Sottomessa a Scuola - 2
di
maria-00
genere
dominazione
Da quel fatidico giorno di quella gita, la mia vita ebbe un colpo dal quale ancora oggi fatico a riprendermi. Non solo mi avevano fatto tutto quello, ma ora, avevo una paura matta di loro, e una volta che l'adrenalina e la voglia di fare si scaricarono, nulla più mi supportava. Ormai avevo perso la facoltà di opporre resistenza, nel senso, che ero impietrita anche solo alla loro vista e figuriamoci ormai nel denunciare l'accaduto, ogni volta che ci provavo, le parole era come se volevano uscire a fatica, ero troppo atterrita da loro.
Probabilmente il loro scopo era quello fin dall'inizio ma non saprei dirlo con certezza, so solo che se prima consideravo quel che succedeva un inferno, ora era diventato un tremendo incubo. Gli scherzi infantili che prima facevano diventarono ben più pesanti ed erano tutti atti ad umiliarmi.
Esattamente 2 giorni dopo la gita, il giorno dopo che mancai la denuncia, cominciarono già le prima torture. Quella mattina scesi di casa e mi avviai alla stazione come ogni mattina e durante il tragitto già pensavo a quel che potevano farmi durante la lezione. Non nego che i miei pensieri ormai erano diventati catastrofici, addirittura mi veniva da pensare che mi facessero stuprare o che mi rubavano i vestiti e mi facevano girare nuda per scuola, ipotesi che però perlomeno razionalmente riuscivo a scartare. Quando scesi dal treno e mi avviavi verso la scuola che stava a circa 1km dalla stazione, la vista del solito gruppo mi feci prima impietrire e poi far saltare il cuore in gola. Il mio primo pensiero fu di scappare, ma appena vidi che si dirigevano verso di me capii che mi avevano vista e che se scappavo peggioravo. Mi limitai a chinare il capo e ad aspettare che venivano loro da me, tendo a precisare che non lo calai in simbolo di qualcosa, ma lo feci come gesto istintivo e quindi non so nemmeno io perché compietti tale gesto.
Si avvicinarono a me e cominciarono subito a dire frasi ironiche come e , frasi ovviamente sparate così per dire qualcosa, in quanto in un mese di scuola non le avevo mai nemmeno viste passare di là, si capiva che mi stavano aspettando. Come prima mi intimarono di seguirle fino ai bagni pubblici che stavano li vicino(potevano usare i bagni della scuola senza problemi ma secondo me non volevano spingersi troppo). Cominciarono a fare come ormai avevo già capito, mi imbavagliarono, e già da qui capii che volevano far qualcosa alle mie parti intime. Stavolta però mi fecero tutta la parte di sotto, pantalone compreso, ancora non riuscivo a capire perchè, presero due vibratori(a batterie presumo) spenti e avvolti da un preservativo me li infilarono come l'altra volta senza delicatezza o altro.
Il dolore era tremendo, però questa volta fu accompagnato da una piccola dose di piacere che mi fece leggermente impietrire, il mio prima pensiero fu : . Prima di fare altro presero due telecomandi, ci premettero un tasto e si azionarono, cominciarono a vibrare, era come se cercavano di insinuarsi all'interno, ma invece rimanevano sempre la fermi a toccarmi dappertutto. Fu allora che ebbi il coraggio di dire la mia prima parola, non fu di protesta, d'altronde non avrebbe fatto niente se non farle divertire di più. Feci una domanda tanto scontato quanto banale : e con mia sorpresa mi risposero anche, mi dissero che lo avevano comprato al sexy shop di una città vicina(per l'esattezza mi dissero nome del negozio e della città, però visto che non mi piace poter essere localizzata da questo racconto preferisco ometterli), una di loro mi rispose non se ironizzando o altro dicendo :
Probabilmente il loro scopo era quello fin dall'inizio ma non saprei dirlo con certezza, so solo che se prima consideravo quel che succedeva un inferno, ora era diventato un tremendo incubo. Gli scherzi infantili che prima facevano diventarono ben più pesanti ed erano tutti atti ad umiliarmi.
Esattamente 2 giorni dopo la gita, il giorno dopo che mancai la denuncia, cominciarono già le prima torture. Quella mattina scesi di casa e mi avviai alla stazione come ogni mattina e durante il tragitto già pensavo a quel che potevano farmi durante la lezione. Non nego che i miei pensieri ormai erano diventati catastrofici, addirittura mi veniva da pensare che mi facessero stuprare o che mi rubavano i vestiti e mi facevano girare nuda per scuola, ipotesi che però perlomeno razionalmente riuscivo a scartare. Quando scesi dal treno e mi avviavi verso la scuola che stava a circa 1km dalla stazione, la vista del solito gruppo mi feci prima impietrire e poi far saltare il cuore in gola. Il mio primo pensiero fu di scappare, ma appena vidi che si dirigevano verso di me capii che mi avevano vista e che se scappavo peggioravo. Mi limitai a chinare il capo e ad aspettare che venivano loro da me, tendo a precisare che non lo calai in simbolo di qualcosa, ma lo feci come gesto istintivo e quindi non so nemmeno io perché compietti tale gesto.
Si avvicinarono a me e cominciarono subito a dire frasi ironiche come e , frasi ovviamente sparate così per dire qualcosa, in quanto in un mese di scuola non le avevo mai nemmeno viste passare di là, si capiva che mi stavano aspettando. Come prima mi intimarono di seguirle fino ai bagni pubblici che stavano li vicino(potevano usare i bagni della scuola senza problemi ma secondo me non volevano spingersi troppo). Cominciarono a fare come ormai avevo già capito, mi imbavagliarono, e già da qui capii che volevano far qualcosa alle mie parti intime. Stavolta però mi fecero tutta la parte di sotto, pantalone compreso, ancora non riuscivo a capire perchè, presero due vibratori(a batterie presumo) spenti e avvolti da un preservativo me li infilarono come l'altra volta senza delicatezza o altro.
Il dolore era tremendo, però questa volta fu accompagnato da una piccola dose di piacere che mi fece leggermente impietrire, il mio prima pensiero fu : . Prima di fare altro presero due telecomandi, ci premettero un tasto e si azionarono, cominciarono a vibrare, era come se cercavano di insinuarsi all'interno, ma invece rimanevano sempre la fermi a toccarmi dappertutto. Fu allora che ebbi il coraggio di dire la mia prima parola, non fu di protesta, d'altronde non avrebbe fatto niente se non farle divertire di più. Feci una domanda tanto scontato quanto banale : e con mia sorpresa mi risposero anche, mi dissero che lo avevano comprato al sexy shop di una città vicina(per l'esattezza mi dissero nome del negozio e della città, però visto che non mi piace poter essere localizzata da questo racconto preferisco ometterli), una di loro mi rispose non se ironizzando o altro dicendo :
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