Storie Virtuali - cap. 1 parte 33 La Segretaria

di
genere
dominazione

La frusta scelta da Eddy non era molto lunga, era larga alcuni centimetri, abbastanza rigida, simile ad una bacchetta flessibile, il nero voleva sentire le frustate che dava. Il nero era magnifico, sia io che Romolo, in quel momento, lo invidiavamo. Eddy abbassò un po’ la catena e la schiava si ritrovò ad essere più comoda. Il nero spinse leggermente sulle spalle di Emma che si ritrovò ad incurvarsi protendendo le natiche, poi l’uomo passò alle spalle della schiava. Si muoveva elegantemente ed aveva gesti e modi aggraziati, si era levato la giacca, per il resto era ancora completamente vestito. In quel momento, mentre si accingeva a battere la schiava, sembrava che stesse per compiere l'atto più naturale del mondo. Fletté la frusta e per sciogliere i muscoli diede alcuni colpi nel vuoto sferzando l'aria. Emma non poteva vedere cosa succedeva alle sue spalle, ma poteva sentire e quelle sferzate la riportarono immediatamente alla realtà, era preoccupata e aveva paura. Emma non sapeva bene cosa aspettarsi, Romolo non l’aveva mai battuta seriamente. Doveva essere doloroso e lei non sopportava il dolore, almeno così credeva. Dieci frustate non erano molte, ma bisognava vedere qual era lo strumento utilizzato e chi le dava, quello che sentiva la preoccupava ed ancor di più la preoccupavano le sue cosce grassocce erano aperte, lì in basso era esposta. Mentre era presa da queste congetture il primo colpo arrivò inaspettato sulla parte alta delle natiche, fece appena in tempo a stringere che il dolore le arrivò al cervello, l'urlo le uscì dalla bocca senza neanche accorgersene. - Ahaa… - Eddy si era messo di lato alla schiava e ne aveva preso le misure. Emma aveva stretto i denti e reagito al dolore, ma non aveva neanche assorbito il primo colpo che già arrivava il secondo, come il primo disegnò una striscia rossa per tutta la larghezza del culo, arrivò più in basso del precedente e fu più violento. Emma non era preparata, non aveva stretto ed irrigidito il culo ed il colpo penetrò più a fondo nella carne e nei nervi, le sue ampie natiche assorbivano che era una bellezza, ma faceva male lo stesso. L'urlo che emise fu più forte del primo. Il nero si concesse una pausa, si avvicinò al culo della bionda per esaminare gli effetti del suo lavoro, ciò che vide lo lasciò soddisfatto, i segni rossi tendevano al viola, lì dove la schiava era stata colpita la carne pulsava, la tastò lievemente, scottava. Emma sentendosi toccare si agitò sulle gambe e sulle natiche, quel tremore eccitò ancora di più Eddy.
- In futuro ne prenderai tante, ma questa voglio fartela ricordare, la prima punizione è come il primo amore, non si scorda mai. -
Emma non rispose, sapeva che chiedere compassione non sarebbe servito a niente e poi non era stato chiesto il suo parere. Eddy passò la mano aperta sulla vulva della schiava e l'accarezzò per tutta la sua lunghezza. Un gemito uscì dalle labbra di Emma.
- Coli come una baldracca. Buon per te, soffrirai di meno. - Eddy si rimise in posizione. Seguirono altri cinque colpi, come i primi portati di lato e sempre leggermente più bassi del precedente, il terzo fu il più violento, poi gli altri furono, man mano che Eddy si stancava, meno forti, ma ormai Emma sudava freddo ed i capelli le si erano rizzati sulla nuca, il supplizio continuava e non colava più. Ad ogni colpo il seno della schiava ballonzolava lubricamente in avanti. Anche l'ottavo ed il nono furono leggeri, ma arrivarono dove la schiava era già stata colpita e rinnovarono dolori e lacerazioni che stavano a stento rimarginandosi. Emma ululò come una bestia. Per il decimo colpo Eddy cambiò, prese un frustino molto sottile e si portò davanti alla schiava che ormai aspettava che tutto finisse. Mentalmente Emma aveva contato i colpi ed ora agognava l'ultimo, la fine. Lo vide che caricava, stava per colpirla davanti, ma dove? Sulle tette, sarebbe stato terribile. Chiuse gli occhi. Il colpo fu molto violento, portato dal basso verso l'alto e penetrò come un coltello tra le grosse tette, proprio a metà del seno pendulo. Il dolore fu lancinante, ne seguì un grido bestiale che durò a lungo, fin quando non si spense lentamente in un lamentoso tormento sempre più flebile, poi Emma si lasciò andare ad un pianto disperato, il trucco si disfece colando per le guance.

