Palpiti
di
laura m
genere
saffico
Da qualche tempo Luisa notava che Enzo aveva sguardi particolari per lei. Nulla di strano se non fosse che Enzo era il marito di una sua amica, Betty, la quale ogni tanto la invitava a casa, a cena, insieme ovviamente col marito. Erano due coppie sui 45/50 anni, di media borghesia, lavoravano tutti e quattro, a volte andavano in vacanza insieme. Si stimavano reciprocamente senza mai travalicare i limiti di un’amicizia disinteressata. Ma ora Enzo le stava addosso sempre, tanto che lei aveva paura che suo marito e la moglie di lui se ne accorgessero. Non voleva sciupare quell’armonia che esisteva tra di loro, la città era grande e oltre a loro non avevano altre conoscenze. Lui non le toglieva gli occhi di dosso, guardava con molta attenzione il suo seno, che in verità era prosperoso. Ma la guardava anche in altri momenti: se erano seduti uno davanti all’altra, lui le fissava le gambe come se le volesse divaricare le gambe per spingere lo sguardo fino in fondo; così lei teneva le cosce sempre strette, fino a stancarsi. Oppure la seguiva con lo sguardo come quando lei per prendere qualcosa era costretta ad accovacciarsi: lui subito puntava gli occhi diritto al suo fondo schiena. Era costretta a muoversi il meno possibile, per evitare che suo marito si accorgesse di quello che avveniva; non voleva nemmeno che se ne accorgesse Betty, con la quale si confidava anche per problemi intimi; ma qualche volta le era sembrato che Betty la guardasse un po’ ironicamente, specie se si era accorta che gli occhi di Enzo ne seguivano i movimenti. Giovanni, suo marito, era piuttosto ingenuo e viveva poi sempre un po’ tra le nuvole, di lui non c’era di che preoccuparsi, mentre non voleva rompere con Betty, e sperava che Enzo si contenesse un poco. Perché a lei quel corteggiamento un po’ inusuale piaceva, e le piaceva anche Enzo, che aveva un fisico asciutto, quasi atletico, mentre Giovanni era un po’ appesantito. Anche lei in effetti quando poteva guardava Enzo e lo guardava proprio là dove i pantaloni hanno una bottoniera e poi l’aveva visto al mare, con uno slip che non nascondeva quasi nulla. Qualche volta lo aveva sognato quell’arnese di Enzo, non tanto perché Giovanni non la soddisfacesse, che anzi era piuttosto lascivo e vigoroso, ma il marito di Betty aveva qualcosa che l’attirava. Mistero del sesso … Se Enzo appariva a Luisa come un oggetto del desiderio, Betty lo era: era perfetta nel fisico, armonica, simmetrica, perché il seno non superava il fondo schiena in bellezza e questo era pari alla morbidezza e alla sensualità dei suoi seni. Bella donna, veramente, splendida nei suoi quaranta anni. Ma anche Luisa, più grande di un paio di anni, era nel fiore della maturità con una quarta di seno e due cosce tornite e morbide.
Una sera, a casa di Luisa, avevano cenato a base di pesce. Avevano anche bevuto qualche bicchiere di Arneis, il bianco del Piemonte, forte ed aromatico; parlavano del più e del meno, avevano finito di mangiare e Luisa cominciò a portare le posate sporche in cucina. “Ti aiuto”, le disse Enzo, prese un po’ di piatti e la seguì. Mentre Luisa chinandosi preparava la lavastoviglie, lui le andò dietro e le palpò il fondo schiena. “Che bel culo che hai, Luisa, mi fai morire di desiderio …” – “Fermo! Che fai?”- “Che faccio? Ti palpo …” E nel dire così si appoggiò col ventre contro la schiena di Luisa, prendendole le tette e massaggiandole … “Ma sei matto? Stai fermo, se ci vede tua moglie o mio marito?”. La lasciò andare. Lei aspettò qualche minuto, dopo che lui se n’era andato e si dette una rassettata. Soprattutto aspettò che le passasse la vampata di calore che la vicenda le aveva procurato e con essa il rossore del viso e che si calmasse la sua eccitazione. Il gesto di Enzo era stato improvviso, sorprendente, lei gli aveva detto di star fermo ma in fondo quell’aggressione erotica le era piaciuta, soprattutto quando lui le aveva appoggiato il ventre sul sedere e le aveva massaggiato le tette. Forse era solo suggestione, ma le era sembrato di sentire qualcosa di duro puntare tra i suoi glutei. Tornò di là, ormai calma e padrona dei suoi nervi.
