Volere la fica 06
di
Sitter
genere
incesti
Gabriele e sua zia Silvana parlarono molto nei giorni seguenti e lei cercò in tutti i modi di venirgli incontro. Lei pensò bene di distrarlo dal fardello della sua verginità lavorando sul suo essere feticista dato che lei era convinta lo fosse. Era difficile infatti non accorgersi della sua passione per i culi grossi e burrosi come il suo o come quello di sua madre Elena ed era certamente qualcosa su cui puntare per addolcire la convivenza con lei.
Il cazzo di Gabriele era molto sensibile e quando lei indossava certi particolari perizoma diventava enormemente duro e dritto. Silvana scoprì che suo nipote andava matto per i pantacollant semitrasparenti che lui aveva visto indossare solo nei siti porno dato che neppure sua madre li usava. Dava letteralmente di matto specialmente quando vedeva che la cucitura dietro era un po' malmessa e non combaciava col solco del grande sedere di sua zia. Trovava sempre quella vista troppo eccitante per stare fermo. Iniziò ben presto a farle gli agguati per strappare quell'indumento intimo da dietro per squarciarglielo, poter leccarle a scelta la fica o il buco del culo e lasciarla così perché con le chiappone scoperte dallo squarcio era bellissima e lui guardandola si segava come un indemoniato guardandola. Tra loro era nata persino la dinamica per cui lui comprava nuovi pantacollant e lei li indossava mettendogli il più possibile il culo in faccia per vedere quanto ci avrebbe impiegato a rompere il tessuto che le copriva il sedere ed a pennellarle ano e clitoride con la lingua.
Silvana pur di accontentare Gabriele aveva persino rotto la promessa che aveva fatto alla madre di lui ossia di non farlo partecipare alle sue dirette. Lui infatti le volle regalare una di quelle sedie erotiche in stile tavoletta da wc, certe sere la cam di Silvana si accendeva con lui che rimaneva ore intere sdraiato sotto mentre lei seduta sopra gli copriva la faccia e la visuale con le sue chiappe. Quando desiderava la sua fica non doveva fare altro che avvicinare un po' la testa ed iniziare a leccare. Silvana lo presentò persino agli spettatori delle sue dirette appioppandogli un buffo soprannome.
"Forse vi starete chiedendo di chi sia la lingua che ogni tanto vedete affiorare da sotto. Si tratta del mio collaboratore, il mio dolce leccafica." spiegò lei prima di accontentare le tante richieste che riceveva.
Il dolce leccafica, a Gabriele piaceva essere chiamato così. Ma gli piaceva anche molto quando il suo lavoro di lingua dava i suoi frutti e Silvana squirtava felice bagnando tutta la sua faccia con i suoi umori.
Era bello giocare con zia Silvana, Gabriele lo pensava sul serio ma non è mai facile curare un'ossessione e quella di Gabriele era sempre lì a volte un po' sfocata, altre volte un po' in disparte ma c'era. Aveva vent'anni ed era ancora vergine. Per lui era sempre doloroso pensarci soprattutto quando nella stanza dove zia faceva le sue dirette lui non c'era sostituito da uno di quei ragazzi senegalesi del polo universitario. Loro non leccavano e basta, loro ficcavano proprio. Vedeva sua zia messa a pecora ed ogni volta un ragazzo diverso giovane e nero che la montava da dietro mentre i coglioni grandi rotondi e virili di ognuno di quei suoi coetanei dondolavano selvaggi. Ogni volta si sentiva umiliare da un forte senso di invidia mentre provava ad immaginare cosa ognuno di quei ragazzi di colore stesse provando. Essere il dolce leccafica di sua zia non gli bastava. La sua frustrazione era talmente tanta che iniziava a non seguire nemmeno più le dirette per intero, a volte chiudeva il sito prima arrendendosi e cercando di pensare ad altro. Una volta dopo aver abbandonato l'ennesima live da spettatore gli era tornata in mente sua mamma, mettendo a posto il pc aveva ritrovato le mutande usate di Elena che lui aveva preso da casa per tenerle con sé e quando spinse una nuova volta le sue narici contro il tessuto sporco di quell'indumento da donna sentì che l'odore di lei impregnava ancora la stoffa e sapeva indurire nuovamente le sue parti basse.
