Buon appetito
di
VolpeDelSilenzio
genere
dominazione
Lei da un po' di tempo sbircia la cronologia di navigazione sul browser del suo compagno così una sera, quando lui torna a casa da lavoro, gli fa trovare una bella sorpresina.
Contenuto: donna con uomo, femdom, bondage, esibizionismo
Mi chiudo la porta alle spalle dopo un’estenuante giornata di lavoro, butto le chiavi nel cestino sopra il mobiletto dell’entrata e mi chino a slacciare le scarpe. Sento la mia compagna alzarsi dal divano e, dopo un attimo, arriva nel tinello.
“Com’è andata?” chiede slacciandomi la cravatta. La bacio sulla bocca e le racconto delle due riunioni, del colloquio con la Direzione, dell’ora e mezza passata a discutere coi partner di Singapore.
“Intendevo con questo, sciocco,” sorride e slaccia il bottone del colletto della camicia rivelando il collare. È il regalo che ci siamo fatti per l’anniversario: un anello di metallo cromato, spesso e chiuso da una serratura di cui lei porta la chiave appesa al collo. Lei afferra l’anello del collare, lo strattona per piegarmi alla sua altezza e mi infila la lingua in bocca. Con la mano libera mi strofina il pene, che ha preso a stagliarsi sotto la stoffa. Le accarezzo i seni, ma lei interrompe il bacio e mi schiaffeggia.
“Non puoi ancora, adesso.” Prende dalla tasca una catena, la aggancia al collare e mi porta in cucina dove ha predisposto degli ingredienti per una cenetta. Fissa la catena all’armadio in modo che non mi possa allontanare dal piano cottura.
Ho appena preso in mano il pela-patate quando, da dietro, mi abbraccia e armeggia con la fibbia della cintura. Mi cala pantaloni e boxer, e sento l’aria solleticare la valle fra le natiche che mi ha divaricato.
“Oh,” mi sfugge dalle labbra quando una punta morbida si infila nel mio ano.
“Silenzio,” mi intima, la voce intrisa di quella dolce perfidia che le viene quando mi maltratta. Stringo i denti per trattenere un gemito quando lo sfintere viene allargato all’estremo, per poi richiudersi attorno al plug. Con una sonora pacca sulla natica, mi risistema i pantaloni e se ne va.
“È quasi pronto,” esclamo per sovrastare il ronzio della cappa una trentina di minuti dopo. Sento un rumore di tacchi e getto uno sguardo oltre la spalla, trovandola sorridente sulla soglia della cucina, gli occhi contornati di nero, mentre giocherella con il tubetto del lubrificante. Ostacolato dalla catena mi giro a fatica per capire se ho visto giusto e il cucchiaio di legno mi cade di mano per la sorpresa. Il contorno nero degli occhi e delle labbra le conferisce un’espressione di sensuale spietatezza, accentuata dal girocollo con spuntoni acuminati. Ai polsi sfoggia bracciali di pelliccia nera, che fanno risaltare le braccia nude e che si intonano con il corsetto bordato di pelo. Calza lunghi stivali di cuoio fino al ginocchio, ma è ciò che le penzola fra le cosce che mi fa impallidire: fissato all’imbracatura dello strap-on c’è un grosso e violaceo membro canino, preciso in ogni dettaglio di silicone, dalle venette azzurrognole al rigonfiamento della base.
“Ho appena pulito.” Indica il cucchiaio per terra. Prima che posso chinarmi a raccoglierlo, lo afferra e lo infila sotto l’acqua corrente. “Calati i pantaloni.” Ho appena il tempo di farli scivolare lungo le gambe che il legno impatta sul mio sedere e mi fa sussultare.
“Anche i boxer.” Stringo i denti sempre più forte mentre il cucchiaio lascia una serie di segni rossi dove atterra. Finalmente posa l’arnese e si dedica alla punta di gomma bloccata nel mio intestino. Tira un poco il plug per poi lasciarlo sprofondare di nuovo, colpendomi le natiche per provocare delle contrazioni e vederlo muoversi. La sensazione è tutt’altro che spiacevole, ma quando lo estrae fino al punto più largo le nocche mi si sbiancano mentre affondo le unghie nel bancone.
“Non far bruciare la cena.” Con la mano che trema infilo il cucchiaio nel purè di patate, ma ho appena iniziato a rimestare che prende a strusciarsi contro al mio sedere. Assaporo il suo membro, la consistenza e il peso quando me lo appoggia con un suono bagnato sulla pelle. Mi afferra per i fianchi e si protende fino ad arrivare con le labbra al mio orecchio.