La serata passò tra chiacchiere inutili ma divertenti, con qualche pettegolezzo sui colleghi di lavoro e con qualche aneddoto comico.
Trascorsa una quindicina di giorni, Betty li invitò un sabato pomeriggio a prendere un tè, perché Enzo era fuori sede. Giovanni si chiamò subito fuori, così Luisa prese la macchina e ci andò da sola. Per tutto il tempo trascorso da quella sera, aveva pensato a quell’episodio e dopo tanta riflessione aveva deciso di parlarne con Betty. Meglio essere sincere anziché perdere un’amicizia nel caso fosse venuto qualcosa fuori. Suo marito non se ne era certamente accorto, ma Betty probabilmente aveva sospettato qualcosa. Meglio parlarne apertamente. Durante il tragitto riconsiderò la faccenda e alla fine si riconfermò in quella decisione: le avrebbe raccontato tutto.
Si abbracciarono e si baciarono come erano solite fare ogni volta che si incontravano; così facendo si sfiorarono i seni che tutte e due avevano prosperosi. Poi dopo i convenevoli andarono a sistemarsi in cucina, locale privo di qualsiasi formalismo di cui la loro lunga amicizia non aveva bisogno. Luisa era un po’ nervosa perché voleva affrontare il tema sul quale a lungo si era preparata, ma non sapeva come iniziare il discorso. L‘occasione gliela dette proprio Betty che, riferendo un episodio accaduto a Enzo, disse: “Tu lo sai com’è Enzo, esuberante ed istintivo …” – “Lo so bene com’è” sbottò Luisa, “tu sapessi!” – “Perché? Cos’ha fatto?” – “Quella sera della cena di quindici giorni fa … Ti ricordi che eravamo andati a portare le posate sporche in cucina? Vedendomi chinata davanti alla lavastoviglie mi disse: che bel culo che hai, mi fai morire!” – “Cosa?” – E non si fermò lì … mi venne dietro e piazzò i suoi inguini contro il mio sedere e intanto mi palpava le tette …” Lo scoppio della risata di Betty lasciò perplessa Luisa. “Che fai ridi? Non c’è nulla da ridere!”- “Scusami, se rido … ma è proprio da ridere la cosa”. “Ma che fai? Mi prendi in giro? Tuo marito mi ha stropicciato le tette e tu ridi … non ti arrabbi? Ti ha tradita con me, la tua amica!”- Appena Betty riuscì a trattenere le risate, le si rivolse con un atteggiamento quanto più dolce possibile: “Sì, Luisa, hai ragione ad adirarti, anche perché da Enzo, il marito di una tua amica, non te l’aspettavi proprio. Se ti palpano su un autobus affollato ti senti umiliata ed offesa, se poi a farlo è un amico, ti credo che sei arrabbiata. Ma se mi dai un po’ di tempo cercherò non di farti giustificare il comportamento di mio marito, che non è degno di una persona civile, ma di farti capire perché questa vicenda è potuta accadere. Mi devi far parlare, però, senza interrompermi, ti prego; alla fine poi potrai rispondermi ed eventualmente prendere le tue decisioni. Ascoltami. Come tutte le coppie facciamo sesso. Ma tu sai che alla lunga si tratta di azioni ripetitive che possono venire a noia e toglierti tutta la libidine che hai. In questi casi i mariti cercano il piacere fuori casa, le mogli cominciano a fantasticare e qualcuna che ha più voglia e più coraggio magari trova l’occasione per soddisfare le sue voglie. Enzo ed io abbiamo attraversato qualche periodo di stanchezza, così, dopo averci pensato a lungo, mi è venuta l’idea che il tradimento reciproco poteva realizzarsi con il consenso di noi due e se fosse trasportato in un mondo virtuale, non reale. Mi spiego: quando facciamo l’amore immaginiamo di invitare nel nostro letto una terza persona, a volte un bel giovanotto