"Mamma..." si fece scappare lui gemendo di nostalgia.
Era da alcuni mesi che non la vedeva. Si tenevano in contatto tramite messaggi e telefonate. Un giorno al telefono gli aveva detto di Zia Silvana che si lasciava fottere solo da uomini di colore e gli raccontò del giro di giovani universitari senegalesi che entravano ed uscivano da casa della zietta.
"Mi dispiace tanto Gabriele! Ma non ti devi arrendere. Vedrai che riuscirai a risolvere il tuo problemino. Perché se non scopi io non ti posso far tornare a casa. Non mi fido."
"È dura mamma. Tra il lavoro ed i ritmi di zia Silvana non è facile trovare qualcun'altra che..."
"Se non ti sblocchi io non ti rivoglio a casa. Mi dispiace." gli disse lei con una certa durezza.
Elena sembrava irremovibile. Faceva bene ad esserlo perché lui era ancora vergine ed era sempre tanto preso da lei. Gabriele ripensò agli errori che aveva commesso. Se non fosse stato cacciato da casa forse avrebbe avuto più tempo per corteggiarla e magari avrebbe anche potuto farcela a metterglielo in fica almeno quell'unica volta che sarebbe valsa come mille. Pensò di essere stato uno stupido ad averglielo appoggiato quel primo novembre al cimitero davanti ai nonni ed a tanti visitatori presenti. Era consapevole di aver esagerato ma se avesse avuto l'opportunità di tornare da lei certi errori non li avrebbe più commessi. Senti di volere un'altra opportunità ed era fiducioso di poterla ottenere perché tanto era di sua madre che stava parlando e le madri perdonano tutto ai figli, si sa. Fece passare un altro mese poi prese coraggio e chiese a sua mamma di potersi vedere almeno via webcam per avere almeno un minimo contatto visivo e confidare nel suo istinto materno che l'avrebbe senz'altro convinta a riprenderlo a casa. Elena venne colta di sorpresa dalla richiesta di suo figlio ma dopo alcune insistenze di lui alla fine accettò.
Quando si videro reciprocamente attraverso gli schermi dei loro pc fu per entrambi un momento di leggero imbarazzo. Soprattutto per Gabriele che ebbe un tuffo al cuore vedendola con alle spalle le pareti di cucina che gli fecero subito venire una certa nostalgia. Elena si era vestita con attenzione per non rischiare di turbarlo in alcun modo. Scelse un sobrio maglioncino scuro dal collo alto che nascondeva bene le sue forme. Gli offrì comunque un sorriso dolce prima di salutarlo. Anche Gabriele si era vestito contravvenendo anche se solo in parte alla regola di zia Silvana di rimanere più nudo possibile. Si era messo una maglietta pur rimanendo in mutande perché tanto le sue gambe erano fuori dall'inquadratura.
"Ciao Gabri."
"Ciao mamma."
Sembravano entrambi ugualmente emozionati ed all'inizio faticavano ad imbastire un vero dialogo. Parlarono del tempo, di cosa avessero mangiato il giorno prima e di altre cose di poco conto. Poi Gabriele prese un po' di coraggio e toccò l'argomento di cui voleva tanto parlarle.
"Mamma... zia Silvana è molto simpatica. Abbiamo legato molto e..."
"Però non la vedo vicino a te." lo interruppe lei. "Sta facendo una diretta per caso?"
"Sì... Sta facendo una diretta." rispose lui con un certo fastidio.
Non era un caso che lui avesse scelto di vedere sua mamma proprio mentre sua zia era occupata nell'altra stanza assieme ad un nuovo studente universitario senegalese venuto a trovarla. Stava iniziando a preferire di non guardare nemmeno più le gesta di sua zia ma di questo lui preferì non parlare.
