Sotto la doccia
di
laura m
genere
etero
Sotto la doccia
Decisero di fare la doccia insieme. Si denudarono ed entrarano nella cabina dove in due si stava anche larghi. Lui regolò il flusso dell’acqua in modo da farla scorrere lentamente e costantemente tiepida, lei prese la saponetta e la inumidì perché strofinandola producesse molta schiuma. La doccia spandeva su di loro una pioggerellina gradevolmente calda e aveva già bagnato i loro capelli che cominciarono a gocciolare. Ad un tratto a lei scappò un gridolino di rammarico: «Accipicchia!», contemporaneamente si piegò in due nel tentativo di riprendere la saponetta che le era sfuggita di mano. Fu come se dentro la cabina si fosse accesa una luce di straordinaria intensità. Il candore del suo corpo si irradiava dalla sua schiena e illuminava tutto l’ambiente. Lui fu colpito dalla immagine del fondo schiena di lei: così curva verso terra mostrava il culo nel suo aspetto più bello e glorioso. In quella posizione appariva ampio come deve essere il bacino delle donne, i teneri glutei erano disposti a formare, vedendoli dall’alto, la lettera greca omega, ma rovesciata. Tra le due chiappe evidente era il solco che le divideva e che segnava il percorso del piacere, dall’osso sacro per arrivare, passando per il buchetto, fino alla vagina. Senza nemmeno esserne consapevole, aveva steso il suo braccio verso di lei e ora la sua mano percorreva quelle rotondità, ora carezzandole, ora strizzandole, per poi giungere al solco e percorrerlo con un dito, titillando il buchetto per poi soffermarsi ad esplorare l’ingresso della vagina.
Anche lei fu piacevolmente sorpresa quando, nel tentativo di raccogliere la saponetta, nel chinarsi andò a sbattere il viso sull’apparato genitale di lui. Dapprima, istintivamente, si ritrasse, poi riconobbe in quella parte qualcosa che spesso le dava piacere, quindi avvicinò la sua bocca e cominciò a cospargerla di baci, poi vedendo che si muoveva tirò fuori la lingua e cominciò a leccare. Brividi di piacere partirono da quella zona e arrivarono al cervello di lui che mise più passione nel carezzare quel culo stupendo e nell’esplorare quella vagina che sentiva già umida.
Continuarono così per alcuni minuti a darsi piacere con mani bocca e lingua, poi lei, stanca per quella posizione scomoda, si sistemò meglio accovacciandosi davanti a lui. Vide così che il pene si era eretto del tutto e mostrava tutta la sua sfacciataggine: se lo fece scivolare tutto in bocca provocando in lui un lamento lungo di piacere. Gli abbrancò i fianchi e stette ferma. Le piaceva farsi scopare la bocca, sentire il pene che entrava ed usciva strofinandosi sulle labbra. Lui la incitava mugolando, incapace di articolare parole in preda ad un sommo godimento, sentiva che lei gli stava succhiando l’anima. Poi, non avendo più la forza per godere di più, prendendola per la testa, allontanò dalla sua verga quella bocca famelica. Lei alzò il capo e lo guardò fisso; poi disse: “E a me niente?” - “Hai ragione”, rispose. La prese da sotto le ascelle e l’aiutò a levarsi in piedi. Belle quelle tette rotonde e morbide, col capezzolo duro e ritto … Fu lì che appoggiò le sue labbra cominciando a baciarle e a leccarle e a succhiare il capezzolo, mentre con una mano le accarezzava la fica, gliela palpava, gliela masturbava. Ma lei anelava ad un piacere più profondo: mettendogli le mani sulle spalle, lo costrinse ad abbassarsi, ad inginocchiarsi davanti a lei. Si fece trovare con le gambe aperte, con tutte e due le mani che la tenevano aperta. Egli scostò quelle mani sostituendole con la sua bocca: fu un lungo appassionato bacio, poi un continuo succhiare delle labbra, dei leccamenti esterni ed interni. Nella parte alta della vulva si intravedeva il clito che faceva capolino tra le grandi labbra. Lo succhiò a lungo, mentre lei gemendo si toccava i seni, se li strizzava, si portava il capezzolo