che usa con me e fa ingelosire lui e nello stesso tempo lo fa eccitare; oppure una donna, che si intromette fra lui e me, che gioca con me e con lui, ma soprattutto con me mentre Enzo ci guarda. Sempre virtualmente, ovvio. Arrivo al dunque: spesso e volentieri, quando immaginiamo che con noi ci sia una donna, pensiamo subito ad una nostra coetanea, bella, fisicamente attraente. E spesso e volentieri questa donna immaginaria prende le sembianze di Luisa, cioè te, la nostra cara amica. Anzi, ultimamente, Enzo preferisce che sia tu a giocare con noi. Tu sapessi quante volte, sempre virtualmente, ti ho baciata sulla bocca, ti ho accarezzata i seni, ti ho baciata e leccata laggiù e tu, o meglio il tuo fantasma ha fatto con me le stesse cose e insieme abbiamo goduto e fatto godere lui e ci siamo fatte penetrare da lui. Enzo è impulsivo e ancora un po’ fanciullo, non ha fatto altro che scambiare le fantasie erotiche di certi momenti coniugali con la realtà. Ti ha vista chinata, con in mostra le tue belle forme, e lui ha pensato che fosse nel mondo della virtualità e inconsapevolmente ti ha palpata il sedere. Ti chiedo scusa per lui, ti chiedo scusa anche per me per tutte le volte che ho acceso il desiderio erotico di Enzo facendo finta di amoreggiare con te. Questo è tutto. Ora puoi parlare, ora hai anche il diritto di decidere se continuare la nostra amicizia o romperla …”
Luisa era allibita, si sedette sul divano e si prese la testa far le mani e chiuse gli occhi. Aveva bisogno di assimilare la storia che aveva sentito. Passò qualche minuto di silenzio. Nessuna delle due tentò di dire qualcosa. La situazione però andava sbloccata. Betty si fece coraggio e andò a sedersi accanto all’amica. Luisa restava immobile e taciturna. Betty le mise la mano sulle spalle e dopo un po’, avvicinò il suo capo a quello dell’amica. “Ti chiedo scusa e perdono ….”. Luisa sempre zitta. Betty non sapeva come uscire da quella situazione. La sua testa appoggiata a quella dell’amica, come per volerla consolare, cominciava ad avere effetto su di lei, perché sentiva l’odore della pelle di Luisa che aveva un forte richiamo di seduzione; si scostò un po’ per avere l’agio di guardarla: aveva un’aria mesta e dolce, l’orecchia bianca appena coperta da una ciocca di capelli, il naso fine, le labbra socchiuse. Senza esserne cosciente Betty posò il suo dito indice su quelle labbra, lo fece scorrere più volte, si fermò come se volesse entrare in quella bocca. Luisa sospirò. Betty aprì la mano e accarezzò lievemente il viso di Luisa, le sfiorò le guance, poi il mento, la gola, poi le girò il capo verso di sé. Luisa aveva aperto gli occhi e ora guardava l’amica che continuava a carezzarle il viso. I due nasi si toccavano, le bocche erano vicine. Dolcemente Betty posò le sue labbra su quelle dell’amica, gliele sfiorò con la lingua. Improvvisamente la bocca di Luisa si schiuse e fece entrare la lingua. Così cominciarono a baciarsi, prima con tenerezza poi sempre più appassionatamente. Betty le mise una mano sui seni e cominciò a carezzarli, poi, le aprì la camicetta e scostò il reggiseno: ora la sua mano toccava la carne di Luisa, la maneggiava, sentiva i capezzoli indurirsi, la denudò. Belli quei due bianchi globi, pieni, ancora sodi con la fragolina rossa in cima. Ebbe voglia di assaggiarli, di sentirne il sapore in bocca, per questo lasciò la bocca di Luisa e portò le labbra su quei seni. Luisa era stata passiva fino a quel momento, subiva quell’aggressione