Da Alessandro ad Alessia 1
di
GiovanniCameroni
genere
prime esperienze
Io e Ilaria stiamo insieme da ormai sette anni. Il mio nome è Sissy Alessia ma quando l'ho conosciuta ero semplicemente Alessandro. Ci siamo conosciuti il primo anno della facoltà di medicina. Eravamo in corso insieme, siamo stati a qualche festa con i nostri amici in comune fino a quando mi sono fatta coraggio (o al tempo fatto coraggio) e l'ho invitata a una cena romantica fuori. Da quella sera siamo stati ufficialmente una coppia e un paio di anni dopo ci sposammo. Le mie prestazioni a letto sono sempre state brevi e non molto appaganti per lei. Il problema si è protratto per tanto tempo fino a quando Ilaria ha deciso di parlarne apertamente. "Io non posso continuare così. Ti amo con tutto il mio cuore, voglio passare il resto della mia vita con te, sei un ragazzo d'oro ma io ho bisogno di più sotto le lenzuola" La sua richiesta è stata come un machete sul mio collo, mi sentivo umiliato e poco virile. Rimasi senza parole e la discussione terminò lì almeno per qualche giorno.
Fu una pigra domenica estiva nella nostra casa al mare quando Ilaria tirò fuori l'argomento "Ale...hai pensato al nostro problema di letto? Io continuo a pensarci e più ci penso più voglio trovare una soluzione. Non voglio ferirti ma non voglio nemmeno rinunciare a una vita di piaceri. Che ne dici se magari giocassimo un po'?" E così dicendo mise la sua mano all'interno dei miei boxer e iniziò una lenta sega. Io iniziando ad ansimare risposi "Ci ho pensato molte volte Ilaria ma più provo a resistere dal venire mentre facciamo l'amore e più vengo. Magari ho bisogno di un consiglio medico..." Dico facendo intuire che potrebbe trattarsi di eiaculazione precoce. "sì ho pensato a quel tipo di soluzione ma un medico con relative cure ci verrebbe a costare molto e non possiamo permettercelo" Ilaria prese una lunga pausa come è sempre stata abile nel fare per catturare l'attenzione dei suoi ascoltatori. Poi continuò "hai mai pensato a una gabbietta per il tuo pene? Questo renderebbe impossibile per te avere un orgasmo senza il mio permesso" Ammetto che al sentirle dire questo la mia bocca si spalancò. Sì avevo sentito parlare di questi arnesi ma mai mi era passato per la mente di indossarne uno. Io tentennai incerto su cosa dire "se lo chiudiamo in una gabbietta tu ti potrai dedicare soltanto al mio piacere e questo risolverebbe il nostro problema. Poi magari ogni tanto ti lascerò avere il tuo meritato orgasmo" continuò Ilaria. Io avevo sentito parlare di questo genere di relazioni. Relazioni femdom in cui la donna è la dominante mentre l'uomo è il sottomesso. Mai avrei pensato che Ilaria me lo proponesse "insomma tu vuoi che io mi sottometta a te?" Ilaria sorrise capendo che io stavo afferrando il concetto "Non lo definirei sottometterti bensì solo rinunciare ai tuoi orgasmi senza permesso. Io diventerei molto più felice e appagata e tu avresti come obiettivo nella vita di rendere me felice" continuò lei con un sorrisetto malizioso "io vado a preparare la cena mentre tu e il tuo amichetto qua in basso ci pensate" disse lei stringendo forte per un attimo il mio pene e poi lasciandolo andare duro e tremante.
Nei giorni seguenti pensai e ripensai alla nostra conversazione. Ilaria ha detto che non vuole rinunciare al suo piacere e che sarebbe molto più felice e appagata se io accettassi. Questo significa che se io non accettassi lei non sarebbe felice? E il nostro matrimonio sarebbe in pericolo per questo? Più pensai all'idea di avere il mio pene chiuso in una gabbietta e di diventare il suo servo e più mi eccitavo. Forse non sarebbe così male provarci. Poi se proprio non lo sopporto possiamo sempre smettere e tornare a una relazione matrimoniale normale.
Qualche giorno dopo andai da lei e le dissi che avrei voluto provare. Mi abbracciò, mi baciò e mi disse che era la donna più felice del mondo. Facemmo l'amore con una passione mai avuta prima fino a quando non sborrai su di lei dopo appena novanta secondi.