“Tempo fa ho letto la cronologia delle tue ricerche su internet. Non avrei mai pensato che ti piacessero questo genere di cose, con pelliccia e accessori a tema. All’inizio sono rimasta sconcertata, ma poi mi ci hai fatto appassionare.” La punta del suo abominevole fallo si posa sul mio ano e preme.
“Mi intriga fare la parte del dobermann dominante e possessivo, che…” il suo membro penetra alcuni centimetri nel mio sfintere, “adesso si prende la sua cagna.” Con una spinta dei reni mi penetra inesorabile per tutta la sua bestiale lunghezza, le unghie conficcate nella pelle dei miei fianchi. Il nodo alla base rimane fuori, ma già così mi sento ricolmo, con quella sgradevole sensazione di andare di corpo non appena sfila la punta del dildo. Pur cosciente della finestra socchiusa, gemo mentre lei inizia a penetrarmi con ritmo.
“Forza, fai sentire ai passanti giù in strada quanto ti piace darmi il culo.” Ho un attimo di esitazione, così mi incalza con una pacca sul sedere.
“Mi piace darti il culo, tesoro, adoro essere montato.” Le spinte si fanno più energiche e, al contempo, il mio sfintere oppone una sempre minor resistenza. Il dolore si è affievolito e un piacere perverso comincia a farmi ansimare, spingo contro di lei per impalarmi. Sento i freni inibitori sciogliersi e ogni genere di sconcezza mi affiora alla mente.
“Sono la tua cagna, montami e riempimi il culo di sborra!” L’ho gridato rivolto allo spiraglio della finestra socchiusa e, oltre le tende, intravedo sul marciapiede alcune figure voltarsi.
Con un mugolio d’approvazione, lei mi lancia un paio di stoccate che mi sdraiano sul bancone, premendomi i genitali contro i cassetti. Da come ansima e dai brevi gemiti capisco che sta per avere un orgasmo. Infatti, inizia a premere forte contro di me per stimolarsi ed è in quel momento che mi rendo conto del pericolo: il nodo alla base del membro canino mi sta affondando nello sfintere.
“Ah, oddio. Ah!” grido e cerco di stringere le chiappe. Per un attimo mi sembra di opporre sufficiente resistenza, ma lei mi afferra ancora più saldamente e, con una fitta di dolore, sento il mio culo sottomettersi al bulbo e aprirsi all’inverosimile.
“Cazzo, cazzo, cazzo!” grido. Mi pare che il culo si spacchi in due. Lei gode, le braccia che le tremano per lo sforzo di quella presa implacabile con cui non mi lascia andare, gli spasmi del suo piacere che si ripercuotono nel mio intestino e sulla mia prostata.
Dopo un momento di quiete la sento armeggiare e, con uno scatto, sgancia il dildo che mi rimane conficcato dentro come il pungiglione di un’ape.
“Au,” dico contrariato. Lei ridacchia e mi tira uno schiaffo sul sedere, poi si protende per darmi un bacio sul collo.
“Vado a lavarmi. Tu servi in tavola, e guai a te se ti tocchi o ti sfili il mio cazzo.” Mi libero dalla catena e, camminando a gambe larghe con il mostro conficcato dentro di me, preparo la tavola mentre la ascolto canticchiare sotto la doccia.
Quando torna in sala solleva un sopracciglio nel vedermi dibattere sulla sedia.
“Non penserai mica di mangiare seduto al tavolo col coso nel sedere.” Si accomoda, mette il tovagliolo in grembo e mi fa avvicinare. Una volta che sono accanto a lei in piedi, afferra il dildo e inizia a muoverlo.
“È una sensazione orribile.” Mormoro mentre osservo una protuberanza muoversi sotto la pelle della pancia. Lei mi afferra il pene e inizia a stimolarlo. Appena sento l’ano divaricarsi al primo strattone, l’orgasmo mi monta dentro a una velocità sconcertante. Mi appoggio con le mani al bordo del tavolo e gli occhi mi si rivoltano all’indietro mentre il flusso di sperma zampilla dal mio membro flaccido.
Quando abbasso lo sguardo sul mio pene che guizza ancora fra gli ultimi spasmi, noto con orrore che lei mi ha messo il piatto davanti e che l’ho annaffiato di sborra. Osservo inebetito il purè e il pollo cosparsi del mio liquido lattiginoso, le tracce degli schizzi che proseguono sulla tovaglia. Non oppongo resistenza quando lei mi afferra per il collare e mi fa inginocchiare, sistemando il piatto ai piedi del tavolo. Nel vedere la mia espressione ridacchia.
“Non fare la commedia, pensi che non sappia che nell’ultimo mese la parola chiave che hai cercato di più su PornHub è ‘cum eating instructions’?” Mi afferra per i capelli e mi spinge il viso sul piatto. “Adesso ti do un’istruzione facile da capire: buon appetito.”