erotica, ma non diceva né faceva nulla per sottrarsi a quella passione. Quando però sentì la mano di Betty intrufolarsi tra le sue cosce, fece un movimento per liberarsene, ma ormai era tardi, perché Betty aveva afferrato la coscia e la costringeva a stare ferma. “Lasciami fare, ti prego, tante volte ho immaginato di toccarti ed ora mi sembra di poter realizzare la fantasia… Hai belle cosce … fammele accarezzare … Baciamoci mentre ti accarezzo”. Luisa le porse la bocca e si fece baciare, poi le succhiò la lingua. Era la prima volta che le succedeva, mai avrebbe pensato di baciare una donna, ora si accorgeva che era delizioso succhiare e leccare la lingua di una donna. Quella di Betty era lunga, dura e morbida nello stesso tempo. Si fece coraggio e allungò una mano verso il seno di Betty, ne sentì il turgore, incontrò il capezzolo duro e rigido … nuove sensazioni le attraversarono tutto il corpo. Ora sentiva la mano di Betty che la cercava tra le gambe, che si adoperava a sfilarle le mutandine; per aiutarla a sfilarle alzò un po’ il bacino puntando i piedi e appoggiandosi sui gomiti. Quando fu nuda Betty la toccò, ed ella sentì come una scarica elettrica nel momento in cui la mano di Betty le toccò la fica, non tanto per l’atto in sé ma perché la toccava una donna, era per lei il massimo della trasgressione.
Betty era meno timida, se fino a qualche settimana prima aveva solo immaginato di farlo, ora voleva realizzarlo, voleva sapere che sensazione si prova ad accarezzare quella parte intima delle donne. La palpava delicatamente, ne sentiva il leggero gonfiore, le sfiorò la parte alta là dove il clitoride era solo un piccolo punto duro, poi scese più, trovò l’apertura della vagina e vi mise dentro un dito. Luisa ebbe un sussulto: “Che fai?”. “Ti accarezzo … come sei morbida … ora intreccio le dita con la tua peluria, ti tocco le grandi labbra … ti spiace?”. “No, continua”, farfugliò. “Sì, continuo a toccarti, ad accarezzarti … ora ti tocco anche il sedere, poi torno sulle cosce … sei un po’ umida … che bella che sei … ora sai che faccio? Te la lecco . vuoi?”. “Sì Betty, fai quel che vuoi, ma prima voglio ribaciarti in bocca, vieni avvicina il tuo viso al mio …”. Le prese la testa e la tirò a sé quasi con violenza e le appiccicò le labbra sulle sue, le forzò con la lingua ed entrò nella bocca. Fu un bacio di fuoco. “Ora eccomi, che devo fare?”. “Andiamo sul letto, qui è scomodo”. Erano tutte e due discinte, senza reggiseno, con le gonne rialzate, Luisa senza mutandine. Abbracciate strette strette si avviarono in camera da letto. Prima di sdraiarsi si strinsero in un forte abbraccio, baciandosi e toccandosi ovunque. Luisa si fece coraggio e mise una mano sulla fica di Betty, ancora coperta dalle mutandine. “Lasciati toccare anche te, è la prima volta che lo faccio” e nel dir così Luisa abbassò il sottile indumento di Betty, aprì la mano dove accolse tutta la parte intima dell’amica. “Tocchiamoci, Betty …”. “No, ora io ti voglio baciare e leccarti la fica, palpare il tuo sedere, sdraiati sul letto …”.
Luisa ubbidì, si accostò al letto e stava per sdraiarsi quando Betty le disse: “Spogliamoci”. Rimaste completamente nude, Betty suggerì all’amica di rimanere seduta con le gambe penzoloni; poi si chinò e la baciò sulla bocca. Sempre chinata, le mise le mani sotto i ginocchi, quindi le sollevò le gambe e le divaricò. Così Luisa era tutta aperta e offriva uno spettacolo di lussuria che fece esclamare Betty : “Bella bella bella!”.