"Hai scopato?" chiese lei in modo così secco.
Gabriele non sapeva cosa rispondere. Dire la verità non gli conveniva.
"Allora?" lo incalzò lei.
"Mamma io..."
Gabriele volle provare a mentire ma proprio in quel momento la parola gli mancò perché ciò che vide nello schermo gli tolse anche il fiato.
"Gabri tutto bene?" chiese Elena accorgendosi che qualcosa stava turbando suo figlio.
Gabriele non rispose mentre il suo viso sbiancò.
"Gabri che c'è?"
Due giovani chiappe maschili nude avevano fatto capolino alle spalle di Elena, dietro di lei un ragazzo completamente svestito stava camminando incurante della webcam accesa per raggiungere il frigo e prendere una bottiglia di birra. Non riuscì a vederlo in viso.
"Mamma... chi è quel ragazzo nudo dietro di te?"
Elena si voltò di scatto ed altrettanto velocemente tornò a guardare suo figlio mentre il suo viso divenne di colpo rossissimo e le pupille dei suoi occhi si mossero freneticamente senza sapere più dove guardare.
"Mamma! Chi è?"
Elena spense la webcam.
Gabriele provò ad invitarla nuovamente sulla piattaforma ma lei rifiutò l'invito e poi andò offline. Lui rimase incredulo davanti allo schermo del suo portatile. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto, si fece tante domande. Avrebbe voluto sapere chi fosse quel ragazzo e perché girava nudo per casa sua. Non si spiegava neppure il comportamento di sua mamma che invece di dargli una risposta aveva preferito abbandonare la chat. Provò a scriverle ma lei leggeva i messaggi senza rispondere. La chiamò tre volte ma non lei non rispose.
Era sera. La mattina seguente sarebbe dovuto andare a lavoro ma nonostante ciò decise di andare subito a casa da sua mamma perché sapeva che quella era una questione da chiarire il prima possibile anche e soprattutto perchè dopo quello che aveva visto le uniche seghe che avrebbe potuto fare pensando a lei sarebbero state solo ed esclusivamente mentali. Non sarebbe riuscito neppure a dormire.
Il cazzo di Gabriele era molto sensibile e quando lei indossava certi particolari perizoma diventava enormemente duro e dritto. Silvana scoprì che suo nipote andava matto per i pantacollant semitrasparenti che lui aveva visto indossare solo nei siti porno dato che neppure sua madre li usava. Dava letteralmente di matto specialmente quando vedeva che la cucitura dietro era un po' malmessa e non combaciava col solco del grande sedere di sua zia. Trovava sempre quella vista troppo eccitante per stare fermo. Iniziò ben presto a farle gli agguati per strappare quell'indumento intimo da dietro per squarciarglielo, poter leccarle a scelta la fica o il buco del culo e lasciarla così perché con le chiappone scoperte dallo squarcio era bellissima e lui guardandola si segava come un indemoniato guardandola. Tra loro era nata persino la dinamica per cui lui comprava nuovi pantacollant e lei li indossava mettendogli il più possibile il culo in faccia per vedere quanto ci avrebbe impiegato a rompere il tessuto che le copriva il sedere ed a pennellarle ano e clitoride con la lingua.
Silvana pur di accontentare Gabriele aveva persino rotto la promessa che aveva fatto alla madre di lui ossia di non farlo partecipare alle sue dirette. Lui infatti le volle regalare una di quelle sedie erotiche in stile tavoletta da wc, certe sere la cam di Silvana si accendeva con lui che rimaneva ore intere sdraiato sotto mentre lei seduta sopra gli copriva la faccia e la visuale con le sue chiappe. Quando desiderava la sua fica non doveva fare altro che avvicinare un po' la testa ed iniziare a leccare. Silvana lo presentò persino agli spettatori delle sue dirette appioppandogli un buffo soprannome.