Emma penzolava sulle corde che la tenevano sospesa a circa un metro da terra. Emma stava pensando che prenderle non le piaceva, ma che quello era il prezzo da pagare per fare felice un Padrone. Non era quello che voleva? Si rispose di sì.
Fu a quel punto che Romolo fece il suo ingresso nella stanza. Emma rimase scioccata, ma trovò il modo di dire – Padrone, per favore liberami. Farò sempre quello che vuoi. Lo giuro, ubbidirò sempre immediatamente. -
Romolo era combattuto, ma resistette. – Fino a quando non diventerai brava Eddy e Master Daniele continueranno ad educarti. – Emma singhiozzò e pianse rassegnata.
Eddy si avvicinò come un gatto fa con un topolino e le sollevò il viso. La baciò sulle labbra e l’accarezzò lungo tutto il corpo strizzandole i capezzoli. A Emma piacque come il nero, ora, la stava trattando. Era bello, l’aveva crudelmente frustata, ma ne era soggiogata, completamente e i suoi baci erano più di un balsamo. Nonostante la sofferenza lo desiderava tantissimo e tremante si era protesa verso di lui per farsi baciare ancora. Non capiva neanche lei come mai resisteva sempre. Lui si negò e la schiaffeggiò in faccia. Piccoli schiaffetti che l’avevano umiliata, lei si offriva e lui la respingeva, lei lo voleva e lui si negava. Ora che aveva deciso di darsi con tutta se stessa. Si protese ancora verso il Padrone, agognando i suoi baci e le sue ruvide carezze. Eddy allentò la corda che scendeva dal gancio e finalmente Emma appoggiò di nuovo i piedi per terra. Neanche il tempo di rilassare la schiena che lui, implacabile, la fece piegare a novanta gradi e la sculacciò. Romolo, si passava la lingua sulle labbra, sotto era tutto un agitarsi, assisteva stupito ai cambiamenti della schiava, era una troia, si stava concedendo a quel nero che non aveva visto mai come una cagna. La schiava cercava di sfuggire, il suo corpo guizzava come poteva per cercare di evitare le pacche sulle natiche di burro, ma per Eddy era facile trattenerla, bastava tirare la corda ed era di nuovo alla sua portata. La puniva blandamente, schiaffi o sculacciate, strizzate al seno ai capezzoli o alla fica. Bollente. Emma avrebbe fatto di tutto per godere ed avrebbe fatto di tutto per lui. Però, ancora non capiva che prima veniva lui e poi lei. Glielo avrebbero insegnato. Lui l’aveva frustata, sculacciata, baciata, accarezzata, stava impazzendo.

Eddy non era violento, ma lei doveva imparare. La pelle della schiava era delicatissima e si arrossava facilmente, lui le aveva lasciato dei segni, ma sarebbero spariti presto, forse quello nel mezzo delle tette sarebbe durato un giorno ancora. Eddy si spogliò, per Emma era un dio, ma anche i due uomini dovettero riconoscere che era un bell’esemplare.

Eddy la rimise in sospensione e si sistemò, in piedi, tra le sue cosce grassocce e tremule, tenute separate dai due tiranti delle caviglie. Romolo quando capì ebbe un violento singulto. Era entrato dentro la sua schiava e Emma gemeva, non più di dolore, ma di piacere. Si agitava e si muoveva freneticamente, nonostante fosse sospesa in aria, come un’indemoniata. Godeva e veniva, ma non si stancava. Lo voleva, dentro di lei. Il suo corpo vibrava impaziente di accoglierlo, lo voleva fino in fondo. E lui affondava, la baciava e la mordeva, l’accarezzava e la pizzicava su quel corpo morbido, sontuoso. Emma si scioglieva sotto quelle aspre e ruvide carezze, in quel momento desiderava che fossero ancora più ruvide.