in bocca per succhiarlo Le mani di lui percorrevano freneticamente la sua schiena, si fermavano sulle chiappe, le stringevano e poi si intrufolavano nel solco e andavano a solleticare l’ano che si allargava e stringeva seguendo gli impulsi con cui lei manifestava il suo godimento. Improvvisamente lei ebbe l’orgasmo: strinse le cosce intorno alla testa di lui alzando il volume dei suoi gemiti. Furono quattro scosse di terremoto di sesto grado della scala Richter, poi le onde cominciarono a perdere di intensità e lei si appoggiò sulle spalle di lui per non cadere. Egli si alzò, l’abbracciò e la strinse a sé. I due corpi si fusero in uno solo, ma una parte di lui si rifiutò di appiattirsi, che anzi come un punteruolo premeva tra le cosce di lei. Lei sorrise, poi lo baciò in bocca con veemenza. Le due lingue si incontrarono, si intrecciarono, venivano succhiate con avidità. Lui continuava a tenere le mani sulle sue chiappe, lei invece volle verificare che tipo di punteruolo quasi le perforava il ventre: lo prese in mano, lo accarezzò, lo scappellò. Lo sentiva duro e smanioso, gli accarezzò le palle, anch’esse dure. Smettendo di baciarlo, sussurrò: “Lo voglio, lo voglio dentro” e nel mentre cercava di dirigerlo verso la sua fica vogliosa. “Vuoi che ti chiavi?” le chiese lui. “Sìììì, dammelo, chiavami”… Lui le prese le braccia e si fece abbracciare il collo, poi mettendole le mani sui glutei la sollevò in modo che lei potesse circondargli i fianchi con le gambe. In quel modo lei era aperta, pronta ad accogliere quel piccolo bastone di carne. L’ingresso fu lento e maestoso, poi i due corpi presero la rincorsa, per un movimento sempre più veloce, sempre più rapido fino a quando lei ebbe il secondo orgasmo e lui le venne copiosamente dentro.
Decisero di fare la doccia insieme. Si denudarono ed entrarano nella cabina dove in due si stava anche larghi. Lui regolò il flusso dell’acqua in modo da farla scorrere lentamente e costantemente tiepida, lei prese la saponetta e la inumidì perché strofinandola producesse molta schiuma. La doccia spandeva su di loro una pioggerellina gradevolmente calda e aveva già bagnato i loro capelli che cominciarono a gocciolare. Ad un tratto a lei scappò un gridolino di rammarico: «Accipicchia!», contemporaneamente si piegò in due nel tentativo di riprendere la saponetta che le era sfuggita di mano. Fu come se dentro la cabina si fosse accesa una luce di straordinaria intensità. Il candore del suo corpo si irradiava dalla sua schiena e illuminava tutto l’ambiente. Lui fu colpito dalla immagine del fondo schiena di lei: così curva verso terra mostrava il culo nel suo aspetto più bello e glorioso. In quella posizione appariva ampio come deve essere il bacino delle donne, i teneri glutei erano disposti a formare, vedendoli dall’alto, la lettera greca omega, ma rovesciata. Tra le due chiappe evidente era il solco che le divideva e che segnava il percorso del piacere, dall’osso sacro per arrivare, passando per il buchetto, fino alla vagina. Senza nemmeno esserne consapevole, aveva steso il suo braccio verso di lei e ora la sua mano percorreva quelle rotondità, ora carezzandole, ora strizzandole, per poi giungere al solco e percorrerlo con un dito, titillando il buchetto per poi soffermarsi ad esplorare l’ingresso della vagina.
Anche lei fu piacevolmente sorpresa quando, nel tentativo di raccogliere la saponetta, nel chinarsi andò a sbattere il viso sull’apparato genitale di lui. Dapprima, istintivamente, si ritrasse, poi riconobbe in quella parte qualcosa che spesso le dava piacere, quindi avvicinò la sua bocca e cominciò a cospargerla di baci, poi vedendo che si muoveva tirò fuori la lingua e cominciò a leccare. Brividi di piacere partirono da quella zona e arrivarono al cervello di lui che mise più passione nel carezzare quel culo stupendo e nell’esplorare quella vagina che sentiva già umida.
