Piante perfette

di
genere
feticismo

Ho già scritto diverse volte di quanto io sia follemente innamorato dei dolci piedini di mia cugina F. Lasciate che vi riporti alla memoria le sue estremità così soffici e sensuali: numero 37, ben curati, dita sempre laccate di smalto rosso o nero e, soprattutto d’estate, di un tenue color rosa carne che mi fa impazzire.

Cosa ancora più sensuale sono le sue piante dei piedi, praticamente perfette: lisce, così morbide e curate fin nel minimo dettaglio, senza il minimo sentire di trascuratezza.

Da quando, durante una grigliata tra amici, le ho confessato del mio amore per i suoi piedi, specie in quel sandaletti con tacco alto, rossi e neri, laccati, da cui spuntavano le sue stupende estremità, le cose tra me ed F sono evolute. Chiaramente, a parte il ritrovarmi sul pavimento, ansimante, con il pene duro come marmo massaggiato su e giù dai suoi piedi infilati in quei tacchi spettacolari, la situazione si è riproposta in diverse occasioni: inizialmente, il trasporto iniziale è stato sostituito da un leggero imbarazzo.

Lei stessa mi ha confessato che per quanto la prima volta in cui si è lasciata andare all’impulso del mio feticismo sia stata molto piacevole, il secondo incontro è rimasto comunque avvolto da una certa atmosfera di…aspettativa. Ci sono volute poche volte per fare in modo che tutto scomparisse, sostituito da un’aura di desiderio davvero travolgente.

Si fa tutto di nascosto, chiaramente, ma ho preso l’abitudine di circondarla di attenzioni particolari: le dedico molto tempo, le pago una pedicure ed un massaggio ogni settimana e dedico un’ora al week end per sceglierle un completo intimo particolare, ogni volta di colore e tessuto diverso, e sono cliente fisso da Victoria’s Secrets.

Adoro quei fantastici baby-doll semitrasparenti, di quel materiali simile al nylon di calze autoreggenti (il mio indumento preferito da sentire avvolgere i delicati piedini di F), e mi piace scivolar le mani sulle linee del suo corpo sentendo quella piacevole sensazione di velata sensualità: il tessuto si arriccia, poi si stende di nuovo e lei mi cavalca come una guerriera nordica, con i suoi capelli biondi che ondeggiando dietro le sue spalle e sulla fronte imperlata di sudore.

È davvero travolgente la fusione tra i suoi tratti dolci, la lingerie elegante e quasi con un sentire di Belle Époque, e la furia con cui si infilza su di me, scuotendo il bacino avanti ed indietro, al trotto disperato alla ricerca di un orgasmo; la schiena si inarca, la cosce sono percorse da spasmi, e quando è soddisfatta, si sfila molto delicatamente, poi prende a farmi scivolare i piedini un po’ sudati sul viso, ed io non aspetto altro: apro la bocca, e lei ci infila le dita, mentre io succhio il suo alluce e poi accolgo il suo tallone, così morbido e delicato.

Vorrei raccontarvi di una serata molto particolare, avvenuta settimana scorsa.

F è iscritta da qualche mese in palestra, e ci va spesso, tre o quattro volte alla settimana; più volte l’ho pregata di indossare delle calze autoreggenti sotto ai leggins che utilizza per allenarsi, e poi di incontrarci, e poter annusare i suoi piedi attraverso il nylon sudato. Sarebbe una goduria indescrivibile, e credo che sarei in grado di venire nei pantaloni soltanto sfiorando con il naso le sue piante avvolte dalle calze di nylon.

F si è sempre dimostrata un po’ titubante, ma finalmente, giovedì scorso, ha di sua spontanea iniziativa deciso di accontentarmi. Io ero a lavoro, seduto in ufficio ed il telefono prende a vibrare: un messaggio da lei. Mi aveva mandato una fotografia, davanti allo specchio di camera sua, inquadrando le sue gambe in leggins neri, ma i miei occhi scovolarono subito ai suoi piedini, che vidi avvolti da calze. Wow! Non potevo crederci, il mio pene si stava indurendo sotto alla scrivania al solo pensiero del profumo fortissimo che avrebbero emanato attraverso le calze, dopo quasi due ore di allenamento.

Ho aspettato fin quasi alle 22, ora in cui avrebbe dovuto staccare dagli allenamenti e sono passato a prenderla. Monta in macchina, lancia la sacca nel vano posteriore e mi da un bacio sulla guancia, mentre sorride. Ci scambiamo due battute, qualche risata come al solito e le propongo di venire da me a casa: “ti cucino una buona insalata con feta, pomodori freschi e salmone”

“Uh, che buono! Tu invece mangi i miei piedi?” E mi ha poggiato le scarpe sul pacco, stendendosi per traverso sul sedile; vedevo le sue caviglie velate dal nylon scuro ed avevo cominciato ad eccitarmi ancora prima che si mettesse a slacciarsi le stringhe delle Adidas. Appena si è tolta le scarpe, il profumo dei suoi piedini nel nylon, tutti sudati ha pervaso la macchina: un odore inebriante.

“Che puzza cavolo!” Ha detto lei, arrossendo ed accennando una risatina. Io non ci avevo quasi fatto caso, alla sua espressione imbarazzata: avevo già i suoi piedini soffici tra le mani e sentito il contatto con le sue piante dei piedi velate; che spettacolo. F cominciò a far scivolare i suoi piedini avanti ed indietro sul cavallo dei miei pantaloni, mentre avvertivo il mio pene farsi sempre più duro.

“Non riesco ad arrivare a casa, F! Fammi annusare, per favore” e mi chinai senza attendere risposta, sganciando la cintura di sicurezza; mi piegai sulle sue piante ed infilai il naso tra le dita velate: che sensazione stupenda. I piedi di F, ogni volta erano come la prima: uno spettacolo indescrivibile.

“Dai, basta, andiamo!” Mi ha detto lei, che si guardava intorno preoccupata che qualcuno potesse vederci; da parte mia, se fossi stato osservato avrei solo provato un senso di soddisfazione: che fortuna, proprio a me quei piedi meravigliosi.

Dopo cena, F aveva rimesso le sue scarpe di ginnastica e tutta la preoccupazione che aveva manifestato in macchina sembrava svanita: dietro la porta di casa, eravamo solo io e lei. Ci siamo stesi sul divano con un gin tonic, che ormai è diventata l’abitudine delle nostre serate, e lentamente ho preso a sfilarle le scarpe e massaggiarle i piedini nelle calze.

Cinque minuti dopo ero di nuovo con la faccia tra le sue piante velate e leccavo come un dannato: le calze si impregnarono della mia saliva, mentre lei iniziava a gemere. Mi sono spogliato i pantaloni ed abbassato le mutande, la mia cappella pulsava in un modo indescrivibile, sembrava sul punto di eruttare caldo sperma senza nemmeno aver sfiorato le dita dei piedi di F. Mi stesi per terra, sotto al divano, presi i piedi di F e comincia a fare su e giù sul mio pene eretto. Poi cominciò lei, scansando le mie mani: una sega straordinaria, con i piedi inarcati, a pochi centimetri dal mio naso, mentre potevo percepirne il sentore di sudore e nylon. Dopo due minuti scarsi, schizzo come un ragazzino: caldi getti irruenti, incontrollati, che finiscono sul pavimento e colano sulle calze di F.

Mi ci sono voluti altri due gin tonic per recuperare le forze, per poi andare a letto insieme, sporgliarci e fare l’amore come la solita guerriera nordica sul suo cavallo.

scritto il
2022-07-01
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