I giorni successivi li passammo su internet a cercare la gabbia perfetta. Analizzammo diversi materiali, colori, forme, misure. Leggemmo su alcuni siti come la gabbia dovesse essere circa un centimetro più corta della lunghezza a riposo così da schiacciarlo leggermente e fare sì che l'uomo la sentisse invece di avere il pene libero di muoversi al suo interno. In ogni caso la circonferenza della gabbia doveva essere circa la stessa del pene a riposo in quanto bisognava fare attenzione a non bloccare il flusso sanguigno. Ilaria spinse molto per avere una gabbia in metallo. Fu così che alla fine decidemmo di comprarne una in metallo della lunghezza di sette centimetri.
Tornammo dal mare alla nostra casa in città e quando arrivammo trovammo il pacco. Tutta eccitata Ilaria disse "amore è arrivata la gabbietta!" E corse dentro per aprirla. La scatola di cartone esterna conteneva una scatola nera ricoperta in pelle. Al suo interno le pareti avevano un rivestimento soffice e al centro c'erano pezzi metallici, ognuno dei quali era incastrato in una apposita fessura. C'erano la gabbia, gli anelli di cinque diametri differenti, la chiusura contenente una serratura integrata, e due chiavi. Ma c'era una cosa che mi preoccupava: la dimensione della gabbia. Ammetto di non avere un pene enorme, quando al liceo lo comparavo con quello dei miei compagni di classe ero tra i meno dotati ma la gabbia sembrava molto più piccola delle mie dimensioni. Ilaria prese l'anello medio e poi si inginocchiò davanti a me "avanti spogliati, vediamo come ti sta". Rimasi un po' interdetto e indeciso. Ilaria prese il bordo dei miei pantaloni e con un colpo secco li tirò giù insieme ai miei boxers. Il mio pene rilassato verso il basso, morbido e piccolo, oscillava a seguito del movimento di Ilaria. Lei lo guardava divertita e senza perdere tempo con l'indice e il pollice della sua mano sinistra circondò la base dei testicoli tirandoli leggermente verso il basso mentre con la mano destra posizionò l'anello su uno dei testicoli ed iniziò a spingerlo attraverso la fessura. Non posso dire che era doloroso ma di certo non era una sensazione piacevole. Il mio testicolo destro dopo un po' di pressione entrò dentro l'anello seguito poco dopo da quello sinistro. Ilaria velocemente prese il mio pene che stava iniziando a irrigidirsi e lo infilò dentro l'anello. Ilaria si girò, prese la gabbia e la infilò sul mio pene ed esercitando un po' di pressione la spinse contro l'anello. Ilaria inserì la serratura, chiuse la gabbietta e poi estrasse la chiave. Con un ampio sorriso prese le due chiavi e le infilò sulla sua collanina d'oro "ecco fatto! Come lo senti?" Chiese lei chiaramente contenta e soddisfatta. "È un po' scomodo e stretto e il peso del metallo si sente sui testicoli" risposi io. Ilaria posò le sue labbra sulle mie e disse "non ti preoccupare ti abituerai presto".
Fu una pigra domenica estiva nella nostra casa al mare quando Ilaria tirò fuori l'argomento "Ale...hai pensato al nostro problema di letto? Io continuo a pensarci e più ci penso più voglio trovare una soluzione. Non voglio ferirti ma non voglio nemmeno rinunciare a una vita di piaceri. Che ne dici se magari giocassimo un po'?" E così dicendo mise la sua mano all'interno dei miei boxer e iniziò una lenta sega. Io iniziando ad ansimare risposi "Ci ho pensato molte volte Ilaria ma più provo a resistere dal venire mentre facciamo l'amore e più vengo. Magari ho bisogno di un consiglio medico..." Dico facendo intuire che potrebbe trattarsi di eiaculazione precoce. "sì ho pensato a quel tipo di soluzione ma un medico con relative cure ci verrebbe a costare molto e non possiamo permettercelo" Ilaria prese una lunga pausa come è sempre stata abile nel fare per catturare l'attenzione dei suoi ascoltatori. Poi continuò "hai mai pensato a una gabbietta per il tuo pene? Questo renderebbe impossibile per te avere un orgasmo senza il mio permesso" Ammetto che al sentirle dire questo la mia bocca si spalancò. Sì avevo sentito parlare di questi arnesi ma mai mi era passato per la mente di indossarne uno. Io tentennai incerto su cosa dire "se lo chiudiamo in una gabbietta tu ti potrai dedicare soltanto al mio piacere e questo risolverebbe il nostro problema. Poi magari ogni tanto ti lascerò avere il tuo meritato orgasmo" continuò Ilaria. Io avevo sentito parlare di questo genere di relazioni. Relazioni femdom in cui la donna è la dominante mentre l'uomo è il sottomesso. Mai avrei pensato che Ilaria me lo proponesse "insomma tu vuoi che io mi sottometta a te?" Ilaria sorrise capendo che io stavo afferrando il concetto "Non lo definirei sottometterti bensì solo rinunciare ai tuoi orgasmi senza permesso. Io diventerei molto più felice e appagata e tu avresti come obiettivo nella vita di rendere me felice" continuò lei con un sorrisetto malizioso "io vado a preparare la cena mentre tu e il tuo amichetto qua in basso ci pensate" disse lei stringendo forte per un attimo il mio pene e poi lasciandolo andare duro e tremante.