Contenuto: donna con uomo, femdom, bondage, esibizionismo
Mi chiudo la porta alle spalle dopo un’estenuante giornata di lavoro, butto le chiavi nel cestino sopra il mobiletto dell’entrata e mi chino a slacciare le scarpe. Sento la mia compagna alzarsi dal divano e, dopo un attimo, arriva nel tinello.
“Com’è andata?” chiede slacciandomi la cravatta. La bacio sulla bocca e le racconto delle due riunioni, del colloquio con la Direzione, dell’ora e mezza passata a discutere coi partner di Singapore.
“Intendevo con questo, sciocco,” sorride e slaccia il bottone del colletto della camicia rivelando il collare. È il regalo che ci siamo fatti per l’anniversario: un anello di metallo cromato, spesso e chiuso da una serratura di cui lei porta la chiave appesa al collo. Lei afferra l’anello del collare, lo strattona per piegarmi alla sua altezza e mi infila la lingua in bocca. Con la mano libera mi strofina il pene, che ha preso a stagliarsi sotto la stoffa. Le accarezzo i seni, ma lei interrompe il bacio e mi schiaffeggia.
“Non puoi ancora, adesso.” Prende dalla tasca una catena, la aggancia al collare e mi porta in cucina dove ha predisposto degli ingredienti per una cenetta. Fissa la catena all’armadio in modo che non mi possa allontanare dal piano cottura.
Ho appena preso in mano il pela-patate quando, da dietro, mi abbraccia e armeggia con la fibbia della cintura. Mi cala pantaloni e boxer, e sento l’aria solleticare la valle fra le natiche che mi ha divaricato.
“Oh,” mi sfugge dalle labbra quando una punta morbida si infila nel mio ano.
“Silenzio,” mi intima, la voce intrisa di quella dolce perfidia che le viene quando mi maltratta. Stringo i denti per trattenere un gemito quando lo sfintere viene allargato all’estremo, per poi richiudersi attorno al plug. Con una sonora pacca sulla natica, mi risistema i pantaloni e se ne va.
“È quasi pronto,” esclamo per sovrastare il ronzio della cappa una trentina di minuti dopo. Sento un rumore di tacchi e getto uno sguardo oltre la spalla, trovandola sorridente sulla soglia della cucina, gli occhi contornati di nero, mentre giocherella con il tubetto del lubrificante. Ostacolato dalla catena mi giro a fatica per capire se ho visto giusto e il cucchiaio di legno mi cade di mano per la sorpresa. Il contorno nero degli occhi e delle labbra le conferisce un’espressione di sensuale spietatezza, accentuata dal girocollo con spuntoni acuminati. Ai polsi sfoggia bracciali di pelliccia nera, che fanno risaltare le braccia nude e che si intonano con il corsetto bordato di pelo. Calza lunghi stivali di cuoio fino al ginocchio, ma è ciò che le penzola fra le cosce che mi fa impallidire: fissato all’imbracatura dello strap-on c’è un grosso e violaceo membro canino, preciso in ogni dettaglio di silicone, dalle venette azzurrognole al rigonfiamento della base.
“Ho appena pulito.” Indica il cucchiaio per terra. Prima che posso chinarmi a raccoglierlo, lo afferra e lo infila sotto l’acqua corrente. “Calati i pantaloni.” Ho appena il tempo di farli scivolare lungo le gambe che il legno impatta sul mio sedere e mi fa sussultare.
“Anche i boxer.” Stringo i denti sempre più forte mentre il cucchiaio lascia una serie di segni rossi dove atterra. Finalmente posa l’arnese e si dedica alla punta di gomma bloccata nel mio intestino. Tira un poco il plug per poi lasciarlo sprofondare di nuovo, colpendomi le natiche per provocare delle contrazioni e vederlo muoversi. La sensazione è tutt’altro che spiacevole, ma quando lo estrae fino al punto più largo le nocche mi si sbiancano mentre affondo le unghie nel bancone.
“Non far bruciare la cena.” Con la mano che trema infilo il cucchiaio nel purè di patate, ma ho appena iniziato a rimestare che prende a strusciarsi contro al mio sedere. Assaporo il suo membro, la consistenza e il peso quando me lo appoggia con un suono bagnato sulla pelle. Mi afferra per i fianchi e si protende fino ad arrivare con le labbra al mio orecchio.
“Tempo fa ho letto la cronologia delle tue ricerche su internet. Non avrei mai pensato che ti piacessero questo genere di cose, con pelliccia e accessori a tema. All’inizio sono rimasta sconcertata, ma poi mi ci hai fatto appassionare.” La punta del suo abominevole fallo si posa sul mio ano e preme.