E in effetti in quella posa Luisa era bellissima: in lei si riassumeva la bellezza della femmina, la tenerezza di una mamma e il richiamo del piacere sessuale- Betty si chinò fino a sfiorare con la sua bocca le grandi labbra di Luisa; poi si soffermò sul clitoride, lo titillò con la punta della lingua, prese fra le sue labbra quelle della fica di Luisa, infine cominciò a leccare quelle dolci intimità. Per essere più comoda, si inginocchiò e pose le mani sotto il sedere dell’amica: così la sollevò di quel tanto da poter leccare tutto l’apparato vaginale e il perineo. Betty nel sentire i gemiti di Luisa si eccitava di più, stringeva i suoi glutei con più passione, ma sentiva anche la voglia della sua fica che voleva essere stimolata ed anche penetrata. Lasciò quindi una mano dal sedere dell’amica e se la portò tra le cosce per massaggiarsi. A poterle vedere c’era da immaginarsele come due antiche tribadi prese dal furore lesbico. Poi Luisella implorò: “Betty, anch’io vogli leccarti. Ti prego, vieni sopra di me”. Betty non se lo fece ripetere, si alzò e andò a sdraiarsi sul corpo dell’amica che intanto aveva ritirato le gambe sul letto: ora giaceva con la testa vicino al tronco di Betty, sempre con le gambe bene aperte. Betty la guardò con concupiscenza, poi lentamente si accovacciò sul viso dell’amica si stese fino a mettere il capo tra le sue cosce. Luisella vide avvicinarsi alla sua faccia la fica ardente dell’amica, aprì la bocca e fece guizzare la lingua. Stettero così ad amarsi, fino allo sfinimento.
Una sera, a casa di Luisa, avevano cenato a base di pesce. Avevano anche bevuto qualche bicchiere di Arneis, il bianco del Piemonte, forte ed aromatico; parlavano del più e del meno, avevano finito di mangiare e Luisa cominciò a portare le posate sporche in cucina. “Ti aiuto”, le disse Enzo, prese un po’ di piatti e la seguì. Mentre Luisa chinandosi preparava la lavastoviglie, lui le andò dietro e le palpò il fondo schiena. “Che bel culo che hai, Luisa, mi fai morire di desiderio …” – “Fermo! Che fai?”- “Che faccio? Ti palpo …” E nel dire così si appoggiò col ventre contro la schiena di Luisa, prendendole le tette e massaggiandole … “Ma sei matto? Stai fermo, se ci vede tua moglie o mio marito?”. La lasciò andare. Lei aspettò qualche minuto, dopo che lui se n’era andato e si dette una rassettata. Soprattutto aspettò che le passasse la vampata di calore che la vicenda le aveva procurato e con essa il rossore del viso e che si calmasse la sua eccitazione. Il gesto di Enzo era stato improvviso, sorprendente, lei gli aveva detto di star fermo ma in fondo quell’aggressione erotica le era piaciuta, soprattutto quando lui le aveva appoggiato il ventre sul sedere e le aveva massaggiato le tette. Forse era solo suggestione, ma le era sembrato di sentire qualcosa di duro puntare tra i suoi glutei. Tornò di là, ormai calma e padrona dei suoi nervi.
La serata passò tra chiacchiere inutili ma divertenti, con qualche pettegolezzo sui colleghi di lavoro e con qualche aneddoto comico.
Trascorsa una quindicina di giorni, Betty li invitò un sabato pomeriggio a prendere un tè, perché Enzo era fuori sede. Giovanni si chiamò subito fuori, così Luisa prese la macchina e ci andò da sola. Per tutto il tempo trascorso da quella sera, aveva pensato a quell’episodio e dopo tanta riflessione aveva deciso di parlarne con Betty. Meglio essere sincere anziché perdere un’amicizia nel caso fosse venuto qualcosa fuori. Suo marito non se ne era certamente accorto, ma Betty probabilmente aveva sospettato qualcosa. Meglio parlarne apertamente. Durante il tragitto riconsiderò la faccenda e alla fine si riconfermò in quella decisione: le avrebbe raccontato tutto.