Continuarono così per alcuni minuti a darsi piacere con mani bocca e lingua, poi lei, stanca per quella posizione scomoda, si sistemò meglio accovacciandosi davanti a lui. Vide così che il pene si era eretto del tutto e mostrava tutta la sua sfacciataggine: se lo fece scivolare tutto in bocca provocando in lui un lamento lungo di piacere. Gli abbrancò i fianchi e stette ferma. Le piaceva farsi scopare la bocca, sentire il pene che entrava ed usciva strofinandosi sulle labbra. Lui la incitava mugolando, incapace di articolare parole in preda ad un sommo godimento, sentiva che lei gli stava succhiando l’anima. Poi, non avendo più la forza per godere di più, prendendola per la testa, allontanò dalla sua verga quella bocca famelica. Lei alzò il capo e lo guardò fisso; poi disse: “E a me niente?” - “Hai ragione”, rispose. La prese da sotto le ascelle e l’aiutò a levarsi in piedi. Belle quelle tette rotonde e morbide, col capezzolo duro e ritto … Fu lì che appoggiò le sue labbra cominciando a baciarle e a leccarle e a succhiare il capezzolo, mentre con una mano le accarezzava la fica, gliela palpava, gliela masturbava. Ma lei anelava ad un piacere più profondo: mettendogli le mani sulle spalle, lo costrinse ad abbassarsi, ad inginocchiarsi davanti a lei. Si fece trovare con le gambe aperte, con tutte e due le mani che la tenevano aperta. Egli scostò quelle mani sostituendole con la sua bocca: fu un lungo appassionato bacio, poi un continuo succhiare delle labbra, dei leccamenti esterni ed interni. Nella parte alta della vulva si intravedeva il clito che faceva capolino tra le grandi labbra. Lo succhiò a lungo, mentre lei gemendo si toccava i seni, se li strizzava, si portava il capezzolo in bocca per succhiarlo Le mani di lui percorrevano freneticamente la sua schiena, si fermavano sulle chiappe, le stringevano e poi si intrufolavano nel solco e andavano a solleticare l’ano che si allargava e stringeva seguendo gli impulsi con cui lei manifestava il suo godimento. Improvvisamente lei ebbe l’orgasmo: strinse le cosce intorno alla testa di lui alzando il volume dei suoi gemiti. Furono quattro scosse di terremoto di sesto grado della scala Richter, poi le onde cominciarono a perdere di intensità e lei si appoggiò sulle spalle di lui per non cadere. Egli si alzò, l’abbracciò e la strinse a sé. I due corpi si fusero in uno solo, ma una parte di lui si rifiutò di appiattirsi, che anzi come un punteruolo premeva tra le cosce di lei. Lei sorrise, poi lo baciò in bocca con veemenza. Le due lingue si incontrarono, si intrecciarono, venivano succhiate con avidità. Lui continuava a tenere le mani sulle sue chiappe, lei invece volle verificare che tipo di punteruolo quasi le perforava il ventre: lo prese in mano, lo accarezzò, lo scappellò. Lo sentiva duro e smanioso, gli accarezzò le palle, anch’esse dure. Smettendo di baciarlo, sussurrò: “Lo voglio, lo voglio dentro” e nel mentre cercava di dirigerlo verso la sua fica vogliosa. “Vuoi che ti chiavi?” le chiese lui. “Sìììì, dammelo, chiavami”… Lui le prese le braccia e si fece abbracciare il collo, poi mettendole le mani sui glutei la sollevò in modo che lei potesse circondargli i fianchi con le gambe. In quel modo lei era aperta, pronta ad accogliere quel piccolo bastone di carne. L’ingresso fu lento e maestoso, poi i due corpi presero la rincorsa, per un movimento sempre più veloce, sempre più rapido fino a quando lei ebbe il secondo orgasmo e lui le venne copiosamente dentro.
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