"Forse vi starete chiedendo di chi sia la lingua che ogni tanto vedete affiorare da sotto. Si tratta del mio collaboratore, il mio dolce leccafica." spiegò lei prima di accontentare le tante richieste che riceveva.
Il dolce leccafica, a Gabriele piaceva essere chiamato così. Ma gli piaceva anche molto quando il suo lavoro di lingua dava i suoi frutti e Silvana squirtava felice bagnando tutta la sua faccia con i suoi umori.
Era bello giocare con zia Silvana, Gabriele lo pensava sul serio ma non è mai facile curare un'ossessione e quella di Gabriele era sempre lì a volte un po' sfocata, altre volte un po' in disparte ma c'era. Aveva vent'anni ed era ancora vergine. Per lui era sempre doloroso pensarci soprattutto quando nella stanza dove zia faceva le sue dirette lui non c'era sostituito da uno di quei ragazzi senegalesi del polo universitario. Loro non leccavano e basta, loro ficcavano proprio. Vedeva sua zia messa a pecora ed ogni volta un ragazzo diverso giovane e nero che la montava da dietro mentre i coglioni grandi rotondi e virili di ognuno di quei suoi coetanei dondolavano selvaggi. Ogni volta si sentiva umiliare da un forte senso di invidia mentre provava ad immaginare cosa ognuno di quei ragazzi di colore stesse provando. Essere il dolce leccafica di sua zia non gli bastava. La sua frustrazione era talmente tanta che iniziava a non seguire nemmeno più le dirette per intero, a volte chiudeva il sito prima arrendendosi e cercando di pensare ad altro. Una volta dopo aver abbandonato l'ennesima live da spettatore gli era tornata in mente sua mamma, mettendo a posto il pc aveva ritrovato le mutande usate di Elena che lui aveva preso da casa per tenerle con sé e quando spinse una nuova volta le sue narici contro il tessuto sporco di quell'indumento da donna sentì che l'odore di lei impregnava ancora la stoffa e sapeva indurire nuovamente le sue parti basse.
"Mamma..." si fece scappare lui gemendo di nostalgia.
Era da alcuni mesi che non la vedeva. Si tenevano in contatto tramite messaggi e telefonate. Un giorno al telefono gli aveva detto di Zia Silvana che si lasciava fottere solo da uomini di colore e gli raccontò del giro di giovani universitari senegalesi che entravano ed uscivano da casa della zietta.
"Mi dispiace tanto Gabriele! Ma non ti devi arrendere. Vedrai che riuscirai a risolvere il tuo problemino. Perché se non scopi io non ti posso far tornare a casa. Non mi fido."
"È dura mamma. Tra il lavoro ed i ritmi di zia Silvana non è facile trovare qualcun'altra che..."
"Se non ti sblocchi io non ti rivoglio a casa. Mi dispiace." gli disse lei con una certa durezza.
Elena sembrava irremovibile. Faceva bene ad esserlo perché lui era ancora vergine ed era sempre tanto preso da lei. Gabriele ripensò agli errori che aveva commesso. Se non fosse stato cacciato da casa forse avrebbe avuto più tempo per corteggiarla e magari avrebbe anche potuto farcela a metterglielo in fica almeno quell'unica volta che sarebbe valsa come mille. Pensò di essere stato uno stupido ad averglielo appoggiato quel primo novembre al cimitero davanti ai nonni ed a tanti visitatori presenti. Era consapevole di aver esagerato ma se avesse avuto l'opportunità di tornare da lei certi errori non li avrebbe più commessi. Senti di volere un'altra opportunità ed era fiducioso di poterla ottenere perché tanto era di sua madre che stava parlando e le madri perdonano tutto ai figli, si sa. Fece passare un altro mese poi prese coraggio e chiese a sua mamma di potersi vedere almeno via webcam per avere almeno un minimo contatto visivo e confidare nel suo istinto materno che l'avrebbe senz'altro convinta a riprenderlo a casa. Elena venne colta di sorpresa dalla richiesta di suo figlio ma dopo alcune insistenze di lui alla fine accettò.