Si abbracciarono e si baciarono come erano solite fare ogni volta che si incontravano; così facendo si sfiorarono i seni che tutte e due avevano prosperosi. Poi dopo i convenevoli andarono a sistemarsi in cucina, locale privo di qualsiasi formalismo di cui la loro lunga amicizia non aveva bisogno. Luisa era un po’ nervosa perché voleva affrontare il tema sul quale a lungo si era preparata, ma non sapeva come iniziare il discorso. L‘occasione gliela dette proprio Betty che, riferendo un episodio accaduto a Enzo, disse: “Tu lo sai com’è Enzo, esuberante ed istintivo …” – “Lo so bene com’è” sbottò Luisa, “tu sapessi!” – “Perché? Cos’ha fatto?” – “Quella sera della cena di quindici giorni fa … Ti ricordi che eravamo andati a portare le posate sporche in cucina? Vedendomi chinata davanti alla lavastoviglie mi disse: che bel culo che hai, mi fai morire!” – “Cosa?” – E non si fermò lì … mi venne dietro e piazzò i suoi inguini contro il mio sedere e intanto mi palpava le tette …” Lo scoppio della risata di Betty lasciò perplessa Luisa. “Che fai ridi? Non c’è nulla da ridere!”- “Scusami, se rido … ma è proprio da ridere la cosa”. “Ma che fai? Mi prendi in giro? Tuo marito mi ha stropicciato le tette e tu ridi … non ti arrabbi? Ti ha tradita con me, la tua amica!”- Appena Betty riuscì a trattenere le risate, le si rivolse con un atteggiamento quanto più dolce possibile: “Sì, Luisa, hai ragione ad adirarti, anche perché da Enzo, il marito di una tua amica, non te l’aspettavi proprio. Se ti palpano su un autobus affollato ti senti umiliata ed offesa, se poi a farlo è un amico, ti credo che sei arrabbiata. Ma se mi dai un po’ di tempo cercherò non di farti giustificare il comportamento di mio marito, che non è degno di una persona civile, ma di farti capire perché questa vicenda è potuta accadere. Mi devi far parlare, però, senza interrompermi, ti prego; alla fine poi potrai rispondermi ed eventualmente prendere le tue decisioni. Ascoltami. Come tutte le coppie facciamo sesso. Ma tu sai che alla lunga si tratta di azioni ripetitive che possono venire a noia e toglierti tutta la libidine che hai. In questi casi i mariti cercano il piacere fuori casa, le mogli cominciano a fantasticare e qualcuna che ha più voglia e più coraggio magari trova l’occasione per soddisfare le sue voglie. Enzo ed io abbiamo attraversato qualche periodo di stanchezza, così, dopo averci pensato a lungo, mi è venuta l’idea che il tradimento reciproco poteva realizzarsi con il consenso di noi due e se fosse trasportato in un mondo virtuale, non reale. Mi spiego: quando facciamo l’amore immaginiamo di invitare nel nostro letto una terza persona, a volte un bel giovanotto che usa con me e fa ingelosire lui e nello stesso tempo lo fa eccitare; oppure una donna, che si intromette fra lui e me, che gioca con me e con lui, ma soprattutto con me mentre Enzo ci guarda. Sempre virtualmente, ovvio. Arrivo al dunque: spesso e volentieri, quando immaginiamo che con noi ci sia una donna, pensiamo subito ad una nostra coetanea, bella, fisicamente attraente. E spesso e volentieri questa donna immaginaria prende le sembianze di Luisa, cioè te, la nostra cara amica. Anzi, ultimamente, Enzo preferisce che sia tu a giocare con noi. Tu sapessi quante volte, sempre virtualmente, ti ho baciata sulla bocca, ti ho accarezzata i seni, ti ho baciata e leccata laggiù e tu, o meglio il tuo fantasma ha fatto con me le stesse cose e insieme abbiamo goduto e fatto godere lui e ci siamo fatte penetrare da lui. Enzo è impulsivo e ancora un po’ fanciullo, non ha fatto altro che scambiare le fantasie erotiche di certi momenti coniugali con la realtà. Ti ha vista chinata, con in mostra le tue belle forme, e lui ha pensato che fosse nel mondo della virtualità e inconsapevolmente ti ha palpata il sedere. Ti chiedo scusa per lui, ti chiedo scusa anche per me per tutte le volte che ho acceso il desiderio erotico di Enzo facendo finta di amoreggiare con te. Questo è tutto. Ora puoi parlare, ora hai anche il diritto di decidere se continuare la nostra amicizia o romperla …”
