Giulietto al mare pt1

di
genere
gay

Ciao a tutti, mi chiamo Giulio ma tutti mi chiamano Giulietto, un po’ per la mia giovane età, un po’ per la mia statura e per la mia corporatura magra. In effetti sono sempre stato un po’ più bassino rispetto ai miei coetanei, capelli castano chiaro che mi piace portare con un ciuffo più lungo sul davanti, occhi marroni, una carnagione bianca, pelle delicata, pochissimi peli che in estate con il sole si colorano di rosso. Una mia caratteristica fisica che ho scoperto molto apprezzata (oltre al culetto) sono i miei capezzoli, sono di un rosa tenue, a punta, pronunciati, con le areole abbastanza grandi, molto sensibili e sono stati paragonati da qualcuno alle tettine di una giovane adolescente.
Sono da sempre stato attratto dalle figure maschili molto più grandi di me, dai loro corpi così diversi dal mio, dalla voce profonda, dalla sicurezza e decisione nei loro comportamenti. Era quindi inevitabile che le mie prime esperienze sarebbero state con maschi maturi…
Era finito l’anno scolastico da meno di un mesetto e con i miei genitori ero partito per le vacanze al mare. Avevano scelto di prendere le ferie entrambi a luglio in modo da evitare la solita calca di gente e di turisti di Ferragosto. La casa che avevamo affittato era luminosa, graziosa nell’arredamento, con tutti i comfort per una bella vacanza e per di più a 2 minuti a piedi dal mare. I miei per poter sfruttare ogni tipo di comodità avevano anche affittato in uno stabilimento un ombrellone con lettini dove amavo passare i miei primi giorni di vacanza. Proprio in quei primi giorni avevo notato il nostro vicino di ombrellone, un signore 60enne dai baffi bianchi, alto e abbronzato, fisico massiccio, robusto con pancia tonda, il tutto contornato da un folto pelo nero che sul petto si tingeva di bianco. Se i primi 2 giorni erano passati tranquillamente e mi ero limitato a dei semplici sguardi di pochissimi secondi, il terzo giorno fu quello che cambiò decisamente le sorti di quella vacanza…
Ero sdraiato sul lettino all’ombra del mio ombrellone mentre leggevo un libro quando il mio sguardo venne catturato dal corpo di quel 60enne. Aveva posizionato il lettino al sole, quasi di fronte a me e si era sdraiato incrociando le mani dietro la testa. I miei occhi non facevano altro che scrutare ogni centimetro di quel corpo che trasudava virilità da tutti i pori: i suoi piedi probabilmente numero 44-45, le sue gambe e cosce massicce, il suo pacco abbondante contenuto a malapena dal suo costume a slip, la sua pancia e il suo petto villoso per poi finire con le sue ascelle pelose leggermente sudate e le sue braccia muscolose. Non saprei dire quanto tempo io sia restato a fissarlo, confidavo nel fatto che non se ne fosse accorto e che non si fosse accorto della mia erezione.
Decisi quindi di girarmi prono dandogli le spalle (o meglio il culetto) e cercai di riprendermi da quella visione ritornando alla lettura del mio libro, ma i pensieri iniziavano ad accavallarsi, mi chiedevo quale dotazione nascondesse quel costume, quale fosse il suo odore, che voce avesse… In quella posizione l’erezione mi faceva un po’ male (seppur non abbia una grande dotazione), mi muovevo un po’ goffamente sul lettino mentre senza rendermene conto il mio costumino a slip (leggermente piccolo perché dell’anno precedente) mi faceva scoprire una piccola parte del mio culetto bianco e liscio.
Non potevo continuare così, avevo bisogno di una bella doccia fredda, anche perché quel bel maturone aveva una fede al dito e nei giorni precedenti lo avevo anche visto in compagnia della moglie. Mi alzai e quasi correndo per non far notare la mia erezione agli altri bagnanti, mi diressi verso le docce all’aperto. Proprio mentre mi godevo l’acqua ghiacciata sul mio corpo bollente, mi girai e mi resi conto che al mio fianco c’era lui, aveva appena aperto la doccia e il getto d’acqua iniziava a bagnare il suo petto villoso. Le sue grandi mani attraversavano il corpo durante la doccia in maniera energica, fino a quando, nella maniera più virile possibile ha tirato in avanti l’elastico del costume per far entrare l’acqua fresca della doccia.
In quel momento avrei desiderato soltanto essergli più vicino, a pochi centimetri, per poter allungare il collo e poter vedere il suo membro in tutta la sua magnificenza. L’unica cosa che riuscivo a vedere era la parte iniziale dei suoi peli pubici, ricci, folti, neri e mi sembrava più di quanto potessi sperare. Non so bene quanto sia durato quel momento ma non appena rialzai gli occhi dal suo pacco, incrociai i suoi e vidi subito un sorriso malizioso stamparsi sul suo viso…

Non appena vidi quel sorriso malizioso sul suo volto, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, il mio viso era paonazzo, girai subito la testa e come se fossi stato scoperto nell’atto di rubare, corsi via, camminando il più velocemente possibile, presi le mie cose e tornai a casa correndo per evitare di incontrare nuovamente quell’uomo.
Quel giorno a pranzo mangiai pochissimo, era come se avessi un nodo allo stomaco, decisi di riposarmi un po’ sul letto nel primo pomeriggio. Il battito accelerato non mi faceva chiudere occhio, rivedevo sempre quel corpo bagnato sotto la doccia, il suo slip leggermente aperto per farci entrare l’acqua e il suo sorriso malizioso. Dato che i miei al contrario riposavano beatamente, per non fare rumore e disturbarli, scesi in spiaggia dove c’erano pochissimi bagnanti e fortunatamente (o sfortunatamente) non c’era neanche il mio vicino d’ombrellone.
Per rinfrescarmi a causa del caldo del primo pomeriggio decisi di fare un bel bagno in mare. Mi lasciavo cullare beatamente dal mare calmo e fresco, galleggiavo sulla schiena ad occhi chiusi quando riaprendoli dopo un po’ mi resi conto della presenza di una figura maschile a pochi passi da me.
Quello che videro i miei occhi dopo essersi riabituati alla luce del sole sembrava quasi una visione: il 60enne vicino di ombrellone che dando le spalle alla spiaggia, si era abbassato il costume quanto bastava per far uscire il suo cazzo. Non credevo ai miei, stavo ammirando quel grosso cazzo, duro, venoso, circondato da una folta peluria con alla base due grosse palle pelose e piene di seme maturo. Lui fermo, impassibile, si segava lentamente, vedevo spuntare la sua cappellona rossa, bagnata, illuminata dalla luce del sole. Io invece ero come un magnete attratto dal ferro (il suo cazzone) e mi avvicinavo sempre di più fino a quando il mio viso non era a pochi centimetri da quel palo di carne maturo.
Il mio cuore batteva forte, il mio corpo era bollente nonostante fossi in acqua e il mio naso finalmente poteva annusare e respirare quell’odore intenso di maschio maturo che mi confondeva, mi faceva perdere lucidità. Ed è proprio in un momento di mancanza di lucidità che imboccai quel cazzone, allargando la mascella e iniziando a ciucciare e gustare quella cappellona bagnata e saporita. È stato dopo qualche secondo che lo avevo in bocca che ho sentito le sue prime parole. Era una voce profonda, maschile, decisa che mi diceva: “Lo sapevo che eri una troietta”.

…Continua….

È la prima volta che scrivo un racconto quindi critiche costruttive, commenti e suggerimenti sono ben accetti, se volete potete scrivermi anche qui: littleboy2019@libero.it
scritto il
2022-08-02
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