Lui smise di fotterla, la fece ruotare, ora al posto della fica si trovò alla giusta altezza della bocca. L’afferrò brutalmente per i capelli trascinandole la bocca sul suo cazzo, ritto, duro e lubrificato dagli umori della schiava. Emma leccò, leccò il cazzo, leccò le palle e leccò ancora. Poi lui le tirò i capelli in alto e lei aprì la bocca. La penetrò e la fece ondeggiare facendola andare avanti ed indietro fottendola tra le labbra. Poi venne e l’inondò di sborra, un lungo fiotto si riversò fino alla gola, il resto le inondò il viso e le colò tra le immense tette.
Eddy andò via e Romolo si prese cura della sua schiava. La sciolse, la cullò tra le sue braccia e poi la portò a casa. – Sei stata brava, forse stai imparando. Dopodomani ti riporto qui, così vogliono Master Daniele e il Signor Eddy. – Emma non disse niente, ma dentro di sé era appagata.

Eddy, alla presenza di Romolo, nelle due settimane successive lo rifece parecchie volte, Emma migliorava, diventava sempre più reattiva e pronta, ormai ubbidiva immediatamente agli ordini, sia di Eddy che di Romolo. Io, spesso, ma non sempre, mi collegavo e vedevo cosa combinavano, ogni tanto intervenivo per riprendere Emma, devo dire che quella schiava mi attizzava sempre di più.

Romolo, dopo un paio di settimane, era soddisfatto della sua schiava, stava diventando il suo docile ed ubbidiente giocattolo, così come la voleva. Romolo sentì il dovere di ringraziarmi. – Devi venire a Roma, Emma sarà contenta di servirti. –
Era ormai estate piena. - Quando vai in ferie? –
- Tra quindici giorni per tre settimane, finalmente. –
- E la schiava? –
- Purtroppo dovrò abbandonare la cagna per quel periodo, magari l’affido a Eddy. –
- Caricala su un treno ad AV e mandala da me, la tengo io. –
E così fu, ma questa è un’altra storia che non ha niente a che fare con il virtuale e che non racconterò qui. Posso solo dire che, dopo quel mese che Emma trascorse con me, la schiava subì un’altra trasformazione, da schiava zerbino la trasformai in una geischa, una bella schiava di tutt’altro valore e importanza. Il fatto è che, quando la conobbi dal vivo, vidi che come zerbino era proprio sprecata, aveva potenzialità immense. Doveva solo acquistare fiducia in sé stessa e autostima. Emma rimase sempre docile e sottomessa, ma divenne attiva e intelligente, una schiava perfetta, ma anche una dama che poteva accompagnare un uomo dovunque. Soprattutto, concluse gli studi, e iniziò a lavorare con successo.
Romolo, quando la rivide, dapprima si incazzò, a lui avere un giocattolino su cui sfogarsi piaceva, ma presto, anche lui, apprezzò la mutazione.

Un anno dopo Emma faceva il suo ingresso in un lussuoso ristorante della capitale, si era laureata ed era diventata avvocata. Era diventata una signora elegante e sicura, matronale, ma rassicurante e sottomessa, molto sottomessa. Indossava tacchi alti, ma non eccessivamente, già con il tacco otto diventava abbondantemente più alta della maggior parte degli uomini. Un vestito celeste le scendeva morbidamente sui fianchi e sulle natiche, fino alle ginocchia, le calze di seta strusciavano tra le cosce. Il suo corpo florido e burroso, i suoi occhi celesti e la sua bocca attiravano sguardi di fuoco dagli uomini, e d’invidia dalle donne. Il filo di perle, la faceva più grande, ma nel suo nuovo ruolo ne aveva bisogno.
Lavorava sempre per Romolo, era sempre la sua schiava, ma lui aveva completamente cambiato atteggiamento. Arrivò e si sedette al tavolo del suo Padrone che l’aspettava con due clienti. Ricevette meritati complimenti per come si era comportata in tribunale, i due clienti ne erano ammirati, della sua bravura e del suo... gli sguardi andavano continuamente verso quel filo di perle, sotto il quale era nascosto un bel tesoro, anche abbondante. Il suo padrone la guardava orgoglioso, Romolo la schiavizzava e se la fotteva giornalmente, ma ormai l’adorava. Ultimamente pensava spesso al divorzio, ma Emma l’aveva fulminato. – Stiamo bene così. Tu Padrone ed io schiava. Questi sono i nostri ruoli. –

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2022-08-14
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