Luisa era allibita, si sedette sul divano e si prese la testa far le mani e chiuse gli occhi. Aveva bisogno di assimilare la storia che aveva sentito. Passò qualche minuto di silenzio. Nessuna delle due tentò di dire qualcosa. La situazione però andava sbloccata. Betty si fece coraggio e andò a sedersi accanto all’amica. Luisa restava immobile e taciturna. Betty le mise la mano sulle spalle e dopo un po’, avvicinò il suo capo a quello dell’amica. “Ti chiedo scusa e perdono ….”. Luisa sempre zitta. Betty non sapeva come uscire da quella situazione. La sua testa appoggiata a quella dell’amica, come per volerla consolare, cominciava ad avere effetto su di lei, perché sentiva l’odore della pelle di Luisa che aveva un forte richiamo di seduzione; si scostò un po’ per avere l’agio di guardarla: aveva un’aria mesta e dolce, l’orecchia bianca appena coperta da una ciocca di capelli, il naso fine, le labbra socchiuse. Senza esserne cosciente Betty posò il suo dito indice su quelle labbra, lo fece scorrere più volte, si fermò come se volesse entrare in quella bocca. Luisa sospirò. Betty aprì la mano e accarezzò lievemente il viso di Luisa, le sfiorò le guance, poi il mento, la gola, poi le girò il capo verso di sé. Luisa aveva aperto gli occhi e ora guardava l’amica che continuava a carezzarle il viso. I due nasi si toccavano, le bocche erano vicine. Dolcemente Betty posò le sue labbra su quelle dell’amica, gliele sfiorò con la lingua. Improvvisamente la bocca di Luisa si schiuse e fece entrare la lingua. Così cominciarono a baciarsi, prima con tenerezza poi sempre più appassionatamente. Betty le mise una mano sui seni e cominciò a carezzarli, poi, le aprì la camicetta e scostò il reggiseno: ora la sua mano toccava la carne di Luisa, la maneggiava, sentiva i capezzoli indurirsi, la denudò. Belli quei due bianchi globi, pieni, ancora sodi con la fragolina rossa in cima. Ebbe voglia di assaggiarli, di sentirne il sapore in bocca, per questo lasciò la bocca di Luisa e portò le labbra su quei seni. Luisa era stata passiva fino a quel momento, subiva quell’aggressione erotica, ma non diceva né faceva nulla per sottrarsi a quella passione. Quando però sentì la mano di Betty intrufolarsi tra le sue cosce, fece un movimento per liberarsene, ma ormai era tardi, perché Betty aveva afferrato la coscia e la costringeva a stare ferma. “Lasciami fare, ti prego, tante volte ho immaginato di toccarti ed ora mi sembra di poter realizzare la fantasia… Hai belle cosce … fammele accarezzare … Baciamoci mentre ti accarezzo”. Luisa le porse la bocca e si fece baciare, poi le succhiò la lingua. Era la prima volta che le succedeva, mai avrebbe pensato di baciare una donna, ora si accorgeva che era delizioso succhiare e leccare la lingua di una donna. Quella di Betty era lunga, dura e morbida nello stesso tempo. Si fece coraggio e allungò una mano verso il seno di Betty, ne sentì il turgore, incontrò il capezzolo duro e rigido … nuove sensazioni le attraversarono tutto il corpo. Ora sentiva la mano di Betty che la cercava tra le gambe, che si adoperava a sfilarle le mutandine; per aiutarla a sfilarle alzò un po’ il bacino puntando i piedi e appoggiandosi sui gomiti. Quando fu nuda Betty la toccò, ed ella sentì come una scarica elettrica nel momento in cui la mano di Betty le toccò la fica, non tanto per l’atto in sé ma perché la toccava una donna, era per lei il massimo della trasgressione.