Nei giorni seguenti pensai e ripensai alla nostra conversazione. Ilaria ha detto che non vuole rinunciare al suo piacere e che sarebbe molto più felice e appagata se io accettassi. Questo significa che se io non accettassi lei non sarebbe felice? E il nostro matrimonio sarebbe in pericolo per questo? Più pensai all'idea di avere il mio pene chiuso in una gabbietta e di diventare il suo servo e più mi eccitavo. Forse non sarebbe così male provarci. Poi se proprio non lo sopporto possiamo sempre smettere e tornare a una relazione matrimoniale normale.
Qualche giorno dopo andai da lei e le dissi che avrei voluto provare. Mi abbracciò, mi baciò e mi disse che era la donna più felice del mondo. Facemmo l'amore con una passione mai avuta prima fino a quando non sborrai su di lei dopo appena novanta secondi.
I giorni successivi li passammo su internet a cercare la gabbia perfetta. Analizzammo diversi materiali, colori, forme, misure. Leggemmo su alcuni siti come la gabbia dovesse essere circa un centimetro più corta della lunghezza a riposo così da schiacciarlo leggermente e fare sì che l'uomo la sentisse invece di avere il pene libero di muoversi al suo interno. In ogni caso la circonferenza della gabbia doveva essere circa la stessa del pene a riposo in quanto bisognava fare attenzione a non bloccare il flusso sanguigno. Ilaria spinse molto per avere una gabbia in metallo. Fu così che alla fine decidemmo di comprarne una in metallo della lunghezza di sette centimetri.
Tornammo dal mare alla nostra casa in città e quando arrivammo trovammo il pacco. Tutta eccitata Ilaria disse "amore è arrivata la gabbietta!" E corse dentro per aprirla. La scatola di cartone esterna conteneva una scatola nera ricoperta in pelle. Al suo interno le pareti avevano un rivestimento soffice e al centro c'erano pezzi metallici, ognuno dei quali era incastrato in una apposita fessura. C'erano la gabbia, gli anelli di cinque diametri differenti, la chiusura contenente una serratura integrata, e due chiavi. Ma c'era una cosa che mi preoccupava: la dimensione della gabbia. Ammetto di non avere un pene enorme, quando al liceo lo comparavo con quello dei miei compagni di classe ero tra i meno dotati ma la gabbia sembrava molto più piccola delle mie dimensioni. Ilaria prese l'anello medio e poi si inginocchiò davanti a me "avanti spogliati, vediamo come ti sta". Rimasi un po' interdetto e indeciso. Ilaria prese il bordo dei miei pantaloni e con un colpo secco li tirò giù insieme ai miei boxers. Il mio pene rilassato verso il basso, morbido e piccolo, oscillava a seguito del movimento di Ilaria. Lei lo guardava divertita e senza perdere tempo con l'indice e il pollice della sua mano sinistra circondò la base dei testicoli tirandoli leggermente verso il basso mentre con la mano destra posizionò l'anello su uno dei testicoli ed iniziò a spingerlo attraverso la fessura. Non posso dire che era doloroso ma di certo non era una sensazione piacevole. Il mio testicolo destro dopo un po' di pressione entrò dentro l'anello seguito poco dopo da quello sinistro. Ilaria velocemente prese il mio pene che stava iniziando a irrigidirsi e lo infilò dentro l'anello. Ilaria si girò, prese la gabbia e la infilò sul mio pene ed esercitando un po' di pressione la spinse contro l'anello. Ilaria inserì la serratura, chiuse la gabbietta e poi estrasse la chiave. Con un ampio sorriso prese le due chiavi e le infilò sulla sua collanina d'oro "ecco fatto! Come lo senti?" Chiese lei chiaramente contenta e soddisfatta. "È un po' scomodo e stretto e il peso del metallo si sente sui testicoli" risposi io. Ilaria posò le sue labbra sulle mie e disse "non ti preoccupare ti abituerai presto".
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