Quando si videro reciprocamente attraverso gli schermi dei loro pc fu per entrambi un momento di leggero imbarazzo. Soprattutto per Gabriele che ebbe un tuffo al cuore vedendola con alle spalle le pareti di cucina che gli fecero subito venire una certa nostalgia. Elena si era vestita con attenzione per non rischiare di turbarlo in alcun modo. Scelse un sobrio maglioncino scuro dal collo alto che nascondeva bene le sue forme. Gli offrì comunque un sorriso dolce prima di salutarlo. Anche Gabriele si era vestito contravvenendo anche se solo in parte alla regola di zia Silvana di rimanere più nudo possibile. Si era messo una maglietta pur rimanendo in mutande perché tanto le sue gambe erano fuori dall'inquadratura.
"Ciao Gabri."
"Ciao mamma."
Sembravano entrambi ugualmente emozionati ed all'inizio faticavano ad imbastire un vero dialogo. Parlarono del tempo, di cosa avessero mangiato il giorno prima e di altre cose di poco conto. Poi Gabriele prese un po' di coraggio e toccò l'argomento di cui voleva tanto parlarle.
"Mamma... zia Silvana è molto simpatica. Abbiamo legato molto e..."
"Però non la vedo vicino a te." lo interruppe lei. "Sta facendo una diretta per caso?"
"Sì... Sta facendo una diretta." rispose lui con un certo fastidio.
Non era un caso che lui avesse scelto di vedere sua mamma proprio mentre sua zia era occupata nell'altra stanza assieme ad un nuovo studente universitario senegalese venuto a trovarla. Stava iniziando a preferire di non guardare nemmeno più le gesta di sua zia ma di questo lui preferì non parlare.
"Hai scopato?" chiese lei in modo così secco.
Gabriele non sapeva cosa rispondere. Dire la verità non gli conveniva.
"Allora?" lo incalzò lei.
"Mamma io..."
Gabriele volle provare a mentire ma proprio in quel momento la parola gli mancò perché ciò che vide nello schermo gli tolse anche il fiato.
"Gabri tutto bene?" chiese Elena accorgendosi che qualcosa stava turbando suo figlio.
Gabriele non rispose mentre il suo viso sbiancò.
"Gabri che c'è?"
Due giovani chiappe maschili nude avevano fatto capolino alle spalle di Elena, dietro di lei un ragazzo completamente svestito stava camminando incurante della webcam accesa per raggiungere il frigo e prendere una bottiglia di birra. Non riuscì a vederlo in viso.
"Mamma... chi è quel ragazzo nudo dietro di te?"
Elena si voltò di scatto ed altrettanto velocemente tornò a guardare suo figlio mentre il suo viso divenne di colpo rossissimo e le pupille dei suoi occhi si mossero freneticamente senza sapere più dove guardare.
"Mamma! Chi è?"
Elena spense la webcam.
Gabriele provò ad invitarla nuovamente sulla piattaforma ma lei rifiutò l'invito e poi andò offline. Lui rimase incredulo davanti allo schermo del suo portatile. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto, si fece tante domande. Avrebbe voluto sapere chi fosse quel ragazzo e perché girava nudo per casa sua. Non si spiegava neppure il comportamento di sua mamma che invece di dargli una risposta aveva preferito abbandonare la chat. Provò a scriverle ma lei leggeva i messaggi senza rispondere. La chiamò tre volte ma non lei non rispose.
Era sera. La mattina seguente sarebbe dovuto andare a lavoro ma nonostante ciò decise di andare subito a casa da sua mamma perché sapeva che quella era una questione da chiarire il prima possibile anche e soprattutto perchè dopo quello che aveva visto le uniche seghe che avrebbe potuto fare pensando a lei sarebbero state solo ed esclusivamente mentali. Non sarebbe riuscito neppure a dormire.
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