Betty era meno timida, se fino a qualche settimana prima aveva solo immaginato di farlo, ora voleva realizzarlo, voleva sapere che sensazione si prova ad accarezzare quella parte intima delle donne. La palpava delicatamente, ne sentiva il leggero gonfiore, le sfiorò la parte alta là dove il clitoride era solo un piccolo punto duro, poi scese più, trovò l’apertura della vagina e vi mise dentro un dito. Luisa ebbe un sussulto: “Che fai?”. “Ti accarezzo … come sei morbida … ora intreccio le dita con la tua peluria, ti tocco le grandi labbra … ti spiace?”. “No, continua”, farfugliò. “Sì, continuo a toccarti, ad accarezzarti … ora ti tocco anche il sedere, poi torno sulle cosce … sei un po’ umida … che bella che sei … ora sai che faccio? Te la lecco . vuoi?”. “Sì Betty, fai quel che vuoi, ma prima voglio ribaciarti in bocca, vieni avvicina il tuo viso al mio …”. Le prese la testa e la tirò a sé quasi con violenza e le appiccicò le labbra sulle sue, le forzò con la lingua ed entrò nella bocca. Fu un bacio di fuoco. “Ora eccomi, che devo fare?”. “Andiamo sul letto, qui è scomodo”. Erano tutte e due discinte, senza reggiseno, con le gonne rialzate, Luisa senza mutandine. Abbracciate strette strette si avviarono in camera da letto. Prima di sdraiarsi si strinsero in un forte abbraccio, baciandosi e toccandosi ovunque. Luisa si fece coraggio e mise una mano sulla fica di Betty, ancora coperta dalle mutandine. “Lasciati toccare anche te, è la prima volta che lo faccio” e nel dir così Luisa abbassò il sottile indumento di Betty, aprì la mano dove accolse tutta la parte intima dell’amica. “Tocchiamoci, Betty …”. “No, ora io ti voglio baciare e leccarti la fica, palpare il tuo sedere, sdraiati sul letto …”.
Luisa ubbidì, si accostò al letto e stava per sdraiarsi quando Betty le disse: “Spogliamoci”. Rimaste completamente nude, Betty suggerì all’amica di rimanere seduta con le gambe penzoloni; poi si chinò e la baciò sulla bocca. Sempre chinata, le mise le mani sotto i ginocchi, quindi le sollevò le gambe e le divaricò. Così Luisa era tutta aperta e offriva uno spettacolo di lussuria che fece esclamare Betty : “Bella bella bella!”.
E in effetti in quella posa Luisa era bellissima: in lei si riassumeva la bellezza della femmina, la tenerezza di una mamma e il richiamo del piacere sessuale- Betty si chinò fino a sfiorare con la sua bocca le grandi labbra di Luisa; poi si soffermò sul clitoride, lo titillò con la punta della lingua, prese fra le sue labbra quelle della fica di Luisa, infine cominciò a leccare quelle dolci intimità. Per essere più comoda, si inginocchiò e pose le mani sotto il sedere dell’amica: così la sollevò di quel tanto da poter leccare tutto l’apparato vaginale e il perineo. Betty nel sentire i gemiti di Luisa si eccitava di più, stringeva i suoi glutei con più passione, ma sentiva anche la voglia della sua fica che voleva essere stimolata ed anche penetrata. Lasciò quindi una mano dal sedere dell’amica e se la portò tra le cosce per massaggiarsi. A poterle vedere c’era da immaginarsele come due antiche tribadi prese dal furore lesbico. Poi Luisella implorò: “Betty, anch’io vogli leccarti. Ti prego, vieni sopra di me”. Betty non se lo fece ripetere, si alzò e andò a sdraiarsi sul corpo dell’amica che intanto aveva ritirato le gambe sul letto: ora giaceva con la testa vicino al tronco di Betty, sempre con le gambe bene aperte. Betty la guardò con concupiscenza, poi lentamente si accovacciò sul viso dell’amica si stese fino a mettere il capo tra le sue cosce. Luisella vide avvicinarsi alla sua faccia la fica ardente dell’amica, aprì la bocca e fece guizzare la lingua. Stettero così ad amarsi, fino allo sfinimento.
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