per le anche e la girai; la donna, intuendo le mie intenzioni, si chinò leggermente in avanti appoggiandosi con le mani alla balaustra in marmo soprastante il caminetto.
Nonostante le sue gambe fossero alquanto lunghe, valutai che per penetrarla da dietro non avrebbe dovuto divaricarle; così la invitai, con una pressione delle mani sulle cosce, a chiudere le gambe, unendo i piedi all'interno di una sola piastrella del pavimento.
Ora ho quello che voglio, pensai, un pertugio carnoso e stretto con cui giocare, ed iniziai.
Feci scorrere la punta del mio uccello sul suo sedere, partendo dall'incavo sotto l'osso sacro, dove inizia il taglio dei glutei, scendendo lentamente ed affondandoglielo sempre più nelle chiappe strette. Quando raggiunsi l'imbocco dell'ano, feci come per fermarmi: volevo capire se la donna era disponibile a quell'idea, ma non potei cogliere alcun cenno.
Dato che non mi andava di forzarla, con il pollice diedi un colpetto verso il basso alla mia asta, sulla cui punta potei sentire l'umido invito della sua fica ma non volli entrare, proseguendo la mia corsa lungo il canale della sua apertura.
E tornai a giocare col suo clitoride, solo che ora, grazie alla sensibilità della mia cima, imboscata dentro a tanta carne, mi stavo concedendo un bella dose di piacere.
Poco dopo, mentre la sua chioma castana ondeggiava sulla schiena, la presi per i fianchi, ritrassi il bacino di qualche centimetro e, mentre il mio arnese che era quasi allo stremo per la lunga e profonda sollecitazione stava prendendo posizione all'ingresso della sua apertura, lei girò il capo e mi disse: “Dai su, non farmi più aspettare, mettimelo... ”
Fu accontentata subito, cosi, stringendola forte con le mani sui suoi fianchi, presi a sbattere il mio basso ventre contro il suo bianco e morbido culo, continuando in quella posizione per parecchio tempo.
Per rompere la monotonia del ritmo, prima le afferrai dolcemente i capelli, rallentando; poi le appoggiai le mani sulla schiena, facendole scorrere lungo la sua colonna, premendola un po' verso il basso per farle abbassare il tronco e stendere le gambe, in modo da cambiare l'angolo d'ingresso del mio cazzo sempre più duro; poi ancora con le mie ginocchia contro le sue gambe, la invitai a piegarsi, abbassandosi, così che io potessi entrarle un po' più dall'alto.
In tutto questo mio daffare, la donna si rivelò molto collaborativa, assecondandomi in ogni mossa ed anche attenta al mio piacere, sia muovendo lentamente il suo bacino in sintonia con il mio ritmo, sia facendo in modo di aumentare la pressione sul mio pene con intense contrazioni dei tessuti addominali interni. Fummo davvero in sintonia; ci bastò veramente poco per capire le esigenze e le preferenze l'uno dell'altra, coinvolgendoci reciprocamente.
Quando mi accorsi che la mia amante ebbe raggiunto la sua soddisfazione, fermandomi per qualche istante, l'abbracciai; poi la feci andare sul divano, in modo che potesse essere più rilassata ma lasciandomi modo di terminare la mia marcia verso il godimento: la misi a pecorina, inginocchiata sui cuscini ed accomodata con il busto sulla morbida spalliera.
Da quel momento mi bastarono pochissimi minuti di spinte pelviche poderose per essere pronto a venire. "Che facciamo: ti vengo dentro o esco?", le chiesi ansimando; "Sai che facciamo? Una cosa che non faccio da anni, se ti va... " Lei si voltò e continuò, fissandomi con uno sguardo languido. "Mi vieni in bocca! Con i primi ragazzi che mi sono scopata da giovane, mi piaceva molto e so che a voi maschietti sta cosa fa impazzire. Ti va?"
Non aveva ancora finito di parlare che già ero salito in piedi sul divano, stringendomi il pisello per non venire all'impazzata. “Eccomi”, dissi, “è fantastico!”
Lei si sedette velocemente, avendo capito che non c'era più tempo, si avventò sull'uccello fremente che fui felice di lasciare in sua balia.
Fu bellissimo: ad ogni mio spasmo sentii il risucchio della sua gola che inghiottiva, la sua bocca rimase saldamente sigillata al mio cazzo vibrante che stava iniziando a perdere consistenza.
Nemmeno una goccia del mio sperma andò perduta, avidamente ingoiata dalla mia sconosciuta vicina di casa.
E mentre mi faceva tutto ciò, ogni tanto alzava gli occhi per fissarmi, gemendo, come per chiedermi se mi piacesse.
Poi, quando ebbe finito di ingoiare il mio seme, prese fiato per un momento, continuando a leccarmelo mentre era ormai ammorbidito.
Sapeva bene anche che ai maschi piace sentirselo gingillare appena dopo essere venuti, quando l'uccello, prima di ritirarsi completamente a riposo, resta qualche breve momento in una condizione di morbido gonfiore, altamente sensibile.
“Fantastico, semplicemente fantastico”, sussurrai.
Salutai la splendida quarantenne dai bollori nascosti dietro il ruolo di mamma, quella sera dopo la nostra abbondante ora di sesso intenso, con la promessa di un eventuale nuovo incontro nei mesi successivi.
Non vi fu un impegno preciso, tant'è che ci lasciammo senza nemmeno presentarci né scambiarci i numeri dei cellulari, lasciammo tutto in mano agli eventi che ci avrebbero guidati ad un successivo incontro.
Magari avremmo anche avuto modo di conoscerci meglio e lei, profonda conoscitrice dei dintorni ed amante della natura, mi avrebbe portato nei luoghi della sua giovinezza, lungo sentieri mai frequentati, torrenti incontaminati, laghetti d'alta valle splendidi d'estate e quasi ghiacciati d'inverno.
Ovviamente per fare l'amore a contatto con la natura ed al riparo da occhi indiscreti.
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