“Mi intriga fare la parte del dobermann dominante e possessivo, che…” il suo membro penetra alcuni centimetri nel mio sfintere, “adesso si prende la sua cagna.” Con una spinta dei reni mi penetra inesorabile per tutta la sua bestiale lunghezza, le unghie conficcate nella pelle dei miei fianchi. Il nodo alla base rimane fuori, ma già così mi sento ricolmo, con quella sgradevole sensazione di andare di corpo non appena sfila la punta del dildo. Pur cosciente della finestra socchiusa, gemo mentre lei inizia a penetrarmi con ritmo.
“Forza, fai sentire ai passanti giù in strada quanto ti piace darmi il culo.” Ho un attimo di esitazione, così mi incalza con una pacca sul sedere.
“Mi piace darti il culo, tesoro, adoro essere montato.” Le spinte si fanno più energiche e, al contempo, il mio sfintere oppone una sempre minor resistenza. Il dolore si è affievolito e un piacere perverso comincia a farmi ansimare, spingo contro di lei per impalarmi. Sento i freni inibitori sciogliersi e ogni genere di sconcezza mi affiora alla mente.
“Sono la tua cagna, montami e riempimi il culo di sborra!” L’ho gridato rivolto allo spiraglio della finestra socchiusa e, oltre le tende, intravedo sul marciapiede alcune figure voltarsi.
Con un mugolio d’approvazione, lei mi lancia un paio di stoccate che mi sdraiano sul bancone, premendomi i genitali contro i cassetti. Da come ansima e dai brevi gemiti capisco che sta per avere un orgasmo. Infatti, inizia a premere forte contro di me per stimolarsi ed è in quel momento che mi rendo conto del pericolo: il nodo alla base del membro canino mi sta affondando nello sfintere.
“Ah, oddio. Ah!” grido e cerco di stringere le chiappe. Per un attimo mi sembra di opporre sufficiente resistenza, ma lei mi afferra ancora più saldamente e, con una fitta di dolore, sento il mio culo sottomettersi al bulbo e aprirsi all’inverosimile.
“Cazzo, cazzo, cazzo!” grido. Mi pare che il culo si spacchi in due. Lei gode, le braccia che le tremano per lo sforzo di quella presa implacabile con cui non mi lascia andare, gli spasmi del suo piacere che si ripercuotono nel mio intestino e sulla mia prostata.
Dopo un momento di quiete la sento armeggiare e, con uno scatto, sgancia il dildo che mi rimane conficcato dentro come il pungiglione di un’ape.
“Au,” dico contrariato. Lei ridacchia e mi tira uno schiaffo sul sedere, poi si protende per darmi un bacio sul collo.
“Vado a lavarmi. Tu servi in tavola, e guai a te se ti tocchi o ti sfili il mio cazzo.” Mi libero dalla catena e, camminando a gambe larghe con il mostro conficcato dentro di me, preparo la tavola mentre la ascolto canticchiare sotto la doccia.
Quando torna in sala solleva un sopracciglio nel vedermi dibattere sulla sedia.
“Non penserai mica di mangiare seduto al tavolo col coso nel sedere.” Si accomoda, mette il tovagliolo in grembo e mi fa avvicinare. Una volta che sono accanto a lei in piedi, afferra il dildo e inizia a muoverlo.
“È una sensazione orribile.” Mormoro mentre osservo una protuberanza muoversi sotto la pelle della pancia. Lei mi afferra il pene e inizia a stimolarlo. Appena sento l’ano divaricarsi al primo strattone, l’orgasmo mi monta dentro a una velocità sconcertante. Mi appoggio con le mani al bordo del tavolo e gli occhi mi si rivoltano all’indietro mentre il flusso di sperma zampilla dal mio membro flaccido.
Quando abbasso lo sguardo sul mio pene che guizza ancora fra gli ultimi spasmi, noto con orrore che lei mi ha messo il piatto davanti e che l’ho annaffiato di sborra. Osservo inebetito il purè e il pollo cosparsi del mio liquido lattiginoso, le tracce degli schizzi che proseguono sulla tovaglia. Non oppongo resistenza quando lei mi afferra per il collare e mi fa inginocchiare, sistemando il piatto ai piedi del tavolo. Nel vedere la mia espressione ridacchia.
“Non fare la commedia, pensi che non sappia che nell’ultimo mese la parola chiave che hai cercato di più su PornHub è ‘cum eating instructions’?” Mi afferra per i capelli e mi spinge il viso sul piatto. “Adesso ti do un’istruzione facile da capire: buon appetito.”
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